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Autore: Lelusc    30/04/2013    0 recensioni
Giorgia il penultimo giorno di vacanza, dalla zia in campagna, incontra Jade un ragazzo allegro e divertente,poi il giorno seguente controvoglia parte per ritornare in città e andare in una nuova casa e una nuova scuola Dolce Amoris,e li... vi prego fatemidelle recensioni, vanno bene anche due righe,se ne scrivete ne sarei molto felice,by Lelusc.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprii gli occhi e confusa mi sedetti sul bordo del letto,le tende erano tirate quindi il sole non entrava nella stanza che quindi era parzialmente illuminata in maniera da non darmi fastidio, ma lo stesso in grado di permettermi di vedere intorno a me.
Sentivo freddo ed ero ancora assonnata, soffocai uno sbadiglio e posai lo sguardo sulla sveglia sul comodino accanto al letto e notai che erano le sei,era incredibile ero così nervosa da svegliarmi un ora prima del dovuto,questo non mi avrebbe aiutata affatto.
Così mi alzai barcollando e presi gli abiti dalla spalliera della sedia e cominciai a vestirmi,maglietta nera a maniche lunghe e dei Jeans chiari poi spalancai le tende e lasciai che la stanza s’illuminasse,rifeci il letto e andai al bagno.

Lungo il corridoio non si sentiva niente, era tutto silenzioso, mia madre doveva già essere a lavoro,invece mio padre a letto,aveva ancora qualche giorno di vacanza,peccato dovessi andare a scuola. Stranamente trovai la porta del bagno semiaperta,entrai e trovai Erik davanti al lavandino intento a lavarsi i denti,aveva i capelli umidicci perché si era lavato il viso e indossava una semplice camicia candida e dei jeans.
 Subito sentendo la mia presenza si girò e poi ritornò a guardarsi allo specchio,gli andai vicino e gli diedi una botta con il fianco per fargli capire di farmi spazio davanti al lavandino e mi lavai il viso,poi presi anche io lo spazzolino mentre mio fratello lo metteva apposto.

 “Ciao Giorgia,vedo che sei più che mattiniera” annui “anche tu”gli risposi con lo spazzolino in bocca cercando di farmi capire “si,ho l’ansia per via della nuova scuola” annuii per fargli capire che per me era esattamente lo stesso e cominciai a spazzolare i denti,poi li sciacquai “lo so la mamma e il suo lavoro,immagino sia dispiaciuto anche a te lasciare la vecchia scuola e tutti i tuoi amici”alzò le spalle “si,ma che devi fare” “già” poi uscimmo dal bagno e ritornai in camera.

Ancora non indossavo le scarpe, vidi le ballerine e mi ricordai Jade,infilai gli stivali, aprii il cassetto del comodino e presi il fazzoletto di seta, lo avrei portato con me,lo misi nello zaino insieme a qualche quaderno nuovo e l’ astuccio e qualche spiccio per quando sarebbe stata la pausa e scesi di sotto.
Alla colazione dovevo provvedere io, sia per me che per mio fratello,intanto portai i cereali e la marmellata a  tavola e misi a riscaldare del latte poi misi qualche fetta di pane a tostare.

“Ecco fatto”mi girai, mio fratello aveva provato a inumidire i capelli ribelli per tenerli buoni e c’era riuscito o almeno fino a che non si sarebbero asciugati “vieni siediti e facciamo colazione” dissi portando il latte a tavola e sedendomi accanto a lui,ma sempre pronta  a prendere il pane appena pronto “sei preoccupato fratello?” “si,è tutto nuovo,questa è la quindicesima volta che ci fa cambiare casa e scuola”

"La quindicesima? Dai non scherzare”dissi in tono ironico “questa e la ventesima fratello”dissi seria e scocciata prendendo un sorso di latte caldo dalla mia tazza floreale “aspetta hai ragione,l’ultima volta,mi sono preso una bella batosta da dei bulletti  e poi siamo dovuti  partire e sicuramente avranno pensato che avessi paura di loro,che schifo di figura” “si,è vero me lo ricordo, me ne hai parlato” “davvero? Si, ti sei come si dice, sfogato con me,per fortuna non su di me” mi fece un sorriso,poi sentii il tin del tosta pane e recuperai le fettine e subito in una spalmai della marmellata “tu e la confettura,ma la classica e paradisiaca nutella no?” “zitto fratello e mangia e poi non voglio ingrassare” “donne” disse portandosi  una cucchiaiata di cereali alla bocca,sorrisi e continuai a mangiare.

