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Autore: Moon9292    14/05/2013    12 recensioni
Una professoressa colpita duramente dalla vita. Un ragazzo che piano piano sta diventando un teppista perchè non ha il coraggio di affrontare i suoi demoni. Un giovane con dubbi sul suo orientamento sessuale. E un altro con problemi economici costretto a sacrificare tutto e tutti, anche chi ama. Ed un'intera classe con le sue difficoltà da sistemare. Tutto da risolvere entro un anno. Perchè? Come mai un solo anno? E chi aiuterà tutti loro? Questa è la storia di chi in un'istante perde tutto, e in quello successivo guadagna qualcosa di prezioso. Perchè la vita non è mai come te l'aspetti, e solo il tempo aiuta a guarire. Il tempo, l'amore, e un bicchiere di caffè...
Spero di avervi incuriosito con questa storia. Lasciate un commentino, anche per farmi sapere com'è...un bacio
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Live and Love...'
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Capitolo 34 - Epilogo


Sette anni dopo…
 
Entrai nel laboratorio con la solita sicurezza che mi contraddistingueva. Ormai ero diventata un pezzo grosso, in quel posto. La seconda in carica dopo il dottor Gallo, che amichevolmente chiamavo Umby. Sette anni erano passati dal mio ritorno, e quella figura cosi superba ed arrogante era divenuto una presenza fissa nella mia vita. Lui, e Simone, che come aveva promesso, mi erano stati accanto in tutto questo tempo. Alla fine avevo scelto di non sapere nulla sulla vita di Ianto. Avrei provato troppa tristezza e malinconia nel saperlo lontano da me. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore diceva il detto. Beh, non era per niente vero. Ogni lunghissimo giorno trascorso lo avevo passato pensando a lui. A quel meraviglioso ragazzo dagli occhi di ghiaccio. Lo amavo ancora, nonostante il tempo e la distanza. E mai avrei smesso di farlo. Avevo avuto diverse occasioni per dimenticarlo, per rifarmi una vita, ma non volevo. Ianto era l’unico che poteva farmi battere forte il cuore, e non lo avrei mai sostituito. Ricordo ancora con la stessa intensità, quegli strazianti sentimenti provati alla stazione. Quel dolore soffocante che mi lacerava l’anima e spaccava in mille pezzi il mio cuore. Alla fine si era ricomposto, ma mancava un singolo pezzetto. Un pezzetto di cui non disponevo più, perché era rimasto li con lui. Con il mio amore. Perciò, avevo faticato tanto per  riuscire a sopravvivere, in quei primi giorni di distanza. Alle volte mi svegliavo con un peso nel cuore da risultare insopportabile, altre mi sentivo più tranquilla perché sapevo qual era l’amore che univa me e Ianto. Altre ancora invece faticavo anche a scendere dal letto. Ma piano piano, col tempo, tutto si era attenuato ed era rimasta solo una patina sul mio cuore. Lo amavo ancora tanto, ma ero andata avanti e, con il peso delle esperienze, avevo ripreso a vivere. Già una volta mi ero lasciata andare a tal punto da non sentire più neanche il battito del mio cuore. Diego, con la sua morte, si era portato via ogni cosa di me, lasciandomi da sola in balia dell’oscurità. Ed ero diventata pazza per quel profondo dolore, a tal punto da vederlo nuovamente accanto a me. Ma Ianto era stato in grado di farmi riprendere ogni cosa, di restituirmi la mia vita ed il mio cuore, e gliene sarei stata eternamente grata. Ma soprattutto aveva fatto tornare in me la speranza nel futuro. Un futuro ancora non scritto, che avrei percorso pezzo per pezzo lasciando tracce di me, e decidendo da sola cosa fare. Io ero l’unica a poter controllare il mio destino, e per quanto le intemperie fossero dure, avrei continuato ad andare avanti sul cammino che mi ero scelta. Avevo scoperto una forza tutta nuova in me, e in quei lunghi sette anni non avevo fatto altro che mettermi alla prova. E ce l’avevo fatta, avevo superato ogni cosa. Ianto mi mancava, sarebbe sempre mancato, ma sarei andata comunque avanti. Glielo dovevo. Lui mi aveva insegnato tanto, e mi aveva aiutato più di qualunque altro essere umano. Non potevo deluderlo di nuovo, non potevo