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Autore: Lennyk192    12/05/2013    2 recensioni
Quinn lo studiò atterrita per qualche secondo, prima di urlare e riprendere a muoversi, tirando i ceppi con strappi violenti, con l'unico risultato di provare ancora più dolore.
Sentì la sua guancia bruciare quando uno dei demoni le assestò uno schiaffo da rivoltarle la faccia.
La testa vorticò e quasi svenne per la violenza dell'impatto, ma prima di scivolare nell'oblio qualcosa pizzicò i suoi polsi e gli avambracci e uno stupido pensiero le sfiorò la mente.
Il giorno dopo sarebbe stata la Vigilia di Natale.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From beneath you it devours'
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Capitolo 20: The secret deal



Nella doccia, Alec lasciò che l'acqua gli scorresse sulla testa e sulle spalle. Era abbastanza calda da pungergli la pelle, ma aveva bisogno di qualche distrazione e il dolore fisico faceva sempre il suo effetto. Puntò le braccia contro la parete di marmo e vi si appoggiò, sentendo i muscoli della schiena tirarsi e l'acqua colpirlo dietro al collo.
Cercò di sciogliere la tensione con movimenti circolari delle spalle, anche se sapeva che non avrebbe risolto niente.
Infatti niente gli dava sollievo ultimamente e percepiva la pressione che il suo corpo stava immagazzinando.
Quanto desiderava poter tornare indietro.
Sentire i suoi singhiozzi nella cella e proseguire oltre.
Eseguire l'ordine di Dahak, senza curarmi di catturare i demoni ribelli...o di quanto lei gli piacesse.
Col senno di poi, era facile pensare a quello che avrebbe dovuto fare, ma all'epoca aveva visto solo una ragazza stupenda incatenata ad una parete. Aveva immaginato Liz al suo posto e si era lasciato sopraffare.
Poi aveva ripetuto lo stesso errore, ancora e ancora.
Era solo colpa sua se adesso si trovava incastrato in una fottuta dependance da dividere con lei.


Quinn si svegliò di colpo.
Sbirciando nella luce fioca dell'alba, il corpo teso, cercò di capire che cosa avesse disturbato il sonno in cui era crollata per la stanchezza. Sentì lo scrosciare leggero dell'acqua nel bagno e registrò in quel momento l'assenza del demone al suo fianco.
Dio, se era stato imbarazzante addormentarsi vicino a lui, dopo quanto si erano detti.
Ma una volta chiariti i rispettivi ruoli e messe le dovute distanze, si sentiva come libera da un peso.
Scivolò fuori dal letto, diretta allo specchio. Si diede una pettinata ai ricci ribelli e, mentre si dirigeva fuori dalla camera ad attendere il suo turno per il bagno, la porta si aprì e il fiato le si mozzò in gola.
Alec era nudo fino alla cintola, e indossava solo un paio di pantaloni neri.
Distolse lo sguardo velocemente e si rifugiò in cucina, brontolando tra sé contro quella dolce sensazione di desiderio al centro del petto. La sentiva crescere ogni istante che passava con lui, sia che flirtasse con lei o la ignorasse completamente, ma sapeva che alla fine non le avrebbe procurato altro che dolore.
Doveva allontanarsi da lui il prima possibile.
Ma l'alternativa che le era stata offerta l'avrebbe sicuramente portata a rischiare la vita.


Dopo essersi preparata si precipitò fuori, decisa a saperne un po' di più sulla donna dagli occhi viola che Alec sembrava conoscere così bene. Forse non le avrebbe dato buca, una volta capito che genere di demone fosse. Se avesse scoperto che durante la trasformazione le spuntavano due teste supplementari o degli strani tentacoli, avrebbe lasciato perdere tutto. 
Lui era in piedi in salotto, con una tazza fumante in mano. Se la portò alle labbra, e i suoi occhi visibili oltre il bordo di porcellana erano puntati intensamente su di lei, come due fiamme verdi.
"Ciao" lo salutò, apparendo più intimidita che spavalda.
"Allora parli. Credevo ti fosse rimasto solo il dono della vista, ormai" la schernì lui, con un mezzo ghigno sulle labbra.
Quinn scrollò le spalle. "Non sapevo che fossi in bagno" mentì. Idiota. Aveva solo passato i minuti successivi al risveglio ad immaginare di essere l'acqua che gli scorreva sul corpo. "Volevo lasciarti la tua privacy, dovresti imparare a farlo anche tu"
"Sicuro" borbottò divertito prima di bere un altro sorso.
Lei ridusse gli occhi a due fessure, ma non ribatté. Voleva sembrare spensierata e per niente curiosa.
"Allora...devo preparare qualcosa?"
"Dipende, se per 'preparare qualcosa' intendi 'versare dei cereali in una scodella', posso fare da me"
Lei fece un sorrisetto tirato. "Dolce come sempre. Nella tua lingua questo si tradurrebbe come 'Grazie Quinn, mi farebbe tanto piacere un pasto decente, ma sono troppo stronzo per chiederlo gentilmente?"
Alec sorrise. "Più o meno. Ci avrei messo meno enfasi"
"Bene" si lasciò sfuggire una risatina divertita, prima di affrontare l'argomento che veramente le stava a cuore. "Senti...dovrei chiederti un paio di cose" si sforzò di restare sul vago.
"Mmh, me l'aspettavo. Guarda che averti raccontato qualche stronzata su di me, non ti dà carta bianca"
Antipatico, arrogante, pallone gonfiato...


