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Autore: poisoncandygram_    06/05/2013    4 recensioni
Una notte d'ottobre ti ritrovi a confidare alle stelle la tua vita e il desiderio di cambiare; poi, all'improvviso, delle Ombre misteriose ti traggono in salvo.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Insufficienza respiratoria.
Il battito cardiaco sullo schermo ha accelerato di colpo, per poi abbassarsi e ridursi ad una riga piatta. Il bip è continuo, assordante, triste.
''Qualcuno chiami un dottore.''
Syn si era appena addormentato, sulla sedia a fianco al letto, ora è sveglio, urla, le dita affusolate tra i capelli, i crampi allo stomaco, le lacrime immerse nella paura pronte a colargli dagli occhi.
Arriva un dottore, un'infermiera, un'altra infermiera. Syn è sbattuto fuori dalla stanza.

Come ci si sente dentro ad un corpo in procinto di morire?
Forse la vita s'intrufola tra le tue palpebre, un ultimo battito, un'ultima occhiata e poi via, verso qualcos'altro.
Forse ti passano davanti i momenti migliori, quelli che hai vissuto male, che se potessi, ora, torneresti indietro a riviverteli.
Forse senti ancora quella sensazione, quel suo corpo a sfiorare le tue mani, le tue e le sue labbra che si sfiorano e si mordono, due corpi che si riempiono, i tuoi occhi che sorridono.
O magari non vedi un cazzo. Magari esci fuori dal tuo corpo, abbandoni quella tua voce graffiante, quegli occhi e le fossette che si formano, solo a te, in quel modo che toglie il fiato e fa morire, di felicità. Forse ti vedi portare via quello che eri, scivoli via da te stesso e te ne vai, passi tra le mura, tra le persone che ti amano da tanto e tra quelle che ti amano e lo hanno appena capito.

''Non ce la fa, cristo.''
La voce del medico è sopraffatta da quella nota stonata. Disperazione. Ecco come si chiama.
''Passami il defibrillatore. Al massimo.''
E preme sulla pelle. E il corpo salta, sembra quasi vivo, invece poi ricade sul letto, molle, inerme, quasi morto. Una, due e tre e poi quattro volte; le vite non sono autobus, non le puoi perdere perché sei arrivato tardi. E allora devi fare tutto, sei un medico e devi fare tutto, metterci tutto quello che hai e prenderla, quella vita, prenderla e riportarla dove deve stare.
Ma non tutto, sempre, va come deve andare.
E così il defibrillatore viene rimesso al suo posto, le infermiere a testa bassa escono dalla stanza, il dottore si asciuga il sudore, o le lacrime, non si sa bene che roba sia. E tutto torna alla normalità, calmo.
Quasi tutto.

Come ci si sente quando ti sbattono nelle orecchie che qualcuno è appena morto?
Forse scivoli via con lui, forse te lo rivivi per gli ultimi venti secondi, quelli in cui te lo senti dentro. Infatti, ti ha appena attraversato, tu lo amavi, lo sai da tempo e anche lui. Anche lui lo sapeva.
Syn, adesso che farai?
Esplodi. E se un secondo prima era tutto calmo, ora è tutto un terremoto, fuori e dentro di te e negli altri. E non ce la fai più, le tue ginocchia cadono a terra, le urla si fanno spazio nella tua gola e si liberano per tutto il corridoio, raggiungono tutte le stanze; e non ti vergogni più a piangere davanti agli altri, non sei più così forte come volevi fare vedere agli altri, non sei più un cazzo di niente, sei solo Syn e sei distrutto, schiacciato dal peso di qualcuno che se n'è appena andato.


Mi sveglio di soprassalto, ho sentito urlare, non so bene s'era un sogno o la realtà.
Alex, sei svenuta, brava cogliona.
Quanto sono stupida. 
Voglio andare da Matt, ho bisogno di vederlo, a quest'ora si sarà svegliato e io non devo stare qui, devo stare al suo fianco e se deve ancora svegliarsi, meglio, sarò la prima cosa che vedrà non appena aprirà gli occhi. 
Le flebo mi tirano la pelle, non posso alzarmi e vaffanculo. Chiamo un'infermiera, mi toglie tutte quelle schifezze dal braccio, mi alzo.
''E lei dove crede di andare, scusi? E' ancora debole.''
''Non è vero!''
''Certo che lo è, non deve alzarsi.''
''Senta ma lo saprò io come mi sento? O no?''
''Certo. Ma stia qui, la prego, stanno portando via un corpo, è appena morto un ragazzo, non può uscire.'' 
Se ne esce dalla stanza e dei brividi mi investono ogni centimetro di pelle. 
Sono brividi insoliti, sto morendo di caldo. E di paura. 
Sono brividi di paura.
Sento le stesse urla che mi hanno svegliata. Non era un sogno, è la realtà. E' Syn. Syn che urla, straziato e io...non so cosa pensare, non ci riesco. 
Devo alzarmi, non ci riesco. E' come se avessi un masso invisibile addosso, non posso alzarmi, ma non è per la debolezza. E' qualcos'altro. Qualcun altro.
''Matt.'' Sussurro il suo nome.

