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Autore: Anjulie    14/07/2003    1 recensioni
Lui, Benjiamin Price, è il famoso SGGK. Lei, Martine, una bambina di soli tre mesi. Accanto a loro gli amici, i compagni di squadra e una giovane donna… Clare, il cui passato è segnato da una tragedia che le ha sconvolto la vita. Saranno proprio Martine e Clare che, seguendo la traccia del cuore, insegneranno giorno dopo giorno, al tenebroso e solitario campione cosa significa amare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera a tutti i lettori di “Scent of Hearts” e grazie mille per le recensioni e le mail che mi avete inviato e che mi hanno aiutato moltissimo a scrivere.

Un po’ di premesse per il penultimo capitolo della mia ff.

Questo capitolo oltre ad essere un po’ più lungo del solito è diviso in due parti, separato da una splendida poesia di Pablo Neruda, una delle più belle e sensuali poesie d’amore che io abbia mai letto: a volte ci si accorge di quanto un poeta sia grande per la sua immediata e magnifica capacità di parlare per immagini e sensazioni.

Il motivo della suddivisione è essenzialmente quello del Rating da me scelto per la ff e cioè (R). Le ultime pagine forse non sono proprio da classificare in questo Rating ma non ho ritenuto necessario cambiarlo, considerando la ff nell’economia del suo insieme. Avevo già espresso la mia opinione nel forum per quanto riguarda la discrezionalità che ognuno di noi possiede nel scegliere le proprie letture e non mi dilungherò certo in proposito. Diciamo che questo è solo un avvertimento: quanto scritto dopo la poesia potrebbe turbare animi eccessivamente delicati e pertanto se ne sconsiglia la lettura ad un pubblico non adulto ( e con questo non intendo i minori di anni 18!).

Chiedendo nella premessa allo scorso capitolo indicazioni sulla conclusione della ff qualcuno (eh, Bonny? Meringa? Dico a voi…! ^____^ ) mi ha detto “sesso sfrenato” e “finale con il botto”. Diciamo che parzialmente siete stati accontentati perché, se è vero che la scena può risultare erotica, è anche vero che io non intendevo descrivere un mero rapporto sessuale.

Sarò anche un’inguaribile romantica ma penso che condividere un simile momento con la persona che si ama sia una delle esperienze più belle ed esaltanti della vita.

Piuttosto ( e spero tanto di esserci riuscita) avrei voluto “far sentire” i sentimenti, le emozioni e le sensazioni provate dai due protagonisti.

Non l’amore… perché raccontare l’amore non è possibile, si può solo mostrarlo.

 

Un abbraccio affettuoso e ad maiora!

Julie

 

 

 

 

CAPITOLO XIX

 

“Due rosse lingue di fuoco

che allo stesso tronco avvinte

si avvicinano, e baciandosi

formano una sola fiamma;

due note che dal liuto

a un tempo strappa la mano

e nello spazio s’incontrano

e armoniose s’abbracciano;

due onde che insieme giungono

per morire sulla spiaggia,

e al rompersi s’incontrano

d’una aureola argentata;

due brandelli di vapore

che dal lago si sollevano

e all’unirsi là nel cielo

formano una nuvola bianca;

due idee che all’unisono sbocciano,

due baci che ad un tempo schioccano;

due echi che si confondono…

tutto ciò sono le nostre due anime.

(G.A. Bécquer)

 

 

 

- Benji! – il tono di William era profondamente offeso – Chiedi scusa a tua madre! -

Il portiere fissò il padre per un istante prima di annuire brevemente – Ti chiedo scusa Cathy – disse con un’espressione impenetrabile sul bel volto bruno – Vorrei potervi dire che non lo pensavo ma non mi sembra il caso di mentire fra noi –

Clare fissò incredula la figura torreggiante del marito, non riuscendo a credere che quello fosse lo stesso uomo che fino a pochi istanti prima l’aveva guardata con tanta intensità. Il viso di Benji si era tramutato in una maschera di gelida indifferenza che aveva annullato in un solo istante qualunque punto di contatto vi fosse fra loro. Era come se con un gesto deciso l’avesse allontanata, ritirandosi nella sua solitudine fatta di silenzi inaccessibili, di una rabbia feroce e divorante.

Senza aspettare alcuna replica Benji proseguì sferzante, ignorandola completamente, rivolgendosi ai suoi genitori - Vi ringrazio di essere venuti a sincerarvi della mia situazione familiare ma come vedete funziona tutto perfettamente. –

Sul suo volto apparve un sorrisetto sarcastico che lo fece assomigliare moltissimo all’uomo freddo e distante che aveva incontrato a Fujisawa - Purtroppo è molto tardi e domani ho gli allenamenti. – disse con un tono di sfida, mentre si avviava verso la porta, lasciandoli tutti quanti sbalorditi - Vi lascio alle cure della mia deliziosa moglie. Sono certo che vi farete buona compagnia. – commentò acido chiudendosi la porta alle spalle.

Un incredibile silenzio calò nella stanza dopo l’uscita di scena di Benji. Clare era letteralmente ammutolita dal comportamento scortese del marito, non riuscendo a comprendere il motivo di tanto astio. Fu Catherine a spezzare la tensione tendendole la mano sottile in un gesto di saluto

- Nonostante la presentazione poco ortodossa è un vero piacere conoscerti, mia cara. -

Clare ricambiò la stretta e il sorriso, mentre il saluto di William fu un po’ più formale.

- Mi dispiace non avervi accolto come si deve – la giovane donna si scusò gentilmente – Non sapevo del vostro arrivo. -

La madre di Benji le sorrise calorosamente, emanando un fascino molto simile a quello del figlio – Neppure Benji sapeva che saremmo arrivati. E’stata una sorpresa anche per lui. -

- Già – William incrociò le braccia sul petto – Nostro figlio sembra avere la speciale inclinazione a scomparire non appena fiuta la nostra presenza. -

Clare non replicò, ricordando le parole di Andrew Binder ma fu Catherine che ancora una volta stemperò la tensione che si era creata

- Sono così felice che Benji si sia sposato – trillò allegra - Freddy ci ha anche detto che avete adottato una bambina – esclamò con gli occhi luccicanti di desiderio – Sono così emozionata all’idea di essere nonna! -

Clare annuì – Benji era stato nominato tutore di Martine e solo alcune settimane fa c’è stata l’udienza per l’adozione. Adesso starà sicuramente dormendo ma potrete vedere la bambina domattina. -

William circondò con affetto le fragili spalle della moglie – Ben fatto! Questa è davvero una scelta che vi fa onore ma spero proprio che questa non sarà l’unica nipotina che vorrete regalarci! – disse strizzandole l’occhio.

