Remus spense il microfono di Radio Potter e lo trasfigurò, assieme all'attrezzatura a cui era collegato, in una grossa confezione di zuppa di piselli. Uno stratagemma necessario per eludere eventuali perquisizioni: Radio Potter cambiava sede alla fine di ogni trasmissione e i Mangiamorte erano sempre alle loro calcagna.
Lee osservò comprensivo il cibo in scatola.

“Quindi Tonks ha ancora le voglie?” chiese sorridendo.

“Non tanto impellenti da costringermi a sfamarla con la nostra attrezzatura,” gli garantì Remus.

“Allora perché hai scelto proprio una zuppa?”

“Se ci fermano, i Mangiamorte non la toccheranno: odiano le verdure,” gli spiegò Remus, fingendosi serio. Kingsley nascose un ghigno dietro la mano, ma Lee annuì, convinto.

Fred, sorpreso dall'ingenuità dell'amico, decise di stare al gioco.

“Esatto,” disse a Lee, circondandogli le spalle con un braccio. “È confermato da numerosi test come l'escludere le verdure dalla propria dieta ottimizzi gli istinti omicidi e non vale solo per il Mangiamorte Capo e per il suo staff. Prova ad affermare di odiarle quando sei a tavola con mia madre.”

Remus e Kingsley si scambiarono un'occhiata divertita: scherzare era l'unico antidoto alle atrocità che si consumavano attorno loro. Era così anche durate la Prima Guerra Magica e James era stato il più accanito sostenitore di tale pratica.

Remus rivide in Fred una parte di se stesso, quella che aveva imparato a considerare imitando James.

Quanti uomini aveva cercato di essere allo scopo di cancellare la sua vera natura?

Il primo che aveva preso ad esempio, dopo che Greyback gli aveva strappato a morsi ciò che faceva di lui un essere umano, era stato suo padre.

Il senso di colpa per ogni avversità che Remus riuscisse a ricondurre, anche forzatamente, a una propria mancanza o errore, era ciò che gli era rimasto di John.

Remus era stato James quando scherzava e si divertiva, ed era stato Silente ogni volta che, come professore di Hogwarts, aveva affrontato una nuova lezione.

Alla fine era stata una donna a mostrargli che lui, in realtà, era sempre stato solo se stesso, perché non aveva mai smesso di essere un uomo.

Tonks gli aveva anche dimostrato che il suo non era un atteggiamento dissimile da quello di qualunque altro: tutti, crescendo, prendevano coscienza della loro identità e imparavano ad accettarla, riconoscendone i tratti in chi ammiravano.

Così lei, la cui umanità nessuno aveva mai messo in discussione, era stata sua madre, la leader delle Sorelle Stravagarie, Malocchio.

Remus sorrise, come gli veniva spontaneo fare ogni qualvolta pensava alla sua Tonks.

Presto sarebbe stato a casa.

 

 

 

 

“Cosa mi cucini stasera, DJ Romulus?"

“Ciao anche a te, Dora.”

“Quella scatola formato Hagrid dovrebbe dirmi qualcosa?”

“Se l'accendo.”

“Aspetta... hai Trasfigurato Radio Potter in uno dei miei piatti preferiti? Oh! Una zuppa di piselli che parla e lo fa con la voce del mio uomo!

Finalmente ce l'hai fatta a indovinare cosa avevo desiderato, spegnendo le candeline della mia ultima torta di compleanno!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: in questa storia ho immaginato che l'attrezzatura necessaria a trasmettere Radio Potter venisse Trasfigurata e portata a casa a turno da chi collaborava ai programmi.