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Autore: Meraki    28/04/2013    2 recensioni
“Jiyong” esordì di punto in bianco Yang Hyun-suk, “… Non fare nulla di cui potresti pentirti.”
G-Dragon si voltò verso di lui, confuso “Uhm… A cosa si riferisce?”
Yang Hyun-suk rimase in silenzio per qualche secondo di troppo, segno che stava pensando ad una cosa poco piacevole, poi: “Mi riferisco a Seunghyun.”
*** Ho iniziato questa longfic nel 2013 e adesso, dopo ben 3 anni, ho deciso di concluderla. Faccio schifo, lo so (lol).
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: G-Dragon, Seungri
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kiko era l’ancora di Jiyong. 
Lo era sempre stata.
Stare con lei gli permetteva di pensare positivo, di non lasciarsi sopraffare da tutte le sue angosce e dubbi. Ma soprattutto Kiko era diventata, col tempo, una confidente e un’amica davvero preziosa per Jiyong. Avevano iniziato a conoscersi poco a poco; in passato, per via del loro rapporto a distanza, potevano fare affidamento solo sulla conversazione per tenere vivo il loro legame, perciò avevano imparato a conoscersi a fondo. Con i suoi modi vivaci e diretti, Kiko era la compagna perfetta per lui che, spesso, invece di parlare con qualcuno preferiva rinchiudersi in sé stesso.
Anche quella notte, quando Jiyong scivolò fuori dalle coperte e si voltò per osservarla dormire, il ragazzo pensò che fosse perfetta.
Quasi troppo perfetta per essere vera.
Aveva sempre pensato a lei come ad una bambola di porcellana: bellissima ed eterea, ma al contempo fragile e delicata.
Il leader dei Big Bang si prese la testa tra le mani e si massaggiò le tempie: gli girava la testa e un forte senso di nausea si stava facendo largo tra le sue viscere. Ma era sicuro che quella sensazione non fosse dovuta al vino bevuto durante la cena.
Si alzò dal letto senza il minimo rumore e raggiunse la cucina, socchiudendo la porta dietro di sé senza accendere la luce per evitare di svegliare la ragazza. L’appartamento in cui si trovavano non era particolarmente grande, ma il leader lo aveva voluto comprare a tutti i costi diversi anni prima, per potervi trascorrere dentro alcuni sporadici momenti di intimità: tutto profumava di vecchi ricordi ormai sbiaditi nella memoria.
Si versò un bicchiere d’acqua nella speranza di soffocare quella brutta sensazione che aveva iniziato a pervaderlo: un’emozione, probabilmente causata dallo stress, che si ripresentava puntualmente ogni notte da anni e che lo accompagnava sino alle prime luci dell’alba. 
Tempo prima aveva trovato un metodo infallibile per porvi rimedio: dormire accanto a qualcuno. Quel qualcuno, solitamente, si rivelava essere Seungri. Quando ancora vivevano assieme, a notte fonda, Jiyong spesso e volentieri scivolava nel letto del coinquilino senza dire una parola, per poi passargli le braccia attorno alla vita e stringerlo a sé, in un morbido e caldo abbraccio. All’inizio, ovviamente, la cosa aveva creato non poco disagio nel maknae: la prima volta non era riuscito a chiudere occhio per tutta la notte, costretto in quella posizione. Il leader ricordava ancora perfettamente quanto il cuore del più piccolo battesse forte, mentre dalle sue labbra non era uscita che una flebile protesta, inghiottita poco dopo dalle ombre che si allungavano lungo la stanza. Probabilmente Seungri si sentiva ancora troppo a disagio con lui per liberarsi dall’abbraccio che gli era stato imposto, senza contare che provava per Jiyong una specie di rispetto mistico che gli impediva di protestare ogni qual volta lui invadeva il suo spazio personale con moine di ogni genere.
Entrambi erano soliti dormire senza maglietta e la pelle del piccolo maknae era così liscia e morbida che spesso Jiyong era rimasto sveglio ad osservare il contorno perfetto disegnato dai suoi lineamenti, chiedendosi se anche il sapore della sua carne sarebbe stato altrettanto delizioso; ma non aveva mai osato spingersi oltre quel casto abbraccio. Più passava il tempo e più il Seunghyun si abituava a quel contatto imposto, iniziando persino a cercare Jiyong quando questi non accennava a voler raggiungerlo nel letto: capitava che, alcune notti, il leader rimanesse sveglio fino a tardi per comporre canzoni. Allora Seungri si avvicinava a lui, gli passava una mano tra i capelli con fare affettuoso e sussurrava “Vieni a dormire?”.
Jiyong rabbrividì e si premette una mano sulle labbra per ricacciare nello stomaco quel conato di parole non dette e frasi lasciate a metà. Se si concentrava, riusciva ancora a percepire il calore del corpo del suo maknae accanto a lui.
Perché quei pensieri continuavano a tormentarlo?
“Jiyong?”
Kiko era in piedi accanto allo stipite della porta e si premeva una mano sugli occhi, evidentemente ancora assonnata “Sono le quattro di mattina… Che ci fai in piedi?” domandò, sbadigliando sonoramente.
La ragazza era abituata alle stranezze del leader dei Big Bang: lo aveva trovato seduto al tavolo della cucina in piena notte più di una volta, intento a scarabocchiare testi e melodie sconnesse su rotoli di carta assorbente (probabilmente la prima cosa che aveva trovato a disposizione in quel momento). Altre volte, si era svegliata ed aveva trovato il letto vuoto per poi scoprire che, a notte fonda, Jiyong era uscito per “schiarirsi le idee” con una passeggiata notturna.
“Non riuscivo a dormire ma è tutto apposto. Torna a letto”, le rispose, con la voce un po’ rauca.
La casa era immersa nell’oscurità, solo la luce lunare filtrava dalla finestra facendo da sfondo ai due amanti e lui si ritrovò, ancora una volta, ad osservare il corpo semi-nudo di Kiko, quel corpo che così tante volte lo aveva accolto e confortato.
“Sei sicuro sia tutto ok? Sei pallido…” e, mentre diceva ciò, si avvicinò per posargli una mano sulla fronte, “non mi sembra che tu abbia la febbre però.”
Era bellissima. Una dea dalla pelle diafana, un viso perfetto contornato da una cascata di capelli nero pece e due occhi grandi e profondi come pozzi.
“Sto bene, ho solo un po’ di nausea. Forse ho bevuto troppo a cena”, borbottò lui, sottraendosi al suo tocco.
“Come vuoi allora. Io torno a dormire, qualche ora in più di sonno non farebbe male nemmeno a te.”
Detto ciò Kiko gli regalò un sorrisetto e tornò in camera da letto in punta di piedi, lasciandolo di nuovo il ragazzo ad affogare in un mare di silenzio.
Jiyong bevve un altro sorso d’acqua mentre si appoggiava al ripiano della cucina moderna che padroneggiava sulla stanza. Lui e Kiko avevano sempre avuto gusti molto simili: l’arredamento della casa, per esempio, lo avevano scelto assieme.
Si premette le mani sul viso e rimase così, immobile, per qualche secondo. Appoggiò il bicchiere nel lavandino e tornò a stendersi a letto, per poi avvicinarsi a Kiko, senza sfiorarla.
Con suo profondo rammarico, aveva appreso una strana verità tempo prima: con Kiko, il metodo infallibile che aveva messo a punto per tenere lontano i brutti pensieri, non funzionava. Ma non era lei il vero problema: dopo Seungri aveva riposato abbracciato a tante persone diverse, sia uomini che donne, ma con nessuno di essi era più riuscito ad assopirsi scivolando in un sonno tranquillo e profondo.
Dopo Seungri, nessuno era più riuscito a regalargli quella calma e tranquillità a cui lui tanto agognava.
Jiyong, quindi, si limitò ad appoggiare la fronte tra le scapole di Kiko, socchiudendo gli occhi e rimanendo così, in attesa dell’alba: sapeva che non sarebbe più riuscito a prendere sonno.
Senza rendersene conto scivolò in un dormiveglia leggero e disturbato, fatto di incubi e sogni ad occhi aperti: la sua mente elaborò l’immagine di Kiko e creò un universo parallelo dove i due vivevano felicemente sposati nelle campagne giapponesi, in compagnia di due piccoli marmocchi mori e bellissimi. Ma, poco dopo, il sogno cambiava bruscamente e si tramutava in un incubo, con l’apparizione di un gigantesco mostro verde che seminava panico e distruzione.

