Seduta sul suo letto Sara rifletteva su quanto era appena accaduto. Tutta la faccenda le appariva assurda e irreale: Warren che picchiava Tony perchè era convinto che lui le prendesse in giro. Le sfuggiva totalmente la ragione di questo suo comportamento ed era estremamente delusa dall’accaduto. E poi c’era Kate, che era incinta e che le aveva tenuto nascosto il fatto che stava con Matt, con il suo avvocato. Con lei era stata esagerata: certo, avrebbe dovuto dirglielo, ma in fondo forse ci aveva anche provato. Forse ci sarebbe riuscita se lei non l’avesse evitata da quando era partita per Washington. Esagerata ed egoista, quando aveva avuto bisogno di lei Kate c’era sempre stata. Non poteva pretendere che trascorresse tutta la vita con lei, anche se era sua sorella, la sua famiglia. C’erano tante persone che vivevano sole e lei, lì alla scuola, non poteva certo dire di esserlo. Quasi quasi quella storia poteva definirsi positiva, se non altro aveva fatto in modo che si rendesse conto di quanto tante volte non si accorgesse di quello che sua sorella faceva per lei. Recuperò dal fondo del comodino i suoi guanti di contenimento, che aveva tolto solo pochi mesi prima, e li infilò allacciandoli sopra il gomito come sempre. Si accorse con stupore che erano pesanti, ci si era abituata a tal punto che ormai non se ne rendeva più conto. Li odiava, ma dopo che aveva schiantato Warren sul muro di fronte alla porta della sua stanza si era resa conto che era inutile mentire a se stessa e dire che poteva fare senza. Senza di quelli il suo potere era totalmente fuori controllo. Raggiunse la camera di sua sorella e bussò alla porta.
Kate: "Che vuoi?" chiese, brusca. Era nel bel
mezzo di una crisi isterica.
Sara: "Senti... mi dispiace, ok?" disse,
entrando nella stanza.
Kate: "Lo so che sei gelosa. Credi che non l'abbia
capito?"
Sara: "Gelosa di cosa?
Kate: "Che io sono rimasta
incinta..."
Sara si sedette sul letto, accanto alla sorella.
Sara: "Non
vedo perchè dovrei. Comunque ero solo venuta a chiederti scusa per come mi sono
comportata, non sono stata molto... sensibile, diciamo. Ho pensato solo ai miei
problemi."
Kate stava di nuovo per mettersi a piangere.
Kate: "Io... mi
dispiace, avrei dovuto dirtelo, ma non sapevo come avresti reagito..."
Sara:
"Come dovrei reagire, Kate? E' una cosa normale... più o meno."
Kate: "Più o
meno?"
Sara: "Nel senso che non è che capiti tutti i giorni, ma fa parte
della vita, no?" spiegò.
Kate: "Sì, e a volte arriva quando meno te
l'aspetti... ma mi sento comunque in colpa..."
Sara: "Perchè?"
Kate:
"Perchè io sono rimasta incinta nel modo naturale, mentre tu non puoi, a meno
che non ricorri a una donatrice esterna."
Sara: "Ah, ti riferivi a questo.
Io... non ci pensavo proprio..." ma in realtà era da quando aveva avuto la
notizia che non faceva altro che pensarci: la sua sterilità le pesava parecchio
"E poi la cosa ha i suoi lati positivi: posso divertirmi quanto mi pare!"
sorrise.
Kate: "Sì: Bobby, Johnny, Peter prima che si mettesse con Kitty..."
li elencò, contandoli sulle dita.
Sara: "E' una lista lunga..." rise "Sai una
cosa? Ho fame. Che ne diresti di andare a mettere qualcosa sotto i
denti?"
Kate: "Effettivamente ho fame anche io."
Sara: "Tu devi mangiare
per due, sorellina!" disse, poggiandole una mano sulla pancia "Però ricordati:
niente caffè e birra, e stai tranquilla finchè non avrai terminato
l'allattamento."
Kate: "Uff... così mi togli le cose che mi piacciono di
più..." si lamentò.
Sara: "E' la regola: potrebbero far male al bambino."
concluse. Poi, a braccetto, scesero in mensa.
In un’altra ala della scuola, McGee e Ziva
erano incerti su come comportarsi.