"Certo, lo so" sibilò a denti stretti "E' che stanotte non mi sembrava il caso di approfondire, però...come è possibile che quella donna sia ancora viva dopo tutto questo tempo? Insomma, è anziana, dimostrerà almeno ottant'anni, ma non..."
"Trecento?" l'incalzò lui.
"Già"
Il demone scrollò le spalle. "Mia madre la conosceva come la più grande sciamana del tempo. Immagino che abbia macchinato qualcosa per rallentare il processo d'invecchiamento. E' molto comune tra gli stregoni...falsi bastardi"
Ok. Ha senso.
Alla faccia dei trattamenti estetici e dei bagni di fango...
"Qual è l'altra?" si sentì domandare.
"Come?"
"Hai detto di avere un paio di cose da chiedere" le ricordò indolente "Spara e togliti il pensiero"
Giusto. La questione spinosa.
"Io...mi domandavo solo...tu ti fidi ciecamente di quel tuo amico, il fanatico di Matrix?"
Sembrò rifletterci su un secondo, prima di collegare il riferimento al demone in questione. "Kegan è a posto"
"Pff, come lo era la gente della locanda?" La domanda le venne fuori in tono più acido di quanto volesse.
Tendeva sempre a dire la cosa sbagliata al momento sbagliato: quando era piccola la suora di una delle numerose scuole frequentate le ordinava di colpirsi la mano con un elastico che teneva costantemente al polso, ogni volta che diceva qualcosa in modo sarcastico o sprezzante. Ovviamente lei, testarda com'era, aveva ripreso il vizio quando era andata al liceo.
E tanti saluti a Suor Sophie!


Il demone si mise a ridere, sorprendendola. "Un po' di più"
"Sei sicuro che non direbbe proprio a nessuno che io sono qui? Tipo a quella tua amica con i capelli rossi...non mi sembra che abbia l'aspetto di uno affidabile"
"Sei fuori strada, piccola. Lui non sopporta Aud" Certo, era quello il nome! "E poi la mamma non ti ha insegnato a non giudicare nessuno dall'aspetto?"
Quinn sbuffò, incrociando le braccia al petto. "Beh, non sono un'esperta della mentalità maschile, quindi non capisco perché catene e similpelle nera dovrebbero rappresentare la virilità, ma tendo a diffidare da uomini del genere"
"Spero che voi due non vi troviate mai soli nella stessa stanza, perché K si divertirebbe da matti a dipingerla con il tuo sangue"
Lei fece una smorfia disgustata in risposta.
"Come mai non gli piace quella donna? E' davvero...bellissima" E capace, se è riuscita a trovarmi.
"Sì, ma è un demone succubo e si prende gioco degli uomini"
"Succubo..." ripeté a pappagallo, cercando di immagazzinare l'informazione. Aveva letto qualcosa sul suo portatile, dopo aver avuto l'incontro ravvicinato con il demone sessuale maschio, o incubo. Sapeva quindi che quel genere di demoni, svolgevano un compito piuttosto raccapricciante, rubando l'energia vitale alle loro vittime senza che se ne accorgessero mentre erano impegnati...in altro.
Terribile. Proprio la persona giusta di cui fidarsi.
"Quindi lei non ha delle altre...strane abilità?"


