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Autore: MorwenGwen    13/05/2013    28 recensioni
Dopo avermi riferito le sue ultime parole si portò la sigaretta alla bocca,ne assaporò ogni minima parte come se quella fosse la sua unica consolazione al momento;poi tossì,tossì così forte come se stesse per vomitare l'anima.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Chaz , Justin Bieber, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cigarette'
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Mi svegliai infastidita dal suono della sveglia, diedi un forte pugno sull'interruttore interrompendo il suono straziante; diedi uno sguardo all'orario: le 10.00 spaccate,
sussultai pensando improvvisamente al fatto che avessi saltato scuola senza ricordarmi - come sempre- che era domenica. Vestita, lavata e risvegliata decisi di chiamare Justin: afferrai il telefono e composi il suo numero < Pronto? > domandò una voce assonnata dall'altro lato del telefono, sogghignai capendo di averlo svegliato < Buongiorno! > salutai con enfasi proprio per infastidirlo, lo sentii bestemmiare dall'altro lato < El che cazzo ci fai in piedi alle... 10.30 di domenica? > < Ok riattacco ciao. > tagliai corto infastidita < Nononono ferma. Ti sei alzata con il piede sbagliato eh? > domandò notando la mia irrascibilità, sospirai: < Scusa, niente di grave. Ci vediamo? > < Per essere onesto mi sto già vestendo ed andando a lavare per venire in camera tua. Rimani là > mi morsi il labbro < Okay > sussurrai intimidita prima di chiudere la chiamata.

Justin bussò dopo mezz'ora alla porta della mia camera; lo feci accomodare notando che in mano portava una bustina accartocciata della caffetteria
< Ti ho portato la colazione > spiegò allungando il cibo verso di me, lo afferrai come un koala con la sua pianta e me ne appropriai avidamente, la gentilezza Elysabeth.
Mi sedetti alla sedia, di fronte al biondo che era comodamente seduto all'estremità del letto, mi osservava quasi divertito: < Cfosa  mi gfuardi affare? > domandai con la bocca piena, molto ingenuamente, questo non fece altro che scaturire in lui una risata - una melodiosa risata oserei dire- < Dire che sei poco elegante è un eufenismo > notò schiarendosi la voce per non scoppiare nuovamente a ridere e visti i suoi zigomi tirati ci stava mettendo parecchio impegno. Trascinò la mia sedia vicino al materasso, poi mi fece scivolare sulle sue gambe: < Come è andata la cena? > domandò chiudendo gli occhi ed affondando il volto nei miei capelli, il cornetto mi si bloccò in gola quando mi tornò in mente la discussione avuta con mia madre... < Bene > tossii dandomi un pugno sul petto, per fortuna Justin non ci diede tanto peso e mi aiutò ad ingerire correttamente il cornetto dandomi qualche pacca sulla schiena < Divertita? > continuò, annuii non dandogli soddisfazione nelle mie evasive risposte; il suo cellulare squillò ed io dovetti alzarmi per permettergli di sfilarlo dalla tasca dei jeans, osservò il display ed aggrottò le sopracciglia: < E' Tom > chi cazzo è Tom? < Tom? > domandai, lui annuii sovrappensiero senza darmi un'effettiva risposta ed aprì la chiamata.

*Justin*

< Tom dimmi > risposi al cellulare avendo già visto il mittente della chiamata < Biebs abbiamo un cliente dell'ultimo minuto. Vuole 1 grammo di coca adesso, ci vediamo tra 10 minuti al vicolo 13 > < Un solo grammo di coca? Che novellino. Ed io adesso devo spendere parte del mio tempo per un ordine così misero? > vidi Elysabeth respirare affondo e distogliere lo sguardo, probabilmente infastidita dall'argomento < I soldi sono soldi Justin > mi ricordò Tom, serrai la mascella: non mi serviva che me lo ricordasse, non per questo ero il capo < Ho capito Tom. A tra un po'. > tagliai corto chiudendo la chiamata, mi voltai verso la ragazza che era pigramente seduta sul letto, mi avvicinai pronto a salutarla ma la sua voce mi colse impreparato: < Devi andare al vicolo, vero? > domandò alzando gli occhi chiari verso di me, mi morsi l'interno della guancia sentendomi tremendamente in colpa: < Farò in fretta, te lo prometto > spiegai baciandole prima la fronte e poi le labbra.

