Eppure, ci aveva provato.
Ci provava ogni giorno, ogni ora, ogni secondo.
Ma provare non basta quando non c’è la buona volontà di riuscire.
Grace perseverava, andava avanti a testa alta e non si lasciava
abbattere dall’angoscia.
La verità era che, da quando aveva lasciato Jeremy, la sua vita non
aveva più alcun senso.
Si erano trovati bene per alcuni mesi, il loro amore si era evoluto
e aveva creato invidia e ammirazione tra tutti coloro che li conoscevano.
I familiari di Grace li avevano approvati e sostenuti, cercando di
essere imparziali quando i due litigavano e la ragazza sfogava tutta la sua
rabbia nei confronti di Jeremy.
Tutto era stato perfetto – o quasi – finché lei non aveva capito
che non provava più i sentimenti di una volta.
All’inizio si era sentita in colpa perché lui aveva abbandonato la
sua famiglia per rimanerle accanto, poi però aveva capito che non poteva più
illuderlo.
Neanche a dirlo, Jeremy la prese malissimo e si rifiutò di
ascoltare le sue banali giustificazioni, mollandola al parco.
Lei era scoppiata in lacrime e non si era mossa finché non si era
resa conto che il sole stava cominciando a lasciar spazio all’oscurità.
Non si era confidata con nessuno ed era rimasta vaga sulle
motivazioni per cui lei e il ragazzo si erano allontanati.
In cuor suo, sperava che quel dolore logorante fosse legato
unicamente alla mancanza del ragazzo. D’altronde, avevano trascorso gli ultimi
mesi senza separarsi quasi mai. Era ovvio che dovesse abituarsi a rimanere
nuovamente sola, senza lui.
Si era appoggiata a Walter, che si era dimostrato un buon amico e
l’aveva tenuta stretta a sé, rassicurandola sul fatto che non era tutta colpa
sua, che le cose dovevano andare così e basta.
Ma Grace, con l’andare del tempo, aveva capito di aver fatto una
grandissima stronzata.
Ogni tanto lo vedeva al parco con i suoi amici e sperava che lui
non ce l’avesse troppo con lei. Le sarebbe piaciuto che le cose cambiassero,
che il tempo facesse retromarcia e lei potesse tornare al fottuto istante in
cui si era convinta di non amare più Jeremy.
‘Quel che è fatto è fatto’ pensava spesso, sospirando affranta.
Un giorno, come un ceffone, ricevette da Jane la notizia che Jeremy
se n’era andato.
Erano trascorsi due mesi da quando lei lo aveva lasciato, ma
comprese solo allora di averlo perso per sempre.
Cos’aveva fatto? Aveva rovinato tutto per delle stupide congetture
elaborate dalla sua mente instabile e ne stava pagando le conseguenze, con
tanto di interessi.
Non riusciva più a vivere, nonostante ci provasse e volesse essere
positiva.
Non ce la faceva senza di lui, si sentiva persa e infinitamente
stupida.
‘Passerà, Grace, passerà come ogni cosa’
si ripeteva, nei momenti di maggiore sconforto, quando l’autostima strisciava
sotto le suole delle scarpe.
Ma, più i giorni scorrevano, più quel dolore non passava.
Si espandeva e la dilaniava dall’interno, come se una grossa fiamma
le bruciasse il petto, togliendole il respiro.
L’estate si avvicinava, di nuovo. Il caldo era impressionante e lei
si sentiva, comunque, gelare dentro.
Non riusciva a capacitarsi di quanto fosse successo, sperava ogni
giorno di risvegliarsi da quel brutto incubo.
Era tutto uno schifo!
‘Stupida, stupida, stupida!’ ringhiava nella sua mente, stanca di
piangere. Non aveva più lacrime, né voglia di soffrire.
Ma soffriva, soffriva sempre e comunque.
L’estate era inoltrata quando Grace ebbe una grande notizia.
In ufficio, le offrirono di lavorare per loro, dal momento che il
tirocinio si era concluso i primi di luglio.
Lei accettò e, nello stesso istante in cui lo fece, elaborò il
piano più folle e coraggioso di tutta la sua esistenza.
Si sentì subito come Grace, ventenne disperatamente innamorata,
alla conquista del suo amore stupidamente perduto.
Suonava come una stronzata, ma a lei non importava.
“Mamma” esordì, durante una delle tante cene che lei e i suoi
genitori consumavano in giardino. “Ho comprato un biglietto per l’Africa.”
Sua madre sollevò lo sguardo e sbiancò, mentre suo padre annuiva.
Lui sapeva già tutto.
“Sì, voglio andare da Jeremy.”
“Tu e Jeremy non vi eravate lasciati?”
“Spero che con la mia sorpresa io possa farlo tornare da me. Ho
sbagliato tutto.”
Il viaggio fu un mix di agitazione e ansia. Grace era felice di
riuscire a controllare quelle sensazioni, evitando che si trasformassero in
panico vero e proprio.
Mentre l’aereo si preparava all’atterraggio, osservò fuori dal
finestrino e non vide altro che il chiarore dell’alba risplendere in
lontananza.
Un’hostess le si accostò e la aiutò ad allacciarsi la cintura.
Era fortunata che qualcuno la assistesse durante il volo.
All’aeroporto, i genitori di Jeremy la aspettavano. Aveva parlato
loro del suo piano e i due si erano offerti di aiutarla, conoscendo le sue
difficoltà.
Quando il velivolo si arrestò del tutto, Grace si alzò e,
accompagnata dall’assistente di volo, raggiunse la terraferma e si diresse al
recupero bagagli.
Presto, incontrò i genitori di Jeremy che la accolsero con calore,
abbracciandola e chiedendole come stava e com’era andato il volo.
