Crossover
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Autore: katyjolinar    19/11/2007    2 recensioni
storia scritta a quattro mani con la mia amica sirya.(significa che siamo DUE autrici, quindi, per favore, quando recensite, parlate al plurale)
Sara e Kate: due gemelle identiche, ma diverse.
Sara e Kate sono sempre state unite, fin dall'infanzia, da un forte legame, che rischierà di dissolversi quando la seconda lascerà il collegio in cui è vissuta fino a quel momento con la sorella, per andare a lavorare a Washington, nel Servizio Investigativo della Marina Militare.
Logan, scelto da loro come padre adottivo, dovrà cercare di tenerle unite, ma un'indagine di Gibbs rischierà di troncare definitivamente questo legame già labile. commentate per piacere.
il passato e il carattere di alcuni personaggi degli X-Men è stato modificato
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fumetti, Telefilm
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8

Seduta sul suo letto Sara rifletteva su quanto era appena accaduto. Tutta la faccenda le appariva assurda e irreale: Warren che picchiava Tony perchè era convinto che lui le prendesse in giro. Le sfuggiva totalmente la ragione di questo suo comportamento ed era estremamente delusa dall’accaduto. E poi c’era Kate, che era incinta e che le aveva tenuto nascosto il fatto che stava con Matt, con il suo avvocato. Con lei era stata esagerata: certo, avrebbe dovuto dirglielo, ma in fondo forse ci aveva anche provato. Forse ci sarebbe riuscita se lei non l’avesse evitata da quando era partita per Washington. Esagerata ed egoista, quando aveva avuto bisogno di lei Kate c’era sempre stata. Non poteva pretendere che trascorresse tutta la vita con lei, anche se era sua sorella, la sua famiglia. C’erano tante persone che vivevano sole e lei, lì alla scuola, non poteva certo dire di esserlo. Quasi quasi quella storia poteva definirsi positiva, se non altro aveva fatto in modo che si rendesse conto di quanto tante volte non si accorgesse di quello che sua sorella faceva per lei. Recuperò dal fondo del comodino i suoi guanti di contenimento, che aveva tolto solo pochi mesi prima, e li infilò allacciandoli sopra il gomito come sempre. Si accorse con stupore che erano pesanti, ci si era abituata a tal punto che ormai non se ne rendeva più conto. Li odiava, ma dopo che aveva schiantato Warren sul muro di fronte alla porta della sua stanza si era resa conto che era inutile mentire a se stessa e dire che poteva fare senza. Senza di quelli il suo potere era totalmente fuori controllo. Raggiunse la camera di sua sorella e bussò alla porta.

Kate: "Che vuoi?" chiese, brusca. Era nel bel mezzo di una crisi isterica.
Sara: "Senti... mi dispiace, ok?" disse, entrando nella stanza.
Kate: "Lo so che sei gelosa. Credi che non l'abbia capito?"
Sara: "Gelosa di cosa?
Kate: "Che io sono rimasta incinta..."
Sara si sedette sul letto, accanto alla sorella.
Sara: "Non vedo perchè dovrei. Comunque ero solo venuta a chiederti scusa per come mi sono comportata, non sono stata molto... sensibile, diciamo. Ho pensato solo ai miei problemi."
Kate stava di nuovo per mettersi a piangere.
Kate: "Io... mi dispiace, avrei dovuto dirtelo, ma non sapevo come avresti reagito..."
Sara: "Come dovrei reagire, Kate? E' una cosa normale... più o meno."
Kate: "Più o meno?"
Sara: "Nel senso che non è che capiti tutti i giorni, ma fa parte della vita, no?" spiegò.
Kate: "Sì, e a volte arriva quando meno te l'aspetti... ma mi sento comunque in colpa..."
Sara: "Perchè?"
Kate: "Perchè io sono rimasta incinta nel modo naturale, mentre tu non puoi, a meno che non ricorri a una donatrice esterna."
Sara: "Ah, ti riferivi a questo. Io... non ci pensavo proprio..." ma in realtà era da quando aveva avuto la notizia che non faceva altro che pensarci: la sua sterilità le pesava parecchio "E poi la cosa ha i suoi lati positivi: posso divertirmi quanto mi pare!" sorrise.
Kate: "Sì: Bobby, Johnny, Peter prima che si mettesse con Kitty..." li elencò, contandoli sulle dita.
Sara: "E' una lista lunga..." rise "Sai una cosa? Ho fame. Che ne diresti di andare a mettere qualcosa sotto i denti?"
Kate: "Effettivamente ho fame anche io."
Sara: "Tu devi mangiare per due, sorellina!" disse, poggiandole una mano sulla pancia "Però ricordati: niente caffè e birra, e stai tranquilla finchè non avrai terminato l'allattamento."
Kate: "Uff... così mi togli le cose che mi piacciono di più..." si lamentò.
Sara: "E' la regola: potrebbero far male al bambino." concluse. Poi, a braccetto, scesero in mensa.