Quella domenica i giardini della Quoter erano più trafficati, alcuni si appostavano sull'erba prendendo un po' di sole ma il vicolo 13 era sempre abbastanza lontano dal traffico degli studenti, per fortuna. Alzai il cappuccio della felpa appena intravidi ilk vicolo abbastanza popolato, era un qualcosa che mi veniva naturale: proteggermi il capo con il cappuccio in certe circostanze, era come una protezione, uno scudo e sebbene potesse sembrare una cosa da checca non riuscivo a farne a meno, stavo diventando come una ragazzina complessata Dio mio;
Tom e Christian mi aspettavano poggiati al muretto, con un balzo scesero entrambi e mi vennero incontro dandomi una pacca sulla spalla: < Il tipo è già nel vicolo Bro. Ha detto che vuole che sia tu a dargli l'ordine > spiegò Tom passandomi la minuscola bustina trasparente, Christian sbuffò: < Tutto sto casino per un misero grammo, cosa cazzo gli passa per la testa > borbottò infastidito quanto me, almeno la domenica nessuno di noi voleva perdere tempo per certe stronzate. Infilai la bustina in tasca e mi incamminai verso la fine del vicolo, quando mi avvicinai al "cliente" che stava giocherellando con il suo telefono nell'attesa, mi bloccai sul posto: < Somers?. > domandai sorpreso, i miei dubbi furono chiariti quando alzò il viso verso il mio e i suoi lineamenti furono perfettamente illuminati dalla luce, sebbene il suo cappuccio, < Sei tu il cliente?. > domandai spaventato, sorrise divertito.
Strinsi le mani a pugno, in parte per calmarmi, in parte per essere pronto a sverrargli un cazzotto piuttosto potente, si voltò verso di me: < Sorpreso Biebs? > domandò sorridendomi
< Immaginavo che questo misero grammo di coca appartenesse ad una pippa come te > spiegai scrollando le spalle, ma la cosa non lo irritò più di tanto anzi si lasciò sfuggire una risatina che mi innervosì parecchio: < Non me ne fotte un cazzo della tua lurida droga. Non sono un ragazzo pericoloso come te che se ne va dietro a queste cose > wut? la cosa stava perdendo senso.... < Sono venuto qui perchè era l'unico modo per parlarti in privato e.... farti presentare diciamo. >
< E' un piano davvero ben pensato per un idiota come te, andiamo chi ti ha aiutato, tua mamma? >
mi ignorò e si avvicinò ulteriormente di un passo:
< Sai i genitori di Elysabeth mi amano > affermò fissandomi negli occhi con aria di sfida, aggrottai le sopracciglia:
< Cosa?... >
< Non lo sapevi? El ieri sera mi ha invitato a Cena con i suoi genitori >
non ci vidi più e gli sferrai un forte pugno sullo zigomo facendolo traballare all'indietro,
< Cosa cazzo c'è di difficile nel capire che devi stare lontano dalla mia ragazza?? >
< Non è colpa mia se mi ha pregato di accompagnarla! E suo padre, in macchina mi ha riferito che sua madre vorrebbe un ragazzo tranquillo come me, che non faccia casini, che le permetta di vivere la vita priva di pericoli che sua madre ha sempre desiderato. Da quello che ho capito entrambi mi shippano >
sorrise soddisfatto, nonostante il sangue sgorgasse dal suo labbro inferiore, gli sferrai un nuovo pugno, colpendo la parte ancora illesa del suo viso: < Ti piace essere picchiato o cosa!? > gli urlai contro afferrandolo per le spalle e scaraventandolo per terra, il mio respiro divenne irregolare e feci fatica nel contenermi, volevo spaccare la faccia a quel figlio di puttana senza contegno. Le mie urla attirarono Tom e Christian: < Cosa cazzo succede? > domandarono pronti a pestare il ragazzo ancora seduto per terra, lo osservai un attimo: nonostante i due forti colpi ricevuti non sembrava impaurito, tantomeno dolorante, quello più ferito in quel momento ero io; capii di non poter continuare la mia vendetta, io avevo il coltello dalla parte del manico ma lui aveva un'arma molto più potente puntata contro di me: Elysabeth.
Feci arretrare i miei due compagni, che come due cani da guardia gli stavano già ringhiando contro: < Vattene Somers. Prima che decida di farti a pezzi per la centesima volta. > lo graziai ed aspettai che si rialzasse e spazzolasse i pantaloni < Sceglierà me Justin, è così ovvio. > biascicò soddisfatto prima di superarmi incollato al muro, tenendo una distanza di sicurezza; mi sedetti per terra portandomi le mani tra i capelli e raggomitolandomi su me stesso, Christian si piegò alla mia altezza:
< Justin ti senti bene? Abbiamo un altro cliente ma se vuoi finiamo noi qua, tu puoi tornare a casa >
< E' un'altra cazzata come la precedente o è un ordine serio? >
< E' piuttosto serio ha chiesto un bel po' di roba. >
mi leccai le labbra,
< Allora lasciate fare a me, ho bisogno di distrarmi > mi offrii alzandomi ed aspirando un po' di aria fresca per riprendermi, mossi le dita della mia mano sinistra ancora dolorante.

