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Autore: Pandora86    10/05/2013    5 recensioni
Spoiler quinta stagione.
Artù e Merlino. Il re e il mago. Due facce della stessa medaglia.
Due anime legate da un filo indissolubile che finisce, inevitabilmente, per spezzarsi in ogni tempo e in ogni luogo.
Ma forse, era finalmente giunto il tempo in cui le due facce della medaglia avrebbero potuto riunirsi, portando a termine il proprio destino.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Nel futuro
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Ecco il terzo capitolo della storia.
Grazie per le bellissime recensioni.
Grazie anche a chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate.
Ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Buona lettura!
 
 
 
 
Capitolo 3. La strega, il principe e il Mago
 

Camelot anno 1000


Un uomo e una donna dormivano in un pregiato letto ricoperto da tende di velluto rosso.

A un certo punto, l’uomo si alzò per andarsene, regalando un ultimo bacio a colei che era stata la sua amante per una notte.

“Non dovrà più succedere!” sussurrò l’uomo, accarezzando i capelli della donna e rivestendosi velocemente.

Un ultimo sguardo alla figura addormentata, prima di uscire definitivamente da quella stanza per non farvi più rientro.

Nessuno avrebbe mai dovuto sapere di quella notte.

Nessuno avrebbe mai dovuto sapere cosa fosse successo tra lui e quella donna.

Un attimo di debolezza, solo quello era stato, e come tale doveva essere considerato.

Senza più ripensamenti, l’uomo chiuse la porta dietro di sé credendo di essere stato l’unico a essere presente in quella stanza oltre la donna addormentata.

Non poteva sapere che, infatti, tre figure avevano osservato attentamente i suoi movimenti.

“La strega è stata concepita!” parlò una delle tre figure avvicinandosi alla donna dormiente.

“Posso sentire il suo cuore malvagio sin da ora che si è appena formata nel grembo materno!” parlò una figura dalla voce femminile.

“Avverto il suo potere, anche se è abbastanza infinitesimo rispetto a quanto mi aspettassi!” parlò pensieroso la terza figura.

“Non ha importanza!” li richiamò all’ordine quello che aveva parlato per primo.

“La strega è stata concepita. Il nostro ruolo di osservatori, per ora, è finito. Andiamo!” e si avviò, seguito poi dalle altre due figure, una molto alta e una dalle fattezze di donna.
 

Palazzo dei Guardiani del Tempo
 

I tre Guardiani camminavano veloci nel palazzo.

Al loro passaggio, molti distoglievano lo sguardo, altri guardavano ammirati.

Indossavano dei pregiati mantelli riccamente adornati con scaglie d’oro, due neri e uno bianco.

I loro abiti erano di stile medievale, segno che avevano iniziato a muoversi nel tempo scelto.

Gli esseri mortali non potevano vederli, ma la buona regola di ogni guardiano era quella di rendersi simile nell’abbigliamento all’epoca in cui si andava ad agire, nel caso fosse richiesto un intervento.

I due uomini entrarono velocemente in una stanza, lasciando la porta aperta affinché li raggiungesse anche la ragazza.

“Alla buon’ora!” la prese in giro Lenn, una volta che Merlìha fu entrata chiudendosi la porta alle spalle.

“Vorrei vedere te con questi vestiti!” sbottò la ragazza afferrando, con le mani, la lunga gonna e sollevandola.

Indossava un elegante abito in velluto bianco con un mantello abbinato.

“Guarda che ti dona, e anche molto!” costatò Lenn osservando i suoi capelli risaltare a confronto con le decorazioni in oro dell’abito.

“A me non dispiace indossare abiti medievali!” aggiunse poi osservandosi con un sorriso.

Lui e Gabriel si erano tenuti su un abbigliamento semplice ma comunque molto pregiato.

Del resto, visti i tempi in cui andavano a muoversi, se avessero dovuto rendersi visibili agli occhi umani, era meglio che fossero scambiati per nobili di alto rango.

