Film > Un mostro a Parigi
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Autore: Claudia Ponto    30/04/2013    2 recensioni
Lucille è una cantante scontrosa e vanitosa.
Si sente migliore di tutti e questo causa a lei un isolamento dalle altre persone. Canta di gioia, ma nel suo cuore non vi è nulla di questo sentimento. Ma forse una sera, in compagnia del suo "peggior nemico" Raoul, un incontro mostruoso potrebbe aiutarla ad intraprendere un cammino per la ricercà della felicità
AVVISO: ho deciso di riscrivere completamente dall'inizio la Fiction Monster Heart: a causa di mancanza di ispirazione che mi impedisce di proseguirla come vorrei, ho deciso di cambiarla drasticamente. modificherò tutto: dalla trama in generale al genere di storia, il rating (se necessario) e il ruolo dei personaggi.
chiedo scusa ai lettori che hanno commentato fino adesso, ma sto soffrendo nel non riuscire a continuare questa fiction su un film che adoro sul serio
Genere: Fluff, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Francœur, Lucille, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Capitolo 9: Fuga
 
Nella stanza in cui Lucille aveva giaciuto addormentata, un carillon smise di colpo di suonare.
Nella foga del risveglio la ragazza aveva dato un pugno all’oggetto che, cadendo a terra, si rupe in molti pezzi… e costringendo la persona che vegliava sul suo sonno ad arretrare e sparire.
Lucille strabuzzò gli occhi: la festa e Maynott erano scomparsi… il sole brillava all’esterno delle finestre e l’orologio indicava che erano ancora le 10:20… lo stesso orario con cui aveva concluso la conversazione con Maynott quando era venuta a trovarla.
 
L’intera giornata non era mai trascorsa.
Com’era possibile?
 
L’unica diversità era cosa si trovava intorno a lei: vecchi giochi di quando era bambina, oggetti personali dell’età della maturità e piccoli tesori che rappresentavano ricordi importanti. Quanti ricordi le raccontavano, ma non dovevano essere lì, il loro posto era all’interno di un baule dove nessuno poteva prenderli e rovinarli… a Parigi.
Fu allora che si sentì rabbrividire: non era sola in camera.
Per quanta luce ci fosse e lo spazio fosse limitato, era sicura che si nascondesse una presenza di cattiva finalità. D’istinto prese una bambola di porcellana che sollevò come una mazza, con cautela si indirizzò verso l’uscita tentando di individuare qualcuno appostato nei posti più strani della stanza. Fu allora che la porta si aprì, subito lei gettò il suo giocattolo in testa al Prefetto, spaccando la delicata superficie di rosa pittura che le dava forma.
<< Madame Lucille?! Si può sapere cosa le è preso?! >> le disse dolorante.
La cantante non era convinta di cosa voler dire, ma non si sentiva in colpa per l’errore commesso.
<< Non ne ho la più pallida idea! Ma di certo lei è l’ultima persona a cui darò spiegazioni! >> disse energica, uscendo definitamente.
L’uomo tentò di fermarla chiedendo insistentemente delle spiegazioni, inseguendola per tutto il paese barcollando e tenendosi la testa che stava diventando violacea nel punto d’impatto; lei però non si voltò, continuando a camminare: la sua destinazione la prigione.
<< Questo comportamento è inadeguato! Pretendo una spiegazione! >> disse il Prefetto, riuscendo ad afferrarla per un braccio.
<< Non voglio parlare con lei, razza di pervertito! Ho capito che non è un gentil’uomo come mi ha fatto credere! è solo un maniaco che mi ha blandito con regali e complimenti! >> replicò lei, cercando di liberarsi.
<< Sta dicendo solo follie! Le ordino di piantarla o dovrò prendere seri provvedimenti! >>
Maynott stava mostrando finalmente il suo vero volto, Lucille si sentiva sempre più arrabbiata alla consapevolezza di essere stata presa in giro. Se fosse stata più forte avrebbe preso a calci quell’uomo, purtroppo lui era più muscolo e non era difficile usare una mano sola per farle male; trascinandola via come un qualunque criminale mentre le stilava tutta una lista di ordini che lui pretendeva che venissero rispettati con ferrea severità. La sua voce era molto minacciosa, non c’era più cordialità nei suoi gesti e parole e forse sarebbe passato a fatti più bruschi se…
…se ad un tratto non apparve Raoul ferito e sanguinante.
 
