Capitolo 3
Si parte
La
mattina dopo tutte e
cinque le ragazze, compresa Strawberry, si recarono al caffé
in perfetto
orario, anche perché avevano passato la maggior parte della
notte a rimuginare
nei loro letti.
-Allora-
partì subito alla
carica Ryan non appena furono tutte presenti –siete ancora
decise a seguire
un’aliena demoniaca e pazza su un pianeta sconosciuto per
rischiare la vita
combattendo una guerra che non, e sottolineo NON, ci riguarda?-
Le
cinque ragazze si
limitarono ad annuire davanti a quel fiume di parole.
-Bene,
perfetto- sussurrò
allora il biondo coprendosi gli occhi con la mano.
-Ryan
voleva dire che se
siete convinte allora e meglio che torniate a casa a preparare i
bagagli e
avvisare le vostre famiglie- tradusse gentilmente Kyle.
-Già,
a proposito di
famiglie, che ci inventiamo per giustificare un’assenza a
tempo indeterminato?-
chiese
Lory, che ci aveva
riflettuto su tutta la notte.
-Dite
che venite a stare da
me a New York- sospirò rassegnata Mina –e dei tuoi
fratelli può occuparsi la
mia tata- aggiunse, dando un occhiata alla mew gialla.
-Wow,
hai davvero una casa a
New York?- si entusiasmò Strawberry.
-Certo
che ce l’ho, ma ti
ricordo che non andiamo davvero lì-
-Non
ora- sogghignò la rossa
in risposta.
A
quel punto Mina aprì bocca
per lanciare una delle sue solite sfrecciatine acide, ma il battibecco
fu
troncato sul nascere da Ryan, che spedì le ragazze a casa a
prepararsi.
Sulla
via del ritorno,
Strawberry cominciò a riflettere seriamente sulla loro
imminente partenza.
C’erano
così tante cose che
avrebbe voluto chiedere, ma l’unica persona ad avere le
risposte era Cream, che
fino a quella sera era irreperibile. La ragazza prese nota mentalmente
di tutto
ciò che voleva sapere e si ripropose di fare qualche domanda
all’aliena appena
possibile.
Nel
frattempo si accorse di
essere giunta a casa.
Cominciava
a sentirsi nervosa
e pregò che i genitori le accordassero il permesso senza
troppe storie, non
voleva coinvolgersi in una rissa fra chimeri. E c’era anche
la questione di
Mark, che la rossa non aveva considerato fino a quel momento.
Si
fermò due secondi, prese
un bel respiro ed entrò, chiamando i suoi a gran voce.
-Ciao,
cara, tornata presto
oggi?- la salutò allegra la madre, mentre il padre si
girò furtivamente a
controllare che con lei non ci fosse Mark. Vedendola sola,
tornò al suo
giornale.
-Emh…in
effetti hanno chiuso
prima perché devo dirvi una cosa importante…-
-Dicci
tutto amore, sai che
siamo aperti ad ogni novità- la incoraggiò la
madre, tirando una gomitata al
marito per distrarlo dal giornale –vero,caro?-
-Se
non riguarda quel buono a
nulla del tuo ragazzo, sì-
-Ehi-
-Tranquilla,
se vuoi
lasciarlo noi ti capiamo…-
-Papà!-
urlò Strawberry, più
per irritazione all’atteggiamento del padre che per il
pensiero di lasciare il
suo ragazzo.
-Ok,
ok, spara-
-Mina
ha invitato me, le
altre, Ryan e Kyle a New York. Partiamo stasera- urlò la
ragazza in un solo
fiato.
-COSA!?-
-Avevate
detto di essere
aperti a tutto-
-Sì,
però, potevi darci un
po’ di anticipo…New York è
così lontana…-temporeggiò Sakura.
-Neanche
se ce l’avessi detto
l’anno scorso- la contraddisse il padre.
-Vi
prego, per me è molto
importante, non ve lo chiederei se non fosse così. E poi non
saremo sole, Kyle
e Ryan verranno con noi e ci terremo in contatto, ve lo giuro!-,
l’ultima frase
era una bugia, non era certa che dovunque fossero andate ci fossero i
mezzi per
comunicare con
-E
per quanto tempo dovreste
stare lì?-
Strawberry
deglutì a
vuoto:-Non saprei…il motivo per cui partiamo così
di corsa è che Mina ha
ricevuto una convocazione per un provino prestigioso, i suoi non ci
sono mai e
non vuole stare da sola in una città sconosciuta, per lei
è importante…e poi
sarebbe una bella occasione anche per Pam…-. Si stava
inventando tutto di sana
pianta, ma sembrava che i genitori si fossero addolciti –Vi
prego- concluse,
con l’aria più dolce che riuscì a
tirare fuori.
-Umm…e
va bene- la ragazza
cominciò a saltare, -prima però voglio telefonare
a…- la rossa s’immobilizzò
temendo che stesse chiamando Mina per confermare la storia del provino
–a
questo Ryan e vedere se è affidabile-
Strawberry
quasi svenì di
gioia, sapeva che Ryan le avrebbe retto il gioco e convinto i suoi a
lasciarla
partire, infatti meno di un quarto d’ora dopo era
già in camera sua a riempire
una valigia con tutto ciò che le sarebbe servito, felice ed
emozionata come non
mai al pensiero di questa nuova avventura.