Clare arrossì violentemente.

- William! – Catherine lo rimproverò bonariamente – Non mettere tua nuora in imbarazzo. Clare è così giovane: sono certa che lei e Benji avranno tutto il tempo per mettere al mondo uno stuolo di bambini deliziosi. -

Clare si sentì soffocare.

- Mrs. Bauer vi ha già mostrato le vostre stanze? – chiese al colmo dell’imbarazzo, conducendoli fuori dal salotto. Il discorso stava prendendo una piega oltremodo pericolosa e, il fatto che lei e Benji non fossero la coppia di sposini innamorati che Catherine immaginava, rendeva la situazione ancora più imbarazzante.

Se solo Benji non si fosse così rapidamente eclissato, lasciandola sola in compagnia dei suoi genitori!

Catherine colse al volo il suo disagio ma, non riuscendo ad attribuirvi un motivo, lo addebitò alla timidezza della giovane donna

- Si, naturalmente. Anne è stata gentile ed efficiente come al solito. Quando mi trovavo in Inghilterra ero molto più tranquilla nel sapere che era lei ad occuparsi di Benji. – Sospinse il marito davanti a sé – Comunque Benji aveva ragione: si è fatto davvero molto tardi e anch’io sono stanca. Buonanotte Clare, a domattina. -

Clare vide la coppia di coniugi salire le scale e Catherine si voltò a farle un ultimo gesto di saluto prima scomparire nel corridoio alla sua sinistra.

I genitori di Benji le erano apparsi molto gentili e affabili e onestamente non riusciva a giustificare l’incredibile risentimento che lui sembrava nutrire nei loro confronti. Aveva visto il dispiacere balenare come un lampo sui lineamenti di Catherine quando Benji aveva rifiutato il suo gesto affettuoso eppure sembrava quasi che la donna se lo aspettasse. Come se sopportare quel comportamento freddo e distante fosse il prezzo da pagare per godere della compagnia del figlio.

Scuotendo il capo raccolse la gonna dell’abito da sera e iniziò a salire le scale, ripensando a quanto era stata felice ed emozionata di partecipare al ricevimento. La seta del vestito frusciava dolcemente nel silenzio del corridoio e per un attimo lei si fermò davanti alla porta della camera da letto di Benji. Posò una mano sul solido pannello di quercia, ripensando a quante speranze aveva riposto in quel ricevimento, al desiderio di apparire al meglio perché Benji fosse orgoglioso di lei.

La serata era stata un completo disastro e l’arrivo dei genitori di lui sembrava aver scavato fra loro un solco ancora più profondo di quello costruito dalle sue incertezze e dalle sue paure.

Nella sua mente le parole di Erika si accavallarono alle frasi pronunciate da Benji combattendo una dura battaglia con i sentimenti che aveva nel cuore. Troppe cose dovevano ancora essere chiarite e l’atteggiamento oltraggioso di lui non aiutava di certo..

Si riscosse. Riabbassò la mano e proseguì verso la propria stanza. Voleva dare un’occhiata a Martine per accertarsi che stesse bene prima di andare a letto.   

 

La luce pomeridiana di quella splendida giornata autunnale illuminava il salotto di Ville Rose mentre Clare era intenta a prendere il tè con la suocera.

Martine era seduta in braccio a Catherine e faceva tutta una serie di versetti strani che inducevano al riso le due donne, mentre la nonna le imboccava con sollecitudine la crema di mele.

Benji e suo padre si erano rinchiusi nello studio dal alcune ore e Clare aveva approfittato per approfondire la conoscenza della madre di Benji, che si era rivelata una persona estremamente socievole. Dopo che Catherine ebbe scoperto che lei dipingeva, Clare dovette mostrarle alcuni dei suoi quadri, che la suocera valutò con occhio esperto.

- Sono bellissimi, mia cara. – La voce di Catherine era colma di entusiasmo, mentre ammirava uno splendido ritratto. Poi con un lampo diabolico negli occhi si protese leggermente verso di lei – E adesso che lo so devi promettermi al più presto un ritratto di Benji e di Martine. Così potrò avere sempre sotto gli occhi i miei tesori, anche quando sarò lontana. - 

Clare aprì una cartellina e ne vennero fuori una decina di disegni di entrambi, gli ultimi che aveva completato - Li può tenere tutti – disse mettendoglieli in mano

Catherine sollevò gli occhi stupita per il dono – Ma sei sicura che a te non dispiacerà non averli? – chiese titubante

Il viso di Clare si addolcì in un sorriso – Oh, no! Dopotutto io ho sempre vicini gli originali e comunque ne posso fare altri per me. -

La madre di Benji accettò i disegni con gratitudine – Quando Freddy ci ha comunicato che Benji si era sposato ti confesso che mi sono preoccupata un po’. – le confidò quasi con pudore - Un matrimonio così affrettato… capisci cosa intendo. Saprai anche tu che mio figlio non è mai stato uno stinco di santo e temevo che avesse commesso un terribile errore. – Guardò Clare con aria compiaciuta -  porto'lla nuca, e si sistemo'Sono davvero felice di constatare che ha scelto così bene. Sono molto orgogliosa di averti come nuora. -

Clare arrossì leggermente – Grazie, signora Price. Anch’io sono felice di fare parte di questa famiglia. – disse intenerita.

Catherine rise e si sporse a posare una mano sottile su quella della giovane donna – Oh, mia cara! Non chiamarmi signora Price, altrimenti faremo solo una grande confusione. Chiamami Catherine… oppure Cathy, come fa Benji. – Sospirò leggermente, osservando il volto placido di Martine – Mio figlio a volte sa essere davvero ostinato quando ci si mette. -

Clare pulì la bocca di Martine con un tovagliolo e stava per chiederle qualcosa di più sullo strano comportamento di Benji quando udì delle voci irate provenire dall’atrio e la porta dello studio sbattere con violenza.