Lo stupore della sua apparizione permise a Raoul di colpire con una mazza Maynott e metterlo KO mentre lo fissava scioccato.
Messo al tappeto, l’inventore potè lasciar l’arma e tirare un sospiro di sollievo, massaggiandosi la schiena che pareva scricchiolare.
Si rese conto solo dopo un po’ di Lucille, gli occhi talmente sgranati da far sparire il verde delle iridi; abbozzò un sorriso e tentò di darsi una sistemata pettinandosi i capelli e pulendosi quanto più possibile dalle tracce di sangue. La cantate gli saltò letteralmente addosso, abbracciandolo forte e baciandolo appassionatamente, incredula alla meravigliosa visione che aveva di fronte.
<< Credevo che fossi morto! >>
<< Lo pensavo anche io, ma ti spiegherò tutto dopo! Dobbiamo andare via da qui! Siamo in pericolo! >>
<< Pericolo? Ma sei hai messo il Prefetto fuori gioco! Sei stato fantastico! >>
<< Grazie per il complimento, ma io mi riferisco a qualcosa di peggio, e cioè a chi mi ha tentato di farmi la pelle! Andiamo! Emile ci aspetta! >>
 
                                                                                  ****
Francoeur si sentiva esiliato dal mondo intero.
Si trovava nell’ultima cella, incatenato come una bestia.
Starsene chiuso in quel minuscolo spazio che era la sua cella, ricoperta di polvere e segni di precedenti incarcerati, quel che ben poco era rimasto della sua vita stava fluendo via.
Il tempo veniva scandito solo dagli insulti delle guardie, la maggior parte con lanci di oggetti da cui non si poteva evitare a causa delle pesanti catene che lo bloccavano.
Per consolarsi cantava sottovoce, stringendo tra le zampe i lembi dei vestiti, sbirciando dall’uscio della cella temendo l’arrivo di Maynott.
Non poteva fare a meno di pensarci, quell’uomo trasudava pericolo e gli aveva promesso, quando l’aveva arrestato, che avrebbe fatto tante cose tremende nei suoi riguardi.
Anche Lucille era in pericolo, ne era certo, se avesse potuto si sarebbe precipitato fuori da lì per andare a salvarla, ma era prigioniero e non poteva far nulla. Trattenne il fiato quando si sentì chiamare, temeva che quell’uomo tanto terribile fosse appena entrato per torturarlo per lunghe ore, i lividi da lui provocati erano un ricordo ancora vivido.
La faccia di Emile apparve dal bordo della finestrella, l’insetto si irrigidì nel suo angolo per la sorpresa.
Gli parve di sentire una musica di vittoria, l’atmosfera si sentiva più leggera, quell’uomo era una speranza di salvezza.
Quando i due si incrociarono l’insetto dovette trattenersi per non attirare l’attenzione dei suoi carcerieri.
 
Emile riuscì ad avvicinarsi alla prigione locale senza destare sospetti.
Gli uomini di Maynott erano all’interno che perdevano tempo giocando a carte, ben lontani dall’essere ligi nel loro lavoro.
Fece il giro largo il giornalista, raggiungendo la parte posteriore dell’edificio da cui le finestre delle celle si affacciavano, il professore Amber all’interno di un furgone che faceva da palo nella zona frontale.
La struttura era piccola, assomigliava ad un magazzino e contava almeno 5 celle, solo una era occupata e proprio lì Francoeur era rinchiuso.
Si scatenò una breve una discussione tra le guardie, allarmato Emile si appoggiò alla parete che appariva come un nascondiglio sicuro;  ascoltando attentamente le parole si rassicurò quando di rese conto che gli uomini stavano solo discutendo sulle carte vincenti di un collega che pareva essere stato troppo fortunato, secondo le accuse degli altri.
Recuperata la calma il giornalista riprese il lavoro, rivolgendo ogni tanto una preghiera al signore: l’ometto gli passò un mazzo di chiavi che servirono ad aprire le sue manette, assicurando che in pochi minuti lo avrebbero fatto uscire da quel posto orribile. Non diede altre istruzioni, sparì di nuovo per ricomparire poco dopo all’interno della prigione, salutando cordialmente il gruppo di poliziotti che lo accolsero con un grave silenzio.
Riuscì a strappargli un sorriso quando offrì da bere: le bottiglie di vino che gli regalò si svuotarono velocemente, brilli gli uomini parlarono e si comportarono in modo idiota, distratti dall’ubriachezza non notarono Emile che prendeva il mazzo di chiavi e si allontanava di soppiatto, cominciando a contare il tempo che rimaneva prima che crollassero per il sonno.
Uno dopo l’altro i carcerieri caddero in un sonno profondo.
Senza occhi a fissarlo sfruttò le chiavi per aprire la cella di Francoeur, liberandolo finalmente.
Quando uscirono dalla prigione il Professor Amber avviò l’auto e caricò a bordo i fuggitivi, guidò a tutta velocità zigzagando tra le vie della città fino a quando non si fermò di nuovo per caricare, stavolta, Lucille e Raoul.
 
