Buonasera a tutti!
Eccomi in
anticipo di ben una giornata con il nuovo capitolo. Vi chiedo tante, tante
recensioni perché sto concludendo la fanfiction e ho molto bisogno di incentivi
e soprattutto di sapere cosa vi piace e cosa vorreste sentire raccontato.
Questo è stato un capitolo un po’ difficile da
scrivere… tanti sentimenti contrapposti e troppe cose in sospeso… fatemi
sapere.
Un abbraccio affettuoso a tutti e ad maiora!
Julie
CAPITOLO XVIII
Ti do
me stessa,
le mie
notti insonni,
i
lunghi sorsi
di cielo
e stelle – bevuti
sulle
montagne,
la brezza dei mai percorsi
verso
albe remote.
Ti do
me stessa,
il sole
vergine dei miei mattini
su
favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi
e spighe.
Ti do
me stessa,
i
meriggi
sul
ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline
fra tronchi di cipressi animati
di nidi –
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato dal vento
limpido – della bellezza;
e tu lascia che io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo –
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette –
(A. Pozzi, 4 dicembre 1934)
L’unica persona che guardava senza ammirazione la
coppia ballare era Erika.
Soffocava di
rabbia al braccio di Jordan nel vedere quella piccola cagnetta bionda danzare,
al centro dell’attenzione di tutti, circondata dal braccio protettivo Benjiamin
Price.
L’annuncio dell’avvenuto matrimonio del SGGK aveva
percorso la sala come un fulmine ed Erika impazziva di gelosia al pensiero di
non essere considerata la più bella della festa, la donna da invidiare e da
desiderare, colei per la quale batteva il cuore del tenebroso portiere del
Bayern Monaco.
Quei due sembravano il prototipo della coppia
modello: tanto perfetti da risultare quasi disgustosi.
Gli occhi degli ospiti erano appuntati pieni di
ammirazione sulla coppia che ballava al centro della sala ed Erika aveva colto
i mormorii di approvazione e meraviglia dei presenti, gli sguardi colmi di
desiderio degli uomini, le occhiate piene di invidia delle donne. Eppure quella
sciocca ragazzina, persa com’era nell’abbraccio del SGGK, neppure si accorgeva
della sua crescente popolarità.
Erika osservò le ampie spalle del SGGK stagliarsi in
mezzo alla pista e, per una volta, non ne ammirò la maschia struttura fisica.
Benji l’aveva umiliata dicendole, senza mezzi termini, di essere innamorato di
quella donnina insulsa, di quella Clare, e l’aveva rifiutata, scacciandola come
avrebbe fatto con una creatura molesta, come se lei fosse stata una sgualdrina
che implorava i suoi favori.
Strinse così forte il braccio del suo accompagnatore
che Jordan si voltò a guardarla stupito. Seguì lo sguardo carico di odio della
donna e vide Clare ballare fra le braccia del marito.
A differenza degli altri presenti non era rimasto
stupito dalla notizia, riconoscendo nella giovane donna bionda, che adesso era
al centro dei mormorii della cosiddetta buona società, la giovane pittrice
incontrata al vernissage di Andrew
Binder e tanto apprezzata dal famoso maestro. Aveva cercato di mettere in
guardia Erika nella sua battaglia contro i mulini a vento ma
quell’irragionevole, testarda donna non aveva voluto dargli retta.
Jordan era convinto che l’atteggiamento di Erika non
fosse dettato da una genuina passione per Benji Price ma piuttosto fosse frutto
di un capriccio, dell’incomprensibile ed insoffocabile desiderio della donna di
essere sempre al centro dell’attenzione di tutti, ammirata e invidiata. Il SGGK
rappresentava per lei solamente un altro trofeo da esibire e, al pari di un
costoso gioiello o di una macchina sportiva, costituiva il soddisfacimento di
un desiderio bizzarro. Erika era l’essere più viziato e prepotente che Jordan
avesse mai conosciuto e, proprio per questo, per le sue disinibite sfrenatezze,
il suo straordinario entusiasmo nel godere tutti gli aspetti della via, lui la
trovava adorabile.
Non riuscì a trattenersi dallo stuzzicarla un po’
- Mi sembra, ma
belle, che il lupo abbia finalmente trovato la sua compagna – scherzò
ridendo
Erika lo incenerì con un’occhiataccia
- Taci! – sibilò strattonandolo - Se tu avessi un po’
di sale in zucca, invece di comportarti da quello smidollato che sei, avresti
già fatto qualcosa. -
Jordan scoppiò in una scrosciante risata che fece
voltare parecchie teste nella loro direzione
- E cosa dovrei fare, scusa? Cercare di sedurre Clare
davanti agli occhi del suo terribile marito? – chiese sarcastico
Si pentì immediatamente non appena ebbe pronunciata
quella provocazione, perché gli occhi verdi di Erika si illuminarono di maligna
soddisfazione
- Uhm… potrebbe essere un’idea. – mormorò pensosa –
Però dobbiamo essere sicuri che quella piccola sgualdrina sia ben disposta ad
accettare le tue attenzioni. Con un po’ di fortuna all’annuncio di questo disgraziato
matrimonio seguirà ben presto la notizia del divorzio. – concluse, allungando
il collo.