Vide suo marito passare sfrecciando di fronte alla porta aperta del salotto mentre William lo seguiva quasi con fatica – Aspetta Benji, dobbiamo ancora finire di parlare! -

Il figlio si girò per affrontarlo, un lampo di furia negli occhi scuri – Ho detto quanto avevo da dire, Will. Se speri che cambi idea stai perdendo il tuo tempo. -

- Ma non capisci… - William tese un braccio cercando di fermarlo. Aveva il volto pallido, leggermente sudato e le labbra sottili erano circondate da un alone di sofferenza.

Le due donne si alzarono di scatto dal divano seguendoli nel vestibolo e Clare poté vedere la guancia di Benji pulsare violentemente per la rabbia repressa. Si rivolse al padre parlandogli come se dovesse spiegare una cosa ad un bambino ostinato - Sei tu che non capisci. Tre anni fa ho accettato di occuparmi di alcune delle tue società con l’impegno che avrei gestito il tuo impero economico solo quando avessi smesso di giocare a calcio. – lo guardò fisso negli occhi scandendo bene le parole – Quel momento Will non è ancora arrivato. -

William scosse il capo - Tuttavia questa è una situazione particolare. La Price Corporated è il colosso di famiglia e ha bisogno di una guida salda. -

Gli occhi di Benji scintillarono pericolosamente – Eravamo d’accordo che non mi avresti più seccato con questa richiesta. – gli ricordò – Hai un team di collaboratori espertissimi: usali. -

William si passò la mano sulla fronte: improvvisamente il braccio gli faceva davvero molto male.

- Hai delle responsabilità, Benji ed io vorrei che fossi tu ad occuparti di tutto.-

Il figlio lo guardò con il viso stravolto - Io non ho responsabilità nei vostri confronti – esclamò ormai al colmo della rabbia – Così come voi, più di vent’anni fa, avete messo in chiaro di non avere responsabilità nei miei confronti! -

- Hai dimostrato delle capacità oltre ogni mia aspettativa nel gestire il pacchetto di società che ti avevo affidato. – riuscì dire William, cercando di ignorare il dolore che saliva ad ondate, serrandogli quasi la gola - Sei mio figlio, è giusto che sia così. - 

La risata di scherno di Benji lo sorprese come se provenisse attraverso un lungo tunnel

– Ah, davvero? A quanto pare ti ricordi che sono tuo figlio solo quando ti interessa. – Gli occhi del SGGK si fecero freddi e duri – Questa volta ti è andata male, Will. Trovati qualcun altro che gestisca la tua preziosa compagnia. -

L’uomo fece per ribattere qualcosa ma non vi riuscì il volto stravolto da una smorfia di dolore.

- William! – Catherine scattò in avanti a sorreggerlo ma già Benji aveva fatto scivolare un braccio attorno al corpo del padre, la fronte segnata da una ruga di preoccupazione

- Chiama un’ambulanza! – urlò rivolto a Clare – Sta male! –

Con l’aiuto della madre aiutò William a distendersi sul divano mentre Clare volava al telefono. Come l’ebbero adagiato parve, per un attimo, che stesse meglio.

Catherine era terrorizzata e non riusciva a staccarsi dal fianco del marito, seguendo con preoccupazione il respiro affaticato di lui e tenendogli fra le sue una delle sue grandi mani – William, come ti senti? -

Il marito le fece un debole sorriso ma lo sforzo gli procurò un’ulteriore smorfia di dolore. Non riuscì a risponderle. Vide i volti preoccupati di sua moglie e di suo figlio diventare sfuocati ed impallidire come se improvvisamente tra lui e loro fosse calata una fitta nebbia. Provò una fitta di paura al pensiero di non rivederli e si sforzò a chiamare il nome di Catherine ma dalle labbra non riuscì ad emettere alcun suono.

Udì la voce di Benji che lo chiamava e lentamente si sentì trascinare nell’incoscienza. C’erano delle persone attorno a lui… le udiva parlare e affannarsi ma, nonostante i suoi sforzi, non riuscì a metterle a fuoco.

La luce nella stanza divenne prima un puntino luminoso e poi sparì. Il buio calò di lui come una calda e confortante coperta di bruma che tutto avvolge e consuma.

 

La sala di attesa della “Klaus Hoofer Klinik”, appena fuori dall’unità di terapia intensiva, era stata arredata con confortevoli divani in pelle rossa e bassi tavolini in cristallo a formare un ambiente caldo e accogliente. Tuttavia né Clare, né Catherine avevano minimamente fatto attenzione alle comodità. Il caffè, che un’infermiera aveva gentilmente portato nei bicchierini di polistirolo, era diventato freddo sopra il tavolo, senza che nessuna delle due donne avesse accennato a berne un sorso. 

Erano passate parecchie ore da quando William era stato ricoverato d’urgenza e ancora non avevano avuto notizia che avesse superato la crisi e fosse finalmente fuori pericolo. I medici gli avevano diagnosticato un attacco di ischemia piuttosto forte e Benji aveva saltato gli allenamenti, rimanendo al capezzale del padre.

Clare non l’aveva mai visto così freddo e lontano. Sembrava che una maschera di pietra gli fosse calata sul volto, ombreggiato dalla tesa dell’immancabile cappello.

Non aveva pronunciato una sola parola da quando  erano arrivati alla clinica. Era entrato in terapia intensiva e si era seduto in silenzio accanto al letto. Era dentro da ore.

Clare osservò il volto disfatto della suocera, seduta sul divano accanto al suo.

- Wiliam sapeva di stare male? -

Catherine alzò lo sguardo ad incontrare quello di Clare e poi crollò il capo di lato in un muto cenno di assenso – Ha avuto già un attacco in Inghilterra. I medici gli hanno detto che il suo cuore è molto affaticato. -

Clare scosse il capo, profondamente dispiaciuta. Entrambi, madre e figlio, soffrivano ed erano in ansia per colui che era marito e padre eppure, invece di farsi forza a vicenda erano lì, seduti in due stanze diverse, ognuno perso nel proprio personale dolore.

Non capiva perché Benji detestasse così tanto Catherine ma ancor meno riusciva a comprendere perché lei non trovasse il coraggio di riavvicinarsi al figlio.  

- Perché Benji sembra odiarla tanto? -

Le parole le sfuggirono dalle labbra prima che riuscisse a trattenerle. Vide Catherine sussultare a quella domanda improvvisa e i suoi occhi scuri, così simili a quelli del figlio, si riempirono di tristezza.