Alec quasi si strozzò con il caffè.
Probabilmente aver definito abilità quello che lei sapeva fare, gli aveva procurato una risata che era stato incapace di trattenere.
"Nessuna, a parte quelle ovvie. Perché tutte queste domande?" le chiese tossendo, con un sorrisetto ironico ancora sulle labbra. Quinn non poté fare a meno di ripensare al primo incontro con Aud, nella camera da letto di Alec...un moto di stizza le salì lungo il corpo e si costrinse a smettere di immaginare certe cose.
"Così. Tanto per fare conversazione"
"Stronzate"
"Invece è vero" mise su il broncio, indaffarata a sbattere le uova nella ciotola, lasciandosi nascondere il volto arrossato dalla riccia cortina dorata dei capelli.
Se lo ritrovò vicino in un secondo, e il suo profumo pungente l'avvolse, invadendole i sensi. Pensa ad altro.
"Avevi ragione: fai davvero schifo a raccontare balle" le disse, sollevando una mano per portarle una ciocca dietro l'orecchio.
Tu e la tua maledetta voce sexy... "Allora dammi lezioni, Maestro Yoda" ribatté fissandolo negli occhi, pregando che non le leggesse la mente in quell'istante. Per un lungo momento tra loro regnò il silenzio, poi lei decise di darci un taglio, prima che la situazione precipitasse. "Sono sincera, era tanto per sapere..."
"Ascolta: non inventarti niente, ok?" l'avvertì tra il minaccioso e il divertito prima di lasciar cadere l'argomento, poi si allontanò senza aggiungere nulla, ma non smise di lanciarle occhiate sospettose per tutto il giorno.


Erano appena le undici di sera quando la stanchezza sopraggiunse.
Le sue palpebre si chiudevano pesantemente e se non si fosse trovato da solo con un'umana, Alec avrebbe pensato di essere stato drogato.
La sua mente era troppo debole per riuscire ad elaborare un pensiero coerente o per cominciare a preoccuparsi sul serio.
Barcollò per la stanza, raggiungendo il bagno per sciacquarsi il viso.
L'acqua fredda non gli fece alcun effetto, sembrava che avesse le vertigini. Quando allungò una mano per chiudere il rubinetto, quello pare scomparire sotto la sua presa. Chiuse gli occhi con forza e li riaprì cercando di mettere a fuoco l'ambiente circostante. Questa volta avvertì il gelo del metallo sotto il palmo e girò la manopola.
Deglutì e si diresse in camera da letto, mantenendosi con la mano alla parete, prima di crollare pesantemente sul materasso.

La stanza prese a girare vorticosamente, come se si trovasse nell'occhio del ciclone, ad assistere inerme mentre lo stordimento prendeva il sopravvento.
L'oscurità dentro di lui lottava per salire in superficie, proteggendolo da una minaccia inesistente, che lui stesso non riusciva a identificare. C'era qualcosa di demoniaco che stava prendendo il controllo del suo corpo e la sua mente lottava per riemergere.

Così lasciò che il buio lo avvolgesse, mentre un dolce profumo di vaniglia gli aleggiava nella mente e una presenza femminile si materializzava al suo fianco...

                                                                                                                                 ***


"Posso chiederti di nuovo come hai fatto a rintracciarmi? Alec mi ha detto che ero protetta da un filtro...ehm..."
"Percettivo" le suggerì Aud, acida come un vasetto di yogurt bianco. "E' vero, ma un amico mi ha dato una mano a raggiungere la tua mente. Solo quella. Tecnicamente non ho ancora idea di dove vi siate rifugiati tu e Alec. Nel caso non l'avessi capito, nello specchio potevi vedermi solo tu"
Bene, questo mi farà apparire ancora più psicopatica.
"Quindi non tutti possono venire a sapere dove mi trovo?"
"No"
Dunque nemmeno lei sapeva niente di Coventry. "Bene"
"Naturalmente potremmo sempre torturati finché non ti ritroveresti ad urlarlo in agonia" mormorò poi, facendole sbarrare gli occhi e accelerare il battito cardiaco, già più veloce del normale.
Aud scoppiò a ridere e le diede una pacca scherzosa sul braccio, facendola barcollare. "Scherzavo, naturalmente. Abbiamo bisogno di te viva e al sicuro" Quinn non si sentì affatto rincuorata.
Il 'per ora' che il demone non aveva pronunciato, ma sicuramente pensato, aleggiò nella sua mente durante tutto il tragitto.
Avevano attraversato un Varco e alle due del mattino il riverbero della luna non era più tanto intenso, le strade erano deserte e i locali chiusi. Era la solita città di sempre. Erano ancora a Rhode Island, ma nella parte demoniaca dell'universo.
"
Dove stiamo andando?" domandò Quinn, non riuscendo a distinguere quasi nulla, con il buio che c'era. Aveva abbandonato la sua auto a Providence, universo umano, in un quartiere poco raccomandabile e non era certa di poterla ritrovare. Sperava solo che Aud mantenesse la parola e la riportasse indietro illesa. 
"Quante domande? Sei sempre così curiosa? Alec deve odiarti"
"Beh, litighiamo spesso. Lui m'ispira risposte particolarmente antipatiche" borbottò per giustificarsi.
Si prese del tempo per affrontare il senso di colpa.


