CAPITOLO 2
[Il
Concorso]
Il concorso si teneva al chiuso,
nella palestra della scuola superiore frequentata da Aleksanteri e i suoi amici.
Nonostante fosse bella grande, era talmente piena di ragazzi tra quelli dei
gruppi concorrenti e quelli venuti in qualità di supporter che ci si stava
stretti. Aleksanteri era già claustrofobico di suo, in più aveva l’agitazione a
mille e tutto ciò lo faceva stare male. L’agitazione era dovuta più al fatto di
avere scritto i due testi il giorno prima e di non saperli ancora a memoria più
che al fatto di doversi esibire in pubblico, cosa che non gli aveva mai creato
molta agitazione. Incapace di stare dentro alla palestra mentre aspettava il
loro turno, decise di uscire a fumarsi una sigaretta… magari anche
due.
Fuori si congelava, aveva nevicato
tutta la mattina e le strade erano ancora da spalare. Nell’uscire dal luogo
chiuso, Aleksanteri sentì tutta l’aria fredda invadergli i polmoni facendolo
quasi soffocare; decisamente una sigaretta era quello che gli ci voleva per
calmarsi e riscaldarsi un po’. Era talmente nervoso che fece fatica anche a
tenere la mano ferma per accendere la cicca, il che non fece altro che aumentare
il suo nervosismo.
- Tocca al tuo gruppo fra poco? -.
La domanda era giunta da una ragazza appena uscita dalla palestra, non
particolarmente alta, capelli neri, occhi azzurri, infagottata nel suo cappotto
invernale e nella sua sciarpa.
Aleksanteri annuì guardandola
confuso.
- Scusa, avrei dovuto presentarmi
prima. Mi chiamo Monika. - disse la ragazza con un sorriso, allungando una mano
guantata.
- Aleksanteri. - si presentò a sua
volta il ragazzo dopo aver sbuffato il fumo. - Non mi sembra di averti mai vista
prima in giro. -
- No, infatti. Sono nuova di qui,
vengo da Jokela. Sono arrivata qui a luglio, non è molto che sono in
circolazione. - disse Monika mantenendo il sorriso.
- Beh, non ti sei mossa di molto:
sempre nell’Uusimaa sei rimasta. - le fece notare Aleksanteri facendo un altro
tiro.
- No, non mi sono mossa di molto,
ma almeno qui c’è un po’ più di vita. - rispose la
ragazza.
- Suoni anche tu? Al concorso,
intendo… - chiese Aleksanteri.
- Io?! Oh, no! Ho il terrore del
palcoscenico, non potrei mai! No, sono qui per accompagnare una mia amica che è
venuta a vedere il suo ragazzo. -
- E la tua amica adesso dov’è? -
chiese nuovamente Aleksanteri. Era uscito per stare calmo e tranquillo e invece
gli era toccata una conversazione da sostenere
controvoglia.
- E’ a sostenere il suo ragazzo che
sta per salire sul palco. Francamente non avevo molta voglia di vedere gente
sbaciucchiarsi a due centimetri dal mio naso… e non è un modo di dire
considerando che la distanza massima che si può ottenere lì dentro è appunto
quella di due centimetri. - rispose Monika prendendo un bel respiro, come se
solo là fuori si fosse in grado di respirare.
Aleksanteri annuì distrattamente.
Monika lo guardò indagatrice prima di dire - Ok, ho capito, tolgo il disturbo.
-
- Perché? - chiese sorpreso
Aleksanteri.
- E’ evidente che eri venuto qui
per rilassarti e che invece il parlare con un’estranea ti infastidisce e ti
rende ancora più nervoso, quindi torno dentro e ti lascio fumare in santa pace.
- rispose Monika voltandosi per tornare dentro. La schiettezza con la quale
quella ragazza l’aveva smascherato lasciò Aleksanteri stupefatto e muto, con la
sigaretta ormai al filtro fumante nella sua mano destra. - Buona fortuna. -
disse la ragazza ed entrò.
Già, fortuna… Gliene sarebbe
servita tantissima allo stato in cui era messo. Sapeva che non sarebbe riuscito
a ricordarsi tutti i testi che aveva scritto e la cosa lo mandava in crisi. Con
che faccia si sarebbe ripresentato alle prove il giovedì dopo? Agli altri aveva
detto di sapere bene i testi per non aggiungere altre preoccupazioni alle loro,
già presenti in grande quantità. Controllando l’ora decise di rientrare pure
lui, vedendo che non mancava molto al loro turno; gettò via il mozzicone di
sigaretta che gli era rimasto in mano e prese un profondo respiro prima di
rifondarsi a capofitto nell’apnea dell’interno palestra.
- Ah, eccoti! Pensavamo ti fossi
dato alla fuga! - disse Mikko vedendolo arrivare.
- L’idea mi ha attraversato la
mente ad un certo punto, ma poi ho pensato che non mi avreste mai perdonato e
quindi sono rimasto. - rispose Aleksanteri con una smorfia che doveva apparire
come un sorriso sdrammatizzante, ma che non ci andava nemmeno
vicino.