- Suppongo per quello che io gli ho fatto molto tempo fa. – rispose sincera, il volto attraversato dal rimorso – Vedi, Clare, mi vergogno ad ammetterlo, ma non sono stata una buona madre. - Sollevò lo sguardo ad incrociare quello ambrato della nuora cercandovi comprensione e poi confessò - Ho abbandonato mio figlio quando aveva solo cinque anni. -

Clare la fissò incredula.

- Non è possibile… -

- Oh si! – Il volto di Catherine era sinceramente addolorato – Ti sembrerà una cosa orribile… ma non sempre ho voluto bene a mio figlio. - Trasse un profondo respiro, lo sguardo colmo di angoscia – Ero giovane, viziata ed egoista e William mi adorava. Non volevo occuparmi di un bambino piccolo. – 

Di fronte allo sguardo sconvolto di Clare iniziò a raccontare – Dopo la nascita di Benjiamin i medici mi avevano sconsigliato di avere altri figli. Non avevo un fisico adatto alle maternità e, inoltre la posizione e il lavoro di William mi imponevano di partecipare ad una vita sociale piuttosto intensa. Andavo a cavallo, in barca a vela, partecipavo a tutte le feste e le riunioni mondane della stagione. Tuttavia, quando Benji aveva all’incirca quattro anni rimasi di nuovo incinta. Sconsideratamente continuai la vita frenetica che avevo sempre fatto, senza curarmi dei consigli dei medici che mi avevano imposto di riposare. – Gli occhi di Catherine si riempirono di lacrime – Il risultato fu che la mia bambina nacque troppo presto. I dottori mi dissero che… i polmoni non erano ancora formati – mormorò con voce incrinata.

Clare scivolò sul divano accanto alla suocera cingendole con un braccio le esili spalle, gli occhi colmi di pena

- Oh, Catherine, deve essere stato terribile! –

La donna si aggrappò a quell’abbraccio con forza sorprendente – Sono stata così egoista! – confessò in preda al senso di colpa – E quel che è peggio ho fatto così tanto male a Benji! –

Si passò una mano tremante sul viso ad asciugare le lacrime che le avevano bagnato le guance – Dopo la morte della mia bambina caddi in preda ad una forte depressione. Ero tormentata dai sensi di colpa e, quello che era accaduto, era davvero colpa mia. Non volevo vedere nessuno, neppure mio figlio. – Catherine si scostò da Clare guardandola in volto, cercando il coraggio per continuare – Nonostante fosse addolorato nel vedermi in quello stato William non mi rimproverò mai nulla e mi stette accanto con una dedizione di cui non lo credevo assolutamente capace. Mi portò in Europa, mi fece vedere dai migliori specialisti ma nessuno trovò il modo di strapparmi al tunnel depressivo nel quale ero caduta. – Fece un profondo respiro per calmarsi – Un anno dopo tentai il suicidio. Mi salvarono per miracolo. Quell’episodio convinse William che avevo bisogno di cure e attenzioni continue e mi costrinse ad ricoverarmi in una clinica psichiatrica. –

Tese la mano che tremava verso il bicchiere d’acqua posato sul tavolo e lo portò alle labbra improvvisamente aride, inghiottendo qualche sorso. Clare le prese il calice e lo posò sul tavolo mentre Catherine intrecciava le mani in grembo

- Fu una decisione coraggiosa, che incontrò molte critiche, ma quella sua scelta mi salvò la vita. Iniziai una terapia e quando lasciai la clinica, dopo più di due anni, riuscivo a convivere con il mio dolore. Ritornai in Giappone. Erano passati quasi quattro anni da quando avevo visto mio figlio e smaniavo dall’impazienza di riabbracciarlo. – Gli occhi di Catherine brillarono al ricordo - Durante quel periodo William, a causa del lavoro che lo portava spesso lontano aveva affidato Benji a Freddy Marshall, un nostro caro amico. Freddy aveva scoperto che Benji aveva un talento eccezionale nel giocare a calcio nel ruolo di portiere e aveva iniziato ad allenarlo con il consenso di mio marito. – 

I suoi occhi si accesero di una tenerezza incredibile mentre con la mente andava indietro di quasi vent’anni, ricordando l’incontro con il figlio. Con la voce che le tremava, Catherine continuò il suo racconto davanti ad una Clare completamente muta e stupefatta

- Quando al mio ritorno lo vidi si stava allenando nel campo dietro la villa, più alto di qualsiasi altro bambino della sua età, più forte… a nove anni già un piccolo uomo. – Si asciugò una lacrima, la voce velata di commozione – Ricordo che mi fissò, uno sguardo talmente profondo da trapassarmi da parte a parte. Poi se ne andò. Non disse nulla. Rientrò in casa. –

Catherine fece una pausa e prese a tormentare il fazzoletto che aveva tra le mani - Tentai di seguirlo, di spiegargli. Non ci fu verso. Era una furia, non avevo mai visto un bambino in preda ad una rabbia così profonda. Neppure Freddy riuscì a calmarlo. Mi fermai un mese, cercando di ravvicinarmi a lui, senza successo. Mi ignorava e quando proprio non poteva farne a meno mi fissava con una tale cieca furia… - Catherine fissò Clare angosciata – Non ho mai visto tanta rabbia e tanto dolore negli occhi di un bambino.  – confessò amareggiata - Alla fine del mese ripartii e Benji non venne neppure a salutarmi. – Sospirò – Forse avrò sbagliato, non dovevo lasciarlo, ma non sopportavo di essere rifiutata da mio figlio, preferivo stare altrove ed immaginare che lui attendesse con ansia il mio ritorno. –

Si asciugò le lacrime che le bagnavano le guance e cercò di sorridere debolmente a Clare ma fallì miseramente il tentativo – Con il tempo la sua rabbia si è stemperata. Lui è cresciuto, ha realizzato i suoi sogni con una determinazione incredibile. E’ diventato un uomo di successo, un calciatore famoso, e non solo per il cognome che porta. Ma il suo odio nei confronti miei e di William non è cambiato di una virgola. Lo vedo da come mi guarda… come se non riuscisse a sopportare di avermi di fronte. – la sua voce aveva un tono disperato - Non ci perdonerà mai per averlo abbandonato. –

Tacque schiacciata dalle sue stesse colpe e Clare posò una mano su quelle della suocera strettamente intrecciate – Deve tentare di nuovo. – la incoraggiò – Non può arrendersi in questo modo. - 

- Mi vergogno così tanto – Catherine si portò una mano al viso profondamente umiliata – Come posso confessare a mio figlio quello che ho fatto… il tentativo di suicidio, gli anni in clinica. Mi disprezza così profondamente! - 

La stretta di Clare si fece più salda, gli occhi dorati pieni di una soffocante commozione – Dategli una possibilità, Catherine. Io non posso prevedere come lui reagirà ma dovete parlargli. Dovete spiegargli e cercare di riconquistare il suo affetto e la sua fiducia. – Trasse un profondo respiro, gli occhi pieni di lacrime pietose – Non negatevi l’assoluzione. Anche Benji ha bisogno dell’appoggio della sua famiglia. -

La donna guardò Clare colma di profonda gratitudine – Non credevo che mi avresti capita. – mormorò commossa.

