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Autore: darkimera    20/11/2007    0 recensioni
Il filo della vendetta muoverà ogni singola bambola...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap

Cap. 1 Il primo attacco

Oramai erano passati più di 30 anni da quella strage e quasi nessuno ne conservava più il ricordo. La vita trascorreva tranquilla ad Anjelim, sembrava che le cause che affliggevano molti dei paesi confinanti, quali la malattia, la carestia e la guerra, non volessero minimamente interessarsi di quel paese, dove tutto sembrava ben organizzato. Le donne dovevano occuparsi della casa, occuparsi dei propri figli e aiutare, se necessario, l’uomo nei campi; quelle più dotate di energia spirituale spesso sceglievano di divenire sacerdotesse dell’Acqua o della Terra. Gli uomini potevano occuparsi del lavoro a loro più congeniale, purché fosse d’aiuto alla comunità; anche loro secondo la forza della loro energia spirituale potevano scegliere se diventare sacerdoti del Fuoco o dell’Aria; se non prendevano né l’una né l’altra strada venivano arruolati come soldati. I bambini non avevano lavori specifici e dovevano solo aiutare i genitori; gli anziani, in fine, dovevano occuparsi di tramandare le antiche tradizioni. La popolazione era divisa in classi: la più importante era la classe dei nobili, quindi quella dei sacerdoti e delle sacerdotesse, poi veniva il popolo e infine i soldati. Nonostante questo schema, però, la gente viveva senza sentirsi in dovere di rispettarlo.

Erano appena entrati nell’autunno, o stagione di Kaze, dio del vento che adoravano insieme agli altri suoi fratelli: Aeg, la terra, che dominava la primavera; Taiyou, il fuoco, che dominava l’estate; e Shui, l’acqua, che dominava l’inverno. Per “ tenerseli buoni” ad ogni metà stagione si faceva un Tributo al dio che la dominava, ringraziandolo per essere stato clemente con loro e pregandolo di non scatenare la sua furia su di loro.

A capo di questo regno regnavano due principi fratelli, perennemente in lotta fra loro per salire al trono da quando il loro padre, il Re, era morto 20 anni or sono. Direte voi: “ Non è forse il maggiore a dover salire al trono?” sì in realtà doveva essere così, ma una legge non scritta diceva che al trono poteva salire solo chi ne veniva giudicato degno dal proprio padre, ma il loro padre, purtroppo non aveva fatto in tempo giacché era morto disgraziatamente in una battaglia quando i principi avevano 10 e 12 anni. E, quindi, come sempre, anche oggi, erano impegnati nell’ennesima lotta all’ultimo sangue.

- Il Re nostro padre, ha sempre voluto che ci fossi io a regnare su questo regno. – Disse quello dai lunghi capelli argentei. – In me scorre puro il sangue reale. In te scorre sangue reale intaccato dal sangue di una creatura della foresta, come puoi pensare di essere tu il successore?

- Io non è che lo penso, io lo so! – Ribatté l’altro anche egli con lunghi capelli argentei dai quali spuntavano curiose orecchie da cane.

Ecco più o meno era questa la frase che inizia il combattimento, detta ogni volta in un modo differente. Il popolo, da una parte, oramai aveva quasi perso la speranza di vedere un nuovo Re al capo del regno, dall’altra si divertiva ad andare a vedere di nascosto quei duelli, scommettendo spesso su chi quella volta avrebbe prevalso, cosa che non succedeva quasi mai. Ecco questa era più o meno la giornata tipo della famiglia reale, ma oggi era destino che qualcosa cambiasse. Ad un tratto una guardia entrò urlando nella sala dove si stavano combattendo. Azzardò appena un inchino e disse:

- Sire, cioè … ehm … principi! Un gruppo di persone armate, non saranno che una decina, sta tentando di entrare nella città con la forza a nord-ovest, cosa ordinate di fare?

- La cosa non mi interessa minimamente. – Disse quello dai capelli lunghi e argentei.

- E lei, cosa dice di fare? – Chiese la guardia preoccupata all’altro.

Stava per rispondere quando una donna irruppe nella stanza.

- Inu-Yasha non fare come tuo fratello, se irrompono nella città la popolazione sarà indifesa contro l’attacco!

- Kagome, perché pensi che avrei deciso come mio fratello?

- Perché, a volte, reagisci come lui.

- E sia, guardia…

- Sì, signore?

- Manda dei soldati a respingere l’attacco.

- Come se l’avessi già fatto! – Rispose raggiante.

Detto questo corse via, più veloce che poteva, attraversando gli intricati passaggi del castello. Attraversò il grande portone di legno e si ritrovò sulla via principale della città. La percorse per un buon tratto e poi svoltò a sinistra inoltrandosi in uno stretto vicolo buio che correva tra le case. Sbucò di nuovo alla luce del sole e continuò a correre e finalmente raggiunse la caserma, entrò e passò il messaggio alla guardia che vi era sulla porta, quindi si fermò a riposare.

La seconda guardia corse verso il Capitano e gli riferì il messaggio. Questi reclutò una dozzina di uomini e s’avviò verso le mura a nord-ovest. Presero una scorciatoia per non dovere attraversare gli stretti vicoli, uscirono dalle mura e infine arrivarono. Davanti ai loro occhi vi erano dieci persone, come riferito dalla guardia, ma non erano solo uomini, vi erano anche donne e bambini.