Era
contenta persino di
rivedere Pai, Tart e…Ghish.
Nel
frattempo, a casa Midorikawa
si svolgeva una scena molto simile, con
la povera Lory rossa di vergogna per le bugie che stava snocciolando
senza
sosta ai suoi genitori, ma con la differenza che il fratellino della
verdina,
al contrario dei genitori, sembrava entusiasta per la prossima partenza
della
sorella, a giudicare da come saltava allegro sul divano da subito dopo
la
notizia. Fortunatamente anche la conclusione fu identica:
l’ennesima telefonata
a Ryan e la mew di sopra a fare i bagagli, con la mente sottosopra e il
cuore
in subbuglio.
Per
le altre tre le cose
furono molto più semplici. I fratellini e la sorellina di
Paddy si
dimenticarono presto la tristezza per la sorella che partiva quando
videro la
villa di Mina, mentre quest’ultima e Pam, non avendo
famiglia, non incontrarono
problemi.
Fatto
sta che quella sera, poco
prima del tramonto, si trovarono tutti e sette al parco Aiaka, in
attesa della
ragazza che avrebbe dato il via al loro destino.
Ai
loro piedi erano
appoggiati i bagagli. Come aveva chiesto Cream avevano ridotto il
carico al
minimo, una valigia o un borsone a testa e al massimo uno zainetto,
persino
Mina, per paura della reazione dell’aliena, si era trattenuta
dal portare con
se l’intera casa, nonostante non avessero
nessun’idea su ciò che avrebbe potuto
servire loro in un'altra galassia.
Il
battito dei loro cuori era
quasi udibile ad orecchio umano. Erano tutte preoccupate, ma ai motivi
più
logici, per la rossa, se ne aggiungeva un altro: quando aveva informato
Mark
della partenza il ragazzo non l’aveva presa per niente bene e
avevano litigato
violentemente, tanto che lui non l’aveva chiamata neppure per
dirle buona
fortuna. Questo aveva provocato nella ragazza un vortice di sensazioni,
diverse, però, da quelle che si sarebbe aspettata. Era
triste, certo, per com’erano
andate le cose, ma non si sentiva per niente a pezzi come avrebbe
dovuto, era
solo un po’ irritata, niente più.
Niente
al confronto con
l’emozione che le provocava il pensiero di quella nuova
entusiasmante
avventura.
Non
appena il disco solare fu
completamente oscurato dagli alberi, Cream fece la sua apparizione,
comparendo
senza rumore alle spalle del gruppo e schiarendosi la voce per attirare
la loro
attenzione, anche se quello che ottenne fu di provocarli un grosso
spavento, cosa
che sembrò divertirla.
Ora
che c’era ancora luce, a
differenza del loro ultimo incontro, Strawberry e le altre notarono
anche i
vestiti e, motivo di profonda inquietudine, le armi della ragazza.
Cream
indossava un top viola corto e scollato, senza maniche, e un paio di
pantaloncini corti in pelle nera, che metteva in risalto il pallore
delle
gambe. Intorno ai fianchi e alla vita erano strette delle cinture di
cuoio
scuro a cui erano fissati ben quattro pugnali, con le lame affilate in
bella
vista. Braccia e gambe erano fasciate da bende violacee, alla moda
della sua
gente, e intorno agli avambracci luccicavano degli strani bracciali di
metallo
inciso, circondati da un bordo affilato poco rassicurante. Ai piedi
portava
scarpette di tela, anche quelle strette alla caviglia da legacci di
pelle.
-Bene,
siete venute tutte
alla fine. Mi risparmia la fatica di venirvi a cercare-.
-Il
fatto che siamo venuti
non significa che ci fidiamo di te…-cominciò Ryan
in tono duro, ma Cream lo
interruppe con tono noncurante:-Non m’importa nulla di cosa
pensate di me o se
vi fidate. L’unica cosa che importa è che mi
seguiate, in modo io possa
concludere la missione e tornare a casa mia-
-Quella tipa è davvero senza emozioni-
pensò scocciato Ryan.
-Possiamo
almeno farti qualche
domanda? Avremo molte cose da chiarire…-chiese timidamente
Lory.
-Non
ora, appena saremmo sul
mio pianeta-
-A
proposito, come
raggiungiamo il tuo pianeta?- chiese Pam con molto buonsenso, mentre le
altre
erano troppo impegnate a tenere d’occhio i pugnali e i
bracciali affilati per
mettere insieme una frase di senso compiuto.
-Con
la mia navicella-
rispose, come se fosse ovvio. E in effetti lo era.
-E
dove…-
-Ci
penso io- l’anticipò
l’aliena –prendetevi per mano e tenetevi stretti i
bagagli, ci dobbiamo teletrasportare-
Con
crescente nervosismo, il
gruppo obbedì.