Ziva: “Non mi sembra che sia necessario,
McGee! Continuiamo il nostro lavoro in questa maniera, no?” disse con
fervore.
McGee: “Ma se non lo facciamo, il Capo ci ucciderà!”
Ziva: “Se
gli telefoniamo e gli diciamo che ci hanno scoperti ci ucciderà
comunque.”
McGee: “Allora spiegami come facciamo a continuare il lavoro se
ormai ci hanno scoperti.”
Ziva: “Va bene, se insisti così tanto allora
telefona!”
McGee prese in mano il proprio cellulare e lo fissò con aria
infelice. Spostò lo sguardo su Ziva che gli rispose con un’alzata di spalle.
Finalmente si decise e compose il numero sulla tastiera.
..:
“Gibbs”
McGee: “Capo, sono McGee.”
Gibbs: “McGee cosa succede? Spero per
te che sia qualcosa di importante.”
McGee: “Si, ecco noi..” Ziva gli strappò
il telefono dalle mani.
Ziva: “Ci hanno scoperti.”
Gibbs: “Che
cosa?!”
Ziva: “Si, e sembra che lo avessero già fatto da tempo.. Hanno solo
aspettato il momento giusto per prenderci.”
Gibbs: “Questo ci complicherà
parecchio il lavoro. Comunque verrò li, così lavoreremo meglio e porterò con me
anche Abby; da alcuni file che sono riuscito ad ottenere dal Direttore sembra
che ci sia qualcosa di strano in quella scuola.”
Ziva: “Così strano da avere
bisogno di Abby?!”
Gibbs: “Voci di sentina affermano che il figlio di un
certo colonnello Striker fosse un mutante e che sia stato in quella scuola. Se
questo è vero...”
Ziva: “Questa scuola è piena di mutanti.” Concluse
restituendo il telefono a McGee.
Gibbs: “Non ne siamo sicuri, ma potrebbe
esserlo.”
McGee: “No, Capo, Ziva voleva dire che effettivamente lo
è.”
Gibbs: “Non abbiamo neanche prove che questi cosiddetti mutanti esistano
McGee, come fate a dirlo?”
McGee: “Perché li abbiamo visti Capo.. E anche
Kate è una di loro. Così come sua sorella.”
Gibbs: “lo sapevo, dannazione! E
DiNozzo che dice?”
McGee: “Tony sembra tranquillo.”
Ziva: “Anche troppo.”
Borbottò.
McGee la ignorò e continuò a parlare al telefono con
Gibbs.
Gibbs: “Il tempo di prepararci e domani saremo lì. Cercate di non
mettervi nei guai.”
McGee: “ok Capo.” Concluse, ma Gibbs aveva già
riattaccato il telefono.
Ziva e McGee scesero in mensa, visto che era ormai
ora di cena. Superarono il tavolo a cui Kate e Sara stavano cenando e Ziva le
salutò con un sorrisino sarcastico sulle labbra. Sara fece un salto sulla
sedia.
Sara: “Non la sopporto quando fa così!”
Kate: “Blocca persino la
telepatia. Sembra avere paura di noi.”
Tony: “Di che state parlando mie belle
signore dai capelli di fuoco?” disse sedendosi al loro tavolo.
Sara: “Ziva.”
disse borbottando.
Tony fece un sorrisino, poi si accorse che il volto di
entrambe era atteggiato nella stessa identica espressione preoccupata.
Tony:
“Che ha fatto stavolta?”
Kate: “Sa rendersi invisibile ai nostri
poteri.”
Tony: “Ma come fa? Lei non è una mutante.”
Kate: “Deve aver
ricevuto un addestramento speciale al Mossad.”
Sara: “E sai qual è la cosa
che mi fa più rabbia?”
Tony: “Quale?”
Sara: “Che finchè esisterà gente
come lei disposta a vivere ‘difendendosi’ da noi, noi dovremo
nasconderci.”
Tony: “Ma lei non si difende da noi!”
Kate: “E come lo
definiresti il suo modo di fare? Anche a me sta dando fastidio questo suo
comportamento.”
Tony: “Secondo me state esagerando...”