Mi accesi una sigaretta aspirando avidamente la nicotina e sentii improvvisamente i nervi rilassarsi, un ragazzo piuttosto magro - se non spaventosamente- avanzò verso di me, chiuso nel suo lungo giaccone e con lo sguardo basso; nonostante lo spesso tessuto che portava addosso riuscii ad intravedere dei piccoli fremiti del suo corpo, alzò la testa verso di me e mi sorpresi nel vedere come era conciato: due profonde occhiaie che avrei facilmente scambiato per crateri, in altre circostante, occhi rossi e sguardo perso, doveva essere davvero ma davvero in astinenza, alzai un sopracciglio infastidito dal fatto che mi osservasse senza parlare < Hai... hai... il mio...ordine? > domandò balbettando ed anche le sue labbra cominciarono a tremare, alzai un angolo della bocca quasi divertito dalla sua povera e misera esistenza che sembrava basata esclusivamente sulla droga, uscii molto lentamente l'ordine destinato a lui che poco prima Tom mi aveva passato, quando sentì il rumore della bustina strusciare contro il tessuto della mia felpa si mise dritto, all'erta ed in attesa... ma volevo divertirmi e lui era la vittima perfetta.
Sventolai la bustina sotto i suoi occhi portandomela immediatamente dietro la schiena, lasciandolo spiazzato: < Il prezzo si è alzato di 100 dollari, bro > a quella notizia sgranò gli occhi: < Cosa!? Non erano questi i patti fratello, ora dammi quella cazzo di droga! > urlò già spazientito e spaventato, allungò verso di me alla mano, cercando di afferrare il vuoto quasi soggetto a delle allucinazioni, strabuzzai gli occhi, amico tu si che sei messo più male del previsto . Si avvicinò pericolosamente, anche se a tentoni, e mi diede uno spintone cercando disperatamente di far cadere dalle mie mani la bustina < Datti una calmata! > gli intimai tenendolo con un braccio a distanza di sicurezza ma i suoi occhi divennero maggiormente più scuri alla vista del contenuto della busta; mi tirò un forte calcio nello stomaco facendomi raggomitolare su me stesso, cercò intorno al mio corpo la bustina e quando la trovò me la strappò dalle mani; qualcuno di più lucido sarebbe corso via mentre lui perse del tempo nell'osservare il suo nuovo possedimento, Smigol gli fa una pippa e che cazzo;
alzai lo sguardo verso il fondo del vicolo cercando aiuto dai miei due compagni ma a quanto pareva erano piuttosto lontani. Odiavo quella giornata e poi come cazzo si permettevano di cercare la mia droga e poi buttarmi per terra senza un minimo di rispetto? Mi rialzai, sentendo la testa pulsare e la mente imbrattarsi di orribili pensieri: Elysabeth che mi tradisce con Chaz, Elysabeth via da me, la mia figura pestata da tutto e da tutti, la mia reputazione a puttane... nessuna di quelle cose che mi erano appena balenate in mente si sarebbe dovuta avverare, a costo di rimetterci la vita; scossi la testa cercando di riprendermi, appena il ragazzo notò di non avermi steso al suolo corse via senza pagare nemmeno il necessario, pensava davvero che gli avrei regalato tutti quei grammi di coca?! Le vene sul collo cominciarono a pulsarmi tanto da far male, i muscoli erano così tesi da farmi sentire un pezzo di legno,
non ci pensai due volte: alzai il lembo della felpa ed afferrai la pistola posta sotto la fibbia dei pantaloni,
la caricai e sparai nella sua direzione.