Gabriel aveva preferito vestirsi interamente di nero, e Lenn approvò la sua scelta.

Quel colore gli donava sia in abiti moderni sia antichi.

Lui, invece, aveva scelto lo stesso stile, cambiando solo il colore della maglia che era di un rosso opaco.

La voce di Merlìha lo interruppe dalle sue riflessioni.

“Questo perché tu non sei costretto a indossare una tenda!” sbottò la ragazza.

“Non capisco perché non posso indossare dei pantaloni!” continuò a borbottare.

“Merlìha, ne abbiamo già parlato! Sai che se dobbiamo renderci visibili, non possiamo suscitare curiosità sul nostro abbigliamento” le rispose paziente Lenn.

“Non c’è scritto da nessuna parte!” s’incaponì la ragazza.

“Infatti, è una regola dettata dal buonsenso, Merlìha!” la riprese, severamente, il fratello.

“E adesso basta parlare di cose inutili come i vestiti medievali. Abbiamo altro a cui pensare!” si accomodò, congiungendo le mani con aria pensierosa.

Merlìha, in tutta risposta, si limitò a fargli una smorfia, senza però aggiungere altro sul suo abbigliamento.

“Sapete” cambiò argomento Lenn, “mi sentivo leggermente osservato mentre camminavamo per i corridoi del palazzo!”.

“A chi lo dici!” gli diede ragione Merlìha, sedendosi a gambe incrociate sul divano di fronte a lui.

“Sono sorpresi perché, nonostante la diversa paternità, la strega è stata comunque concepita” ipotizzò Gabriel.

“Scommetto che non se lo aspettavano!” ghignò Lenn.

“Un punto a nostro favore!” si esaltò Merlìha, alzandosi in piedi sul divano e agitando il pugno in segno di vittoria.

“Già!” confermò Gabriel.

“Ci guardavano a metà tra il sorpreso, per aver portato a compimento la prima nascita, e l’ammirato per il modo in cui è avvenuta!” terminò incrociando le lunghe dita affusolate tra loro.

“Si aspettavano che Uther non potesse mai tradire la sua regina!” aggiunse Lenn.

“Beh, non avevano tutti i torti” gli spiegò Gabriel.

“Sappiamo che il re ha un unico amore e, infatti, non ha mai tradito né vacillato in altri tempi e in altre leggende. In alcuni casi, è stato il Mago stesso a farli giacere insieme sotto incantesimo.

Tuttavia, nessuno si è mai soffermato sul cuore del re, preoccupandosi di analizzarlo come abbiamo fatto noi.

Anzi, nessuno si è mai soffermato sui diversi caratteri dei personaggi che vanno a far parte della storia di Camelot. Si sono sempre limitati a cambiare le condizioni per il Mago, non curandosi di chi gli stava intorno!” concluse pensieroso.

“Il che è abbastanza assurdo se ci riflettiamo!” gli diede man forte Lenn.

“Se vogliamo che una persona compia il proprio destino, non è detto che dobbiamo per forza agire su quella persona. A volte, affinché la storia si compia, è necessario cambiare degli avvenimenti che in apparenza non c’entrano nulla o che siano diametralmente opposti!”.

“In questo modo, si creano degli eventi a catena, affinché l’uomo si muova da solo!” s’intromise Merlìha.

“Anche se è comunque un azzardo agire in questo modo!” aggiunse pensierosa. “Già è difficile fare in modo che l’uomo porti a compimento il suo destino spianandogli la strada. Figurati poi se si va ad agire su tutt’altro!”.

“È questa la vera bravura del Guardiano, Merlìha, e noi abbiamo portato a compimento la prima nascita senza difficoltà!” sorrise Lenn.

“Conquistare il cielo per attaccare la terra!” esclamò Gabriel con decisione.

“E questa da dove viene?” domandò Lenn.

“Un libro del ventesimo secolo” gli specificò l’altro.

“E che significa?” domandò Merlìha incuriosita.