Mentre si domandava come avrebbe potuto raggiungere Aud sul ponte, se non stordendo Alec con lo scolapiatti, si era resa conto di non averlo più visto uscire dalla camera da letto.
Era andata a sbirciare e l'aveva trovato disteso sul letto,
un braccio muscoloso abbandonato sul petto che si alzava e abbassava ritmicamente seguendo il suo respiro, profondamente addormentato. Sembrava che si fosse appoggiato sul letto con l'intenzione di restarci solo qualche minuto, finendo per non riuscire più ad alzarsi per la stanchezza.
Così si era decisa ad uscire il più silenziosamente possibile.
Trovava assurda tutta quella situazione e non si fidava di quella donna, ma lei appariva così entusiasta e sicura che per un attimo le sembrò di fare la cosa giusta.
Il demone dagli occhi viola la guardò intensamente e scoppiò a ridere. "Ha trovato...come si dice? Pane per i suoi denti. Gli sta bene, ma mi sorprende che non ti abbia già uccisa o almeno imbavagliata"
Certo, nel loro mondo il libero arbitrio contava meno di zero, rifletté irritata.
"Insomma che senso ha tutto questo? Perché un demone dovrebbe propormi qualcosa invece di costringermi con la forza?"
"Lo preferiresti?"
"No, ma non capisco..."
"Tu non devi capire. Entra e basta" abbaiò quella, prima di indicarle quella che sembrava un'abitazione abbandonata.
Il cigolio della porta le fece venire i brividi. All'interno era ancora più buio e la cosa non le piaceva affatto.


"Era quasi ora" 
Quinn sussultò quando numerose candele si accesero attorno a lei e sgranò gli occhi davanti all'intruso. Non l'aveva sentito arrivare, eppure ora era davanti a lei, materializzatosi all'improvviso, o forse rimasto ad attendere invisibile.
Avrebbe voluto guardare da un'altra parte e invece si ritrovò costretta a fissarlo: era alto, con lucenti capelli scuri e occhi di un arancione dorato. Era muscoloso come Alec e bello.
Non quanto lui, però, con quel bagliore infernale che gli brillava nello sguardo.
"Scusa tesoro. Sto tenendo il nostro amico demone buono e inchiodato a letto. Mi ci è voluto un po' per farlo crollare"
L'uomo rispose con un grugnito a metà tra il divertito e l'indignato, mentre Quinn si voltava a guardarla sconvolta.
"Che cosa gli hai fatto?"
La domanda venne ovviamente ignorata.
"Lei è Quinn, dolcezza. E lui è Zane, il fratello di Alec"
"Aud!" la rimproverò imperioso.
"Oh, giusto: fratellastro. Ma non vogliono che si sappia il loro legame di parentela" bisbigliò alla ragazza "Non ti devi preoccupare, qui siamo tutti in famiglia, amore. A giudicare dalle fantasie di Alec...dev'essersi preso una bella cotta. Potrebbe essere la futura cognatina!" proseguì affabile, sbattendo le lunghe ciglia in direzione del demone.
Quinn arrossì di rabbia e imbarazzo.
Vide Zane sospirare e lanciare un'occhiataccia al succubo, che lo raggiunse sedendosi sulle sue ginocchia. "Bene, dato che qui nessuno ha voglia di sprecare tempo prezioso, consiglierei di arrivare al punto"
Lei deglutì sentendosi inchiodata dal suo sguardo, e annuì.

 
"Noi due faremo un patto" Aveva la stessa sicurezza di Alec. Un marchio di famiglia che lo rendeva irritante.
"Ah sì? Io non credo"
Se uno sguardo avesse potuto incenerire, lei sarebbe stata trasportata a casa in un'urna. A quanto sembrava, non amava essere contraddetto. "Non essere tanto frettolosa. Non hai ancora sentito quello che ho in mente"
"Spara, allora"
Lui la studiò in silenzio per qualche secondo, arricciando le labbra in un mezzo sorriso. Aud gli mormorò qualcosa all'orecchio e lui sbuffò contrariato, prima di annuire.
"Dunque, prima di 'sparare', vorrei assicurarti che non ho alcuna intenzione di farti del male" sputò tra i denti, evidentemente poco incline a volerle offrire rassicurazioni. "Dopo questa premessa, passiamo alle cose serie"
Ergo, la mia vita non è una cosa seria.
"La mia è una semplice richiesta: vorrei che accettassi di fare da esca, per permettermi di eliminare i ribelli del mio clan"
Se lo aspettava. Si era preparata un'espressione imperturbabile da sfoderare in quel momento, per non evidenziare la sua condizione di inferiorità davanti ai due demoni.
"Io...cosa dovrei fare esattamente? Immolarmi nella speranza che tu riesca ad ucciderli tutti prima che io muoia?" chiese con voce meno determinata di quanto volesse.
"Faremo solo credere loro che il sacrificio si possa portare a termine. Non ti chiederò di fidarti di me o di affidarmi la tua vita"
"Anche se potresti" intervenne il succubo.
"Ma è l'unica possibilità che hai per liberarti per sempre di tutti noi" proseguì Zane, incurante del resto.


