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Autore: Antony_    01/05/2013    1 recensioni
La mia storia inizia da una sfida.
Sfida che, stupidamente, ho accettato una noiosa mattinata di scuola.
Con la mia compagna di banco.
Ora che ci penso, quasi tornerei indietro. Quasi.
Avevo promesso qualcosa di pericoloso, estremamente pericoloso e avevo giurato che avrei combattuto per ciò in cui credevo, quello che propriamente, la maggior parte delle persone chiama il proprio ideale, comunque, avrei combattuto e, se fosse stato necessario, sarei morta.
Promessa da coglioni, vero? Me ne accorgo ora, ma ora è troppo tardi.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 18

Il sindaco tornò.

Ricordatevi che domani dovrete tutti presentarvi davanti al Duomo– disse.

Cosa sarebbe capitato? Cosa potevo fare io contro la Chiesa? Niente. Una risposta sempli­ce e concisa.

Inclinai la testa di lato e vidi due occhietti vispi,tanto dolci da scaldare il mio cuore di pie­tra. Fiammetta. La osservai incapace di dire niente, mi si era formato un groppo in gola, come avrebbe reagito una bambina sapendo di essere rinchiusa senza avere nemmeno co­nosciuto il cielo?

Forse meglio di noi, che siamo state catturate e buttate in una gabbia senza rimpianti, noi che abbiamo conosciuto la libertà! 'Mi mancherà la felicità...'.

Non ti arrendere– sussurrò Fiammetta.

Come faccio? Sono solo una ragazza, una sola–

Anche il Papa è uno solo–

E' vero,– confermai –ma lui è pazzo–

Perché tu credi di essere normale?– ridacchiò.

Quella ragazzina pareva onnisciente, mi conosceva meglio di quanto io conoscessi me stes­sa.

Rimasi a bocca asciutta.

Tu cosa vuoi diventare da grande?– mi chiese.

Non lo so... forse... non lo so– effettivamente non ci avevo mai pensato: amavo i libri, ma non avevo mai provato a scrivere, quello in cui ero brava era filosofia, ma non potevo certo diventare filosofa.

Io lo so cosa vuoi diventare: tu vuoi diventare libera, un'avventuriera, una specie di India­na Jones–

Ma quello non è un lavoro, piccola– dissi e subito me ne pentii. Stavo parlando come mio padre, stavo parlando come un adulto, un cinico adulto. Lei mi guardò con malinconia mi­sta a delusione.

Io ti credevo pazza,– iniziò a infilare la lama –ma, invece, sei normale, come tutti gli altri- e girò il coltello nella piaga.

Era incredibile, l'unica volta che qualcuno mi amava per quella che ero, diventavo cinica. Stavo perdendo il mio “tinnulo campanello”, quella sfrontata bambina che viveva in sim­biosi con me e che io avevo sempre ascoltato. Non avrei mai permesso che quella bambina diventasse una voce arrochita dagli anni e dai pensieri consoni ad un adulto.

Io voglio fare qualcosa, Fiammetta, ma non so cosa...– mi guardò peggio di prima.

'Devo seguire il mio tinnulo campanello' mi dissi.

Non ci dobbiamo fermare Fiammetta, dobbiamo continuare la nostra sommossa contro il Papa, continueremo e vinceremo. Vinceremo perché noi donne e anche gli uomini hanno diritto ad un futuro migliore–

Come farai ora che ti possono condannare per stregoneria quando vogliono?– ci pensai un momento. Riflettere non serviva, niente mi affiorava alla mente! Chi avrebbe seguito una rivolta se fosse stato sicuro che, facendolo, sarebbe andato dritto su di un rogo?! Fiammetta aspettava una risposta.

Non lo so... oh, ma lo saprò presto, stanne certa– e le sorrisi, ma trovare una soluzione in simili condizioni non sarebbe stato di certo facile.

 

Tornai a casa più sconsolata che mai, Debby si tratteneva per non piangere, era facile capi­re che era una persona molto emotiva. Una di quelle persone alle cui la gente riserba le mi­gliori attenzioni. Lei era sempre consolata e coccolata. Io, al contrario, venivo sempre vista come qualcuno che sapeva badare a sé stessa e lo ero, cresciuta con un padre che nemmeno mi guardava, ma questo non voleva dire che non desiderassi un po' d'affetto, di dolcezza. La vita non aiuta mai chi appare più forte degli altri, molto spesso le persone ti disprezza­no, t'invidiano, ti odiano, ti ammirano, ma non fanno mai un passo nella tua direzione.

Ma, io credo, che non esistano persone forti e persone deboli. Io credo che sia solo un'ap­parenza. Ognuno di noi saprebbe vivere da solo, chi più chi meno e ognuno di noi ha biso­gno di amore. Non siamo fatti con uno stampino e le emozioni contrastano fin troppo spes­so dentro di noi.