lasciarmi andare al dolore. Io sarei sempre andata avanti. Simone e Umberto, con la loro amicizia, mi avevano sostenuto, ed ero stata spettatrice delle meraviglie che la vita può ancora donarci. Ed erano stati proprio quelle due figure a farmi capire che niente era perduto. In quei sette anni, nonostante tutto, ero stata felice. Non come quando c’era Ianto con me, ma un altro tipo di felicità. Quella che si prova godendo delle piccole gioie. Nel sapere e nel vedere quanto ancora questa vita può sorprenderci, e regalarci nuove cose. Ogni giorno, è un giorno nuovo, e va vissuto appieno senza rimpianti o paure. Io non avevo più paura, e la vita aveva assunto tante piccole sfumature ai miei occhi. Tutto ormai era diverso per me, ed ero felice del nuovo mondo che ero riuscita a costruire. Un mondo nuovo, dove la mia immensa famiglia avrebbe sempre avuto un posto speciale. Paolo, Roberto, Nicola, Mario, Margherita, Andrea, Carlo, Marco, Fabio, Renato, Giuliano, Simone, Umberto, Debora…tutti loro erano diventati la mia casa, il mio porto sicuro, e anche se la distanza era tanta, potevo ancora sentirli li vicino a me, con le loro risate, i loro progetti, i sogni, e il futuro che stavano pian piano conquistando. Potevo avvertire la presenza sana di Diego, al mio fianco. Sentirlo felice per come avevo condotto la mia vita, orgoglioso di ciò che ero diventata. E l’amore profondo che nutriva per me. Un amore ricambiato in pieno. E poi ci sarebbe sempre stato lui. Ianto! Il mio più grande amore. Alle volte, però avevo ancora paura. Paura che lui avesse smesso di amarmi, e che si fosse dimenticato di me. Ma sapevo che, se anche fosse stato così, per me non sarebbe cambiato nulla. Avrei lo stesso continuato ad amarlo. E lo avrei fatto con il sorriso sulle labbra, augurandogli il meglio per la sua vita.
<< Dottoressa? Pronto? Mi sente? >>, mi richiamò il mio collaboratore.
Mi voltai di scatto verso Enrico, ritornando alla realtà e a luogo in cui ero. Seduta davanti al microscopio, nella mia stanza personale, dove avevamo accesso solo io e quel collaboratore strambo, che avevo assunto personalmente tre anni prima. Era un ragazzo semplice, occhiali rotondi un po’ da sfigato, fisico asciutto, come ci si aspetta da un ricercatore, molto alto quasi un metro e novanta. Ma quando si toglieva gli occhiali, sistemava i capelli che portava ostinatamente scomposti e spettinati, ed indossava vestiti che non fossero camice da laboratorio e magliette con strani disegnini addosso, diventava un ragazzo davvero affascinante e molto carino. Capelli castani e occhi azzurri, attirava gli sguardi sia maschili che femminili, ma lui non mostrava nessun particolare interesse per entrambi i sessi. A me, più che l’aspetto, piaceva il suo carattere. Era incredibilmente sbadato, combinava pasticci quasi ogni ora, e dimenticava spesso le cose. Mi domandavo ancora come non avesse combinato qualche disastro nei nostri esperimenti. Lui era il tipo che faceva cadere provette e vetrini con i materiali ancora dentro. Ma era fedele come un cucciolo di cane, e divertente come pochi. Aveva sempre la battuta pronta. Eravamo usciti insieme qualche volta, solo come amici, per bere una birra e ridere di qualche aneddoto accaduto la mattina o il giorno precedente. Ma niente di più. Enrico sapeva che il mio cuore apparteneva già ad un’altra persona. E poi l’esperienza di stare con un ragazzo più piccolo di me l’avevo già avuta, e a quasi trent’otto anni non me la sentivo proprio di ricominciare con un ragazzo più piccolo di otto anni.
<< Enrico, dimmi >>, affermai tornando con i piedi per terra.
<< Dottoressa, in questo laboratorio lo sbadato sono io, mica lei. Non è che la sto contagiando? >>, domandò divertito.
<< Non penso, mio caro. Anche perché se così fosse, dovrei cominciare a chiamarti lo iettatore, e dovrei cacciarti a pedate, per evitare che le tue influenze negative interferiscano ancora con il mio povero cervello >>, dichiarai sorridendogli perfidamente.
<< Lo sa? Questa sua vena malvagia mi inquieta parecchio >>, commentò passandosi una mano tra i capelli scombinati.