Sara: “Beh sai
quando i tuoi ti abbandonano perché sei mutante impari a renderti conto di
quello che la gente pensa di te.”
Tony assunse un’espressione
pensierosa.
Kate: “Tu dovresti saperlo bene quanto noi, visto quello che ti è
successo con tuo padre.”
Tony: “Proverò a parlarle.”
Sara: “Lascia perdere
tanto è più dura di un muro.”
Tony: “La conosco da parecchio tempo, so come
prenderla.”
Kate: -Prepariamo i popcorn, secondo me sarà uno spettacolo
indimenticabile!- disse telepaticamente alla sorella.
Sara: -Preparerò un
balletto da cheerleader con le ragazze!- “Allora buona fortuna.”
Ziva: “Buona
fortuna per cosa?” chiese avvicinandosi al tavolo.
Sara fece un altro salto
sulla propria sedia e si innervosì. Già non la poteva vedere, non sentirla
arrivare poi era ancora peggio.
Sara: “Affari nostri Dàvid” disse sbagliando
volutamente la pronuncia.
Ziva: “Davìd” disse correggendola, poi “Tony quel
professor Sawyer...”
Tony: “Xavier, non Sawyer come il personaggio di
Lost.”
Ziva: “Si, quello li, ci ha messo a disposizione una stanza in disuso
per lavorare.”
Tony: “Ok, vengo con te. Ci vediamo più tardi ragazze.” E la
seguì fuori dalla stanza lasciando le gemelle sedute al loro tavolo.
Tony, Ziva e McGee lavoravano in silenzio.
McGee si era collegato alla rete wireless della scuola e stava cercando dei file
nel database dell’NCIS. Ziva stendeva un rapporto e Tony... beh Tony giocava a
tetris sul proprio telefonino. Ziva alzò gli occhi dal foglio su cui scriveva e
lo osservò con aria indagatrice. Tony sembrò quasi avvertire lo sguardo di Ziva
su di sè, si raddrizzò sulla sedia, ma tuttavia non staccò gli occhi dal proprio
cellulare.
Ziva: “Come diavolo fai?” chiese improvvisamente.
Tony: “A fare
cosa?” chiese guardandola perplesso.
Ziva: “Ad essere così
tranquillo.”
Tony: “Perché non dovrei esserlo?”
Ziva: “Sono tutti
mutanti!”
Tony: “Sono persone come noi.”
Ziva: “Ma sono pericolosi! Hai
visto il padre di Kate?”
Tony: “Tu sapresti essere più pericolosa di loro, e
non sei una mutante.”
Ziva: “Ma io so controllarmi.”
Tony: “Senti Ziva,
smettila! Tanto sai pure renderti invisibile a loro, quindi non fare
storie!”
Ziva: “E tu come fai a saperlo?”
Tony: “Me l’ha detto Sara... E
anche Kate.”
Ziva: “A beh, scusa se non voglio far sapere alla tua amichetta
dove mi trovo in ogni momento!”
Tony stava per ribattere ferocemente quando
McGee li interruppe.
McGee: “Ragazzi, dobbiamo lavorare.”
Ziva: “Giusto,
lavorate.” Esclamò lanciando la penna sul tavolo ed uscendo di corsa dalla stanza.
Corse a testa bassa per il corridoio senza
curarsi di dove stesse andando. Era furiosa con Tony: non faceva altro che
difendere le gemelle, anche se una di loro era probabilmente la loro colpevole,
e sembrava quasi nasconderle qualcosa. Di questo era quasi certa: c’era qualcosa
che Tony non le diceva. Svoltò un angolo e sbattè pesantemente contro
qualcuno.
..: “Attenta!”
Ziva: “Scusa, io non..” alzò la testa e si
ritrovò davanti Warren che la guardava con un’espressione accigliata. Si rese
conto che se avesse aspettato un secondo di più sarebbe scoppiata a
piangere.
Warren: “Tutto ok?” chiese, notando la sua espressione.
Ziva:
“Io... si. Cioè, no.”
Warren: “C’entra qualcosa il tuo collega?”
Ziva:
“Tony è un cretino!”
Warren: “Sono d’accordo.”
Ziva: “Non fa altro che
difendere Sara. Non lo sopporto!”