Clare le sorrise gentilmente, sciogliendosi dal suo abbraccio

 - Forse è arrivato per voi il momento di chiarirvi. -

Di fronte ai tentativi di diniego della suocera le strinse le mani fra le sue – Non abbia paura, Catherine. Gli parli con il cuore. Sono certa che Benji ascolterà quello che ha da dire. -

Incapace di trattenerla la donna osservò Clare alzarsi e dirigersi verso la camera di terapia intensiva dove William stava lottando per la vita. La giovane si soffermò un attimo, la mano sulla maniglia della porta, cercando di dare un ordine ai suoi pensieri e alle confuse emozioni che quelle rivelazioni avevano provocato. Poi raddrizzò le spalle ed entrò.

Sbatté le palpebre un paio di volte per abituare gli occhi alla penombra della stanza. Un forte odore di disinfettante le raggiunse le narici mentre metteva a fuoco la sagoma di William, coperta da un leggero lenzuolo, immobile nel letto. Degli elettrodi erano fissato sul petto nudo dell’uomo, collegati ad uno strano macchinario che ne monitorava il battito cardiaco, e da entrambe le braccia partivano i tubicini delle flebo collegati alle sacche appese sopra il letto. Aveva gli occhi chiusi e il volto era nascosto quasi completamente dalla mascherina dell’ossigeno. Il silenzio della stanza era rotto dal rumore dei macchinari che producevano deboli suoni e dal respiro che usciva secco e metallico dalle labbra dell’infermo.

Benji era seduto su di una sedia di metallo accanto al letto, le spalle rigide per la tensione. Chissà come era riuscito a fasi portare una bottiglia di qualcosa di forte dal medico di turno, ma dopo un solo sorso aveva allontanato il liquore disgustato, posando il bicchiere sul comodino accanto al letto. Clare gli si avvicinò lentamente e gli posò una mano sulla spalla fino a che lui non sollevò lo sguardo ad incontrare quello dolce e ambrato di lei.

Attraverso la maschera calata sul suo volto a celare la profondità dei suoi pensieri Clare lesse l’angoscia, annidata negli occhi scuri di lui. La mano grande e bruna di suo marito si posò sulla sua, quasi nell’impellente bisogno di un contatto. 

Non disse una parola, solo una muta stretta che lei contraccambiò, come a rassicurarlo della sua presenza.

- Resto io con lui per un po’ – sussurrò piano, costringendolo ad alzarsi – Vai da tua madre, ha bisogno di parlarti. –

Lo sospinse gentilmente fuori dalla stanza e quando la porta si fu richiusa alle sue spalle andò a sedersi accanto al letto, preparandosi ad una lunga attesa.

 

Le ombre della sera si allungarono oltre la cima degli alti sempreverdi che costeggiavano il muro di cinta del parco e velocemente sparirono consumandosi in quella breve serata d’autunno. La densa oscurità avvolse il giardino silenzioso di Ville Rose illuminato solo dalla chiara luce dei lampioni alogeni.

Clare prese la spazzola dalla pettiniera e iniziò a farla scorrere nei capelli con le guance illuminate di emozione.

Dopo aver trascorso alcune ore al capezzale di William era ritornata a casa per occuparsi di Martine, costringendo Catherine a fare altrettanto. La donna era visibilmente distrutta ma i suoi occhi scintillavano di gioia dopo il suo confronto con il figlio. La conversazione fra i due si era risolta nel modo che Clare aveva tanto sperato e, nonostante la diffidenza di Benji, sembrava davvero che lui avesse iniziato a mettere da parte il rancore, cercando di costruire qualcosa di buono tra loro. Non aveva detto una sola parola in merito alla lunga discussione che aveva avuto con sua madre, ma gli occhi di Clare si erano riempiti di lacrime di commozione quando li aveva visti entrare insieme in terapia intensiva, Catherine sostenuta gentilmente dal braccio premuroso di lui.

Verso metà della mattinata Benji le aveva telefonato, comunicandole che William si era finalmente ripreso e che i medici avevano confermato che era definitivamente fuori pericolo. Catherine si era precipitata in clinica, lasciando, insieme a Martine, una Clare confusa e felice.

Quel pomeriggio Benji aveva raggiunto i compagni di squadra allo stadio di Monaco per giocare una partita di campionato e, sebbene la sua mente fosse certamente lontana mille miglia dalla partita che stava disputando, la sua prestazione era stata impeccabile come al solito. Cullando Martine fra le braccia, Clare aveva acceso il televisore per avere qualche notizia dell’esito dell’incontro, indicando alla bambina il SGGK ogni volta che l’operatore si soffermava a riprenderne l’imponente figura. La piccina riconosceva nelle immagini a video il volto dell’uomo che spesso la prendeva in braccio con tanta tenerezza e, per tutta da durata dell’incontro, il salotto risuonò dei suoi gridolini di gioia.

Al termine della partita era seguita la conferenza stampa di rito e il cuore di Clare aveva preso a battere un ritmo forsennato, riconoscendo tra le miriadi di facce, il volto bruno e bellissimo del marito.

Aveva un’aria tra l’annoiato e il distaccato, quasi non vedesse l’ora di trovarsi altrove e Clare ben sapeva quanto fremesse dal desiderio di abbandonare la stanza per recarsi in clinica al capezzale del padre appena ristabilito.