In quel semplice gesto, però, ci mise tutta la sua incapacità di movimento, andando ad urtare una beuta e facendola infrangere al suolo. Per fortuna era vuota, altrimenti sarebbe stato un  vero disastro. Guardammo entrambi i vetri sparsi per tutto il pavimento, poi contemporaneamente alzammo lo sguardo, fissandoci. Enrico era incredibilmente imbarazzato, io avevo un cipiglio perplesso che nascondeva la mia forte voglia di ridere. Quel tipo era davvero unico, ed anche per questo lo avevo assunto. Con lui non mancava mai l’occasione di ridere.
<< Ehm… >>, cominciò dispiaciuto.
<< Non credi dover fare qualcosa per questa tua incapacità nel compiere anche i più semplici gesti? >>, domandai sarcastica, sperando tra me e me che non cambiasse mai.
<< Forse dovrei cominciare a fare qualcosa >>, commentò sospirando.
<< Con questa a quanto stiamo? >>, chiesi ricordando gli innumerevoli incidenti a cui avevo assistito in quei tre anni.
<< Credo sia la settantasettesima beuta che rompo >>, dichiarò imbarazzato.
<< Caspita. Stai cercando di raggiungere un nuovo record? >>, risposi cercando di trattenermi dal ridere.
<< La prego, non infierisca. È già abbastanza mortificante così, se poi lei ci mette del suo allora sono davvero spacciato >> sbuffò indispettito. Alle volte non sembrava neanche avesse trent’anni.
<< Se non infierissi, che capo sarei scusa? E poi ti ricordo che il mio insegnante è stato il Dottor Gallo >>, affermai con un ghigno malefico.
<< Allora sono messo proprio male >>, aggiunse lui portando nuovamente la mano nei capelli.
E nuovamente andò ad urtare un portaprovette pieno. Fortunatamente i miei riflessi erano decisamente migliori dei suoi, così evitai che cadessero, afferrandolo al volo. Entrambi trattenemmo il respiro, timorosi che fosse accaduto un qualsiasi danno.
<< Enrico >>, ansimai fissando con terrore l’oggetto che avevo in mano. << Guai a te se provi a toccarti i capelli di nuovo. Mi sono spiegata? >>, lo minacciai sibilando, e tornando a fissarlo.
<< AHHH! Sono un vero disastro! Mi dispiace >>, si scusò il giovane agitato.
<< Ok, forza non è successo niente >>, sbuffai rimettendo a posto i vari oggetti, il più lontano possibile da quella figura minacciosa che era il mio collaboratore. << Forza, la strada per lo stanzino la conosci. Scopa e paletta! Avanti! Marsch! >>, lo incitai divertita.
Era impossibile mantenere il muso lungo con quel tipo. Era troppo divertente.
<< Non mi prenda in giro, Dottoressa. Uffa, sono già abbastanza imbarazzato di mio >>, commentò infastidito, dirigendosi verso la porta alle mie spalle. Tornai a concentrarmi sul vetrino che stavo analizzando, col sorriso sulle labbra.
<< Ah, Dottoressa! >>, esclamò improvvisamente Enrico rientrando dentro.
<< Dimmi >>, risposi senza voltarmi.
<< Oggi dovrebbe arrivare il nuovo o la nuova assistente che il Dottor Gallo ha assunto. Visto che lui è in crociera, mi sa che dovrà occuparsene lei >>, disse il mio aiutante.
<< Io sono troppo impegnata oggi. Sbrigatela tu, Enrico. Ovviamente evita di distruggermi il laboratorio, mentre fai da guida. Sai, i risarcimenti sono parecchio cari >>, commentai prendendolo in giro.
<< Dottoressa, la smetta! >>, si lamentò Enrico, facendomi ridere nuovamente.