Debby non era l'unica che voleva piangere. Io, però, riuscivo a trattenermi, Debby non si piangeva addosso, ma non riusciva a fermarsi. Era tremendamente emotiva. Mentre le la­crime le scorrevano lei cercava una via di fuga, così mentre gli ingranaggi del mio cervello lavoravano strenuamente, io ero distrutta e il cuore pompava sangue al ritmo di rock.

Guido, che ci aveva trovate prontamente, consolava Debby e Diego Fiammetta. Ed io? Io non avevo alcun bisogno di sentire parole gentili, io ero una dura.

Emisi un risolino nervoso. Nessuno se ne accorse.

Tornate a casa io e Debby stavamo sedute per terra, circondate da libri e parlavamo senza sosta con delle fette biscottate che ci accompagnavano riempendoci lo stomaco.

Come facciamo, Ronny? Abbiamo studiato tutti questi anni per tornare a scuola, non po­terci laureare e andare in fabbrica?– sui giornali avevamo trovato scritto che saremmo tut­ti (quelli che potevano) tornati a scuola il lunedì dopo.

No–

Appunto, quindi fatti venire un'idea!–

Ehi, non sono l'unico essere pensante qui, giusto per puntualizzare– dissi, però, non ave­vo idee, quale donna sarebbe stata disposta a morire pur di non lavorare in una fabbrica? Esi­stevano delle donne deboli. E quale uomo sarebbe stato disposto a morire per una don­na? Esistevano anche degli uomini deboli.

Allora cosa potevo fare? Il dolore, la frustrazione stavano prendendo il sopravvento.

'Io non voglio vivere la mia vita come una schiava, non voglio che Fiammetta finisca per essere solo una ragazza sfruttata come tante.' i pensieri mi s'ingarbugliavano in testa come fili sottilissimi in una tela, come un insetto nella ragnatela di un ragno! E la paura cresceva e con questa l'angoscia. Il macigno sul mio cuore pesava diverse tonnellate, deglutire era diventata un'impresa ardua.

Non c'era rimedio! Non c'era soluzione! Non potevamo insorgere, non avremmo mai vin­to!

Non piangere, Ronny!– Debby era preoccupatissima. Già, io non potevo piangere, ma io non ero niente, solo una pazza, una pazza con la mente vuota.

Troveremo una soluzione– mi disse. Essere confortata era confortevole, consolatorio, ma non mi piaceva. Mi sentivo così inutile, piangere non avrebbe aiutato...

Stetti vario tempo a riflettere e più mi concentravo, più avevo voglia di rompere tutto, d'in­cendiare tutte le Bibbie e tutti i crocifissi...

Fiamme! Fiamme! Fuoco! Ecco la soluzione!

Dobbiamo incendiare le fabbriche! Dobbiamo scrivere giornali e pubblicarli! Dobbiamo essere dei partigiani!–

Che?–

L'unico modo per combattere ciò che stanno costruendo è distruggerglielo! Lo faremo in modo pacifico, quando tutti saranno andati a casa, non morirà nessuno, saranno come dei gesti d'avvertimento, minacce che non avranno un seguito–

Dei protestanti, un qualcosa di segreto–

Sì! Ma noi non ci limiteremo a nasconderci, noi... noi reagiremo!–

Sembra un'idea riciclata... insomma, stiamo solo copiando i partigiani, con un po' più di azione–

Loro hanno vinto. Vuoi vincere o vuoi essere originale. No perché altrimenti ti posso or­ganizzare il rogo con i fuochi d'artificio al posto delle fiamme!– ed eccolo il sarcasmo con cui esco da ogni situazione spiacevole.

Ok. Resta il fatto che sarà difficile–

Le idee semplici non sono il mio forte, questa è l'idea che mi è balzata, se non ti sta bene pensane una tu. O devo fare sempre tutto io?! Tu stai lì a piagnucolare senza fare niente e io dovrei trovare un qualcosa di migliore da organizzare! Scusa, ma io non voglio essere una serva per il resto della vita, e sono disposta a mettere a ferro e fuoco ogni proprietà della Chiesa per questo. Se tu non la pensi così fai le tue maledette manifestazioni pacifiche e muori–.

Debby era scioccata, non l'avevo mai trattata così, mi dispiaceva, ma ero nervosa ed ero una persona come lei, non un robot da combattimento.

Scusa...–

Hai ragione tu. Io ho solo pianto, mentre tu ti stai impegnando davvero. Forse t'intralcio solamente– proclamò fredda e se ne andò lasciandomi sola tra tutti quei libri dove il corag­gio, l'astuzia e la cattiveria non avevano mai intaccato un'amicizia. E, per la prima volta, vidi che ormai avevo assoluto bisogno di altre persone per stare bene.

   
 
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