Clare si trovava in piedi, ai lati della pista da
ballo, in compagnia di Karl e Benji, e proprio in quel momento si allontanò con
un sorriso, slacciandosi dalla stretta tenace del marito, per lasciarlo solo in
compagnia del suo capitano. Erika li vide sorridere entrambi, mentre
osservavano la figuretta vestita di rosso fendere la calca per dirigersi verso
i bagni delle signore. Con un sorriso di intesa lasciò immediatamente il
braccio di Jordan, dirigendosi verso la ragazza con la determinazione di un
falco che ha avvistato la preda. Si fece largo tra gli ospiti, incurante di
calpestare lo strascico di qualche signora, nel tentativo di raggiungerla.
Lungo il percorso Clare venne fermata e salutata da
parecchie persone che desideravano felicitarsi per il recente matrimonio e
questo diede modo ad Erika di accorciare la distanza fra loro.
Quando riuscì a mettere piede nel locale del bagno
delle signore la stanza era deserta, fatta ad eccezione per loro due.
Il tonfo secco della porta che si chiudeva fece
voltare Clare che, china sullo specchio sopra il lavabo, stava sistemando con
rapidi tocchi un ricciolo sfuggito ad una forcina. Si raddrizzò, sorpresa nel
vedere Erika. La donna indossava uno splendido abito di tessuto impalpabile
guarnito di luccicanti cristalli e generosamente scollato ad esibire un seno
procace. Un pesante collier d’oro e brillanti scintillava suntuoso attorno al
suo collo, accompagnato da due larghi bracciali a fascia che cingevano entrambi
i polsi. Era bella, sofisticata e sicura di sé, mentre si avvicinava allo
specchio, iniziando ad applicare il rossetto, e Clare si sentì oltremodo
vulnerabile in sua presenza.
Con un mormorio di scusa la salutò e fece per
oltrepassarla, cercando di uscire da quell’ambiente che all’improvviso era
diventato soffocante, ma le parole di Erika la immobilizzarono
- Non serve a nulla fuggire dalla realtà. -
Clare si voltò, incontrando nello specchio lo sguardo
smeraldino, freddamente fisso su di lei
- E per quale motivo credi che io stia scappando? -
Erika le sorrise ma il suo era un sorriso senza
traccia di allegria
- Penso che tu ti stia facendo solo delle illusioni.
– affermò con sicurezza. Di fronte allo
sguardo sbalordito della rivale decise di affondare il colpo – Insomma, ti
strusci contro Benji come una gatta in calore, reciti la parte della
mogliettina innamorata. Cosa speri di ottenere? – chiese alzando leggermente la
voce
Clare la guardò in viso perfettamente calma
- Io non cerco di ottenere nulla, Erika. Benji è già
mio marito. -
Erika accusò la risposta ma fu svelta a rimediare
- Ancora per poco, mia cara. – ribatté con sicurezza
- Tra poco lui si accorgerà di aver commesso un terribile errore e ti troverai
in mezzo ad una strada in men che non si dica. -
Gli occhi di Clare divennero come ghiaccio dorato,
mentre rifiutava di farsi intimorire
- E chi lo aiuterà ad accorgersene? Tu? -
Un sorrisetto di scherno apparve sul volto
perfettamente truccato dell’altra
- Non occorre che io mi affatichi più di tanto. Lui
sa già che io sono la donna più adatta, che in me può trovare tutte quelle
soddisfazioni che, evidentemente… - disse, calcando la voce e squadrando con
derisione la snella figura di Clare – … gli mancano fra le pareti di casa sua.
-
Clare scosse la testa fronteggiandola
- Smettila con i tuoi giochetti. Ogni minuto al di
fuori dagli allenamenti o dai ritiri con la squadra Benji lo ha trascorso a
casa, con Martine e con me, e se pensi che… -
- Benji si è infortunato in Giappone. – le voce di
Erika la interruppe con la forza di una staffilata in pieno viso - La sua ultima cicatrice… -
Clare sgranò gli occhi, mentre la sua mente andava
automaticamente alla più recente ferita riportata dal portiere, durante la
partita contro la Corea, e della quale erano a conoscenza solo lei, Freddy
Marshall e alcuni giocatori della nazionale.
Sentì un ronzio fastidioso nelle orecchie e cercò
smarrita sul volto della donna un qualunque segno che ella stava mentendo ma
gli occhi verdi di Erika affondarono nei suoi senza pietà.
- Non significa nulla… - riuscì a mormorare, facendo
appello alla cieca fiducia che la forza dell’amore le dava.
La fredda sarcastica risata dell’altra le gelò il
sangue nelle vene
- Non significa nulla, dici? – Erika fece un gesto
come a sottolineare la sua perseverante stupidità – I ritiri, mia cara, non
sono quei periodi di solitario isolamento che i giocatori vorrebbero far
credere a tutti. - ribatté con voce
grondante di veleno – Quando la squadra è partita per il ritiro in previsione
dell’incontro con la Dinamo Bucarest, tre giorni fa, li ho raggiunti nel loro
albergo. – Fece una pausa puntando le mani sui fianchi e poi si chinò
leggermente in direzione di Clare, scandendo le parole, in modo che le si
imprimessero bene nella mente – Benji ed io abbiamo trascorso la notte insieme.