“Significa che per condurre un attacco vincente sulla terra, è necessario invadere il cielo!” le chiarì il fratello.

“In questo modo, cogli di sorpresa l’avversario che non si aspetta un attacco a sorpresa nella direzione opposta a quella in cui credeva!”.

“Tradotto nel nostro caso”, s’intromise Lenn, “significa che per far compiere al Mago la sua storia, non è necessario agire sulla sua vita, quanto su eventi che, all’apparenza con lui non c'entrano nulla!”.

“Sappiamo bene, infatti, come il cambiamento di una semplice inezia, possa portare a mille futuri diversi!” aggiunse Gabriel.

“E, infatti” continuò, “una volta cambiata la storia base e le parentele, sarà proprio sulle inezie che andremo ad agire” concluse.
 

Camelot anno mille
 

Camelot, un regno formatosi da pochi anni e che, fra qualche ventennio, avrebbe raggiunto il suo periodo di massimo splendore.

Un palazzo, dallo sfarzo fuori dal comune, troneggiava sul regno.

In una stanza di questo palazzo vi erano sei figure.

Un uomo giovane con in capo una corona, una donna dagli abiti sontuosi, e un uomo, non più giovanissimo, con indosso una tunica.

Altre tre figure erano però presenti a quello che sembrava un consiglio segreto e privatissimo.

Coperti da tre mantelli, erano una donna e due uomini.

O meglio, avevano queste fattezze perché, in realtà, non erano uomini.

Il loro aspetto era regale, la loro bellezza fuori dal comune.

Nessuno dei presenti in quella stanza sembrava essersi accorto della loro presenza.

“Neanche la strega ci avverte, nonostante sia discretamente potente!” parlò una delle tre figure dall’aspetto gentile.

“Sai che non può! La nostra energia non è percepibile dall’essere umano. Sarebbe come avvertire un tavolo o un qualunque altro pezzo del mobilio” lo riprese saccente l’altra figura.

“Era per dire!” rispose l’altro con pazienza.

“Certo che però la magia degli uomini, in questo tempo, è proprio primitiva!” costatò la figura con le fattezze di una ragazza.

“È normale, Merlìha” la riprese quello che era suo fratello. “Il Mago non è nato cinquecento anni fa. Di conseguenza, la magia non si è evoluta granché”.

La ragazza annuì, tornando a guardare quelli che erano gli altri tre occupanti della stanza.

“Ma quando si decideranno a parlare?” sbottò a un certo punto.

“Pazienza, sorella. Ci vuole pazienza!”

“Eccoli che cominciano!” li richiamò all’ordine l’altra figura.

La ragazza si avvicinò, istintivamente, al fratello in cerca di conforto.

Si aggrappò al suo braccio sentendo l’attesa diventare insopportabile.

Erano a un momento cruciale.

Un momento che avrebbe deciso, nell’immediato, il continuo della loro opera, o il loro definitivo fallimento.

L’uomo, capendo i sentimenti della sorella, andò ad accarezzare la mano aggrappata al suo braccio.

La ragazza, per risposta, l’afferrò iniziando a tormentare le dita, usandole come anti-stress.

Il ragazzo la lasciò fare senza opporsi e Lenn, seppur fossero a un momento cruciale, non potette fare a meno di sorridere a quella scena.

Gabriel, che non amava essere toccato, faceva un’eccezione per la sorella che sembrava trovare conforto solo continuando a tormentare le mani dell’uomo.

Sentendo che il momento stava per avvicinarsi riportò il suo sguardo in direzione degli altri occupanti della stanza.

“Sterile?” domandò il re, ancora una volta.

“Si, Sire!” rispose l’uomo con la tunica. “Non esiste possibilità che vostra moglie possa dare alla luce un erede!”.

“Bene!” affermò il re. “Allora, la soluzione può essere solo una” concluse, guardando la strega.

“Sire” parlò nuovamente l’uomo con la tunica. “Vi sconsiglio di ricorrere a tali metodi!”.

