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Autore: _World_    01/05/2013    0 recensioni
Il settimo anno è cominciato: Piton controlla la scuola assieme ai Carrow, paura e tensione regnano ma tra tutto quel groviglio di emozioni Eloise Lennox (purosangue Corvonero) sa già da che parte schierarsi, al contrario del superbo Draco Lucius Malfoy costantemente perso nella sua indecisione.
La vicenda è vista dall'interno di Hogwarts dove ribelli e sostenitori di Potter lottano affinché quella situazione non li divori. Ma tra realtà e desideri: L'amore è l'unica speranza.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Luna Lovegood, Michael Corner, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Luna/Neville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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ATTENZIONE LEGGETE TUTTI PER PIACERE: Salve a tutti volevo che leggeste quanto sto per scrivere in questo piccolo spazio, per evitare incomprensioni. Non ho messo l'avvertenza OOC sebbene ogni tanto Draco potrà sembrare fuori dal personaggio, perché il cambiamento sarà motivato nel corso della storia. Essendo una FF mi sento anche abbastanza libera di poter modificare (seppur in minima parte) quanto è stata scritta dalla mitica Rowling (come ad esempio ho cambiato alcuni prefetti) o altre cose che comunque non interferiranno con l'andazzo dei suoi libri e della fanfiction. Ci tenevo comunque a precisarlo per evitare di dover spiegare dopo xD cercherò di lasciare com'è stato scritto dalla nostra scrittrice, anche se sono ancora indecisa se far morire o meno certi personaggi deceduti nei libri.
Fine.
Enjoy.
CAP 1


L’alba sorse molto in fretta, così velocemente che Eloise quasi non si accorse di non aver dormito. Una delle solite notti in bianco prima di partire per Hogwarts, ma non era certo il primo giorno né il viaggio a tenerla sveglia. Bensì la consapevolezza. Consapevolezza di davvero molte cose che la portava a convalidare il detto: “meno sai meglio stai.” Senza dubbio era così.
Le elfe domestiche entrarono educatamente, inchinandosi alla sua figura ancora ammantata nelle coperte, aprendo successivamente le pesanti tende di velluto rosso della sua camera. Uno spazio ampio e leggermente rettangolare, ad occhi inesperti poteva risultare un quadrato quasi perfetto. Arredata minuziosamente con pregiati mobili e tappeti persiani.
Eloise si alzò contro voglia sforzandosi per celare la stanchezza di quella notte insonne, le occhiaie la tradirono ma alle domestiche non importava, a loro non era concesso guardarla negli occhi scuri, scuri come i suoi capelli neri e lunghi, spesso acconciati con piccoli boccoli sulle punte. << I padroni attendono nella sala da pranzo >> disse umilmente una di loro inchinandosi per poi lasciarle il suo spazio, aveva lottato per ottenere un po’ di privacy e potersi vestire da sola così tutte uscirono.
Si lasciò ricadere sulla piccola poltroncina posta vicino una delle grandi finestre nel muro laterale al letto. Osservava la Londra babbana avvolta ancora nella penombra e nel solito cielo plumbeo. Era ancora molto presto, obbligata a svegliarsi spesso a quell’ora per fare colazione assieme ai suoi genitori, anche se poi alla fine non parlavamo mai di nulla proprio come se fosse sola.
Infine, con un gran sospirò s’alzò dalla comoda poltroncina anch’essa in velluto rosso come le tende, diede un ultimo sguardo al mondo babbano cominciando a vestirsi. Non aveva poi molta scelta o indossare capi lussuosi e pavoneggiarsi della sua inestimabile ricchezza di purosangue, oppure indossare gli abiti che solitamente preferiva: comodi, non eccessivamente eleganti e assolutamente normali. Anche se questo arrecava un certo fastidio a sua madre sempre attenta alla moda. Dunque optò per la divisa di Hogwarts, avrebbe evitato molti problemi. Pensò anche di finire gli ultimi preparativi della borsa ma, ricordando che a suo padre non piaceva attendere s’affrettò a vestirsi e scendere.