-
Fu come se un fulmine avesse attraversato Clare con
tutta la sua potente scarica elettrica. Il silenzio nel bagno delle signore era
rotto soltanto dal breve e affannoso respiro di Erika e dalla musica e dai
rumori della festa che si udivano attraverso lo spesso pannello imbottito di
raso della porta.
Clare tese una mano, come a trovare un appoggio,
verso il freddo ripiano di marmo del lavandino, lo sguardo perso nel vuoto. Non
poteva essere vero!
Sentendo la vittoria a portata di mano Erika
raddrizzò la schiena e il suo volto assunse un’espressione gelida
- Benji è mio e puoi stare certa, piccola intrigante,
che presto sarai fuori dalle nostre vite per sempre ed io riprenderò il posto
che mi spetta. -
Con un gesto rapido afferrò la borsetta da sera e
passò davanti ad una Clare ammutolita. Aprì la porta e, per un attimo, il
fracasso della musica e della festa riempì la stanza, per poi lasciare il posto
ad una quiete benedetta quanto fragile.
Nella solitudine del bagno Clare osservò allo
specchio il suo volto spaventosamente pallido, i grandi occhi dorati che
sembravano immensi nell’ovale del volto minuto. Automaticamente sollevò le dita
gelide e si pizzicò le guance per ridargli un po’ di colore. Si accorse che le
tremavano le mani.
Era tutta un’illusiione!
Quegli sguardi colmi di tenero ardore che lei credeva
unicamente per lei! Le parole appassionate, gli istanti che avevano condiviso!
Dopo che Erika le aveva restituito la camicia di Benji si era torturata con
dubbi atroci ma le attenzioni di lui non erano mai mancate e il suo fervore era
così intenso che…
Tre giorni prima lei aveva scoperto che Benji aveva
acquistato il suo ritratto quando ancora si trovavano in Giappone. Tre giorni
prima lui ed Erika avevano trascorso la notte insieme.
Si era già illusa troppo. Doveva arrendersi
all’evidenza.
“Se
non vuoi dividere il mio letto, né come mia amante né come mia moglie, ti
basterà starmi lontana e limitarti a farle da madre a Martine. Ti assicuro che
non mi taglierò le vene per questo”, le aveva detto a Kanagawa, quando aveva accettato di sposarlo.
E infatti aveva prontamente cercato un’altra donna
per scaldarsi il letto!
Le lacrime le traboccarono dalle ciglia e il nodo che
le si era formato all’altezza del cuore minacciò di sciogliersi inondandola di
disperazione. Vide allo specchio il suo volto stravolto e ripensò che solo
poche ore prima aveva deciso di provare a superare le sue paure e diventare
veramente la moglie che egli desiderava.
Quanto dovevano essersi divertiti alle sue spalle!
Quanto dovevano avere riso di lei!
Sentì di avere toccato il fondo e al colmo
dell’infelicità trovò la forza di reagire e di sollevare il capo, rifiutando di
essere schiacciata a quel modo.
Respirò profondamente, il cuore spaccato dai fendenti
acuminati che Erika aveva vibrato senza pietà. Si asciugò le guance
furiosamente e irrigidì caparbiamente la mascella.
Quel pomposo, arrogante pensava di fare i propri
comodi con lei dopo che si manteneva un’amante proprio sotto i suoi occhi!
- Non mi taglierò le vene per questo. – ripeté alla
sua immagine riflessa, utilizzando le stesse parole che lui aveva usato -
Dannazione, Benji Price! Non ti permetto di farmi questo! -
Uscì dal bagno come un turbine e nella foga andò
quasi a sbattere nel SGGK che la aspettava vicino alla porta.
La sua mente registrò per un attimo il breve sorriso
che gli addolciva i tratti del volto bruno, prima di ritrarsi come se fosse
venuta a contatto con l’olio bollente.
Benji vide il pallore innaturale sul volto della
moglie, mentre gli occhi dorati luccicavano di rabbia e di lacrime trattenute.
