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Autore: Euterpe_12    17/11/2007    3 recensioni
Lui, serio, impassibile, privo d'affetto. Lei, innamorata della vita, se pur messa spesso alla prova. Lui vive in una grande città. Lei non è mai uscita dal suo Paese delle farfalle. Possono due persone così diverse incontrarsi e dar vita ad una stupenda storia d'amore? Sì, se ad aiutarli ci sono esperienze al limite dell'impossibile, amicizie più o meno sincere, e... un bambino. E' la prima ff che scrivo su questa serie bellissima, e vi avviso che purtroppo, cadrò nell'ooc. Spero comunque che vi piacerà. Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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5-Chi sei

 

 

5-Chi sei?

 

La bocca si prosciugò, le labbra si socchiusero in segno di stupore, gli occhi si spalancarono allibiti. Le mani raggiunsero il volto bianco, tentando di nascondere il più possibile la figura che si era posta davanti a lei. Un ragazzo. Sì, un bellissimo, attraentissimo ragazzo dai folti capelli biondi e magnetici occhi nocciola. Questa descrizione può essere considerata qualcosa di bellissimo, eccezionale da osservare, e forse anche... normale?  Ma non era normale il fatto che il ragazzo davanti a lei avesse in dosso solo un paio di boxer, e che nel momento in cui Michi aveva aperto la porta, il giovane era intento a toglierseli.

-Ma... ma chi sei?- disse, voltandosi dall’altra parte. -Ma certo, un  maniaco!- urlò ancora, spaventatissima. Si sentiva imbarazzata, e davvero la curiosità cresceva se pensava alle condizioni in cui lo aveva visto.

-Hei... certo che qui ad Aku c’è ne sono di belle sorprese!- disse la voce dietro di lei. Essa era forte, mascolina e profonda. Michi si tolse le mani da davanti al volto, senza però avere il coraggio di voltarsi a guardare colui che aveva da poco esclamato quella frase. Sentì poi dei passi dietro di lei, ed una risata trattenuta. -E no, non sono un maniaco. Non ho bisogno di fare sciocchi giochetti per conquistare le donne... quindi mi tolgo da quella categoria!- proruppe il ragazzo biondo, facendo alterare nettamente Michi. Non erano certo discorsi da fare!

-E allora chi sei? Questa non è certo casa tua!- domandò, serrando forte i pugni e gli occhi.  Udì successivamente la porta del bagno chiudersi, ed i passi farsi sempre più vicini alla propria figura. Ecco, ora era esattamente dietro di lei.

-Veramente dovrei essere io a fare questa domanda a te.- disse, divertito dal comportamento della ragazza. Ella aprì gli occhi, chiedendosi se fosse il caso di voltarsi finalmente. Purtroppo però non sapeva in quali condizioni il ragazzo biondo fosse uscito dal bagno, e questo era un gran problema.

-Questa è la casa della signora Matsura, ed io sono... io sono...- un momento di pausa. -Io sono una sua amica.- proferì, balbettando. Non sapeva davvero cos’era per la signora: in fondo non era una sua “dipendente” fissa, ma non poteva nemmeno definirsi una sua cara amica. Udì la forte risata del giovane,  e poi un nuovo passo verso la propria figura. Ora poteva sentire il volto del ragazzo all’altezza del proprio orecchio, ed il suo fiato caldo a stretto contatto con la sua spalla. Si sentiva ribollire, e per quanto lo avesse visto solo in una frazione di secondo, poteva già immaginare l’espressione del suo volto.

-Non pensavo che mia nonna avesse amiche così giovani.- ridacchiò il ragazzo, posando una mano sulla spalla della giovane, e facendola voltare. Di tutta risposta Michi serrò gli occhi preoccupata, chiedendosi se mai li avrebbe riaperti.

-No!- esclamò, sperando di non dover assistere alla scena di prima.