Poi tornò la pace, e con essa vennero di nuovo i miei pensieri a darmi il tormento. Ianto era sempre il padrone dei miei ricordi. Non passava un minuto senza che la mia mente non andasse a quegli occhi di ghiaccio che mi mancavano così tanto. Mi mancava soprattutto il modo in cui erano capaci di guardarmi. Come se fossi la cosa più bella al mondo. Era una sensazione meravigliosa averli puntati addosso. Mi sembrava di essere speciale, unica. Ma ormai anche quelli erano andati, e più il tempo passava, e più mi rendevo conto che Ianto era lontano. Il respiro divenne affannoso, quasi come se la mia gola fosse ostruita. Era quel panico che alle volte mi prendeva, quando sentivo di essere sopraffatta dalla malinconia. Quando i ricordi non bastavano a darmi il sollievo che provavo la maggior parte del tempo. Quando l’unico pensiero che affollava la mia mente era “vorrei che fossi qui”. Ma lui non c’era, e chissà se ci sarebbe mai più stato. Presi un profondo respiro, cercando di controllare i battiti del mio cuore, e il dolore profondo per quella separazione forzata a cui eravamo stati costretti. Quando riuscii a calmarmi, sospirai ripensando a cosa avrei fatto in quel momento, se fossi rimasta a Roma. Era la metà di maggio, Ianto ormai aveva già compiuto venticinque anni e io tra pochi mesi ne avrei fatto trentotto. Sicuramente se fossi rimasta a Roma, starei facendo le stesse cose che facevo li, nel laboratorio di Napoli. Solo che poi, al mio ritorno, avrei trovato la casa calda e accogliente con la persona che amavo li, sulla porta, pronta ad abbracciarmi e baciarmi. A dirmi “ti amo”, facendo battere il mio cuore come solo Ianto era in grado di fare. Ed io sarei stata felice, piena e soddisfatta. Invece ero a Napoli, e la mia casa era vuota. Nessuno sulla porta ad aspettarmi. Nessun bacio, o abbraccio o frase romantica ad attendermi. Solo il pesce rosso che avevo comprato qualche mese prima, perché avevo voglia di stare in compagnia. Ma andava bene anche così. Quella malinconia che ogni tanto mi colpiva, alla fine spariva così come era comparsa, ed io sarei stata soddisfatta della mia vita. Forse quel giorno ero più triste del solito, perché i pensieri non facevano che tormentarmi, e i ricordi venivano spesso a galla. Presto, però, sarebbe passato tutto ed io avrei continuato ad andare avanti.
<< Dottoressa! >>, mi richiamò Enrico.
<< Dimmi, non trovi la scopa? Guarda che qui la usi solo tu, perciò solo tu sai dove l’hai messa >>, lo presi in giro, continuando ad analizzare il vetrino col microscopio.
<< Spiritosa, davvero. Sto morendo dal ridere >>, commentò ironico il mio assistente. << Sono venuto a comunicarle che è arrivato il nuovo assistente. È un maschio >>
<< E allora? Non ti avevo detto che dovevi vedertela tu? >>, domandai sbuffando.
<< Si, e gliel’ho anche detto che era occupata e che non poteva riceverlo, ma ha insistito per incontrarla >>, spiegò agitato.
<< Enrico, calmati. Nessuno ti aggredisce per questo. Rispiegagli la situazione, e digli che non posso vederlo perché sto lavorando >>, affermai con determinazione.
Il mio assistente uscì dalla porta, senza aggiungere altro. Una cosa che mi piaceva molto di quel tipo era che, nonostante la sua immensa sbadataggine, sapesse quando parlare o quando stare in silenzio. Aveva parecchio intuito su queste cose. Tornai al mio vetrino, cercando di tenere il più lontano possibile dalla mia mente il volto di Ianto, quando venni interrotta nuovamente da Enrico.
<< Scusi, Dottoressa, mi dispiace interromperla >>, si scusò il giovane.
<< Che succede adesso? >>, esclamai regolando il microscopio.
<< Succede che ho detto al nuovo che non può riceverlo, e che devo fargli io da guida. Ma non ne vuole sapere. Ha detto che vuole parlare soltanto con lei, Dottoressa >>, spiegò sempre più mortificato.
<< Ah, dannazione >>, sbuffai infastidita. << Ci mancava solo che il nuovo arrivato fosse arrogante e presuntuoso. Scommetto che è un figlio di papà del cavolo >>
<< Probabilmente. Veste firmato >>, commentò Enrico.
<< Fai entrare questo tipo, va. Prima me lo tolgo da davanti i piedi e prima posso tornare a lavorare >>, affermai scocciata.
Il mio giovane assistente uscì nuovamente fuori dalla stanza, andando a recuperare il nuovo arrivato. “Perfetto”, pensai, “cominciamo con il piede giusto, con questo nuovo acquisto”.
Dopo poco sentii dei passi dietro di me, ma non mi voltai neanche, dando poco peso al nuovo assistente. Se voleva fare l’arrogante con me, lo avrei ripagato con la stessa moneta.
<< Dottoressa, questo è… >>, cominciò Enrico, ma lo bloccai subito.