“Camelot ha bisogno di un erede!” ribattete il re. “Senza, apparirei debole agli occhi del popolo.

E se tu, Gaius, confermi la tua diagnosi, allora non mi resta altra scelta.

Confermi la sterilità della regina?” domandò, guardandolo fisso negli occhi.

“La confermo, Sire!” annunciò l’uomo.

“Bene!” proruppe il re, rivolgendosi poi alla strega. “Procedi!” le ordinò con tono secco.

“Dovrai pagare un prezzo, Uther Pendragon. Affinché l’equilibrio del mondo sia rispettato, è necessario dare una vita per generarne un'altra” gli ricordò la strega con tono neutro.

“Non ha importanza. È necessario un sacrificio per il bene di Camelot” non esitò il re.

“Procedi!” ordinò ancora e la strega annuì, uscendo poi dalla stanza.

Passò accanto ai tre Guardiani che la osservarono dirigersi svelta nella stanza della regina.

“Andiamo!” parlò Gabriel avviandosi a sua volta.

Merlìha tirò un sospiro di sollievo avviandosi al suo fianco e Lenn li seguì poco dopo, dando un’ultima occhiata al re e all’uomo più anziano.

Era proprio vero che l’uomo poteva essere la rovina di se stesso.

Loro, i Guardiani, potevano decidere le condizioni temporali, le parentele e persino gli avvenimenti.

Ma era sempre l’uomo che decideva per se stesso e come gestire gli eventi che lo riguardavano.

E, ancora una volta, l’uomo aveva deciso per la propria rovina.

Con un sospiro, abbandonò definitivamente la stanza.

Era un peccato che l’animo umano fosse sempre attirato dalle cose che potevano generare il male.

La magia non doveva essere usata per scopi privati o per risolvere i problemi personali degli uomini.

La magia era un’essenza di una parte del mondo e come tale doveva essere usata.

Ma questo l’uomo, nel corso dei secoli, sembrava non averlo mai capito.

Ancora una volta, Gabriel aveva avuto ragione prevedendo tutto.

Ma le cose potevano cambiare. Il Mago poteva farle cambiare, ristabilendo definitivamente l’ordine fra esseri magici e non magici.

Portando l’equilibrio non solo nel suo mondo ma anche in tutte le altre dimensioni e creando, finalmente, la vera e definitiva storia di Camelot.

Sì, Merlino poteva farlo. Loro lo avrebbero guidato affinché lo facesse.

Era per questo che la Magia lo aveva scelto ed era sempre per questo che aveva legato la sua anima a un altro uomo senza alcun potere magico.

Bene e male, pace e guerra, magia e non magia.

Il mondo degli esseri umani era fondato su binomi che erano essenziali per l’esistenza del mondo stesso.

Senza l’uno, non esisteva l’altro.

Merlino e Artù erano gli esseri nati per incarnare un binomio essenziale per l’esistenza del mondo.

Insieme e uniti per il loro grande destino.

Perso in queste riflessioni, raggiunse gli altri che lo aspettavano in fondo al corridoio, per lasciare Camelot e tornare a Palazzo.

Lì, per il momento, avevano concluso.

Il destino del futuro Re era appena cominciato.
 

Camelot  - 9 mesi dopo
 

Il fuoco scoppiettava nella stanza poco illuminata, senza tuttavia riuscire a scacciare il gelo che vi regnava.

Due figure, dall’aspetto regale, si guardavano con odio.

Un tempo, erano stati amici. Un tempo, un sentimento di affetto li aveva legati.

Ma quanto sono forti i sentimenti, se vengono schiacciati e dimenticati in poche ore?

Un re, una strega.

Un binomio che, negli anni a venire, sarebbe risultato inconcepibile.

Due soggetti che, di lì a breve, sarebbe risultato assurdo mettere in una stessa frase.

“Mi hai ingannato!” spezzò il silenzio il re.