Quando finimmo era ancora presto “che si fa?” “ci si calma”mi rispose mio fratello annoiato (già sono così nervosa) “fratello che faresti se cominciassi a fumare?” gli chiesi tranquillamente “ti prenderei a schiaffi,non lo devi fare,non te lo permetto!” “ehi calmo era per dire,sai che non fumerei mai” (beh forse per allentare la tensione che ho, due tiri) “invece di fare cavolate,prende dei grandi e lunghi respiri e vedrai che ti calmerai,o almeno a me succede così”annuii

“Senti andiamo a prendere l’autobus,così faremo il un giretto per la scuola e prendiamo confidenza e ci calmiamo” “va bene andiamo”disse annoiato “cavolo che allegria fratello” lo vidi sbadigliare rumorosamente e liberamente “è che ho ancora sonno”mi disse mettendosi lo zaino in spalla e dirigendosi alla porta “capisco,comunque quando si sbadiglia si mette la mano davanti alla bocca e non si fa rumore” “che palle che sei quando vuoi”gli diedi uno scappellotto dietro alla testa, mi misi lo zaino in spalla e mentre lui chiudevo la porta io aprivo l’ascensore già al nostro piano “un altro scappellotto e finisci al ospedale a forza di solletico,chiaro?” mi avvisò facendo un ghigno tra il carogna e il divertito,alzai un sopracciglio (io odio il solletico,rido come una matta).

Poi scendemmo e c’incamminammo verso la fermata dell’autobus,fuori sentii fresco,ma non freddo,i marciapiedi non erano molto trafficati,anzi non c’era un anima viva,cosa davvero strana,ma comunque era un'altra parte della città,chissà forse qui è così,invece che da noi che c’era un via vai di gente,davanti al semaforo ad attendere il verde c’erano gruppi di persone una cosa veramente anormale,qui invece e tutto così tranquillo,alzai così all’improvviso per nessunissimo motivo gli occhi al cielo,era bellissimo terso, con uno splendente sole che ci riscaldava “Giorgia ecco la fermata dell’autobus (anche quella spoglia) notai sorridendo “Giorgia il nostro autobus corri!”mi gridò partendo in una corsa tragica da fil d’amore e io non fui da meno.

Entrammo nell’autobus con il fiatone e il cuore a mille,afferrai la sbarra di ferro e visto che era tutto occupato rimanemmo in piedi,io, tra mio fratello e l’autobus,Erik faceva sempre così per evitare che cadessi,ecco perché adoro mio fratello sembra spavaldo e indipendente,fa a botte, ma è veramente il ragazzo più dolce e sensibile che io conosca e il più bello,ne sono orgogliosa.

   Devo dire che sono sorpresa di scoprire che quest’autobus si fermava proprio davanti alla scuola, ed io che credevo che visto come si chiamava la scuola l’autobus fosse rosa a fiorellini, con qualche  arcobaleno e perché no anche qualche cuore. Per fortuna la gente scese quasi tutta e quando toccò a noi scendemmo tranquilli “guarda sorella la scuola” mi fece notare Erik “si,forza attraversiamo e saremo arrivati e vista l’ora credo anche in anticipo” attraversammo la strada e entrammo dal cancello bianco e ci trovammo in un vialetto molto curato,c’era un solo e grande albero verde recintato tutt’intorno e delle bellissime aiuole di fiori colorati di diverse sfumature e l’entrata della scuola,le classiche due porte per far entrare le vagonate di alunni.

“Allora Fratello facciamo un giro della scuola?” “si,perché no,visto che ci siamo” La struttura era enorme ma quello che mi interessava maggiormente era l’aula A quella che sarebbe stata la mia aula per tutto l’anno e naturalmente la serra, o era un vivaio? Non saprei.
“In che classe starai fratello?” “la classe C” “davvero? Quella la in fondo? È molto lontana,non c’incontreremo molto spesso per la scuola allora” “pare di no” “va bene allora andiamo a vedere altro” “bella la palestra ti ci ritroverò dopo le lezioni o non intendi fare niente?” “no,pensavo di fare un po’ di sport nel tempo che ci rimane prima che mamma riparta” “bene,io credo che farò parte di un club,se c’è quello di giardinaggio”