Kiko era l’ancora di Jiyong.
Lo era sempre stata.
Chiunque li conoscesse poteva affermare, senza ombra di dubbio, che i due formavano una coppia perfetta. Andavano molto d’accordo, erano simili ed entrambi amavano le stesse cose.
Ma il vero problema, che agli altri evidentemente sfuggiva, era anche il motivo principale per cui si erano lasciati: Jiyong non amava Kiko.
 
Quando Jiyong aprì gli occhi era ormai mattina inoltrata, segno che alla fine era riuscito a prendere sonno. Si alzò a sedere sul letto e si guardò intorno: Kiko era già uscita da un pezzo, l’aveva avvisato che quella mattina avrebbe dovuto posare per un servizio fotografico e, a testimonianza di ciò, trovò un biglietto di scuse firmato da lei sul tavolo della cucina. Con estrema lentezza, il leader si trascinò in bagno per farsi una doccia veloce, poi controllò il suo iPhone: aveva tre chiamate perse e cinque sms. Quattro provenivano da Youngbae, che lo avvisava di tutti gli spostamenti dei membri dei Big Bang, in caso li avesse voluti raggiungere e uno da Seungri. Non era raro che il maknae scrivesse cose sconnesse e senza senso a Jiyong, specialmente quand’era ubriaco: ma, spesso e volentieri, pur cercandolo per primo, non aveva alcun interesse nel ricevere una risposta e nemmeno si preoccupava di controllare se essa arrivava o meno.

Da: Seungri
Jiyong mi dispiace per ieri sera.
Non avrei dovuto intromettermi nei tuoi affari privati.
Non succederà più.
Mi perdoni? Sono ancora il tuo piccolo maknae? lol
Torna presto da noi, mi manchi TT TT kkk

Jiyong rimase ad osservare lo schermo del cellulare per qualche secondo, i capelli appena lavati che gli gocciolavano copiosamente sul viso. Era bastato un semplice sms con qualche sciocca frase sdolcinata a provocargli una sensazione fin troppo familiare in fondo allo stomaco. Sapeva benissimo che quello era un altro degli scherzi del maknae, che si divertiva a fare lo scemo con lui. Ma quella sensazione bella e leggera, che poche volte in vita sua aveva provato per qualcuno e mai, mai in modo così chiaro e forte, per Jiyong era reale e poteva significare una cosa sola… e quel pensiero lo terrorizzava a morte.

A: Seungri
Sarai per sempre il mio maknae.
Tu sei mio.
Sempre.
  
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