La sua voce era corrosa dall’odio. Il suo volto, una maschera di rabbia.

“Ti avevo avvertito che ci sarebbe stato un prezzo” rispose, con calma, la donna.

Il tono basso, tuttavia, appariva minaccioso.

Non sembrava, infatti, avere nessuna paura di chi le stava di fronte.

“L’hai uccisa!” un’altra accusa dalla bocca del sovrano.

“La tua magia l’ha uccisa!” continuò ancora.

La donna assottigliò gli occhi.

“Che tu sia maledetta, tu e la tua razza. Da questo momento, io dichiaro guerra a te e a quelli come te!” furono le parole del re.

“Sono le tue ultime parole?” domandò la strega assottigliando gli occhi.

Il volto pieno d’odio del sovrano fu una risposta eloquente.

“Sentirai ancora parlare di me, Uther Pendragon” e, con questa minaccia, scomparve.

Tre figure avevano assistito a quello scambio di battute.

“Tutto è andato come avevamo previsto!” parlò una di esse.

“Come tu avevi previsto, fratello!” specificò la ragazza guardando con disprezzo l’uomo nella stanza che non poteva ne vederli ne sentirli.

“Io speravo che Uther non reagisse in questo modo!” continuò la ragazza triste.

“Purtroppo il suo cuore, ora, è solo invaso dall’odio” intervenne Lenn.

“La guerra alla magia è iniziata!” terminò.

“Che il mondo ci perdoni per tutte le vittime che ci saranno” esclamò triste la ragazza.

“Purtroppo era necessario Merlìha” la consolò Lenn.

“Non c’è pace senza guerra e, ancora una volta, l’uomo ha scelto la guerra!” concluse amareggiato.

“Non siamo stati noi, infatti, a causare la morte della regina” intervenne Gabriel serio.

“L’uomo non ha perso il suo libero arbitrio. Uther, avrebbe potuto scegliere di governare senza eredi.

La strega avrebbe potuto scegliere di usare più saggiamente il suo potere” concluse.

“L’uomo anziano aveva, infatti, sconsigliato il sovrano di ricorrere a tali metodi!” ricordò Lenn alla ragazza che era sull’orlo delle lacrime.

“Andiamo” parlò Gabriel.

“Abbiamo ancora qualcosa da vedere prima di tornare a palazzo” disse, rivolgendosi specialmente a sua sorella.

Quello, era solo il primo peso che avrebbero portato.

Non erano esseri umani, ma i sentimenti non erano una peculiarità esclusivamente umana.

Molti dei grandi Guardiani avevano, con il loro intervento, messo a scelta l’uomo che aveva poi causato grandi guerre.

Era il loro compito far rispettare tutti gli equilibri, anche quello del bene e del male.

E, se quello del bene allietava l’animo, il male, invece, poteva portare solo dolore e sofferenza.

Sofferenza con cui avrebbero dovuto convivere.

Sapeva che per sua sorella sarebbe stato poi particolarmente difficile, essendo molto sensibile.

Eppure, era il loro destino.

Un destino a cui non potevano sottrarsi.

Un destino di cui avrebbero dovuto portare il peso per tutti gli istanti della loro lunghissima vita.
 

Camelot poche ore dopo.
 

In una stradina del Regno appena nascente, due uomini parlavano in gran segreto, cercando di attirare meno attenzione possibile.

“Devi scappare, Balinor!” esordì deciso l’uomo più anziano.

“Uther non mi ha minacciato, Gaius. Mi ha convocato per un’udienza” rispose l’altro.

“Temo sia una trappola” continuò l’uomo più anziano.

“Non possiamo saperlo. E poi, che c’entrano i signori dei Draghi con la magia?” domandò l’uomo.

Il volto recava i tratti di una grande bellezza, nel fiore degli anni.

“In ogni caso, tieniti pronto a scappare. Io ti aiuterò!” affermò deciso l’uomo.

“Per recarmi dove?” domandò l’altro.