-Hei... apri gli occhi,  mi sono rivestito!- disse il ragazzo, facendo calmare Michi. La giovane si convinse che doveva fidarsi di lui, e decise di aprire gli occhi. Notò poi che lo sconosciuto si era infilato un pantalone della tuta, lasciando il petto completamente scoperto. Per quanto Michi non fosse una persona maliziosa, non furono certo casti i pensieri che le vennero alla mente non appena vide il fisico statuario del ragazzo che sfacciato le si proponeva davanti. Alzò poi lo sguardo sul suo volto: calde perle color cioccolato la osservavano, accompagnate da labbra carnose ed un naso piccolo e poco marcato. La frangetta bionda gli accarezzava appena la fronte non molto alta, conferendogli un’aria sbarazzina ma al contempo anche angelica. Sarebbe stato difficile definire quel ragazzo in una sola parola, e davvero Michi in quell’attimo non sapeva cosa fare.             

-Allora.- disse lo sconosciuto, portandosi entrambe le mani ai fianchi. -Mi  vuoi dire chi sei?- domandò, capovolgendo notevolmente la situazione: ora l’intrusa era diventata addirittura lei stessa! Socchiuse gli occhi, riflettendo: il giovane aveva ammesso di essere il nipote della signora Matsura, quindi in effetti, era anche suo diritto stare là. Così anche lei si portò entrambe le mani ai fianchi, assumendo un’aria rassegnata.

-Io faccio qualche lavoretto per tua... nonna giusto? Qualche ora fa però è stata vittima di un incidente, ed è stata ricoverata all’ospedale... ed io sono venuta qua a casa sua... per prendere le sue cose.- spiegò, mentre il giovane la oltrepassava. Si diresse dritto dritto verso la cucina, andando poi ad aprire il frigorifero, senza cambiare minimamente espressione. Questo fece insospettire molto Michi, che curiosa decise di chiarire i propri dubbi.

-Scusa... ma se sei suo nipote... com’è che non ti ho mai visto? E perché non sei dispiaciuto per lei? Se tua nonna dovresti almeno chiedermi qualcosa sulle sue condizioni!- esclamò la ragazza, seguendolo di fretta e furia in cucina. Il nuovo arrivato si voltò verso di lei, mantenendo quella sua espressione ferma, e continuando ad osservarla. Michi era ferma sul ciglio della porta, ed osservava il ragazzo con aria completamente irata, ma anche curiosa. -E poi...... come ti chiami?- chiese ancora, chiedendosi se con il proprio comportamento si sarebbe fatta mandare a quel paese. Ma la giovane moretta era famosa per quel suo essere estremamente curiosa, ed anche per quella sua voglia di dare una risposta ad ogni cosa, ad ogni comportamento, ogni sguardo.

-Yuri.- proferì il ragazzo, chiudendo gli occhi, e prendendo una bottiglia d’acqua sul ripiano della cucina. Michi iniziò a chiudere ed aprire più volte gli occhi, riflettendo.

-Yuri?- domandò, confusa.

-Sì, il mio nome è Yuri, il tuo?- chiese, tranquillo. La ragazza fece qualche passo, entrando definitivamente in cucina. Si guardò intorno per qualche istante, come se non avesse mai visto quel luogo, eppure lo aveva pulito un sacco di volte.

-Michi.- disse, sperando che le altre domande ottenessero una risposta.

-Mia nonna non deve aver avuto il tempo di avvisarmi, in fondo sono arrivato da poco. Ero convinto fosse andata a fare una passeggiata, e che in seguito all’acquazzone si fosse fermata da qualche parte, e dato che mi ero preso l’acqua pure io... ho deciso di farmi una doccia. Ma poi...- iniziò a fissarla con aria seccata. -Poi tu hai aperto la porta.- a quel punto le guance di Michi assunsero un forte color rosso, mentre iniziava a fare di no con il capo.

-Bè... io cercavo solo un pettine!- esclamò, portandosi le mani davanti alla faccia. Yuri ridacchiò, portandosi di fronte a lei, e prendendo una delle sue piccole mani. La scrutò per qualche istante, studiando bene il suo sguardo. Quella ragazzina aveva gli occhi profondi, ma in fondo molto sofferenti. Lo affascinarono praticamente subito, ma tentò di lasciar correre.