Riuniti, il gruppo non potè che gioire.
Erano come amici di vecchia data che si rincontravano dopo tanti anni di lontananza.
 
<< Spero che adesso mi concediate una spiegazione. Io non ci sto capendo più nulla. >> disse Lucille.
<< Nemmeno noi sappiamo spiegare perfettamente quello che è successo, ma su una cosa siamo tutti certi: Maynott è un bastardo, è lui che voleva la mia morte. >> le rispose Raoul.
<< è questo perchè? Solo per catturare il “mostro”? >>
<< No Lucille, non è solo una questione di mostri. In mezzo c’è dell’altro che definire assurdo è dir poco… il pericolo di cui il nostro amico insetto ha provato ad avvisarci. >>
Mentre il camioncino procedeva veloce e traballante, l’inventore e il giornalista raccontarono una storia incredibile che la cantante ascoltò senza farsi venire ombra di dubbio.
Tutto cominciò nel momento del presunto omicidio di Raoul.
Emile era certo che si era trattato di una montatura, il suo migliore amico non poteva essere davvero morto e probabilmente non poteva trattarsi di Francoeur “l’omicida” perché in quell’insetto c’era tutto tranne che male.
Lucille era stata l’unica a vedere qualcosa, avrebbe voluto parlargli e avere una spiegazione dal suo punto di vista, avvicinarsi però era stato impossibile, il Prefetto le stato perennemente accanto e proprio lui che gli aveva sparato… bè… gli aveva fatto passare ogni briciola di coraggio.
Qualunque piano stesse macchinando non presagiva nulla di buono.
Doveva scoprire che cosa stava accadendo dietro quella faccenda, prima che le cose peggiorassero.
<< Io e il Professore ci siamo nascosti subito dopo il fatto. Alcune guardie stavano venendo a prenderci con l’accusa di essere complici dell’omicidio, eravamo pronti a difenderci ma abbiamo sentito che eravamo anche accusati di traffici e complotti assurdi… a quel punto era chiaro che nulla quadrava. >>
<< Dovevamo assolutamente far qualcosa, quell’uomo era corrotto e non avevamo dubbi! Ma dovevamo agire in modo da non essere controproducenti, prima era necessario capire che cosa sta realmente accadendo. >>
<< E ci siete riusciti? >>
<< Si… ma sarà meglio che te lo spieghi Raoul. è grazie a lui che siamo giunti alla verità. >>
L’inventore si fece serio, il suo sguardo fino a quel momento sempre rivolto all’amata si spostò verso un taglio profondo che aveva ad entrambe mani, chiudendole lentamente per non rischiare di farsi male.
Prese un respiro profondo e raccontò la sua esperienza.
Il giorno in cui si era attentato alla sua morte, Francoeur era venuto da lui per confessargli una cosa che non aveva mai rivelato per paura di subire del male. Non si era reso conto che c’era stato uno scambio di persona: quel Francoeur non era chi voleva far credere di essere; in realtà era un individuo molto pericoloso che confrontato con Maynott, e i suoi seri problemi mentali, era il diavolo in persona.
<< Mi ha aggredito alle spalle, solo allora ha gettato la maschera: quando mi sono reso conto di chi si trattasse davvero… bè… avrebbe preferito svenire del tutto piuttosto che essere alla sua mercè. Mi sono reso conto che voleva farmi davvero male. >> disse con repressa paura l’inventore.
<< Ho provato a difendermi, ma non sono stato in grado di tenere testa alla sua furia. Ha fatto di tutto per ferirmi, sia fisicamente che psicologicamente… mi ha detto che anche tu Lucille, avresti avuto una sua visita…. o mio dio… quanto sono stato male in quel momento. >>
Lucille lo abbracciò, poggiando le sue labbra sulla sua fronte come un modo per guarire dallo stress. Lui ricambiò il gesto, accarezzandole le guancie per cercare di ottenere il sollievo del tiepido calore che emanavano, recuperando il controllo delle proprie emozioni e riuscendo così a proseguire la sua parte di racconto.
<< Ha detto che ci aveva inseguito… che ci voleva far quel male… perché voleva uccidere Francoeur, era quella sua la sua ossessione. Lo ripetè all’infinito, suonava ormai come l’unica ragione di vita che gli restava. >>
<< Cioè era tutto premeditato fin dall’inizio solo per lui? >>
<< Questo è quello che ha detto. Ma il perchè sia fissato con lui non l’ha detto. >>
Raoul prese fiato, quasi come se avesse appena compiuto uno sforzo enorme.
Ora tante cose erano chiare, altri dubbi però persistevano, come il fatto che Lucille avesse vissuto una illusione realistica di una giornata fatta di vizi e ricchezze… e poi perché Francoeur era al centro di quella storia incasinata? A quel punto era chiaro che non si basasse più sul suo aspetto fisico…
 
