Fin
dalla prima volta in cui Yukino Miyazawa ha incontrato Hideaki Asaba ha
sempre
saputo che quel ragazzo sarebbe stato un problema. Anche se
all’epoca gli si
era avvicinata con l’intenzione di socializzare,
perché diventare amica del
migliore amico di Arima le sembrava una buona idea, e quindi con un
atteggiamento il più possibile aperto e ben disposto,
già ad una prima occhiata ha colto un certo qualcosa,
in
lui, capace di infastidirla profondamente. Forse il suo modo di
camminare, come un leone che
se ne va in giro tutto tronfio nel suo territorio, o forse la finta
noncuranza
con cui si lascia ricadere i capelli sugli occhi, o forse il modo di
squadrare
le ragazze, come se fossero caramelle nell’espositore di un
negozio e lui
dovesse scegliere quali mangiare… Be’, qualunque
cosa fosse, era insopportabile.
E la
situazione non è certamente migliorata quando Asaba ha
iniziato a tormentarla e
a tramare piani diabolici per mettere fine alla sua storia con Arima.
Dopo un
estenuante periodo di baruffe, scherzacci, crisi isteriche e sfiorate
tragedie,
finalmente è sopraggiunta la pace: Asaba ha desistito dai
suoi malefici
propositi ed è nato il loro trio.
All’inizio
stare insieme era divertente e spesso lo è ancora. Asaba
sarà anche un folle
maniaco sessuale con accentuate manie di grandezza, ma in fondo
è proprio
questo che lo rende affascinante. Nei primi tempi le cose sono andate
bene. I
problemi sono ricominciati quando Arima e Miyazawa si sono resi conto
che la
loro coppia rischiava di dissolversi nel trio. Asaba gli sta
praticamente
sempre tra i piedi, a pranzo, durante l’intervallo, nelle
uscite pomeridiane,
si intromette nelle telefonate e perfino nelle loro discussioni. Ormai
sono
diventati oggetto di ilarità generale e di stupide battute
sui triangoli,
mentre comportarsi alla Asaba
è
diventato un modo di dire per indicare qualcuno che fa il terzo
incomodo.
Se
nei primi tempi questa situazione faceva sorridere Arima e Miyazawa
alla lunga
è diventata insostenibile. E quel che è peggio
è che il diretto interessato,
Asaba, la persona più egocentrica e megalomane
dell’universo, sembra perfettamente
indifferente al disagio che provoca: non riesce proprio a concepire che
esista
qualcosa che non ruoti sempre e solo intorno a lui e questo vale anche
per una
coppietta felice. Probabilmente il pensiero che la sua presenza
costante e il
suo ostinato ficcanasare possano essere molesti non l’ha mai
sfiorato, e se
anche l’ha sfiorato, Asaba ha subito provveduto a metterlo a
tacere. Come ha
osservato giustamente Aya Sawada quando Miyazawa, esasperata, ha
parlato del
problema con le sue amiche, non c’è peggior sordo
di chi non vuol sentire e un
attimo dopo Tsubaki Sakura ha prontamente aggiunto che forse Asaba, non
potendo
più contare su Arima per attirare le ragazze, ha cambiato
strategia e ora punta
sullo sfruttamento della posizione di una coppia carina e popolare come
la
loro. Triste, ma dura realtà: per quanto Asaba apprezzi la
compagnia dei suoi
due amici, niente e nessuno potrebbe mai distoglierlo dal suo assurdo
progetto
dell’ovile della felicità,
sempre in
cima alle sue perverse riflessioni.
Soltanto
in due casi Arima e Miyazawa riescono a liberarsi dell’altro: quando deve incontrarsi con una
ragazza (il che per loro
fortuna succede con una certa frequenza) o quando si nomina la
parola studio, alla quale Asaba
è decisamente
allergico.