-Veramente...- sussurrò, prendendo anche l’altra sua mano, e lasciandola completamente in balia del suo sguardo profondo. -Veramente speravo che tu volessi fare un giretto nella doccia con me.- un sorriso malizioso colorò le sue labbra, mentre Michi, alquanto incredula, tentava di scansarsi dalla sua presa.

-Non dire cretinate! Allora... cosa devo dire alla signora Matsura quando arriverò da lei?- chiese, tentando di dimenticare ciò che in precedenza aveva detto quel tipo, non era abituata a doversi confrontare con personaggi simili, e questo le portava non pochi problemi.

-Guarda che io non stavo scherzando... anche se sono sicuro che potrei trovare di meglio qua ad... Akhu giusto?- domandò, seguendo Michi verso  la grande entrata della villa.                 

-O Cioocioo-land.- sussurrò la ragazza, infilandosi la giacca.

-Cioocioo che?- chiese il ragazzo, incuriosendosi. Michi aprì la porta: pioveva ancora abbastanza, ma non le andava proprio di  stare dentro quella casa con uno sconosciuto del genere.

-Niente.- proferì, non aveva voglia di raccontare la propria teoria legata alle farfalle che popolavano il paesino nel quale abitava da sempre. Lo diceva solo a chi era particolarmente affezionata, e dicerto non lo avrebbe detto a lui.

-Voglio saperlo.- Yuri chiuse la porta in precedenza aperta da Michi, e prese a fissarla.

-Sono fatti miei.- disse lei, piccata. Incrociò le braccia, attendendo che il ragazzo le aprisse, ma come prevedibile non lo fece.

-Dimmelo.- sussurrò il ragazzo, quasi divertito. La giovane con i capelli sconbinati lo guardò di storto, continuando un silenzio che a Yuri proprio non piacque. Le mise quindi le mani su entrambe le spalle, guardandola con occhi profondi, così profondi che Michi ebbe paura di perdersi al loro interno.

-Io da ora in avanti vivrò qua... voglio sapere tutto del posto... quindi spero che chiarirai questo mio piccolo dubbio.- Michi a quell’affermazione s’infuriò, e con uno scatto improvviso prese la sua mano e la scansò dalla propria spalla.

-Sono fatti miei! Ed ora vado a fare ciò che dovresti fare tu: cioè andare da tua nonna! Se ne hai voglia mi segui, oppure te ne stai qua ad aspettare di avere notizie, ma puoi star certo che non sarò io a dartele!- precisò la ragazza, aprendo di fretta la porta, ed iniziando a percorrere con passo svelto il vialetto. Yuri la seguì con lo sguardo per tutto il tempo, socchiudendo appena gli occhi, e pensando a quanto fosse irrimediabilmente piena d’energie. Mai nessuna ragazza gli aveva risposto così a tono, e questo gli piacque.

-Hai dimenticato l’ombrello!- le urlò, osservando l’oggetto ancora bagnato posto accanto alla porta.

-Non importa... tanto non è neanche mio!- tuonò, girando l’angolo, e finendo al di fuori della visuale del biondino. Yuri si appoggiò allo stipite della porta, osservando la strada bagnata, e le gocce di pioggia che pian piano cessavano di cadere dal cielo. Quella Michi era stata la prima sorpresa che gli aveva celato quel paesino sperduto tra le montagne... che sarebbe accaduto ancora?    

