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Autore: lamialadradilibri    12/05/2013    1 recensioni
( TITOLO PRECEDENTE : KILLER PER AMORE )
Emily Parker.
Jake Frost.
Kate Blanco.
Tre ragazzi , storie diverse , diverse fini.
E' che , se nella vita inizi male , finisci peggio.
Non sempre , però ...
DALLA STORIA :
Uccisi solo una guardia. Jake non abbatté più nessuno, e mi passò la pistola. Ma non posso dire d'averlo ucciso io sola, quell'uomo, perché fu Jake, abbracciandomi da dietro, a premere con me il grilletto.
Fu magico, non per la morte, ma l'abbraccio. La fedeltà, la fiducia.
Un intreccio di amore , morte , indecisione , paura ... Questo è "in the end"
( AVVISO : In questa storia sono presenti descrizioni più o meno crude di omicidi / cadaveri / suicidi )
♥Detto ciò, vi auguro BUONA LETTURA : )
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Mi era mancata la morte, ma ancor più la vita."

morte e vita. notte e giorno. possono piacere entrambe?

 

POV EMILY.

Aprii gli occhi.

-Come, 'è ora'?- domandai, ancora sonnecchiando.

Non capivo più nulla, né volevo.

-Su!- sibilò.

Nei suoi occhi vidi terrore.

 

POV JAKE.

Io, Jake Frost, non ero mai stato così terrorizzato.

Lì fuori c'era tutta la banda di Alex. Se ne stavano lì, appollaiati sul terreno. Uno, il più grosso, teneva per i capelli il cadavere di Kate, e lo muoveva qua e là, senza dire nulla.

Finché non urlò: -Ehi, Jake! Chi è questa? L'hai rifatto!-

Era un'accusa. , l'avevo rifatto. Però avevo dovuto uccidere. L'avevo colpita a morte, mio dio! Solo, sarebbe morta in modo lento.

Io l'avevo velocizzato.

-Jake! Vieni fuori!- urlò ancora. Mollò il cadavere a terra e gli diede un calcio. L'avevano visto, nel fosso.

Dio.

-Alzati! È ora!-

Emily si stiracchiò. L'avrei picchiata. -Su!- urlai ancora, quando borbottò qualcosa d'indefinito.

-Come?-, continuò ancora. Non capiva, stava dormendo.

E io non avevo tempo. Alzai la pistola su di lei: -Alzati. O. Sparo.-

Non l'avrei mai fatto, ovvio. Fuori c'erano le urla - “Jake! Jake! Esci, femminuccia!” - ma di Alex non c'era traccia. Qua la 'femminuccia' era lui.

Non sapevo né capivo che fare.

Non potevamo uscire, ci avrebbero trucidato. Ognuno di quei bastardi aveva almeno due pistole a testa, ed erano una decina. Quanti colpi potevano sparare, senza pietà? Certamente più di me e una ragazza disarmanta.

Emily si alzò. Guardò fuori, e capì.

-E lei chi è?- urlò quello che aveva tenuto il cadavere, che ora giaceva a terra, le braccia da un lato, le gambe una di qua e una di là, la testa piegata all'indietro.

Emily. L'aveva vista.

La ragazza si rivelava sempre più un peso, e il mio piano sempre più una stronzata.

''Dovevo rimanere a New York.'' mi dissi fissandola con odio, e crudeltà. Lei arretrò spaventata. ''Non avrei dovuto far nulla!''

Ora era tardi.

Saremmo morti, e così io sarei stato ricordato come lo “Zimbello che fuggì dal clan e morì”.

Ma la mia storia doveva andare così.

A sedici anni ero entrato nel Clan, per restarci poco più di due anni. Lì c'erano riti, patti sigillati col sangue, omicidi, torture.

Per lo più, il Clan serviva a scoprire la verità, per far arricchire il capo Clan e il suo braccio destro, niente meno che Alex.

Il capo non l'avevo mai visto, in realtà, ma si diceva che fosse un riccone che viveva alle Hawaii.

Così mi ero stufato: ero uscito.

Ovviamente Alex s'era infuriato; se il capo l'avesse saputo, l'avrebbe diseredato, abbassato a un'altra carica.

Così aveva tentato d'uccidermi, ma ero scappato. Prima in Italia, dove avevo vissuto meno d'un mese, a Roma. Lì mi ero calmato, vivendo con precarietà, e avevo capito il senso della vita. Poi in Francia, a Parigi.

E là avevo riconosciuto la vita.

Ma poi avevo errato: avevo pensato che non poteva esserci vita senza vendetta. Ed ero ritornato a casa. Ma non volevo più uccidere, avevo fatto già abbastanza vittime.

Possibile che stessi per diventare una mia vittima? Vittima della mia stupidità, assieme a due innocenti.

-Emily, sarò sincero con te-, sussurrai, mentre quelli facevano fuoco a vuoto. -ora moriremo, né io né tu si salverà...-

-Come?- sibilò, con voce strozzata. Il mio cuore cadde giù a terra nel vedere il suo terrore.

Ero un mostro.

 

Nel Clan devi essere un mostro senza pietà.

 

Emily si avvicinò veloce. -No! No, io...-

-Emily, guarda fuori! Vedi via d'uscita?!-

Lei mi ascoltò, e guardò fuori. Rabbrividì. -No.- sibilò. -Ma, evitando lo scontro diretto...-

 

Nel Clan devi avere ingegno, capacità d'improvvisazione.

 

-Sì... Può funzionare!-, sussurrai a me stesso.

-Cosa?-

-Usciremo- sibilai veloce -Dai finestrini dall'altra parte- le indicai i finestrini dietro di noi -cadremo nel fosso,- continuai mentre lei annuiva -e poi aspetteremo che entrino qui per cercarci...-

-Sì!... Poi correremo via!-

-Sì.-

 

Nel Clan devi avere coraggio.

 

Emily mi afferrò un braccio, con sicurezza. -Io voglio vivere- sibilò con convinzione. -Ce la faremo.-

 

Nel Clan devi avere sicurezza – non è un gioco.

 

Non pensavo più a nulla. Solo: ''ce la faremo''.

Anche Emily sembrava così, mentre guardava fuori, a scatti, per capire il momento adatto. Decisa, determinata. Perfetta.

Quando il momento arrivò, ci afferrammo e ci voltammo, respirando piano.

Il mio cuore batteva a mille.

Mi era mancata l'adrenalina.

Mi era mancata l'azione.

Mi era mancata la morte.

Ma ancora di più mi era mancata la vita.

Ci avvicinammo veloci ai finestrini.

Ci buttammo giù – il vetro lacerò le carni, ma non sentii dolore.

Finimmo nel fosso – dal mio braccio arrivò un dolore lacerante.

Cascarono nella trappola - “Ehi correte! Che fanno?”

Corremmo – qualche sparo , nessuno colpì.

 

Ce l'avevamo fatta.

 

Angolo Autrice.

Allora!! come vi è sembrato? Non credo sia brutto questo capitolo, ho cercato di mescolare azione e ricordi, per spiegare la vita di Jake.. i ricordi sono volutamente corti, non mi piacciono quei flash back lungoni e pallosi.. poi gusti sono gusti , ma la storia é mia.

Comunque commentate ok?? :3

  
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