Il sorriso gli scomparve dal viso e una ruga di preoccupazione gli attraversò
la fronte
- Clare, cosa… -
Lei gli voltò le spalle come uno spiritello e, fatti
alcuni passi, trovò faccia a faccia con Jordan Steiner
- Mia carissima
signorina Miller! – Prima che lei potesse ritrarsi, il giornalista prese fra le
sue la mano sottile e affusolata di Clare, chinandovisi sopra per quello che a
suo marito parve un momento indebitamente lungo – Che piacere incontrarla in
mezzo a tutta questa gente! –
Clare gli sorrise debolmente, cercando una scusa per
sottrarsi alle attenzioni di entrambi gli uomini
- Buonasera, Herr Steiner -
Il viso dell’uomo si aprì in un largo sorriso
baldanzoso – Sono onorato che si ricordi di me – disse con lo sguardo colmo di
ammirazione fisso sul seno di Clare – Lei è davvero incantevole, mia cara, e la
sua stupefacente bellezza fa palpitare questo mio povero cuore -
- Steiner. – la voce di Benji alle sue spalle le
arrivò secca e glaciale
- Benjiamin Price! – Il giornalista non sembrò
affatto sorpreso di incontrarlo – E’ un piacere rivederti. -
Benji sbuffò valutandolo freddamente – Non si può
dire altrettanto di te. -
- Oh, sei ancora arrabbiato per quella sciocchezza! –
Jordan rise, prendendo un bicchiere di champagne dal vassoio di un cameriere e
scolandolo in un colpo – Era solo un articolo! -
Benji non replicò e si limitò a prendere Clare per il
gomito
- Se vuoi scusarci. -
Clare si divincolò come se avesse trovato repellente
il suo tocco e questo diede a Jordan la scusa che cercava - Oh, no. Non così in
fretta, amico mio. – il giornalista trattenne la mano di Clare fra le sue – La
signorina sembra assolutamente intenzionata a godersi la festa. Anzi, speravo
tanto che fosse così gentile da regalarmi il piacere di un ballo. -
Benji scrutò preoccupato il volto pallido di Clare, stupito dalla sua violenta reazione.
Voleva parlare da solo con lei e mal sopportava l’intromissione inopportuna di
quel damerino. Rise beffardo – Lei è la signora… -
- Accetto. -
Lo sguardo di Benji saettò sul volto delicato di lei
ma i lineamenti di Clare erano privi di espressione. Non lo guardò neppure.
Prima che potesse chiederle se qualcosa non andava,
Jordan gli fece l’occhiolino e si allontanò con la sua dama al braccio. Dal
canto suo Clare avrebbe ballato con il diavolo in persona, se questo le avesse
evitato un confronto diretto con Benji, e seguì Jordan docilmente.
I due presero a danzare al centro della pista ma
Clare era talmente rigida da sembrare un pezzo di legno e i suoi movimenti non
avevano nulla della grazia che l’aveva contraddistinta mentre ballava con
Benji. Non era possibile abbandonarsi alla danza con le braccia di Jordan che
la stringevano con tanta familiarità e Clare lo respinse per costringerlo a
tenere le mani a posto. Avrebbe finito col fare infuriare Benji ballando a quel
modo e le sue mani dovettero volare per proteggere la sua modestia dagli
attacchi decisamente lascivi di Jordan Steiner. Si sentiva soffocare da quelle
attenzioni sgradite e mentalmente non poté fare altro che biasimare se stessa
per essersi cacciata in quella situazione.
Stava per scusarsi e piantare il giornalista da solo
in mezzo alla pista quando lanciò un’occhiata in direzione di Benji e lo vide
tra le grinfie di Erika. La donna rideva e gli si appoggiava contro offrendogli
ogni occasione di godere dell’ampia scollatura che, Clare ne era certa, la
mostrava nuda da capo a piedi.
Benji non accennò neppure a scostarsi e la donna
prese a carezzargli l’orecchio con l’unghia lunga e curatissima, cercando la
sua attenzione.
Uno spasmo di dolore che le serrò lo stomaco
nell’osservare la sofisticata brunetta strusciarsi contro il braccio del SGGK,
consentendogli un’ampia visione del suo seno.
Clare irrigidì la schiena in preda ad
un’irragionevole fitta di gelosia.
In quel momento Jordan la abbracciò con più foga e
alla ragazza bastò un’occhiata a Benji per comprendere quanto suo marito fosse
furibondo per l’affronto.
Stava in piedi, al limite del perimetro della pista
da ballo, in tutta la sua torreggiante altezza, le braccia conserte sull’ampio
petto, con in mano un bicchiere nel quale aveva versato una dose più che
abbondante di brandy. Gli occhi neri come la brace la seguivano, fiammeggiati
di ira repressa, non perdendo un solo movimento. L’espressione del suo volto
era talmente cupa da non lasciare alcun dubbio sulla bontà del suo umore e il
muscolo sulla guancia abbronzata guizzava impazzito sotto la pelle tesa.
Come la musica finì, Jordan la trattenne in attesa
che l’orchestra riprendesse a suonare ma Clare si sciolse con decisione dalla
sua stretta.
- Mi scusi, sono un po’ stanca – disse abbandonandolo
sulla pista e allontanandosi velocemente tra la folla.
Si fece largo tra la gente assiepata al bordo della
sala, cercando con lo sguardo Karl Schneider. In quel momento desiderava solo
lasciarsi alle spalle quella terribile festa e, più di ogni altra cosa, non
voleva assolutamente affrontare Benji. Finalmente scovò il capitano del Bayern
Monaco, seduto su un divano, intento a corteggiare un’avvenente brunetta, e si
diresse con passo deciso verso di lui.