Così,
quando Miyazawa ha proposto di andare nel boschetto di ciliegi dietro
la scuola
per ripassare insieme in vista degli esami di fine trimestre, in un
afoso
pomeriggio estivo in cui tutti e tre ciondolavano in giro senza nessuna
occupazione particolare, credeva di essere al sicuro e stava
già
congratulandosi con se stessa. Asaba è rimasto zitto per un
istante, poi si è
alzato dal gradino su cui era seduto e si è stiracchiato,
apparentemente con
fare casuale, nella realtà in una posa studiatissima che
mette in risalto
contemporaneamente i suoi addominali, lasciati un po’
scoperti dalla camicia, e
il suo profilo. Soltanto Arima, che lo guarda con le sopracciglia
aggrottate,
sa che ha passato ore ed ore davanti allo specchio a provare quella
posa.
«Sai
che è una buona idea?» ha risposto Asaba,
sbadigliando e lanciando un’occhiata
maliziosa verso un gruppo di ragazzine agitate che lo guardano furtive,
ridacchiano e bisbigliano, simili ad uno sciame d’api
ronzanti. «Devo ripassare
storia, non ne so un accidenti e l’esame è tra
meno di una settimana».
Con sommo orrore di Miyazawa e una forzata
rassegnazione da parte di
Arima, si sono ritrovati tutti e tre insieme sotto gli alberi di
ciliegio… il
posto più romantico della scuola. Asaba, dimenticando
completamente il suo
progetto di ripassare storia, si è sdraiato
sull’erba a prendere il sole
cianciando di ragazze, le vacanze estive, ragazze, gare sportive,
ragazze,
pettegolezzi vari, ragazze, gusti di gelato preferiti,
ragazze… Con la consueta
mitezza che la caratterizza, Miyazawa gli ha fatto notare
più volte che sarebbe il caso di sloggiare, ma lui
la prende sul ridere e
resta dov’è, con una tale faccia da schiaffi che
anche l’eterna pazienza di
Arima comincia a venir meno.
«Sai,
non avrei mai detto che tu fossi così…
perseverante» sibila Miyazawa, fissando
Asaba con sguardo assassino.
Chiunque
se la darebbe a gambe se Miyazawa lo guardasse in quel modo, ma lui
sembra
indifferente. «Lo sai che sono pieno di insospettabili
virtù, bellezza»
risponde, ammiccando verso di lei.
La
ragazza si trattiene a stento dal vomitare nel cespuglio più
vicino e scambia
un’occhiata furibonda con Arima, che sembra infastidito e
divertito in ugual
misura.
«Ciao
ragazzi!» esclama una voce all’improvviso.
È
Maho che si sta avvicinando, un sorriso obliquo sul volto e i capelli
scompigliati dal vento caldo.
«Ehi,
ciao! Che ci fai qui?» la saluta Miyazawa, sinceramente
felice di vedere la sua
amica. Se proprio lei e Arima devono stare in compagnia, che almeno sia
una
compagnia gradita.
«Vi
ho visto da lontano, stavo facendo un giro. Sembrava proprio che vi
divertiste,
tutti e tre insieme in un posticino così
piacevole… ho pensato di unirmi a voi»
risponde Maho, una buona dose di ironia nella voce, mentre si siede con
grazia
sul prato.
Miyazawa
alza le spalle. «Accomodati pure, tanto
ormai…»
La
sua amica fa una risata leggera, divertita. Conosce bene la situazione,
era
presente anche lei quando Miyazawa si è sfogata con le sue
amiche. «Che cosa
fate?» chiede, allungando davanti a sé le gambe
snelle e bianche.
«Stiamo
studiando» risponde Arima, tranquillo, e lei ride di nuovo,
lanciando un’occhiata
ai libri sparpagliati qua e là e completamente ignorati.
«Lo
vedo! Anche tu?» chiede Maho ad Asaba.
Il
ragazzo, ancora disteso sul prato con la camicia sbottonata per
abbronzarsi e
il quaderno degli appunti di Arima aperto sulla faccia, emette un
ghigno furbo.
«Certo. Io adoro studiare».
Maho
non batte ciglio. «Non dovevi allenarti con i tuoi compagni
di classe, dopo
pranzo? Mi sembrava di averti sentito mentre ne parlavi con
loro».
«Perché
dovrei andarci? Fa troppo caldo per allenarsi e poi sto così
bene qui con i
miei amichetti del cuore!»