Tornare alla mia vita.
Le piaceva la sua ordinata, organizzata e, cosa più importante, tranquilla esistenza. E le mancava da morire.
"E tu lo vuoi, vero?" chiese Aud guardandola con attenzione.
Era la seconda volta che lo domandava, come se non ne fosse del tutto certa. Quel tono inquisitorio mandò in bestia Quinn.
"Più di ogni altra cosa al mondo" ribatté.
"Posso fare in modo che si perdano le tue tracce. Completamente" la tentò Zane con voce suadente.
"Ho bisogno di pensarci. Sai, visto che la metti in modo così persuasivo" commentò vagamente acida, prima di rammentare di stare parlando con un demone puro al cento per cento e non con uno che si divertiva solo a spaventarla.
"Per favore" chiese allora con un filo di voce, torturandosi le mani nervosamente.
"Non mi sarei aspettato diversamente. Aud sa come contattarti" disse, avvicinandosi con passi eleganti e silenziosi "Spero che tu faccia la scelta giusta" mormorò al suo orecchio prima di andarsene.
Stranamente la pacatezza con cui pronunciò quelle parole la fece rabbrividire.


                                                                                                                                       ***


Arrivate a pochi metri dal Varco, Aud si portò una mano alle tempie e barcollò leggermente, come se faticasse a restare in piedi.
"Accidenti, il tuo demone mi sta facendo indebolire" ringhiò frustrata.
"Non è mio" ribatté Quinn, stupidamente più preoccupata di correggerla che del fatto che di lì a poco Alec si sarebbe svegliato e avrebbe scoperto la sua fuga.
"Dobbiamo sbrigarci, c'è qualcosa che..."
Il succubo venne interrotto da voci biascicate provenienti dalla strada opposta alla loro.
Quelli che sembravano dei motociclisti con tanto di groupie si spostarono nella loro direzione. Il fioco bagliore di un lampione illuminava soltanto metà faccia dell' uomo più imponente dei tre, mentre il resto di lui pareva quasi ingoiato dal buio. La ragazza studiò gli sguardi avidi e maligni degli altri due maschi, mentre Aud sembrava essere diventata improvvisamente pallida.
"Li conosci?" bisbigliò alla donna.
"Fin troppo bene, purtroppo. Diciamo che non sono esattamente miei sostenitori e visto che sei con me, penseranno che anche tu sia un succubo" fu la risposta sibilata.
Un brivido le percorse la spina dorsale, ma Quinn si sforzò di respirare profondamente, con le ginocchia che le tremavano.
Al suo fianco Aud sembrava spaventata quanto lei. Di sicuro non era rassicurante. 


Alec si svegliò di colpo e l'immagine della ragazza addormentata sul suo petto svanì.
Il letto era vuoto e le lenzuola aggrovigliate al suo busto.
Tese attentamente l'orecchio verso il silenzio dell'appartamento, solo un momento, poi corse per il corridoio. Guardò in salotto, in cucina. Quando tornò nell'ingresso, una voce dentro la sua testa aveva iniziato a urlare.
L'auto non era più nel parcheggio, e c'era qualcosa di strano. Qualcosa che non avrebbe voluto credere e che gli fece ribollire il sangue nelle vene. Andarsene in quel modo non era da lei, aveva troppa paura dei demoni per uscire da sola, senza avvertire.
Prima che potesse infuriarsi e fare a pezzi qualcosa, uno strano flusso di energia attraversò il suo corpo come un richiamo.
Aud.
Era il modo in cui di solito gli faceva sapere di essere disponibile e in attesa del suo arrivo.
I vari pezzi del puzzle trovarono rapidamente il loro posto: la sua improvvisa stanchezza, i sogni...e la sparizione di Quinn.