Il volto di Martha Lewis era apparso sullo schermo, tra quelli dei suoi colleghi, come pervaso da maligna soddisfazione. Incurante dell’esito della partita e dei tecnicismi sui quali si era soffermato volentieri l’allenatore, era ritornata all’attacco con le sue insinuazioni cariche di sospetto, rivolgendosi direttamente al SGGK e chiedendogli come mai due sere prima. alla festa al Bayerischer Hof, fosse apparso di così pessimo umore di fronte ai giornalisti

- Possiamo addebitare il suo malumore ai recenti cambiamenti intervenuti nella sua vita? – aveva chiesto con voce piena di veleno – Ci sono dissapori in famiglia? Forse il suo recente matrimonio è già in crisi? -  

Prima che Benji potesse parlare era stato Schneider a rispondere alla curiosità morbosa della donna, scoppiando in una fragorosa risata che aveva fatto voltare verso di lui tutti i giornalisti presenti

- Per la verità stava cercando di evitare che altri uomini adocchiassero con troppa insistenza sua moglie! -

La sala stampa ammutolita si era poi unita alla risata contagiosa del fuoriclasse ma la giornalista era apparsa poco convinta  e aveva insistito – Davvero, Benji, sei diventato così geloso? -

Lui aveva scoccato un’occhiata malevola a Karl che stava facendo fatica a controllarsi – Per quanto riguarda mia moglie lo sono, Fraulein Lewis – aveva ammesso.

Martha aveva sgranato gli occhi pesantemente truccati - Vuoi dire che lei te ne da motivo? – aveva chiesto con aria falsamente innocente e lo sguardo pericoloso quanto quello di un cobra.

Tutti i presenti avevano teso le orecchie in attesa della risposta del campione.

Benji l’aveva fissata con aria sfrontata, il volto bruno percorso da un sorriso di scherno – Voglio dire – aveva detto, scandendo bene le parole come se parlasse ad una persona lenta di comprendonio – Che evidentemente lei non conosce la signora Price, per fare una domanda tanto stupida. -  

Lo stupore per quell’improvvisa dichiarazione aveva lasciato tutti attoniti per un istante poi era scoppiato il pandemonio. La sala stampa era stata percorsa da una risata scrosciante e il volto di Marta Lewis si era fatto paonazzo sotto il pesante strato di trucco.

Hans Müller giornalista accreditato della televisione di stato si era asciugato gli occhi con una mano prima di concordare pienamente con il portiere – Fate bene difendere la signora, Price! Ho conosciuto vostra moglie l’altra sera alla festa ed è una creatura assolutamente incantevole. Fossi in voi la farei girare solo se avvolta in un pesante burka! -

La conferenza stampa si era poi sciolta in un clima di totale euforia e Clare aveva spento il televisore.

Aveva messo Martine a nanna e si era preparata per andare a letto come un automa.

La confessione di Catherine, le parole pronunciate alla conferenza stampa, i suoi sentimenti, le si erano accavallati nella mente gli uni sull’altri, costringendo le sue emozioni a venire a galla.

Non era più il tempo di nascondersi dietro alle sue paure. Non era più il momento di esitare.

Doveva osare. Sperando, pregando che il suo amore per lui fosse la spinta sufficiente.

Perché sapeva… sentiva che unico modo per arrivare a toccare il cuore di Benjiamin Price passava per la via più rischiosa, per il percorso più duro.

Doveva dare.

Senza aspettarsi nulla in cambio. Senza alcuna certezza, perché lui non gliel’avrebbe mai data.

Aveva osservato con attenzione la sottile vera d’oro che portava al dito e i diamanti scintillarono luminosi alla luce della lampada: il legame più solido che avesse mai avuto.

Tu mi hai toccato… e trattenuto.

Non valeva forse la pena rischiare per qualcosa di così prezioso?

Benji aveva passato tutta la sua vita arroccato nella sua solitudine, abbandonato dai suoi genitori. Questa lontananza, la scarsità di punti di riferimento, lo avevano reso un uomo duro, cinico, poco espansivo, incapace di dimostrare i propri sentimenti. Per un certo tempo aveva persino dubitato che lui avesse un cuore.

Poi era accaduto il miracolo: Martine, così piccola e innocente, era penetrata attraverso la spessa corazza del suo riserbo e Clare aveva potuto scorgere l’uomo affettuoso e paziente che si nascondeva dietro quella gelida maschera di freddezza. Il racconto di Catherine l’aveva costretta  misurarsi con una realtà che non conosceva e che, era certa, fosse un mistero per molti. Non sapeva che cosa lui avesse chiuso in fondo al suo cuore, quali fossero i suoi pensieri e suoi sentimenti più veri. Il dolore feroce per l’abbandono di allora lo aveva segnato profondamente, convincendolo a chiudersi in se stesso, a rifiutare ogni contatto che creasse una qualche dimostrazione di affetto, per timore di essere, un giorno, di nuovo respinto.

Tutti finiscono con l’andarsene e allora è meglio andare via per primi e non voltarsi mai indietro.

Era quello che lui aveva sempre fatto. Era quello che aveva provato a fare anche con lei.

Con trepidazione si era alzata in piedi di scatto e si era affrettata a prepararsi per timore che egli arrivasse all’improvviso. Adesso era lì, vestita, o meglio, svestita della camicia che Patty le aveva regalato, senza sapere bene cosa avrebbe fatto.

Un rumore soffocato nella stanza da letto di lui la strappò alle sue considerazioni. Si avvicinò silenziosamente alla porta socchiusa e vide Benji in piedi che stava togliendosi la giacca.

Dava le spalle alla porta di comunicazione ma dovette udire un fruscio dietro di sé e avvertire la sua presenza perché la testa bruna si sollevò di scatto

- Sei ancora sveglia? – mormorò sfilandosi la cravatta senza neppure voltarsi – Vai pure a dormire e non preoccuparti. William adesso sta bene e Cathy ha deciso di fermarsi a dormire in clinica. Ha detto che voleva restare con lui. -

Non ricevendo risposta si girò, sbottonandosi il polsino della camicia, e i suoi occhi corsero alla porta di comunicazione e la videro aperta

- Clare… -

- Sono qui, Benji. – la voce morbida di lei gli fece volgere lo sguardo al centro della stanza fino ad incontrare la figura sottile e flessuosa della moglie ritta ai piedi del letto. Il corpo nudo di Clare, coperto solo della sottile camicia da notte baluginava nella penombra facendola assomigliare ad una figura evanescente. Si impietrì.