In un’altra ala della scuola, McGee e Ziva erano incerti su come comportarsi.
Ziva: “Non mi sembra che sia necessario, McGee! Continuiamo il nostro lavoro in questa maniera, no?” disse con fervore.
McGee: “Ma se non lo facciamo, il Capo ci ucciderà!”
Ziva: “Se gli telefoniamo e gli diciamo che ci hanno scoperti ci ucciderà comunque.”
McGee: “Allora spiegami come facciamo a continuare il lavoro se ormai ci hanno scoperti.”
Ziva: “Va bene, se insisti così tanto allora telefona!”
McGee prese in mano il proprio cellulare e lo fissò con aria infelice. Spostò lo sguardo su Ziva che gli rispose con un’alzata di spalle. Finalmente si decise e compose il numero sulla tastiera.
..: “Gibbs”
McGee: “Capo, sono McGee.”
Gibbs: “McGee cosa succede? Spero per te che sia qualcosa di importante.”
McGee: “Si, ecco noi..” Ziva gli strappò il telefono dalle mani.
Ziva: “Ci hanno scoperti.”
Gibbs: “Che cosa?!”
Ziva: “Si, e sembra che lo avessero già fatto da tempo.. Hanno solo aspettato il momento giusto per prenderci.”
Gibbs: “Questo ci complicherà parecchio il lavoro. Comunque verrò li, così lavoreremo meglio e porterò con me anche Abby; da alcuni file che sono riuscito ad ottenere dal Direttore sembra che ci sia qualcosa di strano in quella scuola.”
Ziva: “Così strano da avere bisogno di Abby?!”
Gibbs: “Voci di sentina affermano che il figlio di un certo colonnello Striker fosse un mutante e che sia stato in quella scuola. Se questo è vero...”
Ziva: “Questa scuola è piena di mutanti.” Concluse restituendo il telefono a McGee.
Gibbs: “Non ne siamo sicuri, ma potrebbe esserlo.”
McGee: “No, Capo, Ziva voleva dire che effettivamente lo è.”
Gibbs: “Non abbiamo neanche prove che questi cosiddetti mutanti esistano McGee, come fate a dirlo?”
McGee: “Perché li abbiamo visti Capo.. E anche Kate è una di loro. Così come sua sorella.”
Gibbs: “lo sapevo, dannazione! E DiNozzo che dice?”
McGee: “Tony sembra tranquillo.”
Ziva: “Anche troppo.” Borbottò.
McGee la ignorò e continuò a parlare al telefono con Gibbs.
Gibbs: “Il tempo di prepararci e domani saremo lì. Cercate di non mettervi nei guai.”
McGee: “ok Capo.” Concluse, ma Gibbs aveva già riattaccato il telefono.
Ziva e McGee scesero in mensa, visto che era ormai ora di cena. Superarono il tavolo a cui Kate e Sara stavano cenando e Ziva le salutò con un sorrisino sarcastico sulle labbra. Sara fece un salto sulla sedia.
Sara: “Non la sopporto quando fa così!”
Kate: “Blocca persino la telepatia. Sembra avere paura di noi.”
Tony: “Di che state parlando mie belle signore dai capelli di fuoco?” disse sedendosi al loro tavolo.
Sara: “Ziva.” disse borbottando.
Tony fece un sorrisino, poi si accorse che il volto di entrambe era atteggiato nella stessa identica espressione preoccupata.
Tony: “Che ha fatto stavolta?”
Kate: “Sa rendersi invisibile ai nostri poteri.”
Tony: “Ma come fa? Lei non è una mutante.”
Kate: “Deve aver ricevuto un addestramento speciale al Mossad.”
Sara: “E sai qual è la cosa che mi fa più rabbia?”
Tony: “Quale?”
Sara: “Che finchè esisterà gente come lei disposta a vivere ‘difendendosi’ da noi, noi dovremo nasconderci.”
Tony: “Ma lei non si difende da noi!”
Kate: “E come lo definiresti il suo modo di fare? Anche a me sta dando fastidio questo suo comportamento.”
Tony: “Secondo me state esagerando...”
Sara: “Beh sai quando i tuoi ti abbandonano perché sei mutante impari a renderti conto di quello che la gente pensa di te.”
Tony assunse un’espressione pensierosa.
Kate: “Tu dovresti saperlo bene quanto noi, visto quello che ti è successo con tuo padre.”
Tony: “Proverò a parlarle.”
Sara: “Lascia perdere tanto è più dura di un muro.”
Tony: “La conosco da parecchio tempo, so come prenderla.”
Kate: -Prepariamo i popcorn, secondo me sarà uno spettacolo indimenticabile!- disse telepaticamente alla sorella.
Sara: -Preparerò un balletto da cheerleader con le ragazze!- “Allora buona fortuna.”
Ziva: “Buona fortuna per cosa?” chiese avvicinandosi al tavolo.
Sara fece un altro salto sulla propria sedia e si innervosì. Già non la poteva vedere, non sentirla arrivare poi era ancora peggio.
Sara: “Affari nostri Dàvid” disse sbagliando volutamente la pronuncia.
Ziva: “Davìd” disse correggendola, poi “Tony quel professor Sawyer...”
Tony: “Xavier, non Sawyer come il personaggio di Lost.”
Ziva: “Si, quello li, ci ha messo a disposizione una stanza in disuso per lavorare.”
Tony: “Ok, vengo con te. Ci vediamo più tardi ragazze.” E la seguì fuori dalla stanza lasciando le gemelle sedute al loro tavolo.