Il Kaiser sollevò immediatamente lo sguardo su di
lei, interrompendo il discorso a metà
- Clare! -
Il volto di lei era terribilmente pallido, tanto che
Karl si allarmò – Ti senti bene? -
- Voglio andare a casa, Karl. – lo pregò
sommessamente - Potresti procurarmi un auto, per favore? -
- Ma si, certo. – gli occhi azzurri del capitano la
scrutarono intensamente – Sei sicura di stare bene? Forse è meglio che vada a
chiamare Benji… -
- No! – il diniego di lei giunse immediato con una
nota di disperazione nella voce. Poi Clare cercò di controllarsi – No, ti prego. – ribatté con più calma -
Sono davvero molto stanca. -
Lui annuì poco convinto e, scusandosi con la ragazza
seduta, prese Clare sottobraccio, conducendola all’estremità della sala. Gli
occhi azzurri del fuoriclasse del Bayern Monaco la scrutarono con
attenzione, e presa una coppa di
champagne dal vassoi di un cameriere gliela spinse fra le mani
- Sei certa di volere andare via? – le chiese
gentilmente dopo che la bevanda inebriante sembrò averla calmata un tantino
Clare annuì – Non so cosa ci faccio qui – gli confidò
– Erika sta facendo di tutto per sedurre Benji e a lui la cosa sembra non
dispiacere più di tanto. -
Guardando oltre le spalle di lei Karl rise piano –
Non amareggiarti se quella donna corteggia tuo marito. E’ da un bel pezzo che
ci prova con lui ma ti assicuro che non era lei che Benji ha tenuto d’occhio
tutta la sera mentre ballava con qualcun altro. -
Clare sorrise leggermente un po’ rincuorata dalla
battuta scherzosa - Grazie Karl, sei davvero un buon amico ma ora vorrei
davvero andare via. -
Il Kaiser le strizzò un occhio con fare complice –-
Se prometti di stare qui buona buona vado a cercarti una carrozza, principessa.
–
Lei sorrise – Va bene – disse indicando una sedia
poco distante – Ti aspetto qui. -
Karl si soffermò ancora un attimo quasi titubante –
Sai Clare, a volte ad un uomo fa paura non riuscire a dominare i propri
sentimenti. – le disse serio – E’ sconcertante vedere come dall’oggi al domani
una ragazzina sia in grado di turbare così a fondo i tuoi pensieri. –
- E’ questo quello che faccio io, Karl? – domandò
Clare sottovoce
Lui le sorrise malizioso – Come ti ho già detto,
Clare, non era Erika che Benji guardava quando ballava con un altro. – la
rassicurò prima di allontanarsi.
Turbata stette a guardare il capo biondo di Karl
sparire tra la folla e, un attimo dopo, si voltò e vide Benji farsi largo tra
gli ospiti cercandola. In preda al panico si guardò attorno cercando una via di
fuga. La terrazza!
Un attempato signore si scostò di lato per lasciarla
passare ed Clare poté sgattaiolare agilmente fuori attraverso le portafinestra.
Rabbrividì leggermente nel suo abito scollato all’aria frizzante della sera,
incapace di contenere il turbinio di emozioni che la scuotevano. La musica che
proveniva dall’interno giungeva sommessa al suo orecchio e le faceva sembrare
ancora più piacevole la quieta tranquillità di quel posto, il silenzio rotto
solo dal rumore del passaggio di qualche auto solitaria. Passeggiò lentamente
fino al limitare della terrazza e i tacchi delle sue scarpine produssero un
lento picchiettio. Si appoggiò con gli avambracci alla balaustra di marmo,
osservando le luci della città, la mente svuotata da ogni pensiero.
I puntini luminosi brillavano in lontananza e lei si
sentì incredibilmente sola.
Improvvisamente un braccio robusto la imprigionò
costringendola a voltarsi, togliendole il respiro per la sorpresa.
- Steiner! Ma cosa… - Un paio di occhi azzurri la
scrutarono con sguardo vacuo e Clare tentò di divincolarsi bruscamente –
Lasciatemi subito! – ordinò perentoria
In risposta Jordan la attirò ancora di più contro la
sua alta figura.– Sei così bella… - mormorò, passando al tu più confidenziale e
affondando lo sguardo nell’ambra liquida dei suoi occhi – Quasi mi dispiace
doverti fare questo… - borbottò
L’odore del liquore che egli aveva bevuto era così
forte che il terrore invase Clare, scuotendola nel profondo, mentre i suoi
occhi si dilatavano per la paura – No! – urlò puntando i gomiti contro il petto
dell’uomo – Lasciatemi! Benji… –
Jordan parve non udire la sua supplica disperata e,
dopo averle imprigionato i polsi in una stretta brutale che la fece gemere di
dolore, chinò il volto su quello di lei.
- Shh… dolce
Clare. Non vorrai che tutti si accorgano
del nostro convegno amoroso! – mormorò con voce impastata, protendendo le
labbra ad incontrare quelle di lei.
Il suo peso gravava quasi interamente sul corpo della
ragazza, rischiando di spezzarle la schiena, ma con un brusco movimento del
capo Clare distolse il viso, evitando il bacio e cercando di divincolarsi
selvaggiamente da quell’abbraccio soffocante. Udì una risatina derisoria e
rabbrividì dal disgusto quando le labbra umide dell’uomo si posarono sulla
snella colonna della gola, percorrendone la serica morbidezza.