<< Si, si. Non ho molto interesse per un nome. Sono impegnata, perciò diamoci da fare e sbrighiamoci. Tipo nuovo, oggi ti farà da guida Enrico, chiaro? Io non posso, come puoi ben vedere >>, affermai scocciata, scrivendo degli appunti sul mio quaderno da lavoro.
<< Sembra proprio una vecchia con questo linguaggio. “Io non posso, come puoi ben vedere”. Però sa una cosa, Dottoressa? E’ forte >>, commentò il nuovo arrivato divertito.
Alzai di scatto la testa dal microscopio. Il cuore batteva a mille, e sentivo le orecchie pulsare tanto forte era la mia agitazione. Non potevo credere a quello che avevo sentito. Perché se lo avessi fatto, allora mi sarei illusa che finalmente l’attesa era finita. Perché avrei riconosciuto ovunque quella voce. Anche in fondo al mare, o nello spazio infinito. Quella meravigliosa voce che aveva accompagnato tutti i miei sogni, e i miei ricordi. Quella voce capace di farmi rabbrividire, di portarmi in paradiso. Di rendermi felice anche solo pronunciando una semplice sillaba. La voce che avevo imparato ad amare, e che mai più avrei dimenticato.
<< Già che ci sei, potresti evitare questo dottoressa? Mi mette i brividi >>, affermai con voce tremante, sempre senza voltarmi.
Avevo paura di girarmi, perché se avessi scoperto un’altra persona invece di quella che credevo, sarei precipitata nell’abisso più scuro. Era meglio continuare con quelle frasi che solo noi potevamo capire, perché erano state le prime che ci avevano visto uniti. Quel giorno in treno sarebbe rimasto per sempre indelebile nei miei ricordi.
<< Va bene. E di grazia come dovrei chiamarla, dottoressa? >>, domandò divertito il nuovo arrivato.
In quelle parole, oltre a sentire i brividi lungo la schiena, percepivo una profonda dolcezza. Una dolcezza che poteva appartenere solo ad una persona.
<< Lisa >>, risposi con le lacrime agli occhi. Ormai non avevo più dubbi.
<< Piacere Lisa >>, commentò il nuovo arrivato. << Posso chiederti perché non ti volti, e mi guardi in viso? >>
<< Potrei farti la stessa domanda >>, aggiunsi sorridendo. Nel frattempo una lacrima era scesa lungo il mio volto.
<< Rispondi sempre ad una domanda con un’altra domanda? >>, chiese palesemente divertito.
<< Potrei farti la stessa domanda >>, sussurrai con voce tremante.
A quel punto non riuscii più a resistere, e mi girai con la sedia. La prima cosa che i miei occhi videro fu il ghiaccio. Quel ghiaccio che mi era mancato come l’aria, come l’acqua, come il sonno, come tutto. Quel ghiaccio che amavo con tutta me stessa, e che mai avrei scordato. Poi l’inquadratura si estese, e potei ammirare finalmente quel viso che erano sette anni che non vedevo. Sette lunghissimi anni, nel quale avevo passato ogni notte a sognarlo, e ogni giorno a pensarlo. Un viso caro e amato, che finalmente era tornato da me. Ianto era cresciuto. Era diventato più adulto. Ora aveva venticinque anni, e il suo fisico era diventato ancora più imponente, ed era alto quasi quanto Enrico. Non era più quel ragazzino di diciassette anni che avevo conosciuto, o diciotto che avevo amato. Ora era un uomo a tutti gli effetti. Ma una cosa non era cambiata, ed era la cosa più importante fra tutte. Non era cambiato il suo modo di guardarmi. Ero ancora la cosa più bella che potesse vedere. Mi venerava ancora. Le lacrime scesero più copiose, mentre il sorriso sul mio viso si allargò di più. Ianto era visibilmente commosso, ma non piangeva. E grazie alla telepatia che ci aveva sempre accumunato, capii che si stava trattenendo, perché voleva evitare che le lacrime offuscassero la sua vista. E il fatto che riuscivo ancora a leggergli nella mente, fece battere più forte il mio cuore rinato. Finalmente quel pezzetto che era rimasto con lui, era tornato da me. Ora ero di nuovo completa. Nella mia mente risuonarono quelle parole che pronunciò alla stazione.
Staremo di nuovo insieme. È una promessa”.
E lui, come sempre, aveva mantenuto la parola data.
<< Ianto >>, sussurrai tra le lacrime.
<< Ciao Lisa >>, mi salutò con dolcezza.