- Li sai i testi, vero, amico mio?
- chiese Julius prendendo l’amico per le spalle.
Aleksanteri lo guardò disperato,
prima di dire flebilmente sì. Fortunatamente Julius era troppo teso per
accorgersi della bugia colossale che gli era appena stata
detta.
Il gruppo precedente al loro,
quello del ragazzo dell’amica di quella Monika che aveva appena conosciuta, era
ormai all’ultima canzone, loro. Aleksanteri non poté fare a meno di notare che
nonostante il testo fosse del tipo di I
want to party on your pussy dei RHCP era molto meglio articolato dei suoi,
ed era tutto dire visto che lui non amava molto i testi dei
RHCP.
- E ora è il turno degli Snow
Butterfly! - comunicò la voce squillante della presentatrice del
concorso.
- Coraggio, ragazzi. Al massimo non
vinciamo i 300 €… - disse Ole imbracciando la sua
chitarra.
- Ma ci rimettiamo la faccia. -
disse Antto, dando voce ai pensieri di tutti gli altri membri della
band.
Aleksanteri cercava vivamente di
non pensare mentre saliva sul palco e regolava la sbarra del microfono alla sua
altezza, ma ogni volta che vedeva uno dei vari cartelloni appesi lungo le pareti
della palestra si ricordava di non poter usare né i suoi appunti né un ipotetico
gobbo, il che gli faceva ricordare che non ricordava abbastanza bene i testi.
Sconforto totale.
- Ehm, buon giorno a tutti… Noi
siamo gli Snow Butterfly e inizieremo con una canzone di nostra composizione che
si intitola My heart. - annunciò al
pubblico. Quel titolo gli era sempre sembrato idiota, ma l’eco del microfono
sembrava aumentarne l’idiozia. Aveva supplicato Ole e Julius di mettere come
prima canzone una cover, ma loro avevano deciso che era meglio far sentire
subito qualcosa di originale. L’intro di Ole era fortunatamente abbastanza lungo
da permettere a Aleksanteri di ricordarsi almeno la prima strofa, e il primo
ritornello venne in seguito abbastanza naturalmente grazie al fatto di non avere
molte varianti della frase It’s my heart
that’s bleeding, baby. I guai iniziarono ad arrivare con la seconda strofa.
Com’era? Non se la ricordava che a pezzi… Era qualcosa che aveva a che fare con
delle lacrime e il colore rosso… O si stava confondendo con
quell’altra?
Julius lanciò un’occhiata
inquisitoria a Mikko il quale non poté fare altro che alzare le spalle senza
sapere cosa dire. La prima canzone si rivelò un vero disastro: Aleksanteri si
era dimenticato completamente il testo e aveva lasciato che gli altri
continuassero a suonare senza cantare. L’atmosfera si sciolse un po’ con la
prima delle loro cover, Enjoy the
silence dei Depeche Mode, che era il pezzo forte di Mikko e Ole, i quali
riuscirono a far passare un po’ in secondo piano Aleksanteri che stava andando
in crisi, nonostante fosse riuscito a ricordarsi le parole almeno di questa
canzone. Il resto del repertorio non andò un gran che invece: la loro seconda
canzone fece la stessa figura della prima mentre le altre due cover presentarono
anche un errore di Julius alle tastiere e uno di Ole nell’affrontare un
bending.
Avevano fallito in pieno. E
Aleksanteri si sentiva un merda per aver illuso i suoi compagni di non avere
problemi e per aver cannato in pieno tutti i testi. Non osava guardare in faccia
nemmeno Mikko.
- L’avevo detto io che la parola di
Giovane Marmotta non era valida con te! - disse Julius battendo una mano sulla
schiena dell’amico con un sorriso confortante. Non era arrabbiato, anche se
naturalmente la figura che avevano fatto e la delusione non gliela toglieva
nessuno.
- Sono una merda. Qualcuno sia
sincero e me lo dica, per favore. - implorò Aleksanteri alzando lo sguardo verso
i suoi compagni di sventura.
- Sei una merda, ma una merda che
può essere sopportata. - disse Mikko scompigliando i capelli al ragazzo che
sorrise sollevato.
- Grazie, ora mi sento meglio. -
disse Aleksanteri.
- Usciamo, dai… Tanto lo sappiamo
quale sarà il verdetto: ultimi su 50. - decretò Antto infilandosi la giacca a
vento.
- Già, meglio non esserci quando
leggeranno la classifica. - asserì Ole issandosi la chitarra in
spalla.
Mentre i ragazzi uscivano
Aleksanteri si voltò un attimo a guardare dentro la palestra e incrociò lo
sguardo di Monika.
ringrazio LaTuM per il commento meraviglioso! ^^ sai che amo i commenti lunghi, soprattutto i tuoi. suukko! keep on enjoying me!
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