 

-Bene, la ringrazio.- un giovane biondo dai profondi occhi color cioccolato aveva appena concluso la conversazione con un medico dell’ospedale poco lontano dal paesino nel quale si era trovato. Non era proprio in una bella situazione: sua nonna sarebbe stata ricoverata per almeno una settimana, e lui non sapeva minimamente dove fosse l’ospedale, né tanto meno una possibile strada da percorrere per raggiungerlo. Da quanto ne sapeva là ad Akhu non esisteva nemmeno un servizio di taxi, quindi non avrebbe potuto contare neanche su quella risorsa. Si stravaccò completamente sul morbido divano del salotto, guardandosi intorno. Se avesse seguito quella ragazzina con i capelli mori almeno avrebbe potuto avere un minimo di spiegazione, o per lo meno avrebbe potuto sapere come raggiungere sua nonna. Se doveva essere sincero in quell’attimo non ci aveva pensato: era rimasto troppo scosso, o meglio sorpreso, dal temperamento della moretta per stare a pensare a quelle cose. Sorrise al ricordo della faccia completamente arrabbiata di Michi che piena di sé, gli aveva imposto di seguirla all’ospedale, oppure rimanere a casa come un deficiente. Morale? Era rimasto a casa esattamente come un deficiente. Quando aveva chiamato l’ospedale gli avevano detto più o meno cosa fare... quale strada percorrere, ma dopo le prime due indicazioni aveva rinunciato ad ascoltare, perché tanto non ci capiva niente. Senza la sua auto si sentiva perso, e per un attimo gli venne l’impulso di prendere i propri bagagli e di tornarsene dritto  dritto a Tokyo, là dai suoi amici, là nella sua casa, là da...

-Yu.- pensò a suo figlio, chiudendo forte gli occhi. No, non poteva tornare da lui. Sarebbe cresciuto con sua madre ed un padre che non era quello vero, tradito ancora prima che insieme potessero costruire qualcosa. Tentò di scacciare quel pensiero, tentando di trovare una possibile soluzione ai propri problemi. Alzò il capo verso destra, osservando l’apparecchio telefonico posto sopra al tavolino del salotto. Lo scrutò per qualche istante e l’idea di chiamare suo padre iniziò a stuzzicargli la mente. Tuttavia se lo avesse fatto avrebbe dimostrato di non avere un briciolo di maturità e senso di responsabilità, tutti difetti che era meglio non far notare a quel padre troppo orgoglioso. Abbandonò quindi quell’idea, riflettendo ancora.

-E mo che cazzo faccio?- si domandò, portandosi entrambe le mani al volto. Ecco, ci mancava solamente che rimanesse là, come un deficiente a contemplare il soffitto. Ben presto tuttavia il campanello suonò, indicandogli che forse una forma di vita era andata in suo soccorso. Si alzò in fretta e furia, convinto che oltre la porta avrebbe trovato una più che seccata Michi, pronta a fargli le scarpe.

-Sì?- domandò, aprendo la porta. Là trovò un ragazzo dai folti capelli corvini, ed un’espressione sveglia.

-Ciao.- disse, appoggiandosi allo stipite della porta. Yuri lo osservò con non poco stupore, chiedendosi chi diavolo fosse quel tipo.

-Scusa ma... chi sei?- chiese, privo d’imbarazzo. Lo sconosciuto sorrise, incrociando subito le braccia.

-Giusto, prima di tutto le presentazioni. Piacere, il mio nome è Steve.- proferì, porgendogli una mano. Yuri la strinse subito, chiedendosi sempre più chi diavolo fosse.

-Yuri.- precisò, senza aggiungere altro.

-Io sono un amico di Michi, ed un “conoscente” di tua nonna. Mi ci ha mandato lei qua.- disse, mentre Yuri si scansava per farlo entrare in casa. Il biondo notò che la pioggia aveva cessato di cadere, e questo lo fece sollevare.

-Come sta?- chiese a Steve, mentre il ragazzo si portava all’interno del salotto. Si comportò quasi fosse a casa propria, e ben presto si sedette sul divano, guardandosi intorno. Yuri lo imitò, attendendo una risposta.

-Direi bene... nonostante la botta parla sempre, non le mancano certo le energie!- spiegò Steve, ridacchiando. Quel tipo sembrava energico e solare, uno capace di portare a termine i propri obiettivi.

-Bene, e quando uscirà dall’ospedale?- chiese, sempre più incuriosito. La verità era che Yuri si sentiva molto spaesato, e  davvero non riusciva ad immaginarsi solo, là ad Akhu.