<< Ehm, potrei capire che sta succedendo? >>, domandò confuso Enrico, riportandomi alla realtà.
<< Enrico, potresti lasciarci soli? >>, chiesi al mio assistente.
Questi annuì poco convinto, uscendo dalla stanza e chiudendo la porta. Eravamo solo io e Ianto. Per un lunghissimo istante ci fissammo intensamente negli occhi, senza dire o fare altro. Poi, con gambe tremanti ed incerte, mi alzai dalla sedia avvicinandomi, e lui fece altrettanto. A metà strada, ci fermammo. Finalmente potevo sentire di nuovo il profumo meraviglioso che quel ragazzo emanava. Come mi era mancato!
<< Sei qui >>, mormorai timorosa che potesse svanire da un momento all’altro.
<< Sono qui >>, confermò Ianto.
<< Credevo che non ti avrei mai più rivisto >>, continuai sentendo nuove lacrime scendere lungo il mio viso.
<< Non potevo sopportare di starti lontano ancora. Avevo raggiunto il mio limite >>, rispose con dolcezza.
Poi, lentamente, portò una sua mano al mio viso asciugandomi la guancia e carezzandomi. Trattenni istintivamente il respiro, sentendo la pelle rabbrividire per quel contatto. Era anche meglio di come ricordavo. Quelle meravigliose mani stavano di nuovo sfiorandomi, portandomi in paradiso con pochi semplici gesti. Quanto mi era mancata la sensazione di sentire il suo calore sul mio corpo.
<< Volevo tornare da te prima, ma non potevo. Non come ero allora! Piccolo, come un moccioso, e incapace di poter badare davvero a te. Dovevo crescere e maturare, altrimenti saremmo stati punto e d’accapo >>, aggiunse, continuando ad accarezzarmi. << Ho aspettato di finire il liceo, di cominciare l’università, di laurearmi, di entrare alla specialistica, e finire di studiare. Ho fatto tutto ciò che era in mio potere, per finire prima. Per poter tornare il più velocemente possibile da te. Ed ora sono qui, e non ho intenzione di lasciarti mai più. E spero con tutto il cuore che tu mi voglia ancora, perché se così fosse, sarei la persona più felice del mondo >>.
Le sue parole forti, mature e decise, erano uscite con voce tremante, e con un velo di paura che attraversò anche il suo sguardo. Temeva un mio possibile rifiuto. Come se potesse accadere una cosa simile. Io lo desideravo con tutto il mio cuore e il mio essere. Stavolta neanche io lo avrei mai più lasciato andare, perché come lui avevo raggiunto il mio limite. Con dolcezza poggiai il mio viso contro sulla sua mano, approfondendo  quel contatto, e sorrisi felice.
<< Sette anni sono passati, Ianto. Sette lunghissimi anni. E l’unica cosa che è rimasta costante in tutto questo periodo, sai qual è? Il mio immenso amore per te >>, esclamai con voce emozionata.
Ianto sorrise come mai aveva fatto. Era felice, e lo ero anche io. Lentamente, si avvicinò al mio volto, ed io attendevo con trepidazione il momento in cui avrei potuto assaporare nuovamente le sue labbra, e saggiarne la consistenza.
<< Ti amo >>, sussurrò a pochi centimetri di distanza dalla mia bocca.
<< Ti amo >>, risposi con la stessa voce.
Poi non ci fu altro da aggiungere. Con quelle due parole, con quelle cinque lettere avevamo detto tutto. Senza attendere ulteriormente, unimmo le nostre labbra in quel bacio ricercato da sette anni. Mi resi subito conto che i miei ricordi non erano minimamente paragonabili a quella realtà. Quelle labbra perfette, carnose e calde erano nuovamente mie, e mai più le avrei lasciate andare. Portai le mie mani ai fianchi del ragazzo, sentendo con i palmi quanto mutato fosse quel corpo, ora molto più muscoloso del passato. Ianto era diventato ancora più bello e perfetto. Una sua mano rimase sulla mia guancia, mentre l’altra andò ai nei miei capelli, accarezzandoli dolcemente. I nostri corpi finalmente erano tornati ad essere un’unica cosa. Strusciammo le nostre labbra per qualche altro secondo, poi con lentezza, le dischiudemmo contemporaneamente. Finalmente potei sentire di nuovo quel sapore unico di Ianto. Quel sapore che amavo con tutta me stessa, e che era solo mio. Le nostre lingue si incontrarono in una danza a tratti lenta, a tratti dura, e a tratti vogliosa. Mi era mancato tutto quello. Poter sentirlo sulla mia bocca, sul mio corpo. Poterlo sentire di nuovo mio. Amavo Ianto, e mai avrei smesso di farlo. E la stessa cosa era per lui. Sapevo, senza neanche sentirglielo dire, che in quei sette anni ero stata l’unica per lui. Nessun’altra aveva preso il mio posto, neanche per un solo istante. Mi era sempre appartenuto, ed io ero sempre appartenuta a lui. Passarono lunghissimi minuti, in cui entrambi ci perdemmo nella bocca dell’altro. Poi, ansanti, ci staccammo riprendendo fiato. Ianto appoggiò la sua fronte contro la mia, ed inspirò il mio profumo.