Tony, Ziva e McGee lavoravano in silenzio. McGee si era collegato alla rete wireless della scuola e stava cercando dei file nel database dell’NCIS. Ziva stendeva un rapporto e Tony... beh Tony giocava a tetris sul proprio telefonino. Ziva alzò gli occhi dal foglio su cui scriveva e lo osservò con aria indagatrice. Tony sembrò quasi avvertire lo sguardo di Ziva su di sè, si raddrizzò sulla sedia, ma tuttavia non staccò gli occhi dal proprio cellulare.
Ziva: “Come diavolo fai?” chiese improvvisamente.
Tony: “A fare cosa?” chiese guardandola perplesso.
Ziva: “Ad essere così tranquillo.”
Tony: “Perché non dovrei esserlo?”
Ziva: “Sono tutti mutanti!”
Tony: “Sono persone come noi.”
Ziva: “Ma sono pericolosi! Hai visto il padre di Kate?”
Tony: “Tu sapresti essere più pericolosa di loro, e non sei una mutante.”
Ziva: “Ma io so controllarmi.”
Tony: “Senti Ziva, smettila! Tanto sai pure renderti invisibile a loro, quindi non fare storie!”
Ziva: “E tu come fai a saperlo?”
Tony: “Me l’ha detto Sara... E anche Kate.”
Ziva: “A beh, scusa se non voglio far sapere alla tua amichetta dove mi trovo in ogni momento!”
Tony stava per ribattere ferocemente quando McGee li interruppe.
McGee: “Ragazzi, dobbiamo lavorare.”
Ziva: “Giusto, lavorate.” Esclamò lanciando la penna sul tavolo ed uscendo di corsa dalla stanza.