“Allora credo che mi divertirò” “in che senso?” “nel senso che mi divertirò se ti vedo correre e urlare per la scuola perché hai visto un bruco o un insetto” “ma che spiritoso fratello,più che altro credo che ti vergognerai,sarai il fratello di quella stramba che urla per un insetto” “no,non mi importa di quello che potranno dirmi,io non mi vergogno della mia famiglia,tanto meno di mia sorella” “grazie questo mi solleva,allora divertiti quando mi sentirai urlare” “lo farò, stanne certa” ed ecco la campanella suonare “va bene sorellina,vado in classe ci vediamo dopo,ritorniamo a casa insieme ve bene? “va bene,a dopo”

Mio fratello si diresse in classe, tranquillo quasi come se non gli importasse,ma io non ero per niente come lui, ero così nervosa da sentirmi svenire,così decisi di andare in cortile per prendere una boccata d’aria,ma non mia piaceva fere la bella statuina seduta su una panchina,così rimasi in piedi poggiata al muro accanto alla porta,alcuni minuti potevo prendermeli,sono nuova e posso inventarmi una scusa.
All’improvviso vedo uscire un ragazzo, si appoggia di peso al muro leggermente distante da me e tira fuori una sigaretta l’accende e fa un tirata,quanto era allettante per far scemare la tensione,ma non potevo era chiaro come l’avrebbe presa mio fratello e perché i mie genitori,purtroppo mi conosco devo dire loro tutto o mi sento in colpa, quindi alla fine lo avrebbero saputo.

Così faccio come mi aveva consigliato mio fratello, cominciai a fare respiri gradi e a far uscire l’aria lentamente “tzc c’è qualcuno che è agitato qui” mi girai (è quel ragazzo che fuma e mi sta prendendo in giro forse?) “che sei nuova?” “si,mi sono appena trasferita” “e sei agitata,buoi fare un tiro?” “no,grazie non sono abituata” a capisco disse facendo un altra tirata,rimasi a guardare sottecchi quel ragazzo, capelli rossi e occhi azzurri, il suo viso è freddo e mi sembra sia anche difficile parlare con lui,credo sia di poche parole e poi non sono certa gli faccia piacere essere fissato e mi sembra anche che abbia un bel caratterino, devo aver cautela con lui nel parlare,chissà come faccio, ma inquadro sempre le persone appena le conosco,speriamo di non sbagliarmi “io vado o farò tardi” non mi risponde e m’incamminai verso la classe.

Davanti alla porta faccio un ultimo profondo respiro e poi la apro,una professoressa dall’aria dolce e comprensiva sta facendo l’appello “mi scusi sono in ritardo” “prego, entra pure e non ti preoccupare,ragazzi lei è Giorgia Eptichet sarà la vostra nuova compagna di classe” “Giorgia non è possibile sei tu?” guardai il ragazzo di fronte a me,non lo ricordai,ma mi sembrava brutto dirglielo,ma il mio sguardo credo mostrò la mia perplessità perché si presentò.

 “Come? non ti ricordi di me? sono Kenti,Ken, siamo stati compagni di scuola” “ah si, Ken è vero,che coincidenza ritrovarsi nella stessa scuola” “si è vero” “bene a quanto pare conosci già qualcuno Giorgia,bene, comunque vorresti parlarci un po’ di te,poi puoi andare a sederti in quel banco libero infondo all’aula” “si,professoressa”

“Beh cosa dire,mi chiamo Giorgia Eptichet mi sono trasferita in una nuova casa qualche settimana fa,per via del lavoro di mia madre che è avvocato,prima abitavo con la mia famiglia in un'altra zona della città,spero che andremo d’accordo e che diventeremo amici e naturalmente d’imparare cose nuove”questo è tutto” “grazie Giorgia ora vai pure a sederti”
M’incamminai fra la fila di banchi e mi sedetti a uno degli ultimi posti infondo all’aula “bene ora continuiamo l’appello,Castiel? “Castiel? Non c’è?” “no professoressa,capisco allora continuiamo “Ambra?” “si,presente” (ma che strano,ha saltato l’appello e non dicono niente, solo “capisco”ma?) all’improvviso si spalancò la porta ed entrò il ragazzo dai capelli rossi del cortile, impassibile come prima,sono quasi certa sia perennemente imbronciato,chissà perché? Gli sarà successo qualcosa”

“Ah Castiel sei arrivato,bene ora finisco l’appello e cominciamo la lezione” (allora è lui Castiel,si chiama così bene) la professoressa scoprii poi che era anche esigente e perse qualche punto a suo favore per il solo fatto che c’insegnava matematica,però era molto bella e aveva un sorriso per tutti.
Facemmo due ore di lei e poi arrivò un professore calvo, che ci fece italiano, però devo dire che mi stette molto simpatico, mi sembrava un padre o un nonno coccoloso nonostante la sua serietà,mi veniva sempre l’istinto di abbracciarlo e di farlo sorridere così da vedere le sue guance paffute gonfiarsi.