<< Grande Giove! >>
Frenò così bruscamente il Professor Amber che i viaggiatori si trovarono quasi catapultati sul parabrezza.
Davanti a loro, a 100 metri, Maynott bloccava la strada insieme ad un folto gruppo di poliziotti armati di fucili: Maynott si arricciò i sottili baffi con un beffardo sorriso, la testa fasciata dopo che la ragazza lo aveva colpito con il suo giocattolo, fece un passo in avanti per staccarsi dai suoi uomini e si rivolse ai fuggiaschi.
<< Professor Amber! Emile de Lagazette! Siete in arresto per aver liberato un pericolo soggetto e complici aver attentato alla vita della cantante Lucille Paradise! Scendete dal veicolo con le mani bene in vista o apriremo il fuoco! >>
<< Cosa?! Ma quello è davvero un bastardo! >> disse furioso Raoul.
<< Che facciamo adesso? Come ci comportiamo? >> disse lo scienziato agitato.
<< Non fate niente, ci spareranno comunque. >> disse Lucille ben convinta della cosa.
<< O cielo… siamo in trappola. Cosa facciamo ora? >>
<< Non ne ho la più pallida idea Professore. >>
Proprio in quel momento Francoeur scese dal camioncino e si mise davanti ad esso.
Spaventati gli amici tentarono di riportarlo dentro mentre la polizia sollevava le armi intimorita dalla sua improvvisa apparizione. Nemmeno il Prefetto si aspettò un gesto simile, si trattenne dall’esternare sorpresa e si armò anche lui, minacciando l’insetto di sparargli alla testa se non avesse seguito i suoi ordini.
La creatura però aveva tutt’altro che intenzione di ascoltare quell’uomo, i suoi grandi occhi quasi scintillavano e i vibravano i lunghi peli sul dorso della sua schiena come quelli di un gatto minacciato da qualcosa.
Fu allora che si voltò per un attimo verso gli umani, facendo loro l’occhiolino.
Senza preavviso Francoeur lanciò un urlo stridulo che quasi spaccò i timpani, corse incontro ai poliziotti con le braccia alzate i quali cominciarono a sparare come forsennati fino all’ultimo proiettile, realizzando solo all’ultimo che questi non gli avevano fatto un graffio: erano tutti ribalzati sulla sua pelle.
Scapparono le guardie, i ritardatari furono travolti dalla sua furia senza pietà, ricavando ossa rotte e contusioni, Francoeur non fece nemmeno caso alle sue azioni quando si avventò contro i poliziotti, il desiderio di vendicare chi l’aveva aiuto era troppo grande.
Con quella confusione il gruppo non potè che approfittarne per scappare, Maynott che sparò contro di loro cercando di fermarli.
<< VI AMMAZZERÒ TUTTI! >> urlò
<< E NOI TI RINCHIUDEREMO IN MANICOMIO! >> gli rispose Raoul, lanciandogli addosso una provetta di vetro contenente un liquido che esplose non appena si ruppe.
<< Salta a bordo Francoeur! >> urlò Emile.
Con un balzo l’insetto riuscì a tornare a bordo del veicolo in movimento, accolto dalle braccia degli amici che gli ripetevano quanto fosse stato coraggioso quel suo gesto e pregandolo di non farlo mai più; l’insetto aveva recuperato la ragione e fece capire che avrebbe fatto come richiesto. D’altra parte, anche se avesse voluto ripetere quella cosa non avrebbe potuto: stava perdendo troppo sangue.
 
                                                                                  ****
Maynott non riusciva a credere ai suoi occhi, come poteva essere caduto così in basso da non riuscire ad uccidere un insetto?
Il suo collega gli aveva assicurato che tutto sarebbe andato bene per lui come previsto.
Perché allora non gli aveva facilitato la strada?
A niente erano serviti gli interventi effettuati come togliere di mezzo l’inventore fallito o i suoi amici, nemmeno corrompere Lucille e riportarla dalla sua parte era servito.
Ma perché?!
<< Sono contrariato. >> tuonò la voce familiare del suo collega.
Lo fissava gelido, questo significava gran brutte cose, le peggiori che potesse immaginare
<< Siamo sinceri, hai perso il tuo talento. >>
<< Non è vero! Io stavo…. !>>
La rabbia esplose in un attimo, l’individuo trafisse al cuore il Prefetto senza esitazione.
<< La nostra collaborazione finisce qui Maynott.>>
  
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