*Elysabeth*

Rotolai sul letto alla ricerca di un punto più fresco del precedente, sbuffai: che domenica da coma. Non mi andava a genio il fatto che Justin mettesse al primo posto il "lavoro" -per me non è mai stato un lavoro quello ma lui amava definirlo tale- invece che me, ma non avevo scelta se non quello di aspettarlo. Il telefono squillò e con la speranza che fosse Justin lo afferrai senza neanche controllare chi mi stesse chiamando: < Pronto? > dissi con un po' di speranza nella voce < Elysabeth > disse la voce dall'altro capo del telefono e sebbene fosse roca, stanca, quasi tremolante capii di chi fosse < Papà? > domandai spaventata dal suo tono, tirò su con il naso: < Io... io non potrò venirti a prendere oggi per andare a fare un giro, perdonami > < Non... c'è problema, tranquillo. Come mai? E mamma? > domandai piuttosto tranquilla, immaginavo avessero cose ben più importanti da fare e mi andava benissimo; mi alzai in piedi fissando il vuoto nell'attesa che mi rispondesse, sentivo dei vocii dall'altro capo del telefono e dei rumori generali in sottofondo ma mio padre sembrava essere collassato vicino al cellulare, < Papà? > tentai < Mamma è morta.  > soffiò e sentii la sua voce spezzarsi totalmente e sfociare in un pianto,
la porta si spalancò improvvisamente ma io rimasi lì, impalata, mentre cercavo disperatamente di svegliarmi da quell'incubo,
Justin si catapultò dentro, con lo sguardo sconvolto, il volto sudato e le mani sporche di sangue.