Dopo la terza ora fu il tempo della pausa e m’incamminai fra i ragazzi di tutte le classi, verso il cortile per poi andare nel giardino della scuola dove c’era la serra o il vivaio,ancora non sapevo con esattezza cosa fosse, ma prima mi guardia intorno per scorgere fra i ragazzi mio fratello, ma non lo vidi,alzai le spalle e continuai a camminare.

All’improvviso fui spinta da qualcuno “togliti di mezzo sfigata”disse con tono di superiorità una ragazza che riconobbi, era Ambra ed era una mia compagna di classe,la sua spinta era forte e mi fece cadere a terra,lo zaino cadendo mi si aprì e si sparsero i quaderni a terra e nessuno ma davvero nessuno, si fermo a darmi una mano per raccoglierli.
All’improvviso però vide delle mani e alzai lo sguardo. Inginocchiato davanti a me c’era un ragazzo davvero carino,dai serici capelli color oro e mi stava aiutando con i quaderni “ecco fatto,abbiamo raccolto tutto” “grazie” “figurati,ti prego di scusare quella ragazza,non intendeva,c’è” “non ti preoccupare non importa” “ah, li c’è un ultimo libro” disse andando a prenderlo,infatti c’era un altro libro che era scivolato molto più lontano,ma non era affatto un libro.

“Aspetta questo è…” “ un libro poliziesco” “Si,avevo pensato di leggere qualche pagina durante la pausa o in momenti liberi,di solito facevo così nella scuola dove andavo prima,ma comincio a pensare che qui sia impossibile” “lo penso anche io,sai mi piacciono molto questi libri,ho letto anche quello prima di questo” “La settima strada?”dissi d’istinto

“Si, esatto quindi ti piacciono anche a te” “si,io ne vado matta,certo leggo molto volentieri anche quelli d’amore,ma questi poliziechi sono la fine del mondo e c’è molto mistero che mi incuriosisce,a volte non mi do pace finché non so come finisce” “ti capisco”ero rimasta a terra mentre lui era in piedi con in mano il mio romanzo,mi alzai a mia volta e presi lo zaino da terra. “Comunque piacere di conoscerti sono Giorgia e mi sono appena trasferita come avrai già intuito” “e io sono Nathaniel” “sei uno studente anche tu?” “no sono solamente un segretario”

 “Capisco è stato un piacere conoscerti” “anche per me”e dicendo questo mi restituì il libro che infilai nella cartella che poi mi misi in spalla e mi rincamminai verso il giardino della scuola,ma prima mi fermai al distributore e presi qualcosa di dolce, io adoro i dolci,poi presi un cartoccetto di te e uscii.
Vidi la serra e istintivamente allungai e velocizzai il passo,volevo vedere tutto quello che c’era dentro e non rimasi per niente delusa,cerano molte piante e vasi di fiori che non avevo mai visto e erano di diversi colori e tipi,mi avvicinai a certi screziati e li ammirai,mi piacevano molto,all’improvviso in lontananza vidi qualcuno di  famigliare,ma no non era possibile (cavoli  lo hai conosciuto qualche settimana fa e ti manca già così tanto da vedertelo davanti,che hai le visoni?)mi dissi fra me e me, mi avvicinai al ragazzo che somigliava tanto al mio amico e non ero più nella pelle,non poteva essere lui, sarebbe stata veramente una bellissima coincidenza,ma da dietro sembrava lui,sperai di non sbagliarmi e di non fare una figuraccia.

“Jade?”chiesi con cautela,il ragazzo si girò e mi guardò “Giorgia” “allora sei veramente tu? Non ci posso credere” “che ci fai qui Giorgia” “mi sono trasferita con la mia famiglia in un'altra casa in questa zona della città per via del lavoro d’avocato di mia madre,ma non avrei mai pensato di rivederti” “neanche io”disse sorridendomi dolce, poi si tolse i guanti da giardiniere e se li infilò in una tasca della divisa.