La sala da pranzo era luminosa e asettica come al solito. Le finestre da entrambi i lati proiettavano l’illusione di uno spazio ancora più capiente. Al centro troneggiava il grande camino davanti ad esso un comodo divano, affiancato da due poltrone grandi e lussuose. Il parquet invece era cosparso di tappeti persiani e raffinati, dai colori relativamente caldi che si accostavano con il calore del camino. La tavola che risiedeva non molto lontano dal salotto era lunga e imbandita di ogni cibo e leccornia, nonostante a usufruirne fossero solo in tre. I due Purosangue sedevano ai capi della tavola, il posto nel mezzo era destinato ad Eloise che, con misurata eleganza si unì a loro sorseggiando il suo tè ai mirtilli. La tazzina di porcellana dipinta a mano tintinnò quando toccò il piattino correlato ad essa.
<< Perché ti sei messa la divisa? >> domandò distante la madre, una donna avvenente dai capelli oro e gli occhi glaciali. Il volto spigoloso ma egualmente bello, un naso piccolo come le labbra costantemente tinte di rosso, gli zigomi alti e i capelli costantemente acconciati in elaborati chignon.
<< Arriverò tardi come sempre, volevo risparmiare tempo e non rovinare i meravigliosi abiti che gentilmente mettete a mia disposizione >> spiegò con garbo e la testa china in presenza dei due. La donna annuì.
<< Molto saggio. >> la elogiò il padre, un uomo dai capelli prezzolati ma sempre curati e ben tenuti, con due baffi argentei e il volto più tozzo, di corporatura impostata e i modi colti.
<< Mi auguro che anche quest’anno svolgerai diligentemente il tuo ruolo da Prefetto >> iniziò la bionda rinfacciandole come di norma l’unica volta in cui permissivamente aveva destato attenzioni.
Eloise si limitò ad annuire ormai stanca della stessa storia da ormai molti anni << Lo farò. >>
Non amava essere al centro dell’attenzione anche se, con l’arrivo di Lumacorno che spesso la invitava alle sue feste private e l’essere CapoScuola Corvonero era ormai inevitabile. Inutile aggiungere lo sfarzoso orgoglio dei suoi, alimentato dalla vanità di Purosangue.

Un elfo domestico bussò alla sua porta, invitandola a partire. Eloise annuì per poi dare un’ultima occhiata alla sfarzosa libreria, così colma di libri che la ragazza aveva l’impressione di vedere le mensole lievemente incurvate dal peso dei libri, dal peso della cultura, del sapere. Marion e James Lennox non erano mai stati appieno lieti del suo smistamento, come tutti in famiglia si aspettassero che anche la figlia seguisse la prestigiosa casa di Salazar. Non ne erano mai stati entusiasti, al contrario molto spesso parlando di lei omettevano da che casa provenisse. Ma Eloise non credeva che fosse il nome il problema, sicuramente l’avrebbero presa molto peggio se fosse stata smistata tra i Grifondoro. Il reale problema era la sua mente, i suoi pensieri: chi riflette, chi pensa è meno soggetto alle manipolazioni di cui loro erano molto abili.
Non le era mai stato permesso di esprimere le sue considerazioni, perché troppo diverse dalle loro aspettative.
Partire per Hogwarts era sempre una liberazione, le piaceva la tranquillità senza nessuna pressione da parte della sua famiglia, poter leggere anche libri babbani senza timore e dire apertamente la sua in qualunque discussione. Non aveva molti amici per il semplice fatto che preferiva tenersi distante da chiunque, non aveva paura di affezionarsi o soffrire come spesso viene detto, preferiva solo evitare, tutto: Evitare di dover crearsi problemi per qualcuno, evitare di dover dar conto alle persone, evitare di affezionarsi o arrabbiarsi. Però c’era una persona con cui andava davvero d’accordo, dove l’essere amiche non costava assolutamente nulla, non vi erano compromessi né pretese ed era proprio questo che le piaceva di quell’amicizia.