“Eldor. È in un altro regno e Uther lì non ti verrà a cercare. Lì troverai una donna di nome Hunnit che ti accoglierà volentieri”.

L’altro si limitò ad annuire per recarsi poi a udienza dal re.
 
“Bene!” pronunciò una delle tre figure che aveva assistito a quello scambio di battute.

“Dobbiamo fare visita alla creatura magica poi, potremo tornare a palazzo!” e, insieme con gli altri, scomparve senza lasciare traccia.
 

Eldor – due mesi dopo.
 

L’uomo guardava la donna addormentata al suo fianco.

Il suo volto era dolce, i suoi occhi esprimevano solo bontà.

Il suo cuore era puro.

La amava.

Non avrebbe mai creduto di poter provare un sentimento così totale verso una persona, ma era successo e non si pentiva di quello che era accaduto.

Eppure, doveva lasciarla.

Gaius, mesi addietro, aveva avuto ragione.

Uther l’aveva ingannato.

Il suo intervento era servito solo per far imprigionare un drago, e lui era dovuto scappare.

E ora, doveva lasciare quello che aveva creduto un posto sicuro.

Uther non si era limitato ai confini del suo regno.

Aveva dichiarato una guerra spietata alla magia guidando i suoi cavalieri anche oltre i confini.

Balinor lo sapeva che, prima o poi, sarebbe arrivato anche lì.

Doveva andarsene per mettere in salvo la sua vita, ma soprattutto per non far correre pericoli alla donna che amava.

Non l’avrebbe portata con sé.

Che futuro avrebbe potuto offrirle?

Nessuno.

Facendosi forza, si alzò avvicinandosi alla porta.

Non l’avrebbe più rivista.

Un ultimo sguardo a colei che gli aveva rubato il cuore, prima di uscire definitivamente dalla porta di quella casa.

Una casa in cui non avrebbe più fatto ritorno.

Balinor lasciava molto più di quanto credesse, ma l’avrebbe scoperto solo parecchi anni dopo.

Le tre figure, che avevano assistito alla fuga dell’uomo, stettero un attimo in silenzio prima di agire.

La ragazza piangeva, aggrappandosi al braccio del fratello.

Lui, con espressione seria, le regalò una carezza sul capo prima di avvicinarsi alla donna dormiente.

“Il tempo è stato interrotto. Puoi agire!” gli diede conferma Lenn.

La stanza divenne opaca. I colori che contraddistinguevano il mobilio sembravano spenti.

Persino la donna addormentata sembrava aver perso vitalità.

Tutto in quella stanza e nel resto del mondo, si era fermato.

Gli uccelli avevano interrotto il loro volo.

Le piante avevano cessato di muoversi con il vento.

Le nuvole e le correnti d’aria si erano fermate.

Il sole era divenuto opaco.

Ogni uomo, donna o bambino era immobile, interrotto in qualunque attività fosse occupato.

“il Mago è stato concepito. Posso sentire la sua potenza persino da ora!” pronunciò Lenn deciso.

“Nel suo cuore vi è una traccia inesistente di malvagità” parlò la ragazza asciugandosi le lacrime.

“È davvero necessario?” domandò speranzosa guardando ora il fratello, ora Lenn.

“Sai che è così!” rispose deciso Gabriel, facendo materializzare l’anello che lui stesso aveva creato un anno prima.

I suoi occhi s’illuminarono, diventando d’oro.

Quella sarebbe stata una caratteristica dei maghi del tempo che avrebbero guidato.

Loro stessi, in qualità di Guardiani, avevano deciso così.

Avevano deciso di lasciare una traccia del loro operato nelle generazioni che sarebbero venute: gli occhi d’oro che, se prima erano una caratteristica esclusiva dei Guardiani del Tempo, ora sarebbero stati una caratteristica di tutti coloro che avrebbero posseduto la magia.

Non era stato difficile inserire questa piccola modifica anche nei maghi che avevano preceduto Merlino. La magia era molto elementare e gli stregoni poco potenti.