“Ma tu sei uno studente di questa scuola?” “no,io vengo ad occuparmi di questo giardino di tanto intanto,frequento la Diurel Accademy” “ma da qui è lontana, ed è una scuola famosa ci vanno i ragazzi con voti altissimi,sei un genio” “non esageriamo sono solo bravo, tutto qui” “e anche più tosto benestante,forse non avrei dovuto ma ho chiesto di te a mia nonna” “e ti ha detto dei miei suppongo” “si,ecco volevo sapere più cose di te,non c’è stato molto tempo l’altra volta” “si,non mi dispiace che tu sappia quelle cose,ormai sono di dominio pubblico,comunque perché sei venuta qui alla serra?”

“Volevo sapere se esisteva un club di giardinaggio per iscrivermi,sai non ne ero sicura” “si,c’è, però a solo il numero necessario degli scritti e ogni tanto chiedono a me consigli” “capisco e in che giorno vieni a curare il giardino di solito?” “solo due giorni alla settimana,il venerdì e il mercoledì,perché?” “perché se non ti do fastidio posso darti una mano” “certo perché no?” “e che ora fai oggi?” “faccio le cinque, poi vado a casa”
“Ti da fastidio se dopo le lezioni vengo e ti do una mano?” “certo che no,veni pure ti spetto” “ora vado,staranno per iniziare le lezioni”lo salutai con un cenno della mano e felicissima ritornai in classe,lungo il corridoio finii il cartoccio di tè e la merendina al cioccolato e prima che suonasse andai al bagno e lì ci trovai Ambra e due sue amiche a ripassarsi il rossetto,feci finta di non vederle e andai a fare pipì, a quanto pareva neanche loro fecero caso a me per fortuna.

“Ambra tutto bene con tuo fratello?” “Si perché?” “mi sembra che non vi parliate” “sapete com’è Nathaniel è sempre serio e poi qui sta lavorando,non vi dimenticate che è un segretario” “è vero, però potrebbe trattarti meglio” “non m’interessa vivo lo stesso benissimo anche senza le sue attenzioni e a voi questo non deve interessarvi,andiamo che la lezione sta per iniziare” “e la sfigata che a passo felpato è andata in bagno?” “lasciate in pace, non  dovremmo neanche rivolgere la parola a un tipo insignificante come lei e poi il fatto che Nathaniel è mio fratello lo sa tutta la scuola,quindi lo verrebbe a sapere  lo stesso,se non glielo avesse detto lui stesso,ci stava parlando prima quella piccola stracciona,ora andiamo parlare di lei mi fa venire mal di pancia”

E dicendo così sentii la porta del bagno chiudersi,ero rimasta dentro la cabina con il water a sentire tutto, senza neanche accorgermene e mi era salita una rabbia,stinsi le mani a pugno poi pensai a Jade e mi calmai,lui era come un lenitivo per tutta il brutto che avevo intorno,infilai una mani nella tasca e strinsi il suo fazzoletto di seta. Lo avevo spostato dallo zaino alla tasca per averlo sempre con me e avere qualcosa di buono accanto per ogni eventualità,così per darmi forza,non m’importava di come aveva parlato di me quella presuntuosa,l’avrei ignorata e tutto sarebbe andato per il meglio.

Finalmente le lezioni finirono e fortunatamente ci diedero pochi compiti,così  senza pensare presi raggruppai i libri l’infilai nella cartella, me la misi in spalle e velocemente senza vedere nessuno m’incamminai verso la serra dove sicuramente mi spettava Jade.
Arrivata lo vidi inchinato vicino ad un tratto di terra a piantare dei fiori che non avevo mai visto, concentrato e con la massima cura,posai accanto al muro, vicino alla porta, lo zaino mi rimboccai  le maniche e gli andai incontro,quando Jade mi notò alzò il capo e mi sorrise “sono tornata” dissi facendogli un sorriso “lo vedo”disse alzandosi “vieni mettiti questi guanti e vieni a darmi una mano”mi disse facendomi l’occhiolino “agli ordini capo”disse scherzosa e lo seguii.  

Non so quanto tempo passò,ma stavo bene con lui, ero tranquilla e c’era dolcezza nel aria,non tensione, ne rabbia, ne altro,seguendo le sue istruzioni travasai fiori da vaso in vaso insieme a lui,piantai delle piante e le annaffiai e ogni tanto mi dava dei consigli e delle lezioni base,tipo le unghie è meglio che siano corte se vuoi fare giardinaggio o si riempiono di terra,una cosa sciocca da dire ma fondamentale e giusta.