-Sinceramente? Non lo sappiamo. Potrebbe rimanere una settimana, due o tre... dipende tutto da come si riprende e da quanto si sarebbe disposti a seguirla una volta a casa.- continuò il nuovo arrivato, incrociando le braccia.

-Capisco. Io voglio parlare con lei, come faccio?-

-Dovresti venire con me. Ma ormai per sta sera l’orario di ricevimento è esaurito, potresti venire con me domani pomeriggio se ti va. Sai per caso dov’è la scuola del paese?- chiese Steve, tentando di progettare un piano che andasse bene per tutti.

-No, non conosco il posto.- rispose il biondo, poggiandosi sullo schienale del divano.

-Non è difficile da trovare...- il ragazzo spiegò precisamente la strada da percorrere, ed intanto Yuri cercava di “riesumare” i vecchi ricordi di bambino legati al paesino. Capì ben presto dov’era il luogo, e si diede appuntamento con Steve per il giorno dopo precisamente all’uscita di scuola. Parlarono per un po’, e ben presto il biondo si rese conto che quel tipo non era così male. Poteva essere un potenziale amico.  Anche Steve provava lo stesso sentimento, e sentiva che di quel tipo c’era da fidarsi. Yuri accompagnò l’ospite alla porta, pronto  a salutarlo.

-Mi raccomando, se hai bisogno fa uno squillo.- precisò Steve, mimando un telefono con le dita. Yuri sorrise poi annuì, rammentando che sicuramente non avrebbe avuto bisogno di nulla.

-Ascolta... un’ultima cosa.- disse solo, mentre l’ospite si voltava per andar via.

-Ummh?- fece, incuriosito.

-Com’è che mia nonna ha tanti amici così giovani?- chiese, molto incuriosito. Steve rise, chiudendo gli occhi scuri.

-Ah...... devi aver conosciuto Michi... in effetti mi aveva accennato qualcosa! Comunque no, ha solo me e lei come “amici” anche se in realtà facciamo ogni tanto dei lavoretti qua a casa di tua nonna. La verità è che è un po’ sola, e non avrei mai detto che avesse un nipote!- disse, stupendo parecchio il biondo. Yuri restò a fissare la figura di Steve che si allontanava, mentre pian piano il sole cessava di far luce con i propri raggi. Avrebbe passato la propria prima notte ad Akhu completamente solo, un buon inizio davvero!         

 

Ciao a tutti! Spero che questo quinto capitolo vi sia piaciuto! Che accadrà nel prossimo? … ne vedremo delle belle!

 

Ringrazio...

 

dinny: Mi  fa molto piacere che la mia storia ti piaccia! Per Yuri... so che fa uno strano effetto vederlo così, ma potrebbe cambiare, e soprattutto, il suo comportamento (come  hai intuito giustamente) portato dal fatto che mai nella sua vita è stato amato davvero, o per lo meno, non come voleva lui. Per Michi credo somigli abbastanza a quella del manga, stessa cosa per Mary, che è un personaggio che io stessa amo. Che accadrà? Spero  continuerai a seguire la mia storia per scoprirlo!  

 

leonessa: Mi fa piacere che la mia storia ti piaccia, e per aggiornare ho fatto il prima possibile! Spero che per quanto sia strano vedere Yuri sotto tale aspetto non siapoi così brutto, bisogna comunque contare che la storia è ancora agli inizi, e potrebbero ancora cambiare molte cose!

 

Helen912004: Ciao! Spero in questo capitolo di non averti delusa, ed anche se non sono stata molto piccante nella scena del bagno, spero davvero sia stata di tuo gradimento! Ho preferito usare Alessandro al posto del nome originale perché ho utilizzato i nomi italianiper tutti i personaggi (ad esempio Yuri= Yu) ed anche se sinceramente anche io preferisco Key, preferisco rispettare i nomi italiani... magari nella prossima ff cambierò!        

 

 

 

   
 
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