Mercoledì 27 Novembre
Oggi è successa una cosa incredibile! Io e Elisa (che ha ripreso
a parlarmi) eravamo a spasso in bicicletta. Pedalavamo tranquille fra i boschi
e, per la prima volta dall’inizio della vacanza, mi stavo proprio rilassando. Improvvisamente
Elisa mi ha urlato:
-
Scendiamo
più a valle! –
L’ho seguita con piacere. A mano a mano che scendevamo i boschi
lasciavano il posto a distese di erba verdissima. Fra le pianure potevamo
ammirare i resti di qualche vecchia casa padronale ormai abbandonata. Tutta la
zona era deserta. Nessuno passa mai da queste stradine. Siamo passate davanti
ad un cancello in ferro battuto che apriva la strada ad un viale che portava ad
un casolare in rovina. Proprio lì davanti Elisa ha frenato di colpo. Quasi le
andavo addosso.
-
Ely’!
avvisa prima di frenare! –
Lei continuava a fissare il casolare con attenzione. Era serissima.
Mi ha incuriosito.
-
Ely’
che cos… -
-
Shssss
– mi ha zittito – Non hai sentito niente? –
-
No.
Che dovevo sentire? –
-
Un
lamento. Da quella casa. –
Mi si sono drizzati i capelli in testa. Elisa è scesa dalla
bicicletta ed ha spinto il cancello, aprendolo.
-
Che
cavolo fai? –
-
Andiamo
a vedere. –
Andiamo a vedere???
Chi era quella tizia?! Dov’era l’Elisa di sempre che si
rifiuta di guardare un film dell’orrore in tv?!
-
Allora
arrivi? –
Era già a metà del viale. Ho buttato di lato la bici
guardandomi intorno. Le sono andata dietro sempre guardando a destra e a
sinistra.
-
Ma
che guardi Lily? –
-
Guardo
che non ci veda nessuno! Questa è violazione di proprietà privata! –
Quando siamo arrivate alla porta tutto taceva. Improvvisamente
un urlo ha squarciato l’aria (e lesionato il mio timpano destro). Era Elisa che
gridava:
-
C’è
nessunooooo? –
Nessuna risposta. Allora l’ho guardata con compassione.
-
Ely’
te lo sei sognato il lamento. Torniamo alla locanda. Ho fame. –
Proprio in quel momento l’ho sentito anch’io. Ma non era un
lamento. Sembrava più un guaito. Il mio primo pensiero è stato quello di
scappare. Magari c’era una bestia feroce lì dentro pronta a sbranarci. Poi ho
visto Elisa che diventava gialla e iniziava a ondeggiare. Allora mi sono
ricomposta.
-
Dev’essere
un animale ferito. Dobbiamo chiamare i vigili, i carabinieri, i pompieri…. Insomma…
dobbiamo chiedere aiuto! –
Ma Elisa, che si era un po’ ripresa, già spingeva il portone
per entrare. Ho fatto un sospirone e le sono andata dietro. Quello che mi è
apparso davanti agli occhi non potrò mai più scordarlo. Mai più. Per tutta la
vita.
In fondo alla stanza, con metà corpo bloccato sotto quella
che sembrava una trave crollata, giaceva una bestiola. Mi è subito sembrata una
piccola volpe. Ma quello che mi ha commosso è stato che, accanto alla mamma c’erano
anche due cucciolotti che guaivano. Poveri piccini spaventati.
Col cellulare abbiamo chiamato donna Rosetta che ha subito
allertato la guardia forestale. Hanno tirato fuori mamma e cuccioli che, per
fortuna stanno bene. Anche la volpacchiotta guarirà in fretta.
Siamo tornate in città coperte di onori. Elisa non fa che
stringere mani a tutti e dire con modestia:
-
Non
abbiamo avuto nessuna paura! Proprio nessuna! –
Bugiarda! Cara, carissima bugiarda!