Si avvertì uno spostamento d'aria. Aud si girò su una gamba e colpì violentemente con l'altra, raggiungendo il loro assalitore al fianco. Poi si abbassò per evitare il cazzotto che mirava alla sua testa.
Quinn indietreggiò, sentendosi stupida e impotente.
Fece un passo indietro. Poi un altro. E un altro ancora...
Come figlia di un comandante dell'esercito era cresciuta tirando di boxe invece che andando a lezione di piano come le sue amiche, ma in quel momento non riusciva a connettere.
La sua mente era come un foglio bianco, e comunque dubitava di riuscire a reagire contro delle creature infernali come quelle.
Registrò l'immagine sfocata di qualcuno muoversi verso di lei e riuscì a distinguere un paio di penetranti occhi rossi, prima che il demone aprisse la bocca e le rivelasse i canini appuntiti.
La prese per le spalle e la scaraventò contro il muro di mattoni.
Colta alla sprovvista sia dall'aspetto che da quell'attacco inaspettato, cercò di colpirlo ma quello le bloccò la mano, l'afferrò per la gola e la spinse di nuovo contro il muro con una forza incredibile.
Le fece malissimo, ma non fu nulla in confronto a quello che le provocò squarciandole il collo.
Quinn urlò e tentò di divincolarsi per sfuggire a quella presa, ma il suo misero tentativo fallì ancora e un dolore acuto le mozzò il respiro. Portò lentamente lo sguardo verso il basso, dove era ben visibile la lacerazione provocata da una lama.
Il demone con il pugnale fece un passo nella sua direzione per finirla, le labbra distorte in un ringhio bestiale, ma venne colpito alla testa da Aud e, prima che un altro ferisse la donna alla schiena, Quinn intravide la sagoma familiare di un uomo frapporsi all'improvviso tra lei e la grossa mano tatuata.


Il Satariel balzò su Alec: il viso gli si era trasformato in qualcosa di orrido e malvagio, con una bocca piena di denti affilati e una lingua biforcuta. Il mondo prese a vorticare e Quinn vide i due rotolare giù da un pendio, finendo contro una recinzione di pietra.
Alec colpì in faccia l'avversario, i denti del demone gli scorticarono le nocche, e lui imprecò.
Agganciò la schiena del demone con le gambe e lo girò, violento e veloce. Quando gli assestò un altro pugno contro la mandibola, il ringhio dell'altro si interruppe e quello rimase fermo, momentaneamente stordito.
Poi scattò in piedi e tirò un pugno all'uomo dalle lunghe zanne che tentava di aggredirlo alle spalle, mettendolo al tappeto e tagliandogli la gola, che iniziò a sanguinare copiosamente.
Affrontò senza sforzo il successivo, ogni mossa elegante ed efficiente
. Quando lo colpì sul muso, quello gli lanciò un'occhiata omicida e si scagliò di nuovo contro di lui brandendo un coltello.
Alec parò il colpo deviandolo con il braccio. Facendo perno sul gomito, afferrò il demone per il polso e lo tirò verso il basso finché l'avambraccio non si ruppe con un fragoroso crack, finendo così fuori uso.
Poi approfittò dell'immobilità del momento per sbattere violentemente la testa del mostro su una pila di mattoni abbandonati in un angolo, due volte, tre...sette, fino a fargli perdere i sensi.


Portandosi le mani all'addome, Quinn si chinò in avanti, piegata in due dal dolore. Si sentiva vacillare sull'orlo di un abisso senza fine, buio come l'inferno, ed era a un soffio dal precipitare a capofitto in quella fossa soffocante.
Il dolore era devastante, come un veleno corrosivo che le scorreva nelle vene. A terra, Aud cercava di riprendere fiato, un manico di pugnale le sbucava dalla schiena e si teneva una mano premuta sul fianco sinistro.
Quando Quinn sollevò lo sguardo e lo posò su Alec, il suo volto era indecifrabile. Il corpo era in tensione, immobile.
Gli occhi completamente neri. Lei capì che era furioso e voleva tenersi a distanza.
Invece le fu accanto in un battito di ciglia.
Si morse un polso con le zanne e lei lo fissò interrogativa finché non lo sollevò all'altezza della sua bocca e le ingiunse di bere.
La ferita continuava a sanguinare e bruciare, ma lei scosse il capo. Una grande mano le afferrò la nuca e fu costretta a portare le labbra sulla sua pelle da cui gocciolava del liquido rosso rubino.
Lei buttò giù un sorso e si sentì soffocare: il sapore era metallico e dolce insieme, ma il solo fatto di sapere che si trattava di sangue le faceva venire voglia di sputare tutto.
"Inghiotti" ruggì Alec.
Ci riuscì a fatica e una volta finito di tremare di disgusto, gli lanciò uno sguardo collerico. Tentò di aprire la bocca e dirgli qualcosa, ma gradatamente i suoi pensieri cominciarono ad annebbiarsi e le si appesantirono le palpebre.