Sentii le gambe cedermi totalmente, le mani non trovare nessun punto d'appoggio ed il cellulare cascarmi dalle mani, poi collassai vicino al letto.
***
Un ronzio piuttosto fastidioso mi svegliò: battei le palpebre più volte sentendo la fronte poggiata a qualcosa di duro e freddo; alzai la testa sentendola terribilmente pesante e guardai alla mia destra: il paesaggio sfrecciava con una velocità inaudita sotto i miei occhi, solo dopo capii di trovarmi in una macchina ma... con chi? E soprattutto come ci ero arrivata?!
Mi voltai dal lato del guidatore, sconvado due occhi color caramello già fissi sulla mia figura, < Dove stiamo andando? > chiesi spaventata ricordandomi l'ultimo nostro incontro, era l'unica domanda che riuscii a formulare sebbene fosse la più inutile, abbassai il volto sulle sue mani notando che fossero immacolate < Lontano, è meglio se stiamo via fino a questo pomeriggio > spiegò senza distogliere gli occhi dalla strada, strabuzzai gli occhi: < Aspetta, tu da quanto sai guidare? > in risposta lui si leccò le labbra e sorrise divertito < Da sempre, è solo che non ho la patente ma i motori mi amano > non solo i motori Justin; fissai la strada davanti a me, non sapendo che dire o fare ma il fatto che gli occhi mi stessero pizzicando non prometteva nulla di buono: < Cosa hai fatto. > soffiai, lo vidi voltare la testa verso di me, tutt'altro che sorpreso:
< Io... Non mi sembra il momento di parlarne Elysabeth. >

< Justin... per favore > supplicai sentendo le lacrime uscir fuori, prese un respiro profondo ma osservando le sue braccia piene di vene pulsanti mi sembrava che quei respiri profondi non avessero effetto, anzi < Come posso dirtelo? Immagino tu ti sia già fatta un'idea vedendomi entrare con le mani sporche di rosso in camera tua > ipotizzò lanciandomi una veloce occhiata, ingoiai il nodo che mi si era formato in gola: effettivamente un'idea su cosa fosse successo me l'ero fatta ma a stento me la ricordavo, soprattutto dopo un collasso improvviso ed uno shock davvero forte < Hai... hai ucciso qualcuno? > domandai chiudendo gli occhi come se la sua risposta potesse ripercuotersi fisicamente su di me e causarmi dolore, ci fu un minuto di silenzio ed in quegli attimi solo il ronzio del motore riempì l'aria, poi udii in un soffio la sua voce: < Si. > strinsi forte i mani al sedile, raggomitolandomi su me stessa: < Portami all'ospedale > soffiai non avendo il coraggio di dire altro, con chi ero capitata da sola in macchina!? Justin mi guardò confuso e spaventato: < Perchè?! > guardai davanti a me, oltre il parabrezza ed osservai la strada deserta < Perchè. > mi ripetè la domanda Justin in maniera più ferma ma ugualmente allarmata,
< Mia madre è morta > il biondo inchiodò di colpo la macchina, poi si girò a guardarmi sconvolto.
Lo osservai con un non so che di tranquillo ,mentre Justin batteva ritmicamente le palpebre per riprendersi dalla notizia: < Io... io... Ommiodio > riuscì solo a dire portandosi le mani tra i capelli e poggiando i gomiti sul volante, lo sentii borbottare cose senza senso o a tono troppo basso per essere comprese, chissà cosa gli stava passando per la testa;
lo vidi mettere nuovamente in moto la macchina e fare retromarcia: < Che stai facendo?> domandai guardando dietro di noi, mentre la macchina ripercorreva il percorso che avevamo appena tracciato, < Ti porto in ospedale, ovvio no?. >

*Justin*

Parcheggiai nel parcheggio dell'ospedale, estrassi le chiavi ed osservai Elysabeth: era raggomitolata su se stessa, con lo sguardo perso e gli occhi impassibili ,privi di qualsiasi emozione... dove era la vera Elysabeth? Che le era successo? Senza fiatare aprì la portiera e si lanciò in strada, sotto il freddo glaciale della mattinata. La seguii in silenzio, affondando le mani nei jeans ed il viso nel collo del giubbotto di pelle, la ragazza si bloccò di colpo di fronte all'entrata dell'ospedale, poi si girò a guardarmi: < E' meglio se aspetti in macchina. > mi disse e non so come riuscì a prendermi alla sprovvista facendomi spalancare la bocca ad "o" < Come? > domandai assottigliando gli occhi, cercai di apparire il più calmo ed accomodante possibile vista la situazione ma il pensiero che Elysabeth avesse presentato ai suoi genitori Chaz e non me si fece nuovamente largo nella mia testa, cominciò a torturarsi le mani: < I miei genitori... mio padre - rettificò tirando un profondo sospiro e guardando il cielo chiaro cercando di ricacciare indietro i sentimenti- non... non ti conosce e non mi sembra il momento per presentarti e poi il tuo volto presenta ancora qualche livido. > spiegò annuendo più a se stessa che a me, mi leccai le labbra cercando di restare calmo: < Va bene, ti aspetto vicino alla macchina. > acconsentii velocemente prima di alzare i tacchi e darle le spalle.