“Sto bene” affermò, guardando in viso la donna. “Sono pronta.”
“Andiamo” concluse l’uomo.
Grace osservava il panorama intorno a sé ed era sempre più
meravigliata. Non si aspettava che il Marocco fosse così affascinante.
Tuttavia, non riusciva a concentrarsi su ciò che la circonava, impaziente com’era di rivedere Jeremy.
Chissà come avrebbe reagito, cosa le avrebbe detto…
Si guardò ancora una volta intorno – l’ennesima, nel giro di pochi
minuti – ma di lui ancora nessuna traccia.
I genitori del ragazzo l’avevano lasciata al cantiere in cui lui
lavorava e attendeva che lui giungesse.
Era ancora presto – circa le otto del mattino – ma il caldo era
insopportabile, molto più di quanto lo era in Messico.
Si concentrò per un attimo ad osservare l’edificio nascente. ‘Una
scuola’, aveva detto la madre di Jeremy. Stavano costruendo una scuola.
Ad un tratto, il suo sguardo fu catturato da una sagoma familiare
che aveva appena fatto il suo ingresso nel cantiere.
Grace sostava all’ombra di un pilastro di cemento armato e sapeva
di essere nascosta alla vista.
Comprese immediatamente di chi trattava, nonostante il ragazzo
portasse i dreadlocks legati sulla testa.
Si domandò pigramente come facesse a lavorare con quei capelli,
dovevano fargli un caldo!
Scosse il capo e, dopo aver sospirato, uscì dal suo ‘nascondiglio’.
“Jeremy!” lo chiamò, sentendo l’ansia attanagliarle lo stomaco.
Lui si voltò e, non appena la vide, si fermò di botto e lasciò
cadere la borsa da lavoro. “Tu… qui?” balbettò,
incredulo.
Grace gli sorrise debolmente, non sapendo come interpretare la sua
reazione. Gli si avvicinò. “Sì.”
Jeremy sbatté più volte le palpebre, cercando di capacitarsi di ciò
che stava vedendo. “Tu non sei reale.”
“Sì che lo sono!” Grace balzò in avanti e gli prese le mani tra le
sue. “Sono qui per dirti che mi dispiace. Mi dispiace di averti fatto soffrire,
mi dispiace di averti lasciato, mi dispiace di aver creduto che i miei
sentimenti per te fossero mutati.” La ragazza prese fiato per un attimo, ma non
gli lasciò il tempo di ribattere. “Jeremy, io ti amo e non ce la faccio senza di
te.”
Lui la fissava con aria sconvolta, ricambiando debolmente la
stretta delle sue dita.
“Perdonami” mormorò ancora Grace. “Se puoi” aggiunse.
“Sì” sussurrò lui.
Grace si sentì esplodere per la gioia, gli gettò le braccia al
collo e lo strinse forte a sé, con l’intenzione di non fare mai più
quell’errore madornale.
Jeremy ricambiò l’abbracciò e la baciò, possessivo, feroce e dolce
come solo lui sapeva fare.
“Non ti lascerò più andare via” affermò, dopo essersi scostato.
“Oh, Jeremy. Ho fatto una cazzata, me ne rendo conto.”
“No, la cazzata l’hai fatta venendo qui! Sei pazza!”
Grace lo guardò dritto negli occhi e gli accarezzò il viso. “Se ho
fatto questo è perché sono pazza di te” ammise, seria.
Jeremy tornò a baciarla e a stringerla, senza dire più nulla.
Avevano perso tempo, l’uno distante dall’altra, ma erano
intenzionati a recuperarlo.
Grace non sapeva quale sarebbe stato il loro futuro, però decise di
non pensarci.
Voleva amare ed essere amata, senza lasciarsi mai più trasportare
dal pessimismo e dalle ombre che si gettavano tra lei e il suo Jeremy.
Era nuovamente felice.
Ed eccoci qua, alla fine.
Sì, anche a me sembra strano,
però era giunto il momento di lasciare in pace in primis voi (mi avete dovuto
sopportare abbastanza a lungo!) e poi i nostri due protagonisti che non ne
potevano più di essere tormentati dalla mia mente contorta.
Avete avuto paura, eh?
Grace e Jeremy, per fortuna,
si sono chiariti e lei ha finalmente compiuto il viaggio a cui aveva pensato
spesso, in passato.
Tutto è bene quel che finisce
bene!
Ci tengo a ringraziarvi,
perché mi avete tenuto compagnia e incoraggiato durante tutto il corso della
storia.
Ringrazio in maniera
particolare DreamNini, la mia fan numero uno, per
aver sempre espresso con sincerità i suoi pareri in merito ad ogni capitolo,
per il sostegno che mi riserva durante ogni storia, per la costanza e la
gentilezza infinita;
un grazie va anche a sempre
con te che ha nutrito una grande passione per le avventure di Grace e Jeremy e
mi ha incoraggiato ad andare avanti;
grazie anche a Marss, che ha deciso di iniziare la lettura della storia
quando già era cominciata da un po’ e spero trovi il tempo di finire la
lettura, i suoi commenti mi hanno fatto molto piacere;
ringrazio anche Jane_30, che
mi ha sostenuto finché ha potuto, lasciandomi delle bellissime recensioni;
infine, ringrazio anche Lady
Red Velvet per la sua sincerità, non c’è bisogno di
specificare, lei sa a cosa mi riferisco.
Sono grata anche a chi ha
seguito/ricordato/preferito la mia storia e a chi si è preso la briga anche
solo di leggerla. Ci vuole coraggio! xD
Bene, ora vi lascio!
Spero di ritrovarvi presto in
qualche altra mia storia, mi fa sempre piacere avere diversi pareri su ciò che
scrivo.
Alla prossima,
Kim =)