- Clare, cosa… -

Le guance di Clare si illuminarono un lieve rossore mentre lo guardava in volto, incrociando lo sguardo con quello di lui - Sono qui per restare, Benji – mormorò piano. Trasse un profondo respiro, cercando di rallentare i battiti impazziti del suo cuore - …e sono tua… se mi vuoi. -

Lui tirò indietro la testa di scatto, stupito dalle sue parole, ma Clare fece un passo avanti e la morbida luce della lampada illuminò lo splendore marmoreo del suo viso

- Amami – mormorò con gli occhi dorati scintillanti che percorrevano il viso fiero e orgoglioso di lui.

 

 

“ Vorrei fare con te

ciò che la primavera

fa

con i ciliegi”

(P. Neruda)

 

 

A Benji si spezzò il fiato di fronte alla delicata bellezza di lei, svelata dal luccicante tessuto della camicia da notte. Il leggero pizzo color avorio era un’esile ragnatela intagliata sul suo corpo snello, modellando il profilo tondo del seno abbondantemente rivelato dall’audace scollatura, la vita sottile, la linea agile delle lunghe gambe perfette. Una vampata di desiderio ruggì negli occhi scuri dell’uomo mentre ammirava emozionato lo splendido corpo della moglie.

Imbarazzata nella sua camicia semi trasparente, Clare strinse le mani attorno alla spazzola, prendendo rapidamente nota dell’abbigliamento di lui, i pantaloni neri, la fine camicia bianca, alla quale erano state rimboccate le maniche, aperta sul collo forte e abbronzato.

Posò la spazzola sul ripiano del mobile accanto al letto e gli si avvicinò nervosamente, quasi per sottrarsi al suo sguardo fiammeggiante.

- Clare – il tono di Benji era basso e intimo e le spedì un brivido lungo la spina dorsale – Non si può tornare indietro… -

Lei annuì e, mettendo a tacere le sue paure, si accostò al ruvido calore del suo corpo. Avvertì il braccio muscoloso dell’uomo avvolgerla, al pari del caldo sentore amarognolo della sua colonia. Rimase lì, tesa e rigida.

- Ho… un po’ di paura – gli confidò in un sussurro, cercando di soffocare i suoi timori negli occhi di Benji, così profondi e densi da circondarla con tutta la loro intensità. Fece un tremulo sospiro – Io… so solo che fa male – ammise riluttante.

L’altro braccio di lui si unì al primo nel circondarla con incredibile tenerezza, mentre gli occhi dell’uomo scandagliavano il volto bellissimo di lei, perdendosi negli abissi dorati – Soltanto se si vuole fare male – mormorò con voce rotta.

Clare sollevò lo sguardo sul volto aspro di lui e sgranò gli occhi per la sorpresa.

Qualcosa scattò improvvisamente, sciogliendosi nel suo intimo. La sua voce, quella profonda voce baritonale che faceva vibrare ogni corda del suo essere, e il tormento che leggeva nel suo sguardo agirono come un balsamo nell’animo turbato di lei, avvolgendola di calore.

Nelle traslucide iridi scure c’era una dolcezza infinita e preoccupazione e… e sì, un sentimento indecifrabile e smisurato

- Non devi mai pensare che io possa farti del male - la voce di Benji era rauca e sofferta – Non avere paura di me, Clare… il resto è al di là di tutto. -

La mano di Clare andò a posarsi su quella dell’uomo ben più grande e bruna incrociando la passione bruciante del suo sguardo magnetico. Si affidò alla sua forza, sperando di non deluderlo mai. Gli credeva.

- Lo so -

Benji si chinò leggermente, sollevandola fra le sue braccia, raccogliendola contro la solidità suo petto. Sentì il bellissimo corpo di sua moglie premere contro il proprio, mentre gli occhi ambrati di lei si intrecciavano ai suoi, profondi, intensamente dorati, pieni di una folle emozione.

La distese sul letto, tra le fresche lenzuola di lino accuratamente ripiegate, e la massa pesante dei capelli di lei venne sollevata e sparsa sul cuscino in una nuvola di seta dorata. Ammirò emozionato lo splendore di quel volto dalla pelle di alabastro e le sue labbra calde e ferme incontravano quelle morbide di Clare, cariche di silenziose promesse e di un desiderio selvaggio.

Polpastrelli maschili seguirono lievi la curva della spalla di lei, sfiorando reverenti la pelle serica del seno svelata dal tessuto prezioso, disegnando intricati simboli sul ventre soffice.

Non aveva mai accarezzato una donna con tanta intensità e tanto abbandono.

Clare sentiva la pelle infiammarsi dove le dita di lui tracciavano una scia sensuale e le sue braccia scivolarono accoglienti come raso liquido attorno al collo robusto, accarezzandone gentilmente la nuca, sfiorandogli la linea della mascella con la punta delle dita e rispondendo ai suoi baci con esitante audacia.

La consapevolezza dell’abbandono di lei fra le sue braccia, la sua tenera ed ingenua risposta, unite al suo profumo incredibilmente dolce gli fecero quasi perdere la testa. Si liberò rapidamente dei propri indumenti e vide Clare distogliere lo sguardo imbarazzata. Trattenne un sorriso. La sua timida, coraggiosa moglie non riusciva ancora a posare gli occhi su di lui anche adesso che stavano per entrare nel regno dell’intimità coniugale. Era una caratteristica di lei che gli piaceva moltissimo e ancora di più gli sarebbe piaciuto in seguito insegnarle a superare quei momenti di imbarazzo.

Le si accostò piano, appoggiandosi leggermente, prendendo una mano sottile di lei, rovesciandola e posando un caldo bacio sul palmo soffice. L’emozione le fece brillare gli occhi di luce e, quando le labbra di Benji presero con ardore le sue, incontrarono una risposta dolce e appassionata.

I suoi baci crebbero di intensità, torcendo e divorando, bruciando con passione ogni timore e annullando ogni resistenza.

Clare sentiva il suo corpo, come dotato di una propria volontà, sollevarsi inarcandosi contro quello di lui, duro ed irrigidito da desiderio, ed era meravigliosamente consapevole dei fuochi che il tocco d’amante di Benji evocava. Lentamente l’uomo le fece scivolare la camicia da notte giù dalle spalle e, ben presto, il leggero mucchietto di pizzo cadde dimenticato ai piedi del letto, mentre egli la stringeva a sé. Il corpo di lei era liscio e morbido, abbandonato contro il suo, e la pelle aveva uno splendore luminescente come se fosse cosparsa di polvere di perle.