Asaba
solleva leggermente il quaderno e ammicca verso Arima e Miyazawa, che
lo
fissano con aria incredula. Okay, è ufficiale: lo sta
facendo apposta. Miyazawa
apre la bocca per dire qualcosa, probabilmente per insultare Asaba,
quando Maho
si sporge verso di lei, toccandole un braccio, e inizia a bisbigliarle
qualcosa
sotto voce, seria, ma con uno strano luccichio negli occhi. Miyazawa
appare
prima sorpresa, poi dubbiosa, infine sorride con
l’espressione di un bambino
che ha trovato il modo di combinare una marachella senza farsi scoprire
dalla
mamma e annuisce.
Arima
resta un po’ un disparte, forse per non immischiarsi dei
discorsi delle due
ragazze, poi la mano di Miyazawa spunta all’improvviso, lo
afferra per la camicia e lo tira verso di loro perché
partecipi alla conversazione.
I
sussurri smorzati di Maho e le risatine a stento
trattenute di Miyazawa attirano l’attenzione di Asaba, poco
distante dagli
altri tre. Solleva nuovamente il quaderno per lanciargli
un’occhiata sospettosa.
«Ehi,
che succede? Commentate la mia sconvolgente bellezza?»
«In
realtà… no» risponde Maho, con fare
tranquillo. «Ci stavamo chiedendo se
conosci Izumi Sakamoto».
«Izumi
Sakamoto? No, non mi pare» dice Asaba con scarso interesse,
lasciandosi
ricadere sull’erba e piazzandosi il quaderno sul
viso. «Chi è?»
«Una
della I D».
«Strano,
conosco piuttosto bene tutte le ragazze della I
D…» gongola Asaba con tono
insinuante.
«Magari
te ne è sfuggita una» sibila Miyazawa, furibonda,
fissandolo con gli occhi
ridotti a fessure.
«Uhm,
non credo. Nessuna può sfuggirmi».
«Be’,
comunque… È una mia amica» interviene
Maho, lanciando a Miyazawa uno sguardo
ammonitore «e sai cosa mi ha confessato? Che tu le
piaci».
«Ma
davvero? Non è certo una notizia, io piaccio a
tutte» commenta Asaba, sempre
con quel tono gongolante.
Maho ha un sorriso angelico mentre continua a parlare con il
tono suadente che usa quando sta architettando qualcosa. Se Asaba la
conoscesse
meglio, se ne accorgerebbe, ma si è sempre tenuto piuttosto
alla larga da lei:
è una ragazza troppo bella per non farsi desiderare e troppo
intelligente per
entrare a far parte dell’ovile della
felicità… e se c’è una cosa
che Asaba
proprio non sopporta, è trovarsi sempre sotto il naso quello
che non può avere.
«E
sai cos’altro mi ha detto? Che se ti va di conoscerla ti
aspetta accanto alla
palestra fra…» Maho solleva il polso sinistro e
guarda l’orologio «…
praticamente adesso».
Asaba
non sembra particolarmente interessato. Forse fa troppo caldo anche per
le sue consuete attività. «Ah, sì? E
com’è questa
tua amica, carina?»
«Sei
disgustoso» sbotta Miyazawa, le braccia incrociate e
l’aria di chi ammazzerebbe
volentieri qualcuno. O meglio, non qualcuno,
ma una persona ben precisa.
«Sì,
è molto carina. Garantisco io» risponde Maho,
indifferente alle loro baruffe.
Asaba
si tira su, liberandosi del quaderno, e la guarda.
«Soddisfatto o rimborsato?»
aggiunge, un sorriso idiota stampato in faccia.
«Ma perché
frequento una persona del genere?» chiede Arima, senza
rivolgersi a nessuno in
particolare, mentre fissa il suo amico con espressione mesta.
«Me
lo chiedo anch’io, Arima» borbotta Miyazawa e gli
lancia un’occhiataccia, come
rimproverandolo per le sue amicizie sconsiderate.