 Aspirai la nicotina per poi buttarla fuori in una densa nuvola di fumo, osservai l'ospedale nel quale Elysabeth era rinchiusa da più di un'ora e mezza: non sapevo come stava, non sapevo cosa le fosse successo in quei giorni, non sapevo che tipo fosse sua madre... in realtà in quel periodo sapevo poco o niente di lei. Immaginai la mia vita senza mia madre e mi sentii male solo al pensiero: lei era la donna della mia vita e sebbene non la vedessi da tanto, forse troppo tempo, le volevo ogni giorno più bene.
  La figura esile di Elysabeth apparve in lontananza, la vidi camminare a passo veloce e spedito verso di me mentre si asciugava gli zigomi con le maniche della felpa, spensi il mozzicone della sigaretta sotto la suola delle mie scarpe, < Come stai? > domandai sfiorandole il fianco quando mi fu abbastanza vicina, come cazzo deve stare Justin? Quanto sei stupido, mi trucidò con i suoi occhi azzurri: < Come diamine dovrei stare?. Non me l'hanno fatta vedere, mi hanno detto che è meglio per la mia salute mentale, ma non credo abbiano capito che quella è già a puttane di suo! > urlò buttando le mani al cielo, mi morsi l'interno della guancia per non scoppiarle inappropriatamente a riderle in faccia, tuttavia nei suoi occhi che aggiravano furtivi per il parcheggio giurai di vedere qualcosa di nascosto, che non mi aveva ancora detto - e probabilmente non mi avrebbe detto neanche a breve- assotigliai gli occhi osservandola e cercando di metterla a disagio per farle sputare ciò che non andava, ma lei sembrò non rendersene conto: < Il funerale sarà tra due giorni... > sospirò guardandosi le maniche sporche di mascara, capii che la preoccupazione più grande, per entrambi, era affrontare un dolore così grande senza crollare a pezzi; Elysabeth era forte, diamine se lo era, ma ero consapevole del fatto che un lutto così vicino prendesse alla sprovvista chiunque, eppure lei era lì, in piedi, con il viso stanco, la pelle arrossata ed irritata a causa delle lacrime e del trucco colato ed era più forte di un qualsiasi uomo armato sfruttando solo la sua forza di volontà. La presi per le spalle e feci affondare il suo viso nel mio petto cercando di infonderle calore e coraggio, non ricambiò l'abbraccio, si limitò a far cascare le sue braccia a peso morto lungo i fianchi e sentii di avere un corpo freddo e privo di sentimento tra le mie braccia, non la mia ragazza, a malincuore la allontanai leccandomi le labbra: < Sarà meglio tornare a casa > consigliai sfregando la mia mano sul suo braccio, annuii in silenzio mantenendo quello sguardo duro e freddo attraverso il quale non riuscii a scorgere altro che confusione e raggiunse il suo posto in macchina.