Improvvisamente Jordan Steiner venne afferrato per le
spalle da un paio di robuste mani che lo strapparono via da Clare, sollevandolo
quasi di peso, uggiolante per la paura. Il volto di Benji era stravolto dalla
rabbia e riempì interamente il loro
campo visivo prima che con un ringhio scagliasse Jordan contro la balaustra.
Aveva udito quanto bastava perché la sua mente si infiammasse e ora non vedeva
che quell’uomo dinnanzi a se, tutto il resto cancellato da una nebbia
rossastra.
Finalmente libera Clare si appoggiò al marmo freddo,
respirando affannosamente, sentendo le gambe improvvisamente molli per la
paura. Non aveva mai visto Benji tanto furioso.
- Tieni giù le mani da mia moglie! – gli occhi del
SGGK mandavano lampi feroci, mentre si avvicinava all’uomo disteso a terra
Jordan cercò di mettersi faticosamente in piedi e gli
rivolse un sorriso sbieco
- Perdonami amico ma lei mi ha invitato ed io… -
Non riuscì a finire la frase che il destro di Benji
lo colpì in pieno stomaco con una violenza tale da mandarlo a sbattere contro
la parete esterna dell’albergo. Un filo di sangue iniziò a scendere dal labbro
inferiore del giornalista, macchiandogli il candore della camicia da sera. Si
fece piccolo piccolo nel tentativo di sfuggire alla furia che aveva scatenato.
Il volto del SGGK era contratto dalla rabbia e con
ferma determinazione allungò il braccio per agguantarlo, ben deciso a non
lasciarselo sfuggire.
- No! Ti prego! – Clare gli afferrò il braccio –
Basta, ti prego! – esclamò con voce malferma – Non è successo niente. Sto bene.
-
Lo sguardo traslucido del portiere si posò su di lei
e Clare si sentì trafitta dall’occhiata furibonda che lui le lanciò. Per un
attimo si dimenticarono di Jordan e il
giornalista ne approfittò per strisciare lentamente lungo il muro, premendosi
un fazzoletto contro l’angolo della bocca ferita. Raggiunse una delle portafinestra
poste all’estremità della sala e si affrettò a rientrare, lasciandoli soli
sulla terrazza buia.
Clare lasciò lentamente il braccio del marito,
distogliendo lo sguardo da quello duro e accusatorio di lui, ma subito fu
costretta a tornare a guardarlo perché Benji le afferrò poco gentilmente il
braccio
- Adesso mi spiegherai perché hai accettato l’invito
di quel verme. – scandì adirato con un tono lento che le fece gelare il sangue
nelle vene – Tu sei mia Clare, nessuno ti avrà all’infuori di me. -
Clare cercò di distogliere di nuovo il volto ma Benji
non glielo permise inchiodandola con una stretta implacabile
- Maledizione, Clare! – sbraitò - Mia moglie si
comporta in modo da non dare adito a chiacchiere e da onorare il nome che
porta! – affermò con voce terribile – Il tuo comportamento di stasera con
Steiner è inqualificabile. Ti piace forse farti palpare e coccolare da qualcuno
che non sia tuo marito? – Scosse la testa furioso - Dimmi perché lo hai
incoraggiato – continuò tagliente, cercando una risposta nel bel volto di lei –
dal momento che non ti mancano certo le attenzioni. -
I suoi nervi scossi e l’insulto contenuto nelle sue
parole crudeli la infiammarono di un furore pari a quello dell’uomo
- Le attenzioni! – Clare si strappò con una smorfia
di dolore alla stretta di lui e tenne davanti a sé i polsi, mostrandoglieli –
Ecco un assaggio delle attenzioni che ho ricevuto! Guarda! – urlò, con la voce
incrinata dal pianto – Graffiati! Tutti e due! Non sei meglio di quell’altro! -
- Clare… - Benji le tese una mano, l’espressione del
volto rabbuiata alla vista delle lacrime che le rigavano le guance.
- No! – il braccio di lei spazzò l’aria davanti a sé
– Non ti avvicinare! Tu dici che io ho incoraggiato quell’uomo? Come osi! – la
voce di lei tremava per l’effetto nervoso e per la collera – Come ti permetti
di giudicarmi, tu che passi il tuo tempo tra le braccia di Erika Langel! Credi
che non abbia visto come quella ti si strusciava addosso, senza che tu facessi
niente per impedirlo? – Scosse il capo e i lunghi riccioli dorati danzarono
selvaggiamente sulle spalle nude – Onore? Quale onore! Non merito rispetto, io?