                                                                                                                                   ***


Quinn si lasciò sfuggire un gemito: le tempie le pulsavano e il cervello pareva andarle a fuoco. Si impose tuttavia di aprire gli occhi, decisa a capire che cosa non andasse, e lacrime ardenti le appannarono la vista.
Tentò di orientarsi e si rese conto di essere stesa sul divano blu della dependance. Doveva essere passato poco tempo considerato che fuori dalla finestra il cielo appariva ancora buio.
Si sollevò lentamente guardandosi intorno in cerca del demone che, ancora una volta, l'aveva salvata.
Quando lo vide entrare in salotto, senza nemmeno rendersene conto gli saltò al collo, fregandosene delle circostanze, delle barriere tra le specie e del fatto che non fossero neanche amici. L'aveva visto uccidere, e senza mai tradire alcuna emozione.
Era un mostro, non un essere umano.
Ma era il suo mostro, deciso a proteggerla, e non erano possibili altre considerazioni: aveva bisogno di lui e basta.
Sopraffatta dalla gioia di essere tutta intera, non si accorse subito che lui era rimasto rigido, non ricambiando il suo abbraccio.  
Si schiarì la voce, allontanandosi appena dal suo corpo muscoloso, improvvisamente a disagio.
"Possiamo parlare di quello che è successo?" Lui la fissò negli occhi con uno sguardo gelido.
"Certo...parliamo pure del tuo tentato suicidio" le disse con voce pericolosamente calma. Brutto segno.
Paradossalmente la sua calma era più terrificante della sua ira.

"Immaginavo che l'avresti vista così. Mi dispiace, ma... Aud mi aveva detto che c'era un demone che voleva offrirmi un accordo. Un certo Zane" sbirciò la sua reazione, ma l'espressione del demone rimase risoluta.
"Ho pensato di chiederti di accompagnarmi, ma sapevo che non avresti mai accettato"


"Perché non ci si può fidare dei demoni. Infatti tu e quella deficiente ci avete quasi rimesso la pelle" sbottò Alec all'improvviso, sempre senza tradire alcuna emozione, per poi farsi vicinissimo "Quanto sei stata via, tipo cinque secondi? Ed eri già ferita" affermò in un sibilo, indicando l'addome, attraversato poco prima da una profonda lesione.
"Lo so, io…anche Aud è rimasta ferita" replicò stupidamente. Lei era indubbiamente più forte di un'umana, dunque non doveva considerarla debole solo perché era finita sul menù di quel mostro dai denti aguzzi.
"Ho notato. Devo dire che il coltello piantato nella schiena le donava"
"Alec!"
"Cosa? Dovrebbe dispiacermi per lei, dopo quello che ha fatto?" Le aveva afferrato un braccio e lo stringeva con forza facendola gemere di dolore. Non parve curarsene più di tanto e Quinn iniziò a preoccuparsi.
Sapeva di aver esagerato, ma farlo infuriare non era mai stata sua intenzione.
"Mi fai male" rantolò, cercando di sottrarsi a lui.
"Non m'interessa" La nota rabiosa nella sua voce ora era evidente.
"Lei mi ha solo fatto una proposta. Andare è stata una mia scelta" sottolineò ostinata, divincolandosi dalla sua presa. Il demone serrò le dita, poi con un lampo di colpevolezza per il suo gesto prepotente, la lasciò.
"Una scelta idiota" commentò acido. Lo colse un nuovo fiotto di irritazione, al pensiero di quello che era stato messo a rischio.  
"Come hai potuto pensare di credere ad una sola parola di quella donna? Dovrei andare ad ammazzarla solo per averti contattata" ringhiò. Lo farò presto.
D'istinto, la ragazza gli trattenne il braccio. "No, ha cercato di proteggermi..."
"Voleva proteggere solo se stessa"
"E poi ti ho detto che la responsabilità di quello che è successo non è sua!" continuò, ignorando il suo intervento.
"Infatti è te che dovrei uccidere" le mormorò rude, mentre allontanava il braccio su cui ancora erano serrate le mani della ragazza, e chinava il capo fino ad appoggiare la fronte contro la sua, in un contatto bollente.
"Non fai che creare disastri" sibilò, mentre tentava di non pensare a tutto quello che aveva provato non trovandola.
Era andato totalmente nel panico, pensando a un milione di scenari diversi, uno più cruento dell'altro.
Detestava ogni secondo di quella sensazione d'impotenza.


Cazzo.
Provare dei sentimenti per lei: questa era davvero la più grossa, la peggiore, la più pericolosa stronzata potesse venirgli in mente.
Appena se ne rese conto, nel brevissimo istante durante il quale le dita di Quinn erano salite a carezzargli la guancia, il demone si ritrasse bruscamente. Passandosi le mani tra i capelli, esalò un respiro profondo.
Avrebbe voluto sapere quello che stava facendo.
Fino a quel momento niente era andato come aveva previsto e di certo non si era aspettato di essere così interessato a lei.
Era una follia, considerando che rappresentava un gigantesco problema.
Imprecando tra sé, si strofinò gli occhi ma, per quanto si sforzasse, non riuscì a liberarsi delle immagini che gli scorrevano di continuo nella mente, rischiando di farlo impazzire.
Si ripetevano senza fine, torcendogli le viscere e tormentandolo fino a fargli perdere il controllo...
Lei nella cella buia, la prima volta che l'aveva vista.
Lei che lo tratteneva quando era ubriaca, quella notte a casa sua.
Lei circondata dai demoni, sanguinante.


