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Autore: Anna Kaulitz    08/05/2013    1 recensioni
E mi dispiace non essere degna di portare in grembo un tesoro come te … e mi dispiace non avere la forza per vivere, la forza che devi avere tu. E anche se non ti conosco e sono dispiaciuta per il tuo futuro, già ti amo. Bambino mio
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 12
 
- Se volete si può fare. Abbiamo ricevuto tante lettere e … insomma, Loro vi stanno aspettando. –
- Ma … cioè come facciamo? Impiegheremmo almeno un anno per la produzione e poi … E poi? Non credo siano ancora molte che ci pensano!-
- Bil, mi ascolti quando parlo? –
- Si, ho capito cosa hai detto … -
- Allora pensateci. Capisco che non è una decisione da niente, avete bisogno di rifletterci su e avete tutto il tempo per farlo … -
- Okay David, a presto –
Chiuse la chiamata con l’euforia e la paura dell’informazione. La richiesta di un nuovo album.  Le Aliens lo avevano richiesto.
Perché no? Dopotutto poteva essere divertente tornare sulle scene, tornare a dominare il palco come loro sapevano fare. Si ricordava quale fosse la sensazione. Gli mancava cantare. Quello era il loro mondo. Tuttavia non si trattava di una scelta da niente, che si poteva fare dall’oggi al domani. Produrre un album richiedeva tempo, impegno e tanto lavoro. Lui non scriveva canzoni da tanti anni. Loro non suonavano insieme da tanti anni.
Forse con il passare del tempo avevano perso il loro tocco magico, avevano perso la loro unione come squadra oltre che come amici. Riprendere in mano il microfono sarebbe stato difficile.
Ogni tanto accendeva lo stereo, si ascoltava le canzoni che aveva scritto anni addietro. Erano canzoni profonde, sofferte. I testi parlavano di loro.
DI cosa avrebbero parlato i testi oggi? Di quanto fosse stato sconvolgente scoprire di essere padre e zio? Di quanto facesse caldo a L.A? O forse del traffico. Si, decisamente del traffico.
Scosse la testa e posò il cellulare sul tavolino ai suoi piedi.
Quei pensieri erano una cazzata. Era una cazzata dire che in quegli anni non avessero provato emozioni tanto intense o tanto significative da poterci scrivere delle canzoni.
Tom e Phebe scesero proprio in quel momento, i visi rilassati.
Passare del tempo insieme era una cosa buona per l’evoluzione del loro rapporto. Avevano bisogno di parlare, di raccontarsi come fosse stata la loro vita nei momenti in cui erano stati separati. Avevano bisogno di parlare di Will e del futuro della situazione.
Tom era felice. Era stato male,era sorpreso. Ma era felice. La droga l’aveva rovinato. Vivere non era più un piacere. In Phebe aveva trovato un appiglio che lo tratteneva a terra. In Bill un fedele compagno che l’aveva accompagnato lungo tutta la vita. In Will … aveva scoperto nuove emozioni, un nuovo sentimento. Era strano per lui addentrarsi nella scoperta dei sentimenti.
L’amore paterno non l’aveva immaginato così. Era strano. Aveva talmente non sopportato suo padre che si era sempre visto nell’immagine di un padre affettuoso, per non far passare ai suoi figli ciò che lui stesso aveva vissuto. Ma in realtà non sapeva cosa significasse avere dei figli. E ora che lo sapeva si chiedeva ancora di più come Jorg avesse potuto fare ciò che aveva fatto.
Era un emozione tanto avvolgente, forte, che proveniva direttamente dal cuore, che quasi lo faceva stare male. Era un amore viscerale, sentito, che era riuscito a nascere e a crescere in poco tempo. Aveva subito accettato che Will fosse suo figlio, nonostante non fosse subito riuscito ad abituarsi all’idea.
- Ehi Bill!- Phebe gli si avvicinò sorridendo, i capelli raccolti in una treccia e il viso perfetto e luminoso. Aveva indossato una t-shirt leggermente larga le per lei e dei pantaloncini.
- Ehi … Che facevate di sopra? Insieme? –
Tom lo spinse affettuosamente e sorrise, sedendosi al suo fianco. Phebe ridacchiò.
- Will è di sopra che dorme. Ha deciso che era stanco … Ma piuttosto che venire a svegliare me alle otto poteva dormire di più questa mattina, no? Nooo, andiamo a svegliare Bill!- Phebe rise più forte.
- Ma apparte questo. Parliamo di cose da adulti … - Li guardò entrambi con sguardo indagatore. – Chi ha dormito con chi stanotte? E cosa è successo? Avrò un altro nipote? –
Phebe arrossì – Bill! Come ti viene in mente? –
- Beh, la tua camera era immacolata, il letto intatto, mi pare ovvio che non hai dormito lì. Per di più sta mattina indossavi una maglietta di Tom, che ti ha dato lui, quindi sei stata nella sua camera a dormire. Se hai avuto bisogno di una maglietta vuol dire che non la indossavi prima e quindi eri nuda. Tu nuda in camera di mio fratello mi porta ad una sola conclusione. Ti dico solo che il prossimo deve avere un nome che non sia composto da quattro lettere o meno perche sono stufo dei nomi corti!-
- Bill smettila – Tom lo guardò bieco.
Il rapporto che aveva con Phebe non era ancora ben definito. Bill aveva capito che entrambi provavano attrazione per l’altro, ma forse era ancora un po’ troppo presto per immergersi in una relazione vera e propria.
Provavano ad avvicinarsi lentamente, per riscoprire effettivamente cosa provassero e come desiderassero il loro rapporto.
Tom teneva a Will e non avrebbe rinunciato alla sua presenza nella sua vita. Se voleva che le cose andassero per il meglio il minimo era instaurare un rapporto positivo con Phebe,
Phebe era timida se si parlava dei suoi sentimenti. Era introversa secondo questo punto di vista. Evitava esporre ciò che provava.  Evidentemente riteneva i suoi sentimenti una parte privata.
Tom però era stato chiaro la sera prima, si era rivolto a lei con tutta la dolcezza, le aveva svelato il suo lato più dolce, più bisognoso. Si era aperto con lei, totalmente, rivelandole ciò di cui aveva necessità, ovvero lei e la sua vicinanza. Le aveva sussurrato che gli sarebbe piaciuto averla vicina durante la notte, ma aveva anche capito che per lei non sarebbe stato facile. Che avrebbe rispettato lei e le sue emozioni. E così era stato. Sperava che Phebe iniziasse a nutrire fiducia nei suoi confronti.
- Beh in effetti si, - parlò Phebe, - abbiamo dormito insieme. Ma non come intendi tu. Abbiamo solo dormito … E’ stato bello … - Sorrise. – Intimo, condiviso … Penso mi mancasse. Cioè … è stato infinitamente diverso da come era prima. Sei stato comprensivo, dolce, gentile … e ti ringrazio per questo. –
Bill era soddisfatto. Sapeva che sarebbero riusciti a risolvere tutti i loro problemi.
Sarebbero stati felici. Avevano solo bisogno di tempo.
 
 
 
NOTE: Non posto da non so quanto tempo. Lo so sono vergognosa.
Questo capitolo è cortissimo e in fin dei conti, non succede una cippa. Volevo solo farvi sapere che sono viva e che ci penso a voi e alla storia lol
Quindi non so … un bacio e a presto
Anna

  
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