Ero intenta a legare delle piante cadenti a dei bastoncini quando mi bloccai “J- J- Jade un bruco,dissi paralizzata e barbetante,lo vidi girarsi verso di me e sorridermi poi lo prese e lo spostò “ecco, ora non c’è più,fifona” “non sono fifona”dissi mettendo il broncio e poi scoppiai a ridere”
“Giorgia”disse qualcuno all’improvviso da dietro, mi girai e mi ritrovai di fronte mio fratello con il fiatone e con la fronte imperlata di sudore, aveva sul braccio la giacca e aveva i primi due bottoni della camicia sbottonati e mi sembrava sollevato “oh Erik scusa”dissi alzandomi “mi sono dimenticata,mi dispiace scusa”dissi unendo le mai a preghiera sperando mi scusasse,il suo sollievo mi diceva che lo avevo fatto preoccupare davvero tanto e pure come era conciato.

Mi si avvicinò minaccioso e pensai ad una bella lavata di capo,ma come molte volte mi sorprese,mi posò una mano sul capo che avevo abbassato pronta per la ramanzina che non arrivò, sollevai la testa e lo vidi  sorridermi “va,bene mi hai fatto davvero preoccupare testona! La prossima volta avvisami o chiama” “va bene,ah,Jade,dissi girandomi vero di lui che era rimasto a guardarci “lui è mio fratello Erik frequenta come me questa scuola e sta  all’ultimo anno e fratello, lui è Jade un mio amico, l’ho conosciuto in campagna,dalla zia, però purtroppo il giorno prima della nostra partenza e oggi l’ho ritrovato qui a scuola”

“Piacere”disse Jade tranquillo e gioviale come sempre “piacere mio”rispose mio fratello calmo e gentile.
“Scusa fratello mi ero dimenticata che dovevamo ritornare a casa insieme” “non fa niente,puoi anche rimanere, ci vediamo a casa,ma sai la strada poi” “si,mi sono fata scrivere la strada da mamma e me la ricordo” “bene allora ci vediamo dopo,abbi cura della mia sorellina” arrossii all’istante “ma che dici? Via, forza, vai a casa”dissi spingendolo imbarazzata “ok vado,a dopo”

Ritornai da Jade e gli sorrisi a disagio “simpatico tuo fratello”mi disse “a, si? Certe volte lo strozzerei” “si,ma ti vuole bene e ti ha cercato per tutta la scuola, ne sono sicuro” “lo credo anche io,la prossima volta lo avviserò,dove eravamo rimasti?” “al bruco” mi rispose Jade “eh? non è vero?” e scoppiò a,ridere,sospirai e mi si creò sulle labbra un sorriso.

“Ecco fatto per oggi abbiamo finito” (uffa ora mi toccherà aspettare fino a dopodomani per rivederlo,per fortuna che la scuola è iniziata di mercoledì) pensai felice “che c’è?” “no niente”risposi  “ma non è che ci hanno chiusi dentro scuola vero?” “no,sanno che sto qui fino a tardi due giorni a settimana”  “ah allora tutto a posto” “non mi dire che hai anche paura del buio” “no,fortunatamente di quello no”dissi
“Volevo ben vedere”disse scherzando “certo però che la scuola deserta mette tristezza e inquietudine” “attenta hai fantasmi” “che spiritoso,che sei” “non mi dire,hai paura anche di quelli” “e chi no?” scoppiò ancora a ridere “sei una forza della natura”mi disse tra le risate “la smetti di ridere di me” “ok,scusa”poi ricominciò a ridere e mi precedette lungo il corridoio “Jade!”

Uscimmo dalla scuola e la faccia scocciata del custode ci saluto dicendo “mannaggia  a voi, anche fuori orario devo lavorare per colpa vostra”  (beh buona giornata anche a lei)pensai divertita “hai visto il custode, ci voleva menare”disse Jade divertito “ma,infondo è il suo lavoro, non si dovrebbe lamentare,comunque che autobus prendi?” “ 80 perché” “niente così,sai una cosa?” si girò verso di me perplesso “prendo lo stesso” “ma dai! ”Esclamò sorpreso.