Pensi che io approvi questo tuo comportamento e sia solo blandamente sorpresa
quando vedo quella donna che accampa dei diritti su di te? -
L’ira di Benji sbollì di fronte all’impeto delle sue
affermazioni – Questa non è sorpresa. – Aggiunse dolcemente – Gelosia? –
Clare sentì la collera montarle agli occhi - Devo
essere solo un giocattolo a disposizione per soddisfare le tue voglie? –
esclamò mentre le lacrime colavano dai bellissimi occhi - Tu riempi le mie
orecchie di lusinghe perché io divida il tuo letto e nel frattempo te la spassi
con Erika! -
Gli occhi di lui si strinsero mentre la guardava -
Erika? Ma cosa… -
Clare lo interruppe con un gesto della mano come ad
indicare che era inutile mentire
- Alcune settimane fa la tua amante si è preoccupata
di riportarti una delle tue preziosissime camicie! -
L’espressione di Benji era genuinamente stupita – Non
so di cosa tu stia parlando – riuscì a dire, ma Clare lo investì con una furia
che non sapeva neppure lei di possedere
- Immagino che tu non sappia neppure di essere andato
a letto con lei durante il ritiro! – replicò con violenza, mentre gli occhi
dorati mandavano lampi tali da incenerirlo – Perché da lei – disse, scimmiottando il tono affettato di
Erika – hai tutte quelle soddisfazioni che ti mancano fra le pareti di casa
tua! -
Le ultime parole furono quasi urlate ed entrambi
rimasero a guardarsi per un istante in silenzio. Con il corpo fremente nello
sforzo di trattenere le lacrime Clare si chinò a raccogliere lo strascico
dell’ampia gonna, ormai svuotata di ogni energia. Sembrava una bambola di pezza
alla quale fossero stati tagliati i fili e Benji si impietosì nel vedere il
peso della sua infelicità gravarle sulle spalle.
- Aspetta. – le toccò leggermente una spalla e,
quando gli occhi dorati si sollevarono ad incontrare i suoi, vide che la
collera era scomparsa lasciando il posto ad un devastante dolore che gli bruciò
il cuore come un acido – Dobbiamo parlare. Non puoi rientrare davanti a tutta
quella gente in queste condizioni. Andiamo a casa. -
Clare esitò, lo sguardo impaurito come quello di una
preda braccata. Poi annuì.
Benji fece per offrirle il braccio ma lei si scostò
bruscamente, passandogli davanti, guardando la sua mano tesa con la stessa
espressione che avrebbe usato per osservare una bestia immonda, e lui fu
costretto a seguirla in silenzio. Camminarono lungo il perimetro della terrazza
fino ad una portafinestra che dava su di un’uscita secondaria e scesero fino al
garage dell’albergo. Pochi minuti dopo, la Jaguar nera del portiere si immise
in strada, diretta verso casa.
Nel comodo abitacolo rivestito in pelle il silenzio
sembrava avere una consistenza palpabile e nessuno dei due occupanti era
minimamente incline a rompere quella tregua lievissima.
L’attenzione di Benji sembrava essere completamente
catturata dalla strada ma, quando la luce dei lampioni illuminava ad
intermittenza l’abitacolo, egli poteva vedere le esili spalle della giovane
moglie sussultare in un pianto silenzioso.
Si maledì per non averle parlato prima. Clare doveva
aver saputo dello spiacevole episodio del ritiro e se era stata Erika a
parlargliene aveva sicuramente infiorettato il racconto di dettagli
completamente falsi e soprattutto doveva aver dato una versione completamente
inventata del finale della serata.
Strinse i denti, pensando al dolore che aveva letto
nello sguardo di Clare. La ragazza era rannicchiata sul sedile accanto al suo,
lo sguardo perso nel buio della notte.
Poche ore prima l’aveva tenuta tra le braccia morbida
e arrendevole, gli occhi pieni di un tenero calore, e adesso gli sembrava più
distante che mai. Pregò che non fosse troppo tardi per colmare quell’abisso che
li divideva.
Frenò di fronte al portone di Ville Rose e prima che potesse scendere e aprirle la portiera,
Clare aveva già sbattuto lo sportello e si era diretta verso casa come se fosse
inseguita da una muta di cani selvatici.
Imprecando tra i denti Benji la seguì, indicandole le
porte aperte del salotto a pianterreno. Clare le varcò senza dire una parola e
neppure obiettò quando Benji le richiuse dietro di se.
Stava lì, in mezzo alla stanza, i biondi capelli
sciolti sulle spalle e intorno al corpo come fluente luce lunare e a Benji non
era apparsa mai tanto bella come in quel momento.
- Ora – cominciò con voce bassa che non ammetteva
repliche – Mi dirai esattamente che cosa ti ha detto Erika ma prima ti posso
assicurare che, da quando ti ho conosciuta, non ho mai cercato altrove… alcuna
soddisfazione – Tacque un istante, intrecciando il suo sguardo con quello
dorato di lei, per poi scandire con fermezza le parole successive – Né con
Erika, né con nessun’altra. -
Clare non smise di guardarlo per un solo istante, il
volto pallido percorso da una vena di incredulità
- La cicatrice sulla tua spalla – sussurrò – Mi ha
parlato della cicatrice -
Benji sospirò pesantemente – Durante l’ultimo ritiro,
prima della partita contro la Dinamo Bucarest, Erika è venuta nella mia stanza.