Quando avevano deciso di spostare la storia del Mago all’anno mille, era questa la caratteristica che avevano imposto.

Gabriel avvicinò la pietra al grembo materno.

Non pronunciò nessun incantesimo; quella era una particolarità degli esseri umani.

Il loro potere non funzionava tramite complicate parole.

Era stato necessario fermare il tempo.

Quando i Guardiani decidevano di operare in una dimensione, la loro potenza poteva essere avvertita persino dagli esseri umani non dotati di magia.

Tutte le creature viventi, persino quelle monocellulari, li avrebbero avvertiti.

La pietra sull’anello era un cristallo grezzo.

Durò un solo istante e l’anello s’illuminò.

Il cristallo aveva cambiato la sua forma scegliendo di mutare la sua natura in un reticolo cristallino di atomi di carbonio disposti secondo una struttura ottaedrica.

In poche parole, era divenuto un diamante a tutti gli effetti.

Un diamante nerissimo dalla purezza inaudita.

Il simbolo del potere dei Guardiani era un anello che rispecchiava il loro carattere.

Veniva dato loro alla nascita senza che avesse una forma particolare.

Con il passare del tempo poi, ogni anello prendeva una forma e un colore a seconda di chi lo indossasse.

Ovviamente, ogni anello aveva un potere spaventoso e rispondeva solamente a chi lo indossava.

Per un essere umano sarebbe stato impossibile anche solo toccarlo senza farsi del male.

Loro non avevano bisogno dell’anello per utilizzare il loro potere, un potere dato loro dalla nascita.

Tuttavia, era una tradizione del loro mondo e Gabriel si era ispirato a questo quando aveva creato quell’anello.

Aveva voluto che la pietra scegliesse la forma che più avrebbe rispecchiato l’energia di chi lo avrebbe indossato.

Un diamante, la pietra più preziosa per il Mago più potente di tutti i tempi.

Il suo colore: nero, che rispecchiava l’energia malvagia che aveva incamerato.

Non si era sbagliato neanche su quello.

Quando, infatti, aveva creato l’anello aveva dato alla pietra questa natura decidendo di riportarlo a una forma grezza nel momento in cui avrebbe compiuto il trasferimento di energia.

Solo allora la pietra avrebbe scelto la sua forma definitiva che, come aveva previsto, era quella di un diamante nero.

Senza esitazioni, Gabriel lo indossò.

Nei secoli a venire, quell’anello sarebbe spettato a Merlino.

Solo lui avrebbe potuto indossarlo, essendone il legittimo proprietario.

Nel corso dei secoli, avrebbe anche imparato a usarlo, visto che, dopo il trasferimento di energia, era diventato un oggetto magico dalla potenza estrema, capace persino di radere al suolo un intero continente oppure di gettare un mondo nel caos.

Per il momento, l’avrebbe indossato e custodito lui.

Si avvicinò agli altri.

Il tempo riprese a scorrere.

I colori che contraddistinguevano gli oggetti ripresero vita.

Le foglie, le piante, e tutti gli organismi viventi ripresero il loro corso da dove si erano interrotti.

Il loro primo intervento, nella storia di Camelot, era stato portato a termine.

Il Mago era stato concepito.
 


Continua…
 

Note:
 

Ecco i Guardiani che operano a Camelot.

Ho ripreso gli avvenimenti prima dell’inizio del telefilm, ricostruendo eventi che nel telefilm stesso vengono solo raccontati.

Nel prossimo capitolo, vedremo finalmente Merlino che arriva a Camelot.

Ovviamente, non ripercorrerò tutte le puntate ma solo alcuni avvenimenti (molto pochi) che vedranno l’intervento dei Guardiani.

Saranno comunque dei veloci accenni, e saranno usati con lo scopo di diventare le Tappe decise dai Guardiani.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!

Grazie a chi è arrivato fin qui.

Pandora86
  
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