Corse a testa bassa per il corridoio senza curarsi di dove stesse andando. Era furiosa con Tony: non faceva altro che difendere le gemelle, anche se una di loro era probabilmente la loro colpevole, e sembrava quasi nasconderle qualcosa. Di questo era quasi certa: c’era qualcosa che Tony non le diceva. Svoltò un angolo e sbattè pesantemente contro qualcuno.
..: “Attenta!”
Ziva: “Scusa, io non..” alzò la testa e si ritrovò davanti Warren che la guardava con un’espressione accigliata. Si rese conto che se avesse aspettato un secondo di più sarebbe scoppiata a piangere.
Warren: “Tutto ok?” chiese, notando la sua espressione.
Ziva: “Io... si. Cioè, no.”
Warren: “C’entra qualcosa il tuo collega?”
Ziva: “Tony è un cretino!”
Warren: “Sono d’accordo.”
Ziva: “Non fa altro che difendere Sara. Non lo sopporto!”
Warren: “Beh, lei fa lo stesso con lui, ma a sentire loro sono solo amici.”
Ziva: “Non mi stupirebbe se un giorno li trovassimo a letto insieme.”
Warren: “Tipico di Sara!”
Ziva: “Tipico di Tony!” Si accorse che avevano parlato all’unisono e sorrise.
Warren: “Va meglio?”
Ziva: “Si, direi di si.” rispose, mentre raggiungevano l’uscita della scuola.
Warren: “Ti piace volare Ziva?” chiese cambiando improvvisamente argomento.
Ziva: “Volare... intendi con l’aereo, o...?” e indicò le sue ali.
Warren: “Intendo VOLARE sul serio.”
Ziva: “Non lo so, non ho mai provato.”
Warren: “Ti piacerebbe provare?” chiese con un sorriso. Poi senza aspettare una risposta la prese in braccio e si innalzò in volo sopra il tetto...

Abby era nel suo laboratorio. In attesa dell'arrivo di Gibbs stava facendo alcune prove, esami del DNA e confronti tra questi. Per divertirsi aveva preso i campioni dei suoi colleghi e li aveva confrontati con quello di Sara Warfury.
Tutto normale, finchè non riscontrò un'anomalia: uno degli altri campioni risultava essere di un mutante. Fece la prova per quattro volte, ed ebbe sempre lo stesso risultato.
Abby: "Oh mio Dio..." disse, guardando la foto sullo schermo, che ritraeva il proprietario del DNA: Tony DiNozzo.
Spense di fretta il monitor non appena sentì la porta del laboratorio aprirsi.
Gibbs: "Sei pronta, Abby?" chiese, entrando di fretta "Dobbiamo arrivare a Westchester prima possibile."
Abby: "Sono pronta! Possiamo partire!" rispose, mettendosi la giacca e raggiungendo l'uomo.

Era quasi ora di pranzo, quando Kate sentì il rumore di un'auto che entrava in cortile. Curiosa, andò subito a controllare, trovandosi di fronte Gibbs ed Abby.
Kate: "Gibbs! Abby! Cosa ci fate qui?"
Gibbs: "Siamo qui per fare altre indagini. Abbiamo delle novità, e Ducky sta facendo altri controlli sui corpi; appena avrà dei risultati ci chiamerà. Intanto Abby è qui per fare dei test a tua sorella."
Intanto erano stati raggiunti anche da Tony, McGee e Ziva.
Tony: "Già di ritorno, Capo?" chiese, affiancando gli altri.
Gibbs: "Sì. Kate, puoi chiedere al vostro professore se ci sono delle stanze in più per me e per Abby? Dovremo restare qui qualche giorno."
Kate: "Già fatto, ha detto che non ci sono problemi. Vi accompagno subito alle vostre stanze."
Detto questo, li scortò alle loro camere, seguiti dagli altri tre, e poi li lasciò soli.
Mentre tornava di sotto, incrociò Logan.
Logan: "Che ci fa di nuovo qui il tuo Capo?" chiese, nervoso.
Kate: "Ha fatto altre indagini e deve verificare alcune cose... papà." disse, indugiano un po' sull'ultima parola.
L'uomo sorrise, poi insieme tornarono al piano inferiore.
Nel frattempo il gruppo aveva aggiornato Gibbs, e il Capo aveva dato nuove disposizioni.
Gibbs: "Per ora è tutto. Ci aggiorniamo a dopo che mi sarò fatto una doccia." e andò verso la sua stanza.
Anche gli altri andarono nelle loro stanze, ma Abby prima di entrare bloccò Tony, assicurandosi che gli altri non li vedessero.
Abby: "Tony, stamattina ho fatto delle analisi, e ho scoperto una cosa..."
Tony: "Che cosa?"
Abby: "Tu hai il gene mutante."
Tony: "Lo so. Sono uno di loro. L'hai detto al Capo?"
Abby: "No. Se non gliel'hai detto tu non vedo perchè devo dirglielo io. Comunque puoi starne certo che il tuo segreto è al sicuro con me."
Tony: "Grazie, Abby" rispose. Poi ognuno entrò nella propria camera.

   
 
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