Era una Corvonero proprio come lei, aveva lunghi capelli biondi, occhi chiarissimi e perennemente sognanti, sottili labbra costantemente flesse in un sorriso amichevole, il viso delicato così come la sua anima. Chiamata anche Lunatica Lovegood, ma per Eloise era solo Luna, la sua Luna. La capiva solo guardandola, ma in realtà la bionda capiva tutti. In compagnia della Lovegood non le importava neanche dei soprannomi che molti le avevano affibbiato nel corso degli anni.
Infine, dopo gli ennesimi richiami corse giù usando la metropolvere per ritrovarsi immediatamente alla stazione. Spinse il carrello nel muro tra il binario nove e dieci per poi trovarsi nuovamente alla stazione 9 e 3\4.
Ogni respiro sapeva sempre più di libertà una volta che quel treno sarebbe partito non avrebbe più rivisto i Lennox fino a Dicembre. Non sopportava l’idea che l’accompagnassero ogni anno, solo per mostrare le loro belle facce aristocratiche, ricordando al mondo quanto loro fossero superiori. Una delle tante motivazioni per cui non andasse sbandierando la sua discendenza, era solo mera vanità, arroganza, superbia, presunzione. Tutti difetti da non andarne certo fieri.
Li salutò con compostezza trascinandosi le valige lungo il corridoio trovando il suo solito scompartimento già occupato. Da quando aveva conosciuto Luna – un anno più piccola di lei – si erano date sempre appuntamento alla solita cabina, si rammaricò decidendo di passare dunque a quello successivo, ma una voce la fece fermare.
<< Lennox! >> accattivante quanto ironica, energica e forte. << Ho per caso preso il tuo posto?. >> fece ancora con finta ingenuità.
Roteando gli occhi tornò indietro, in quanto rispondere è pur sempre educazione. Sui sei posti liberi solo due erano occupati e non era certo un problema per la ragazza dividere una cabina, tutto cambiava se i presenti fossero loro due.
Sorrise con falsa cortesia << Zabini! Splendida giornata, specialmente dopo averti visto. >> parlò con malcelato sarcasmo dando un’occhiata anche al biondo Malfoy, che la osservava incuriosito quasi l’avesse vista per la prima volta. Indossava anch’egli la divisa e i capelli prima controllati dal gel ora erano disordinati e biondissimi come sempre << Oh no non preoccuparti, stavo giusto andando a quello dopo. Non scomodarti. >> concluse velocemente dileguandosi al più presto.
Con gran sollievo almeno quello scompartimento era vuoto, tirò un gran sospirò cominciando a caricare i bagagli sulle mensole alte.

Intanto nel piccolo spazio proprio accanto, Draco Lucius Malfoy era alquanto confuso. << Eloise Lennox? >>
Blase rise divertito dalla situazione << E chi sennò?. >>
<< Da quando in qua vi parlate? >> chiese scrollando le spalle << Come vi conoscete? >>
<< Non ci conosciamo >> rispose tranquillamente quando ormai il treno aveva intrapreso il suo percorso. << Semplicemente mi diverte stuzzicarla, ha carattere >>
<< Dici? >> continuò il discorso con fare annoiato osservando fuori.
<< Parliamoci chiaro: non è affatto il mio tipo, mi limito solo a infastidirla perché è divertente incrociare una volta tanto una ragazza con cui avere uno scambio di battute e che non finisca con una bella scopata. >> disse direttamente senza troppi peli sulla lingua. << È intelligente ma non “so-tutto-io” come la Granger, anche se una botta la darei ad entrambe. >> continuò schietto.
Il biondo scrollò le spalle << Onestamente non mi interessa nessuna delle due, solitamente tipe come loro sono troppo serie per tipi come noi >> ghignò << Ma t’immagini? Te le fai una volta e sarebbero capaci anche di sposarti >> risero sarcastici.


Con l’imbrunire del cielo l’arrivo alla scuola di Magia e Stregoneria era imminente così le due Corvonero s’apprestarono ad alzarsi e portare i bagagli lungo il corridoio dove, per la seconda volta s’incontrarono con i due figli di mangiamorte.