Avevo appena finito di telefonarti e stavo per andare a letto. Le ho aperto,
pensando fosse Karl o un altro compagno di squadra. – Fissò lo sguardo ambrato
di lei senza incertezze – E’ stata in
quell’occasione che ha visto la mia cicatrice. –
- La camicia… - Clare cercò febbrilmente nella mente
– Il giorno che tu sei partito per Amburgo Erika è venuta qui a restituirmi una
camicia da uomo. Era tua. Aveva le iniziali ricamate sul petto. -
Lui si strinse nelle spalle – Non so come abbia fatto
a procurarsela ma ti assicuro – replicò, mentre gli occhi gli si accendevano di
un luccichio malizioso – che in passato non mi sono mai lasciato dietro degli
indumenti quando corteggiavo una signora. -
Clare scosse il capo confusa, incerta se credergli o
meno. Improvvisamente le accuse di Erika sembravano essersi ridotte ad un
cumulo di sporche bugie… oppure era il suo amore per lui che non le consentiva
di vedere chiaramente a situazione per quello che era?
Improvvisamene si sentì distrutta, il peso di quella
serata sembrò gravarle sulle spalle - Che cosa vuoi da me, Benji? – gli chiese
stancamente
Lui la fissò per un istante in silenzio, gli occhi
scuri brillanti come torce
- Voglio che tu mi appartenga. -
Clare lo guardò disperata, il cuore colmo di
incertezze
- E’ per questo che hai comprato il quadro della
bambina con il gomitolo? -
Benji sussultò e sul suo volto passò un lampo di
sorpresa, poi l’uomo distolse lo sguardo e fissò un punto indefinito della
stanza
- Molto tempo fa ho imparato che è impossibile
cercare di trattenere qualcuno. – mormorò - Tutti finiscono con l’andarsene e
allora è meglio andare via per primi e non voltarsi mai indietro, trattenendo
solo un bel ricordo. Era quello che intendevo fare con te ma è accaduto
qualcosa. Tu mi hai toccato… e trattenuto. – Sorrise in maniera quasi
impercettibile, gli occhi brillanti di ironia – Ti assicuro che ho combattuto
contro questa attrazione con tutte le mie forze. -
Quell’espressione durò solo un istante prima che egli
la guardasse, ancora una volta emanando l’irresistibile fascino che sembrava
avvolgerlo come un mantello scintillante. Si avvicinò a Clare e la sua mano si
sollevò lentamente, accarezzando lo zigomo delicato. Si piegò leggermente su di
lei mentre le lacrime gli bagnavano le dita e il suo profumo gli permeava i
sensi stordendolo
- Credi davvero che possa aver trascorso la notte con
Erika quando il pensiero di te mi brucia nella mente? – sussurrò con voce a
malapena udibile.
Le lacrime avevano lasciato una scia argentata sulle
sue guance e gli occhi d’ambra liquida si persero nello sguardo profondo di
lui. Gli sfiorò le labbra con la punta delle dita, desiderando credergli con
tutta se stessa.
Il rumore della porta che si apriva alla spalle di
Benji li fece voltare entrambi.
Nel vano della porta apparve una coppia abbigliata in
vestaglia e pantofole che li guardava con profonda curiosità. La donna,
piccolina e di costituzione minuta, doveva avere all’incirca quarant’anni ma il
volto dalla pelle di porcellana sembrava essere senza età. Teneva la mano
sottile appoggiata sull’avambraccio dell’uomo al suo fianco, sicuramente più
vecchio di lei di almeno dieci anni e con una costituzione imponente quanto
quella di Benji. Quando Clare ne osservò i lineamenti trattenne il fiato, trovandosi
di fronte ad una copia invecchiata del volto di Benji. Suo marito si irrigidì
non appena li vide e sul suo volto comparve immediatamente la stessa granitica
maschera di impassibilità che Clare gli aveva visto indossare tante volte.
- Scusateci – la donna parlò in giapponese e la sua
voce aveva un tono basso e melodioso – Non volevamo disturbarvi ma Anne ci
aveva detto che eravate fuori e quando vi abbiamo sentito rientrare non abbiamo
resistito alla tentazione di scendere a salutarvi. -
- Buonasera Benji – l’uomo aveva una voce profonda e
i suoi occhi di brace, leggermente appannati per via dell’età scrutarono
attentamente il volto distaccato del SGGK.
- Cathy, Will – il tono di Benji era freddo come se
parlasse a degli estranei e Clare avvertì la tensione del suo corpo – Come mai
da queste parti? -
La donna avanzò di qualche passo, tendendo la mano in
un gesto affettuoso ma, di fronte all’atteggiamento rigido di lui, la riabbassò
con un sospiro.
L’uomo al suo fianco le coprì la mano con la propria
ben più grande in una stretta di incoraggiamento e si rivolse con calma al
portiere - Freddy ci ha detto che ti sei sposato. – spiegò - Siamo venuti per
farti le nostre congratulazioni e conoscere tua moglie. -
Benji sbuffò con fare derisorio – Chissà come mai
intuisco che c’è dell’altro – commentò ironico – Comunque dal momento che siete
qui eccovi accontentati. – Pose una mano dietro le spalle di Clare
sospingendola avanti – Lei è mia moglie Clare. – la presentò senza tante
cerimonie, mentre il suo sguardo saettava dal volto sorpreso di lei a quello
della coppia che gli stava di fronte – Dolcezza, loro sono Catherine e William
Price, i miei genitori. – Il suo viso cupo assunse un’espressione grondante di
sarcasmo – Per quanto difettosi sono tutto quello che ho. -