L’autobus si fece attendere e non so quante volte sospirai “ma è un vizio?” “è?” “quello di sospirare ogni due minuti” “scusa non ci ho fatto caso” “ma no,sto scherzando,hai ragione ci mette troppo questo autobus”annuii concordando poi guardai la strada “parli del diavolo” cominciai a dire “e spuntano le corna”finì Jade,era arrivato e salimmo, era come normale a quel ora, mezzo vuoto ci sedemmo uno accanto all’altro “ora però tocca a me,a che fermata scendi?”mi chiese Jade “secondo il foglio di mia madre, la sesta” “stai scherzando vero?” “no, perché sei diventato così serio?” “perché è dove devo scendere io” “non scherzare”dissi “ma non ti prendendo ne in giro ne scherzo, dico veramente,disse ritornando a sorridermi” “allora,a questo punto abitiamo anche nello stesso palazzo”dissi buttandola lì .

Cominciò a ridere “tutto è possibile,ma non credo,conosco tutti nel palazzo e non ci sono nuovi trasferiti” “ah,beh ci sarebbero state troppe coincidenze se no”dissi scherzosa (però ci rimasi un po’ delusa) e guardai fuori dal finestrino “ecco la prossima è la nostra” “infatti”gli risposi alzandomi e rimettendomi lo zaino che avevo posato al posto libero accanto a me sulla spalla,ci fermammo davanti alla porta e scendemmo “ora devo andare,che vuol dire?” “vuol dire numero nove" ”ah,ma come scrive mia madre?” “come tutti gli adulti,velocemente” gli sorrisi.
“Allora vado” “ti accompagno, o ti perdi e poi il mio portone a quanto pare è vicino al tuo,è l’interno 5” “ma che davvero?” “si” “allora in marcia” “arrivati,ci vediamo venerdì” “va bene” così ci salutammo e lui dopo avermi lasciata al mio portone s’incamminò verso il suo,salii al quinto piano e suonai il campanello,mi aprì Erik.

 “Quanto ci hai messo? E perché non rispondi al cellulare?” “cosa?” controllai le chiamate 6 “scusa stavo” “stavi con quel ragazzo che ti piace e ti prende tutta l’attenzione”m’interruppe  “ma che dici!”gli risposi alzando un tantino la voce imbarazzata “comunque abita qui,all’interno 5” “ma che davvero?” annuii “certo che sei fortunata”
 “Ma che ti sei messo in testa?” “è lo so io cosa” e dicendo questo sparì in sala,invece io andai di sopra in camera mia,mi cambiai sistemai nel armadio i vestiti che avevo indosso e accesi il portatile,poi preparai i libri per i compiti dell’indomani a scuola e mi buttai sul letto, alzando gli occhi al soffitto bianco che avevo tempestato di stelle fluorescenti e pensai al mio primo giorno di scuola.
E al finale della giornata,ma chi si sarebbe aspettato di trovarlo nel nuovo liceo e poi vicino a casa nuova,io da qui non mi sposto più,parola mia,infilai la mano nella tasca e strinsi il fazzoletto di seta di Jade,mi dispiace per lui ma non lo riavrà indietro.

Poi mi alzai e vidi se per caso qualche amico era in chat,nessuno (strano) pensai, spensi e decisi di riprovare dopo,così mi misi seduta sulla scrivania e cominciai a fare i compiti.
Finii matematica velocemente, anche se dovetti pensare un po’ di più a certi esercizi,poi passai a studiare il paragrafo di storia (che barba) e infine avevo da fare degli esercizi d’Inglese,leggi il testo e rispondi alle domande, che fa Elena? E che farà domani Rosa? (niente) pensai. Finii tutto preparai la cartella per il giorno seguente e anche i vestiti che lasciai sulla spalliera della sedia e scesi di sotto.

“Fratello che fai?” “guardo la televisione non si vede?” “non si direbbe,visto che la televisione parla a  vanvera e tu stai compilando le parole crociate” “sto attendendo un film poliziesco e intanto ammazzo il tempo” “ah,quando cominciami chiami” “si” e intanto andai in cucina,mi versai del succo di frutta e lavai una mela poi mi sedetti a tavola “mamma ho una fame” “certo hai saltato la merenda” cominciai a mangiarla dandogli un bel morso, era succosa e dolce come quella di quando incontrai Jade dalla zia,beh questa non era proprio presa dall’albero ma era uguale il ricordo che creava era sempre lo stesso.