Clare provò un senso di smarrimento, quando il suo corpo nudo venne a contatto con quello bruciante di lui e il suo respiro accelerò quando la bocca dell’uomo si staccò dalla sua e prese a scendere lungo la serica colonna della sua gola, mormorando parole intelligibili, toccando le corde di un desiderio sconosciuto.

Le mani di Benji, abili e riverenti, si curvarono deliberatamente lente attorno alla liscia setosità dei fianchi di lei, accostandola al suo ruvido desiderio e stringendo i denti per l’aspro piacere che gli attraversò il corpo come una scossa.

I suoi baci caddero, fieri d’amore e di passione, come una collana infuocata sul primo morbido rilievo del petto facendole trattenere il fiato per la sorpresa e, quando le sue labbra si posarono sul suo seno, stuzzicandone la morbida sommità, il fuoco che ardeva dentro di lei eruppe in un incendio.

Clare gemette il suo nome, e le sue mani si contrassero sulle sue spalle abbronzate, mentre la mano di Benji si racchiudeva attorno a quella sottile di lei, facendogliela posare sul proprio petto abbronzato.

Il contrasto fra i loro corpi era meravigliosamente eccitante, lui così possente e bruno, lei così candida e fragile. Sembrava quasi che un oscuro demonio stesse facendo l’amore con un angelo.

Clare osservò la propria mano bianca posata sul torace bronzeo e muscoloso, coperto da una lieve peluria che andava assottigliandosi fino ai fianchi stretti, e osservò stupita la brusca reazione di lui alle sue carezze. Sentiva i tonfi pesanti del cuore di lui sotto il suo palmo e il battito farsi più rapido quando lei mosse la mano, allargando la punta delle dita sul suo petto. Era incredibilmente bello e Clare fece scorrere con ammirazione le mani sui muscoli solidi e rivestiti del raso scuro della sua pelle, sfiorando con caldi baci i luoghi appena accarezzati dalle sue dita, meravigliata del loro contrarsi non appena erano sfiorati dal suo tocco inesperto.

Benji chiuse gli occhi, trattenendo convulsamente il respiro, mentre il suo corpo, quasi famelico per l’ondata d’amore che lo travolgeva, veniva scosso da un desiderio così intenso che lo faceva tremare.

Bramava spingerla sotto di sé per stendersi su di lei e trovare l’appagamento che cercava e desiderava disperatamente ma, più di ogni altra cosa, voleva darle infinito piacere.

Le sue mani si mossero in una tenera ricerca, accarezzando il liscio splendore dei suoi glutei, costringendo il corpo di lei ad una risposta appassionata.

Gli occhi di Clare erano lucidi e splendenti quando egli l’attirò a sé in un fiero abbraccio possessivo, sfiorando con il bacino la sua intimità, attenuando con lente carezze lo sconvolgimento della penetrazione.

Sentiva una pressione incredibile crescere dentro il suo corpo mentre si stringeva a lui, travolta dalle sue stesse sensazioni. Provò una fitta di breve dolore che la fece ansimare, prima di accogliere dentro di sé il suo calore e la sua forza.

Il viso di Benji sopra il suo era duro e cupo nella passione, nel tentativo di arginare la brama che lo sconvolgeva, ma quello stesso sguardo irraggiava altrettanta tenerezza che desiderio. Con completa fiducia gli fece scivolare le lunghe gambe attorno ai fianchi stretti proprio nel momento in cui egli abbassò la bocca a frugarle le labbra in un lungo bacio.

Aggrappata a lui e consapevole del proprio amore Clare gli si abbandonò completamente mentre, travolta dalla passione di lui, mormorava incoerentemente con voce rotta

- Ti amo -

Fu come se quell’istante fosse rimasto nell’aria, sospeso.

Benji alzò leggermente il capo e il suo sguardo bruciante le percorse il volto cercando la verità nascosta in quegli occhi d‘ambra densi di desiderio. Non disse una parola ma con incrollabile determinazione plasmò il corpo di lei contro il proprio, spingendolo verso le alte vette del piacere. Esigente e appassionato sollevò il corpo di Clare in un ritmo palpitante ed ella, generosa come al solito, non gli negò nulla.

Erano fuoco e seta bollente, febbrile desiderio e selvaggia frenesia, perduti nell’impulso della ricerca.

Un miliardo di luci esplosero nella mente di Clare e il suo corpo fu scosso da tremiti violenti quando l’estasi sbocciò calda e pulsante, travolgendola con l’impeto inarrestabile delle onde del mare.

Benji si spinse un’ultima volta nella morbidezza di lei, mentre il suo nome mormorato da quelle labbra gonfie per i troppi baci gli toccava il cuore, inconsapevole che, nel momento in cui il violento flusso di piacere gli attraversò il corpo, gemeva forte.

Trattenendo il proprio peso sugli avambracci possenti affondò il capo contro la gola bianca tra i morbidi riccioli arruffati, sussultando convulsamente e respirando con profondi ansiti, con il cuore che batteva freneticamente, circondato quell’inebriante profumo di rose bianche che era parte di lei, ancora intimamente legato a lei.

Per un attimo si sentì debole e indifeso nel suo abbraccio.

Non era mai stato debole, non era mai stato indifeso, eppure in quel momento aveva un disperato bisogno di lei.

Non aveva mai conosciuto un piacere così profondo e appagante, un tale abbandono, un coinvolgimento così totale.

Con una mano che tremava leggermente scostò una ciocca dorata dalla guancia liscia di lei ancora arrossata dal godimento. Per la prima volta da molti mesi si sentiva prosciugato di ogni energia ed in pace con se stesso. Cercò lo sguardo ambrato e fu meravigliato nel leggervi un adorante e abbagliato stupore e una dolcezza infinita. Incapace di pronunciare una sola parola si rovesciò sulla schiena, attirando Clare sul proprio petto e avvolgendola teneramente fra le braccia. Le sfiorò il capo biondo con un bacio e la sentì sospirare di felicità mentre la sua mano sottile si posava sul suo petto proprio all’altezza del cuore che batteva in tonfi pesanti.

Se il mondo gli fosse passato davanti in quel momento Benjiamin Price dubitava che sarebbe stato in grado di alzare un dito.

Le braccia di Clare lo circondarono stringendosi a lui, crogiolandosi nel calore del suo corpo.

Non voleva pensare all’indomani.

Benji la teneva con una tenerezza tale che avrebbe potuto fingere che l’amasse davvero e che quella passione fosse solo per lei. E che esistesse un amore che durasse in eterno.

Al di là di ogni cosa.

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