Asaba
sembra non accorgersi di nulla, oppure, cosa ben più
probabile, li ignora
completamente. Si alza con uno sbadiglio. «E va bene. Diamole
un’occhiata». Dal
suo tono indolente e dall’aria annoiata sembra che stia
facendo un favore a
qualcuno.
Anche
Maho si alza, strofinando le mani sporche di erba l’una
contro l’altra per pulirle,
la testa china e un sorriso vago. «Benissimo, andiamo. Non te
ne pentirai,
Asaba». Guarda gli altri due, che non si sono mossi.
«Voi non venite? Dai, non potete
perdervi lo spettacolo».
Miyazawa
scatta in piedi con entusiasmo, tirandosi dietro Arima.
«D’accordo, veniamo
anche noi!» esclama, allegra.
Tutti
e quattro si incamminano verso la scuola e per l’intero
tragitto Asaba non fa
che elencare le proprie ultime conquiste e chiedersi quale tra le
numerose,
bellissime ragazze che di recente hanno manifestato interesse per lui,
sia
Izumi Sakamoto. Maho non dice una parola, mentre Arima e Miyazawa si
scambiano,
ogni tanto, uno sguardo divertito.
«Allora,
dov’è la tua amica?»
Maho
si morde un labbro prima di rispondere. «Mi ha detto che ti
avrebbe aspettato
lì dentro» risponde e con una mano indica lo
sgabuzzino. «È molto timida,
probabilmente ci ha visti arrivare insieme a te e si vergogna di venire
fuori».
Asaba
lancia un’occhiata sconcertata allo sgabuzzino, poi fa un
sorrisetto. «Be’, in
effetti questo è un posticino perfetto per certe
cose… Non è neanche così
stretto come sembra, c’è spazio più che
sufficiente per due persone che non
vogliono stare troppo lontane… »
Ridendo,
fa un passo avanti ed è dentro. È un attimo, uno
sguardo d’intesa. Maho afferra
uno spazzolone dal carrello delle pulizie. Nello stesso istante,
Miyazawa balza
in avanti e chiude la porta della stanzetta sulla faccia sconvolta di
Asaba,
che si è girato appena in tempo. Tiene chiusa la porta
mentre Maho, con gesto
fulmineo, infila lo spazzolone all’interno delle due
maniglie, bloccando
entrambi i battenti, un istante prima che Asaba, dall’altra
parte, si scagli
contro la porta, tempestandola di pugni e sbraitando.
«Ehi!
Ehi! Che cavolo succede?! Che cosa fate?! Aprite! Non è
divertente, aprite!
Aprite o giuro che ve ne pentirete! Arima!
Traditore!»
Le
due ragazze scoppiano a ridere, battendosi il cinque. «Ottimo
lavoro!» esclama
Miyazawa, soddisfatta.
«Non
pensavo che avrebbe funzionato davvero!» osserva Arima,
stupito.
Maho
scrolla le spalle. «Mai
dubitare di
un piano architettato da me» ribatte con tono sicuro.
«Andiamo,
forza!» grida Miyazawa, afferrando Arima per un braccio e
tirandolo via, ma lui
esita.
«E
adesso che facciamo?» chiede, fissando un po’
preoccupato la porta che trema sotto
i colpi di Asaba.
«Adesso…
lo lasciamo lì dentro per un po’. Vedrete che gli
farà bene» risponde Maho, poi
sorride, trionfante. Il prigioniero continua a protestare animatamente,
ma
questa volta nessuno sarà costretto ad ascoltarlo.
«Siete liberi, piccioncini»
aggiunge con tono malizioso mentre si volta per allontanarsi.
«Buon
divertimento!»
~
Fine ~
Spazio
autrice.
Storia
scritta per lo SfigaFandom Fest 2013 indetto da Fanworld.it. Fandom: Le
situazioni di Lui e Lei (ovviamente xd). Personaggi: Soichiro Arima,
Yukino
Miyazawa, Hideaki Asaba (ho aggiunto Maho Izawa per
movimentare un po' la situazione). Prompt: terzo incomodo. Devo
ammettere che all’inizio
non ero molto convinta di questa one-shot, ma il risultato finale mi
sembra…
discreto. Voi che ne dite? Fatemi sapere!