A
quel punto Cream si
avvicinò a Ryan, ignorando il fatto che lui si fosse
allontanato non appena
aveva mosso un passo verso di lui, e gli posò un dito sulla
pelle, facendo poca
attenzione a non graffiarlo con le unghie da gatta che aveva in
dotazione.
Sentì la pelle del biondo irrigidirsi al contatto con la sua
mano fredda.
Si
teletrasportò.
Per
i terrestri fu una
sensazione stranissima, il vuoto allo stomaco, l’aria fredda
che scorreva
addosso, la sensazione di dover vomitare, il turbine di colori intorno
al loro.
Per fortuna durò un solo secondo, poi poterono riappoggiare
i piedi sulla terra
stabile e immobile. Si separarono, barcollando un po’e
appoggiandosi agli
alberi del bosco che avevano raggiunto, Mina si dovette addirittura
sedere,
mentre Cream gli osservava, ridacchiando per quella reazione a suo dire
spropositata. Per lei teletrasportarsi, così come volare,
era una cosa naturale
e meravigliosa, così radicata in lei da non riuscire ad
immaginare di doverne
fare a meno. Non arrivava a capire come potesse provocare simili
effetti.
Non
appena si furono ripresi,
prima che potessero chiederle dov’era la navicella, si
girò verso la radura ai
cui margini si trovavano e, sguainato uno dei pugnali, con conseguente
reazione
spaventata-difensiva delle persone dietro di lei, disegnò un
simbolo strano nel
vuoto.
Non
appena ebbe finito,
l’aria innanzi a loro cominciò a tremolare ed
evaporare, rivelando ciò che era
nascosto dietro la barriera: un’ enorme nave spaziale,
perfettamente circolare
e completamente ricoperta da piastre di metallo scuro. A vederla
rimasero tutti
a bocca aperta, ma Cream non concesse loro il tempo di riprendersi.
Avanzò
svelta verso il veicolo e appoggiò la mano sul metallo. Dal
punto in cui la
mano si era appoggiata apparve un bagliore rossastro, e un istante dopo
una
delle sezioni metalliche si staccò e si abbassò
verso il suolo, galleggiando a
pochi centimetri da terra.
Cream
ci salì sopra e con un
gesto irritato chiamò gli altri perché la
imitassero. Non appena furono saliti
tutti, insieme con le valigie, la piattaforma tornò alla sua
postazione
iniziale, e loro si ritrovarono all’interno
dell’astronave.
Era
molto spaziosa e ben
illuminata, con una ampia vetrata che correva tutto intorno. Per terra
c’erano
dei materassi, completi di coperte e cuscini, e quella che sembrava una
cucina,
addossata alla parete circolare. Accanto a loro c’era una
specie di
parallelepipedo scuro, con una porta chiusa, mentre nella parte
più lontana, leggermente
rialzato rispetto al resto, c’era la sala comandi: una lunga
scrivania
metallica piena di strumenti, pulsanti, pannelli illuminati e tastiere
e, più
in alto, un numero indefinito di monitor, al momento quasi tutti
spenti,
disposti ai lati di un’ ampia finestra, davanti al tutto
c’erano tre sedili che
galleggiavano a circa mezzo metro da terra. Lungo le pareti inoltre
c’erano
numerose maniglie saldamente fissate. Un tavolo con qualche sedia,
anche quelli
ancorati a terra, e numerosi cuscini e tappeti sparsi, completava il
tutto.
-Aggrappatevi
a una delle
maniglie e tenetevi stretti insieme alle vostre cose finche non ve lo
dico io-
ordinò
Cream, già seduta a
una delle tre postazioni. Stese le mani davanti a sé e il
modulo di comando
prese vita, i pulsanti, i pannelli, i bottoni s’illuminarono,
i monitor si
accesero.
Gli
schermi non erano proprio
reali, ma semitrasparenti e attivabili sia con comandi vocali oppure
sfiorando
direttamente lo schermo olografico.
Senza
neppure controllare che
tutti fossero agganciati a qualcosa, Cream digitò
rapidissima i comandi per
l’accensione e i potenti motori nascosi sotto il pavimento
cominciarono a
ringhiare, mentre la gigantesca nave si sollevava dal suolo.
Le
ragazze si scambiarono un
occhiata: anche se non tutte avevano gli stessi pensieri in testa,
erano pronte
a condividere quella nuova avventura.
Stavano
partendo.
Angolo
dell’Autrice
Visto
che avete commentato,
ecco come promesso il nuovo capitolo, a cui, se continuerete ad
apprezzare
questa storia, seguiranno altri.
Se
volete che sia così sapete
cosa fare.
Va
bene, ora che ho finito di
minacciarvi posso augurare a tutte una piacevole lettura e ringraziare
di cuore
tutti quelli che hanno letto e in modo particolare le tre che hanno
lasciato
una recensione.
Un
grazie speciale e un
grosso abbraccio vanno quindi a:
-alexiakatherine
-lady
S
-mariotti92
Grazie ragazzi, siete speciali.
Inoltre
volevo chiedervi cosa
ne pensate se nel prossimo chap inserissi un’ immagine di
Cream, giusto per
farvela visualizzare meglio. Vi va l’idea?
E
ora buona lettura!
Arrivederci
e a presto.