<< Mi sei mancata tanto >>, sussurrò sul mio volto.
<< Anche tu. Ogni notte ti sognavo, e speravo con tutto il cuore che la mattina dopo fossi sdraiato accanto a me. Ma tu non c’eri mai >>, mormorai sentendo nuovamente le lacrime bagnarmi il viso. << Ma adesso non ha più importanza. Perché tu sei tornato, ed io non ti lascerò mai più andare >>.
Ianto depositò un bacio leggero sulle mie labbra, poi sorrise dolcemente.
<< Andiamo a casa >>, disse con voce roca e profonda.
Non risposi, ma lo presi per mano, conducendolo fuori da quel laboratorio. La mia vita era tornata a scorrere. Finalmente tutto era tornato al suo posto. Ianto era di nuovo al mio fianco. E mai sensazione fu più bella di quella di poter stringere alla luce del sole, e senza paure, la sua mano mentre insieme camminavamo verso il futuro che ci attendeva. Un futuro luminoso e brillante, forse tal volta costeggiato da difficoltà, ma che ci avrebbe visti uniti come una sola cosa. E mai più saremo stati separati.

Mi chiamo Lisa Cristillo. Questa è la vostra fine, ma non la mia. Perché da adesso comincia la mia nuova vita accanto all’uomo che amo. Accanto alla persona che mi ha reso felice e serena. Accanto alla persona che è riuscita a portare la speranza in me. Chi di voi può dire di essere stato altrettanto fortunato?
Ianto è il mio passato.
Ianto è il mio presente.
Ianto è il mio futuro.





Ed eccoci giunti al gran finale...Dio Santo, mi si spezza il cuore, ma la storia adesso è definitivamente conclusa...
Cavolo, non avrei mai creduto di arrivare alla fine, e di avere così tanti fan per questa storia...quando ho cominciato a pubblicarla ero molto disillusa e poco fiduciosa, soprattutto nelle mie capacità...ma poi, man mano che la storia proseguiva, voi lettori siete diventati tantissimi, e grazie alle vostre recensioni e al vostro supporto, ho potuto concludere questa storia...
Lisa e Ianto sono una parte di me, forse la migliore...come voi li ho anche invidiati per il loro carattere, che avrei voluto fosse mio, e per la fortuna di aver trovato l'amore...conoscendomi, vi sareste aspettati un finale non felice, o comunque qualche cosa di tragico...e per me la tragicità c'è, perchè Lisa e Ianto, per stare definitivamente insieme, hanno dovuto attendere sette anni...io non potrei mai sopportarlo, io sono una che vuole le cose vengano fatte subito, senza aspettare niente...e quando leggo che ci sono voluti degli anni, prima che due persone si rincontrassero, vengo sempre assalita dalla malinconia...e la stessa cosa mi è successa con questo epilogo...ma alla fine tutto è bene ciò che finisce bene XDXD
Mi mancherà non poter più leggere i vostri commenti su questa storia, ma spero con tutto il cuore che vogliate seguirmi anche nelle mie prossime avventure (e giusto per farmi un po' di pubblicità, ho pubblicato giusto oggi i prologhi di due mie nuove storie: "Da adesso in poi..." e "Una fidanzata per finta"...se andate nella mia pagina, o sul mio account facebook le trovate li pronte ad attendervi XD)...
Adesso passiamo ai ringraziamenti...
Ringrazio tutti quelli che hanno letto questa storia, dal primo all'ultimo...