<< Vuoi che ti porti le valigie? Non vorrei ti si spezzasse un’unghia >>
<< Quante premure, ne sono lusingata >> stette al gioco portando la mano al petto simulando un colpo al cuore. Si scambiò un’altra insignificante occhiata con Draco per poi dirigersi davanti la porta in attesa dell’arrivo.
Tutto sommato non le dispiaceva quelle rare “chiacchierate” con Zabini, scherzava sarcasticamente come solo un Serperverde altezzoso potrebbe fare, ma finiva li. Le piaceva quel “non andare oltre”, scherzare ma rimanere nei limiti, distanti. Come se entrambi si fossero creati barriere invalicabili. Nonostante Blase fosse conosciuto assieme a Malfoy nella sua ottima rendita con il gentil sesso.
Scesero attente ai gradini, salutando Hagrid che come al solito racimolava i piccoli del primo anno, gridando sempre la stessa frase: “Il primo anno da questa parte” sbracciandosi per farsi vedere. L’omone ricambiò sventolando la sua grande mano incamminandosi verso le carrozze guidate dai Theastral, quell’anno li avevano riproposti ancora.
Anche se Eloise aveva sempre preferito la traversata in barca, vedere la figura del castello stagliarsi maestosa al di sopra dell’acqua scura, puntinata dalle miriadi di stesse che riflettevano in cielo e abbracciato dalla foresta proibita riusciva a respirare l’aria magica che aleggiava in quel posto. Le era così mancato per tutto quel periodo estivo. La figura del castello cominciava ad intravedersi, in particolare le luci che le finestre di Hogwarts proiettavano.
Seguendo la strada compatti, marciarono verso la Sala Grande prendendo infine posto nei quattro tavoli.
Lo smistamento avvenne molto veloce e in quel brusio generale, Eloise raccontò a grandi linee la paura che anche i suoi genitori potessero essere invischiati con i mangiamorte, liquidando il discorso a quando avrebbero avuto più tempo. Ora doveva accompagnare i nuovi arrivati al dormitorio e spiegar loro i meccanismi.
Si fece dunque seguire lungo le vie del castello sontuoso fino a scortarli nell’ingresso della Torre di Corvonero. La porta della sala comune si trovava in cima ad un’alta scalinata a chiocciola. Priva di maniglia, ma con un battacchio incantato in bronzo a forma di aquila. Si voltò verso gli alunni. << Al contrario delle altre case non abbiamo nessun codice da ricordare, ma un quesito. Quando bussiamo: il battacchio ci pone una domanda, se risponderemo in modo corretto ci permetterà l’accesso. >> spiegò rispondendo all’ennesima domanda.
<< Non sembra un po’ poco come sistema di sicurezza? >> domandò un piccolo Corvonerso.
Eloise scosse la testa << Ha sempre tenuto fuori ogni intruso per quasi un millennio. >>
<< E se non sappiamo rispondere? >> chiese un’altra giovane.
<< In quel caso attendete che un altro Corvonero risponda per voi, ma non temete solitamente ogni componente della casa saprà rispondere. >> con un cortese sorriso indirizzò i piccoli negli appositi dormitori. Subito dopo andò in Sala Comune osservandola come sempre ammaliata. Vasta e illuminata da enormi vetrate ad arco. Nelle stagioni fredde e durante la notte, da meravigliosi lampadari di cristallo. Il soffitto decorato da un affresco raffigurante il cielo notturno, punteggiato di stelle di bronzo, ripetute sulla moquette blu notte. Infine arredata con moltissime librerie e scaffalature invetriate, traboccanti di libri e tomi, lunghi tavoli di legno scuro e comode bèrgere. Con un lungo sospiro si avvio alla porta d’ingresso, di fronte una stupenda scultura di marmo levigato rappresentante Priscilla Corvonero , quel giorno era stato davvero un faticoso inizio, ma non era ancora finito.


  
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