- Ma sono contadini! – Esclamò uno. Eppure c’era qualcosa di errato in ciò che diceva, il loro aspetto diceva che lo erano veramente, ma sembravano non avere volontà propria. I loro occhi erano spenti e fissi come quelli delle bambole. Appena li videro partirono all’attacco e i soldati furono costretti a difendersi da attacchi molto vigorosi. Poi venne il loro momento di attaccare e rimasero sbalorditi: per quanto colpissero, gli altri riuscivano sempre a rispondere, ferendo anche gravemente; dalle loro ferite, in più, non usciva sangue. Finalmente capirono:

- Sono delle bambole!

La lotta proseguì fino al tramonto. Riuscirono a sconfiggerne solamente la metà, gli altri li lasciarono andare e si ritirarono. Molti riportavano profonde ferite su tutto il corpo che bisognava guarire al più presto.

Il Capitano fermò un ragazzo che passava per quella strada.

- Vai a chiamare coloro che servono il Vento e il Fuoco e dì loro di venire qua a guarire questi valorosi soldati.

Il ragazzo annuì e corse verso i santuari dove vivevano i Sacerdoti. Un’ora più tardi ritornò con al seguito un gran numero di uomini. Questi accorsero chi per loro sembrava il meno ferito medicandolo e trasportando i rimanenti ai Santuari su barelle da campo.

I Santuari, o Templi, erano un’imponente struttura. La facciata aveva la forma di un tempio greco, appena la si varcava ci si ritrovava in un’ampia sala dominata dalla statua del dio che lì si venerava. Ai lati di questa vi erano sei porte per lato che conducevano ai chiostri; da lì, attraverso altrettante porte si poteva accedere agli appartamenti dei Sacerdoti, all’infermeria, alla mensa e all’orto.

Ben presto arrivarono lì e trasportarono i feriti in infermeria. Per poter medicare furono costretti a spogliarli. E così si scoprì il segreto di uno di loro. Un Sacerdote stava spogliandone uno, quando esclamò:

- Ma tu sei una donna!

Fortunatamente nessuno sentì , ma questo bastò a farla rinvenire. Si coprì con un braccio il seno e disse, molto imbarazzata:

- Che bella sorpresa, eh?

- Ehm… s-sì, già. – Rispose altrettanto impacciato, cercando di trattenersi dall’avventarsi contro. – Comunque… - Riprese – Tu devi essere curata, ti porterò da una Sacerdotessa di Aeg.

- Ma… non s’accorgeranno che manca qualcuno?

- Non lo so, ma è meglio rischiare. Riesci a stare in piedi?

Annuì. – Ma credo che mi dovrai sostenere.

- Ah, senti, per favore rivestiti.

Si rivestì in fretta poi lui la prese per mano, mormorò qualcosa e sparì. In un baleno si ritrovarono nel tempio di Aeg. Poggiati i piedi al suolo, sentì che le tremavano le gambe e s’aggrappò all’uomo che sentiva che quello era sicuramente il suo giorno fortunato; lui cominciò a chiamare:

- Kikio, Kikio ci sei?

- Kikio …?

Giravano strane voci su questa Sacerdotessa. Si diceva che in passato fosse già morta e poi, grazie a una vecchia strega, fosse resuscitata. Forse per questo aveva fatto voto ad Aeg, madre della vita. Si diceva, inoltre, che il suo corpo fosse fatto di ossa e terra tombale.

Una donna molto anziana sbucò da una delle porte e, con voce rauca, chiese:

- Chi è che disturba il Santuario di Aeg? – E scrutò la sala con i suoi piccoli occhietti, vedendo infine l’uomo e chi sosteneva. – Ahh sacrilegio!!! Degli uomini sono entrati nel Santuario.

- Suvvia, vecchia. Se l’ho fatto c’è stata una buona ragione.

- Ah sì? E quale sarebbe? – Chiese sospetta.

- Questa donna – L’indicò. – Ha bisogno di cure.

- Non vedi che è un uomo? E’ compito vostro occuparvene.

- Credimi è una donna, piuttosto c’è Kikio?

- Sì te la vado a chiamare.

Sparì dietro la porta e s’inoltrò nel chiostro, diretta verso l’orto certa che lì l’avrebbe trovata. Infatti china a raccogliere erbe medicinali si trovava Kikio. La chiamò:

- Kikio!

- Dimmi, vecchia… - Rispose con voce tranquilla alzandosi

- Un Sacerdote chiede di te, si trova nella Sala della Statua.

- Vado. – Ripose le erbe in un cestino di fianco a lei e s’avviò. Dopo aver attraversato il chiostro arrivò.

- Cosa è successo? – Chiese avvicinandosi.

- Questa donna ha bisogno di cure.

- Mi sa che la tu non veda bene, Miroku. Questo è un uomo.

- Vorrei tanto che lo fosse, ma so dirti con precisione che è una donna.

Kikio la squadrò, poi chiese:

- Come ti chiami?

- Sango.

Quindi si rivolse nuovamente all’altro.

- Và pure, mi occuperò io di Sango.

- Grazie. – Disse con un sospiro di sollievo. – Ah Kikio…

Lei, che oramai stava andandosene reggendo l’altra, si volse.

- Sì.

- Hai saputo dell’attacco di oggi?

- Sì.

- E cosa ne pensi?

- Che Inu-Yasha e Sesshomaru siano in pericolo.

Hi!! ^ ^ Grazie per le recensioni che avete fatto. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto…

Vorrei svelarvi chi è il bambino del prologo: il bambino è… * * * Ah ah ah! Lo capirete solo nei prossimi capitoli!! - ^

Bye bye! Darkimera

  
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