Quelli che l'hanno messa tra le preferite:


1 - Allegra_ 
2 - angycullen 
3 - Frakimi
4 - frinciu
5 - fuck off i love 1D 
6 - Ginny_99 
7 - Giogi97c 
8 - immaterial 
9 - laughjust 
10 - Lelusc 
11 - lucry94 
12 - Mia Fernadez 
13 - Minelli 
14 - oleander97 
15 - OPaZzAO 
16 - paynecakes 
17 - RoBeRtA_97 
18 - snowandsky13 
19 - Sparkling June
20 - SpinellaTappo98 
21 - ViolaShine 
22 - Wiss 
23 - ZaynMalik_ILoveY 
24 - zeppy 


Quelli che l'hanno messa tra le seguite:

1 - Adrienne8588 
2 - Agapanto Blu 
3 - Alexya_ 
4 - Allegra_
5 - AllyB 
6 - Annalisapom
7 - ApeMaiaRosa 
8 - Audrey5 
9 - ayachan93 
10 - Babilovesfood 
11 - barrYs
12 - Blue Drake
13 - Brunette_ 
14 - cost 
15 - Deilantha
16 - demetrinadevonne92
17 - Ealrii 
18 - elspunk93
19 - fairylisa88
20 - Giogi97c 
21 - givemeasmile 
22 - Happillion
23 - HartAttacksecsidriu0
24 - Honey945_ 
25 - Icaro_smile 
26 - ilynap 
27 - katvil 
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29 - lady angel 
30 - lia64 
31 - Little panda 
32 - Loreena McKenzie 
33 - Marauders forever
34 - Mary62 
35 - mati93 
36 - micki
37 - myllyje
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40 - Nicole Spurce 
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52 - zacharyeyes 
53 - _pencil_ 


E quelli che l'hanno messa tra le ricordate:

1 - Brunette_
2 - dolceBiondina
3 - GreenBlackHead
4 - Iwannagofast 
5 - LaMano
6 - oleander97 
7 - sel4ever 
8 - Wiss 


Vi ringrazio con tutto il cuore, sul serio...siete voi i veri autori di questa storia (ecco che cominciano a scendere le prime lacrime ^-^ AHHHH qualcuno mi passi un fazzolettino, vi prego XD)...
Ma, in particolar modo, voglio ringraziare una a una le persone che hanno recensito questa storia...
Allegra_ che mi ha accompagnato dal primo momento in questa storia, senza stancarsi mai...
Deilantha e le sue recensioni chilometriche
Oleander97, la fan di tutte le coppie di questa storia haha
Roberta_97, che vuole a tutti i costi la sua OS su paolo e roberto, con quest'ultimo passivo (te l'ho promessa, quindi la farò sta tranquilla U.U)
Immaterial, e le sue recensioni che mi hanno fatto sganasciare dal ridere ogni volta
Loreena McKenzie, la prima in assoluto che ha recensito la storia 
Little panda, che anche se è arrivata verso la fine in questa nostra famiglia, è stata fantastica sempre
e Futaba, Happilon, SpinellaTappo98, Lelusc, Sparkling June, Minelli, AllyB, Giogi97c, Brunette_ ...
Insomma tutte voi che ci siete sempre state...*lacrime copiose le rigano il volto, oscurandole la vista e bagnando il computer*
Che tristezza...cmq, la storia è finita, ma chiunque di voi che vuole lasciare un commento, è liberissimo di farlo...è sempre bello avere nuove recensioni (lo ammetto, sn un tantino vanitosa, anche se ho l'autostima sotto i piedi O.O che paradosso!!!)...
Ricordo anche dell'esistenza del mio account facebook...qui il link:  http://www.facebook.com/pages/Moon9292/575772655781797?ref=hl
Che altro dire...siamo giunti alla fine, ormai...ho ringraziato tutti, ho lasciato qualche commento stupido, come mio solito XD vi ho ricordato dell'esistenza dell'account fb, ho pianto come una fontanta (i fazzolettini promessi sono arrivati, quindi chiunque ne necessiti si rivolga a me che glielo passo ^-^)...
Ed ora è giunto il momento di salutarvi come sempre...è stato bello questo viaggio, lungo ed emozionante...ma tutti i viaggi, come cominciano, purtroppo finiscono e questo finisce qui!!!
Lisa, Ianto, Paolo, Roberto, Nicola, Mario, Margherita, Andrea, Carlo, Vincenzo, Fabio, Marco, Diego, Renato, Giuliano, Debora, Simone, Umberto e Christian vi salutano augurandovi tutto il bene possibile...
E anche io vi auguro tutto il bene di questo mondo XDXD
Un bacio
Moon9292
   
 
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