Warren: “Beh, lei fa lo stesso con lui, ma
a sentire loro sono solo amici.”
Ziva: “Non mi stupirebbe se un giorno li
trovassimo a letto insieme.”
Warren: “Tipico di Sara!”
Ziva: “Tipico di
Tony!” Si accorse che avevano parlato all’unisono e sorrise.
Warren: “Va
meglio?”
Ziva: “Si, direi di si.” rispose, mentre raggiungevano l’uscita
della scuola.
Warren: “Ti piace volare Ziva?” chiese cambiando
improvvisamente argomento.
Ziva: “Volare... intendi con l’aereo, o...?” e
indicò le sue ali.
Warren: “Intendo VOLARE sul serio.”
Ziva: “Non lo so,
non ho mai provato.”
Warren: “Ti piacerebbe provare?” chiese con un sorriso.
Poi senza aspettare una risposta la prese in braccio e si innalzò in volo sopra il tetto...
Abby era nel suo laboratorio. In attesa
dell'arrivo di Gibbs stava facendo alcune prove, esami del DNA e confronti tra
questi. Per divertirsi aveva preso i campioni dei suoi colleghi e li aveva
confrontati con quello di Sara Warfury.
Tutto normale, finchè non riscontrò
un'anomalia: uno degli altri campioni risultava essere di un mutante. Fece la
prova per quattro volte, ed ebbe sempre lo stesso risultato.
Abby: "Oh mio
Dio..." disse, guardando la foto sullo schermo, che ritraeva il proprietario del
DNA: Tony DiNozzo.
Spense di fretta il monitor non appena sentì la porta del
laboratorio aprirsi.
Gibbs: "Sei pronta, Abby?" chiese, entrando di fretta
"Dobbiamo arrivare a Westchester prima possibile."
Abby: "Sono pronta!
Possiamo partire!" rispose, mettendosi la giacca e raggiungendo l'uomo.
Era quasi ora di pranzo, quando Kate sentì il
rumore di un'auto che entrava in cortile. Curiosa, andò subito a controllare,
trovandosi di fronte Gibbs ed Abby.
Kate: "Gibbs! Abby! Cosa ci fate
qui?"
Gibbs: "Siamo qui per fare altre indagini. Abbiamo delle novità, e
Ducky sta facendo altri controlli sui corpi; appena avrà dei risultati ci
chiamerà. Intanto Abby è qui per fare dei test a tua sorella."
Intanto erano
stati raggiunti anche da Tony, McGee e Ziva.
Tony: "Già di ritorno, Capo?"
chiese, affiancando gli altri.
Gibbs: "Sì. Kate, puoi chiedere al vostro
professore se ci sono delle stanze in più per me e per Abby? Dovremo restare qui
qualche giorno."
Kate: "Già fatto, ha detto che non ci sono problemi. Vi
accompagno subito alle vostre stanze."
Detto questo, li scortò alle loro
camere, seguiti dagli altri tre, e poi li lasciò soli.
Mentre tornava di
sotto, incrociò Logan.
Logan: "Che ci fa di nuovo qui il tuo Capo?" chiese,
nervoso.
Kate: "Ha fatto altre indagini e deve verificare alcune cose...
papà." disse, indugiano un po' sull'ultima parola.
L'uomo sorrise, poi
insieme tornarono al piano inferiore.
Nel frattempo il gruppo aveva
aggiornato Gibbs, e il Capo aveva dato nuove disposizioni.
Gibbs: "Per ora è
tutto. Ci aggiorniamo a dopo che mi sarò fatto una doccia." e andò verso la sua
stanza.
Anche gli altri andarono nelle loro stanze, ma Abby prima di entrare
bloccò Tony, assicurandosi che gli altri non li vedessero.
Abby: "Tony,
stamattina ho fatto delle analisi, e ho scoperto una cosa..."
Tony: "Che
cosa?"
Abby: "Tu hai il gene mutante."
Tony: "Lo so. Sono uno di loro.
L'hai detto al Capo?"
Abby: "No. Se non gliel'hai detto tu non vedo perchè
devo dirglielo io. Comunque puoi starne certo che il tuo segreto è al sicuro con
me."
Tony: "Grazie, Abby" rispose. Poi ognuno entrò nella propria camera.