“Inizia”mi disse Erik, lo raggiunsi sedendomi accanto a lui e ci gustammo il poliziesco,ad un tratto che ormai ero più nel film che nella realtà sentii aprire la porta “sono a casa” “mamma,hai fatto presto oggi” “si,non avevo molto da fare,oggi cucino io” “va bene”dissi ritornando al film,era quasi il momento di dire chi era l’assassino e avevo già qualche idea in proposito.

All’improvviso suonò il telefono e infastidita risposi “pronto?”ma il mio fastidio passò sentendo la voce di mio padre “ciao papà dimmi,d’accordo allora avverto la mamma,a dopo” appesi e ancora guardando il film avvertii mamma “mamma era papà, dice che sta venendo a casa,quindi oggi si cena tutti insieme, che bello!” “ma come? l’assassino è Roberto?” “come dici fratello,non l’ho sentito, accidenti,davvero?”
“Ho capito, cosa volete da mangiare" quello che ti riesce meglio”dimmo in coro “grazie dell’interessamento”disse nostra madre iniziando a cucinare,mentre io e Erik cercavamo di capire qualcosa sull’omicidio.  

È pronto a tavola e proprio quando la mamma chiamò il film finì e la porta di casa si aprì ed entrò papà  “ciao sono a casa” “ciao papà!” lo salutai “però che film demenziale” “hai proprio ragione,finisce da schifo” concordai con mio fratello “se lo sapevo che finiva così non lo vedevo affatto” “già era veramente ridicolo”aggiunsi .

“Basta con la tv spengete e venite a tavola” “si mamma”rispondemmo in coro e due minuti dopo ci ritrovammo seduti a tavola io come sempre avevo accanto Erik con davanti papà e dall’altro lato la mamma e nel piatto avevo i piselli che adoro e un bel petto di pollo al limone “mamma che stiamo a dieta?” “si lamentò mio fratello” ma io non avevo niente da dire e continuai a mangiare, era già tanto non avesse bruciato il petto di pollo “no,ma oggi ho fatto questo,non c’era molto in frigo” “allora domani quando ritorno da scuola farò io la spesa mamma”mi offrii “bene allora ti lascio i soldi sul mobile domani mattina”disse portandosi un pezzo di petto di pollo alla bocca “si, ma vedi di non fare tardi un altra volta,come oggi”disse mio fratello.

“Perchè hai fatto tardi oggi? è successo qualcosa mentre tornavi a casa?”chiese mio padre preoccupato “no ,papà, da come parla Erik che sembra chissà che cosa” “ha solamente rincontrato il ragazzo che aveva conosciuto in campagna dalla zia,ti ricordi mamma Jid”intromise Erik “Jade,Erik” lo corressi irritata “ho scusami tanto non sia mia che sbagli il nome del tuo “amico” disse enfatizzando amico.
Lo guardai male (che gli da fastidio che lo abbia lasciato ritornare a casa da solo? O fa il geloso?) Mi chiesi,però un po’ mi fa piacere “a si? Fa la tua stessa scuola?” “no,lui cura due giorni a settimana il giardino del mio liceo” “ah,capisco”

“E non è tutto mamma,sai lui abita qui,all’interno 5” “davvero? Che fortunata che sei,hai un amico così vicino” “eeeh” “la smetti di essere geloso Erik” “io non sono geloso  Giorgia” “se lo dici tu”  “e a che scuola va?”chiese mamma “momentaneamente mi sfugge il nome,ma è una prestigiosa” “allora è un cervellone”disse Erik ancora più irritato “già”gli risposi felice e lasciando senza parole, “va bene,ma ora basta mangiamo” disse nostro padre “annuimmo e continuammo a mangiare mente toccava a Erik raccontare la sua giornata.

Finita la cena aiutai mia madre a lavare i piatti e salii di sopra lasciando mio padre vedere la televisione con mio fratello e mia madre e una volta chiusa in camera e seduta alla scrivania accesi il computer e vidi se qualcuno era in chat e ci trovai Melani la mia migliore amica,che subito mi chiese dove ero finita e mi disse anche che c’era rimasta male perché ero scomparsa all’improvviso.

Gli raccontai tutto,delle vacanze,di Jade,della decisione improvvisa e del primo giorno di scuola, poi l’ultima cosa che mi rimase impressa delle chiacchiere con Melani fu il suo buona fortuna pieno di punti esclamativi e il buonanotte che mi scrisse. Poi io che letteralmente distrutta caricavo la sveglia,spero al giusto orario e che m’infilavo nelle coperte. 
 
  

 

 
  
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