Come ci si sente adesso, Alex?
Con quell'aria di morte che ti entra dentro, dalle costole, ti s'incatena negli occhi e tu la vedi, la morte, la senti, senti che te l'ha portato via e tu non sai più cosa fare, non sai neanche più che significa vivere, perché il battito del tuo cuore era lui. E adesso che cazzo puoi fare, Alex? E non è detto che sia lui, il corpo che sta passando proprio ora, su una barella, davanti alla tua piccola stanza. Ma tu lo sai. Lo senti. Senti lui, in ogni parte del tuo corpo, nella tua testa. E lo vedi. Vedi lui. Nella tua testa.
Lo baci.
E' la meraviglia personificata, è la perfezione, un regalo che la natura, ogni tanto, riesce a creare.
Sorride. E il suo sorriso è quel qualcosa che ti smuove, dentro, quel qualcos'altro: quella risata che non credevi si potesse ancora ripresentare, tra le tua labbra; quell'adrenalina che t'infila in vena soltanto una canzone; quel delizioso tremolio di gambe.
Come ci si sente a perdersi tra i dolci baci di qualcuno? Baci tra i capelli, sulle labbra, su ogni centimetro libero di pelle. E spogliati, Alex, spogliati così lui ha più pelle da baciare. 
E ti spogli e lui fa lo stesso. E siete meravigliosamente nudi, da qualche parte, appoggiati ad una qualche dimensione senza tempo e senza spazio.
La sua mano s'infila dietro la tua nuca, la tua schiena si contrae, il tuo corpo si avvicina al suo. 
E ogni suo bacio è amore, ogni suo tocco è amore, ogni suo sguardo è amore. 
La sua mano scende, scivola leggera sulla tua pelle morbida, più del velluto, si ferma intorno alle tue curve appena pronunciate ma belle, belle da meritare di essere baciate all'infinito; si ferma intorno agli spigoli dei tuoi fianchi e scende, tra le tue gambe.
Gemi dolcemente, musica per le sue orecchie.
Lo graffi, gli lasci un po' di te sopra la schiena, tra le vertebre, le scapole, e davanti, tra la sua pelle dipinta fino alla morte.
Ti aggrappi intorno al suo bacino e lo lasci entrare dentro di te, che importa dove, perché, quando, per quanto tempo.
Lo lasci entrare dentro di te, Alex. E lui si muove e tu afferri i suoi capelli, gli muori tra l'incavo del collo; ti muovi, te lo stringi dentro. Ti muovi e lui ti si aggrappa ai fianchi.
Vi toccate, assaporate, vivete per l'ultima di poche volte.
Vi amate e ve lo dite. Ve lo dite a gesti, baci, spinte, urla. E poi a parole. 
''Ti amo, Matt.''
''Alex...ti amo anch'io.''
E tutto svanisce, e lui con tutto. E riprendi conoscenza che non sei più te stessa, sei un'altra e non vuoi esserlo, sei un'altra e stai piangendo. Hai il suo odore addosso, le gambe sudate, il suo gusto sulla lingua.
Non hai sognato, non era la più perfetta realtà. Che cos'era, Alex? 
Non sei più niente, lui era te, tu eri lui e per una serie di regole prese e distrutte, non sei più viva. Viva per davvero, intendo. 
Qualcuno crede che basti esistere per essere definiti vivi, ma se qualcuno ti entra detro e ti porta via, tu sei morta. Viva fuori, morta dentro. Non capisce un cazzo nessuno, ma tu non puoi essere un pezzo di legno che c'è ma è marcio dentro, non puoi.
Hai solo voglia di uscire da questa penosa stanza, ma no, non dalla porta.
Ti avvicini alla finestra, la apri, ti siedi sul davanzale, le gambe nel vuoto, nove piani sotto di te.
L'aria ti prende per mano, te la stringe; ti lasci cadere, la forza di gravità ti spinge verso il basso. Cadi giù, veloce, cadi giù.

Rumore sinistro di ossa che si spezzano, una ragazza rotta in mille pezzi, sul tettuccio di un'auto che passava per caso. 
Il sangue che schizza, che cola, che dipinge di rosso l'auto color grigio metallizzato.
Gli occhi spalancati, la bocca incurvata in uno strano sorriso.
La ragazza è morta, morta fuori, dentro, qui. Ma, forse, viva da qualche altra parte; via dalle braccia di questo mondo che crea, plasma a modo suo e poi distrugge, ma, forse, tra altre braccia.
  
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