Durante il tragitto per tornare all'istituto Elysabeth stette in silenzio, un silenzio troppo strano per i miei gusti, capivo benissimo il dolore che le stava sconvolgendo l'anima in quegli istanti eppure sembrava avesse creato un muro perfino intorno a me, < Non devi dirmi nulla?. > domandò probabilmente cogliendomi nelle mani nel sacco mentre la spiavo, inghiottii rumorosamente la saliva: < Forse. >  < Insomma, dipende da cosa vuoi sapere, la prima parte dell'accaduto te l'ho detta. > aggiunsi, sospirò seccata < Perchè diamine non ti fidi di me.. > < Io mi fido di te! E lo sai benissimo, non cominciare con questa storia, sei opprimente con tutti questi tuoi dubbi > borbottai < Justin io voglio solo sapere perchè hai...oddio non riesco neanche a dirlo; perchè hai fatto quella cosa! e poi non ricordo neanche come ci sono entrata in questa cazzo di macchina! > notò guardandosi intorno < Cosa c'è da capire?! Sono stato costretto ad usare una pistola cazzo e cosa si fa con le pistole? Su dai Elysabeth ti faccio indovinare! E comunque sei collassata sul tappeto e ti ho portato di peso. > spiegai ricco di sarcasmo e buttando le mani al cielo, laciando per un secondo il volante della macchina; la ragazza mi osservò con gli occhi sgranati e le unghie affondate nel materiale dei sedili, mi leccai le labbra e la guardai: < Che c'è? > domandai tranquillo
< Fammi scendere da questa macchina Justin. > ordinò, strizzai gli occhi:
< Cosa vorresti tu, scusa? >
< Hai sentito bene. Scendere da questa macchina. Sosta qua accanto, non c'è nessuno sulla strada >
continuò piuttosto convinta, le scoppiai a ridere in faccia
< Elysabeth basta puttanate dai, mi fai morire dal rid- >
< Sono seria. >
< Tu non puoi farlo,e poi dove te ne vuoi andare su una strada così deserta attraversata solo dalle macchine? A battere? >
il suo sguardo si incupì il doppio:
< Dovresti imparare a tenere la bocca cucita, sai?. >
< E tu a non sparare idiozie >
< Ora basta, mi sono stancata. >
e così dicendo aprì pazzamente la portiera della macchina, tenendo saldamente tra le mani la maniglia, appena notai la portiera semi-aperta nonostante fossimo in movimento ad una velocità piuttosto rilevante inchiodai di colpo, sgommando nel bel mezzo della strada: < TU SEI PAZZA! > urlai portandomi le mani tra i capelli, avevo visto la sua vita passarle davanti, me l'ero vista in un solo secondo già catapultata sulla strada,
< Hai visto che non era difficile accostare? > mi domandò facendo spuntare un sorrisino e scendendo dalla macchina.



Zan zan zaaaaaaaaan ve l'ho cioncato(omg mi mancava dire cioncato lollino) sul più bello.
A fine angolo autrice vi metto uno spoiler(miracolo) giusto per farvi venire l'ansia. lolololol
Tra 2 o 3 capitoli la prima serie di cigarette finirà, sto già lavorando al trailer della seconda quindi dovrete aspettare un po' per leggerla,
spero però che in questa "Pausa" alcuni abbiano il tempo di leggere cigarette dall'inizio, parlo dei nuovi lettori o di irleggere parti poco chiare ddofsdfsndson
inoltre le vostre recensioni saranno sempre e comunque ben accette per migliorare la seconda serie.
Non so da dove partire per il trailer, cioè ho le idee ma non sono un mito dei video quindi devo mettermi d'impegno anche perchè sarà completamente diverso dal primo(?)
se qualcuno vorrà aiutarmi o farne uno da mettere su you tube(si questa volta lo metto su youtube così è più facile anche da trovare e vedere, trasgry)
e.... e niente vi lascio allo spoiler vdodfndsfodfn
continuerò dopo 20 recensioni(sono cattiva e so che sono tanti ma siamo alla fine sks(?) )
Anyway ecco lo spoiler:






"aspettai che si fermasse sperando che quella corsa così pazza lo avesse leggermente calmato, ma quando distò pochi metri dal precipizio sul quale dava la strada capii cosa avesse in mente: non voleva fermarsi, non voleva affatto. "



 

   
 
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