Lo vide stringere i pugni lungo i fianchi. "Mi dispiace davvero. Devo ripeterlo all'infinito?" gli sussurrò. Non ignorarmi.
Nessuna risposta. "Alec?" 
Non ignorarmi.
"Sta zitta" La voce dal tono così crudele che non gli apparteneva.
"Ti prego..."
Non riusciva a credere di stare pregando un demone. Di nuovo, dopo aver giurato di non farlo mai più. Tentò di toccarlo ancora, aveva bisogno di instaurare un contatto, prima che lui si allontanasse definitivamente.
"No" Si sentì respingere ancora una volta.
"Sei così testardo" borbottò "E va bene, allora insultami pure. So che muori dalla voglia di farlo. Andrà bene, basta che tu mi dica qualcosa!"
"Basta parlare" ringhiò prima di attirarla violentemente a sé e baciarla.


Non c'era alcuna dolcezza in quel contatto, non era un delicato sfiorarsi delle labbra, un leggero indugiare sulla bocca dell'altro.
Il bacio del demone era un vero e proprio assalto alla sua bocca, un contatto profondo e divorante, famelico.
Possessivo.
Con la mente ancora annebbiata e confusa dal suo comportamento, Quinn emise una sottospecie di mugolio portando una mano sul suo petto per allontanarlo appena, ma lui non diede quasi segno di percepirla, continuando a baciarla ovunque ed infilando le mani sotto il suo maglione per toccarla con foga crescente, spasmodica, prima di sfilarlo e gettarlo lontano.
Il tragitto fra il salotto e la camera da letto fu intervallato da numerose soste alla fine delle quali, quando Alec la adagiò sul materasso, Quinn si ritrovò addosso solo la biancheria. 
Non esitò a bloccarle i polsi sopra la testa con una mano, rudemente, mentre con l'altra le lasciava una lenta e languida carezza lungo la schiena. Poi calò con forza la bocca sulla sua, strattonando il resto degli indumenti.
Lei gemette all'ennesimo tocco della sua lingua e sollevò il bacino contro il suo, in un silenzioso invito a lasciarla libera. Le sembrava che volesse punirla con il suo modo di fare, ma lei aveva bisogno di sentirlo vicino.
Quindi, dopo che lui l'accontentò,
con la punta delle dita gli sfiorò il collo, la clavicola e scese sui pettorali ben delineati, facendolo sospirare compiaciuto. 
Lui l'accarezzò ancora, baciandole ogni punto del corpo che riusciva a raggiungere, con un bisogno quasi febbrile.
Poi le sollevò i fianchi e le scivolò dentro, mozzandole bruscamente il respiro.


Mentre il suo corpo asciutto iniziava a muoversi furiosamente, Quinn gemette ancora e automaticamente si aggrappò a lui.
La sua rabbia continuava a bruciarle dentro, ma le piacevoli fitte al bassoventre che rispondevano ai suoi affondi e il calore intenso che s'irradiava nel suo corpo, la distrassero in fretta.
Si perse in lui, sorprendendosi della sensazione di riuscire a escludere qualsiasi altra cosa con tale rapidità.
In quel momento era lì, stretta all'unico demone mezzosangue capace di farla impazzire, il sangue le pulsava nelle vene, tamburellandole nelle orecchie e mescolandosi al suono dei loro respiri affannosi. 

La bocca di Alec scivolava piano sulla sua pelle, e ogni volta che la lingua di lui la toccava, era un brivido, un tremito di nervi.
Avrebbe voluto odiare la sua abilità perché sapeva che derivava da anni di esperienza, ma era tutto troppo meraviglioso per lamentarsi. Quando il piacere travolse entrambi, i muscoli di lui continuarono a fremere, investiti da spasmi di piacere simili alle scosse di assestamento di un violento terremoto.

Quinn tornò lentamente alla realtà e si spostò leggermente fra le braccia di Alec.
Lui continuava ad accarezzarle la coscia per tutta la sua lunghezza, riluttante a muoversi, per non porre fine a quel momento.

"Se provi a sparire di nuovo, ti uccido sul serio" mormorò con voce affannosa vicino al suo orecchio, prima di stringerle il lobo tra i denti, mordicchiandolo e leccandolo.
Dietro il suo tono burbero e i suoi gesti, lei riuscì a leggere la preoccupazione che doveva aver provato, e ne fu stranamente contenta.
  
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