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Autore: aranceeno    15/05/2013    1 recensioni
In questa storia parlo dei Pink Floyd di fine anni 60. E' Roger Waters che parla in prima persona. A partire da questo capitolo comincia la storia che lo porterà a sostituire Syd nella band. E' una sorta di piccola ricostruzione della storia dei Pink Floyd. Le cose che scrivo sono frutto della mia immaginazione. Sfrutto ciò che so di loro per fare una mia ricostruzione personale.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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-Certo che ti aiuterò amico, farei di tutto per Syd. Ci conosciamo da quando siamo nati in pratica.
Furono queste le parole che mi disse Dave la mattina di Natale, quando andai a casa sua per parlargli dei problemi della band e della brutta situazione del nostro frontman.
Sapevo che la cosa che importava più a Dave erano soprattutto la fama e i soldi. A tutti noi importava molto di quelli. Eravamo così giovani e inesperti, e, inoltre, i Pink Floyd erano ormai molto famosi, quindi mi sembrava abbastanza normale che Dave sciogliesse la sua vecchia band, per suonare come lead guitar nella nostra. A Syd sarebbero state assegnate vocals e rhythm guitars.
 
Dopo il disastroso tour negli Stati Uniti io e Richard eravamo riusciti a comporre qualche canzone per il nostro secondo album con qualche dritta da parte di Syd.
Dave era già nel gruppo da qualche settimana dopo Natale e anche lui ci aiutava nella composizione e registrazione di alcune canzoni che avevamo lasciato incomplete per colpa dei vari problemi che avevamo avuto. Era eccezionale come chitarrista supporto, e anche quando Syd non poteva suonare, noi andavamo a casa di Dave per continuare con l’album.
La situazione aveva preso una piega migliore.
Anche se il mio amico sembrava non interessarsi molto al fatto che nella band ci fosse un nuovo membro. Diceva solamente “Si, è un bravo chitarrista. Suonavamo sempre insieme”, e poi cambiava discorso.
A volte dubitavo che Syd si ricordasse davvero di Dave. Una volta lo aveva anche incontrato per strada e non lo aveva nemmeno riconosciuto.
Comunque in quel periodo sembrava aver ripreso un po’ le sue normali sembianze. Forse perché, nella nostra zona, gli spacciatori di acidi erano scomparsi. Di solito scomparivano per qualche settimana, anche per un mese intero, per poi ritornare quando le ispezioni notturne delle pattuglie si spostavano in altri quartieri.
Per quel breve periodo Syd si era dato solo all’hashish e ogni tanto ci capitava di fumare in gruppo, insieme a lui, e di immaginare nuovi ritmi psichedelici per le nostre canzoni. Ormai eravamo dentro la mentalità di Syd: “Le nostre canzoni devono essere dei trip musicali!”.
 
-Volevo chiederti una cosa, fratello.
-Dimmi Syd.
-Non che mi importi così tanto, ma come mai Dave suona con noi? Ci basto già io come chitarrista, non credi?
-Beh..
-E poi, una cosa che mi ha stranito è stato il fatto che l’hai fatto entrare nella band senza chiedere il mio consenso.
-Ci serve solo come supporto, Syd. Nient’altro.
Non sapevo cosa dirgli. Mi faceva quelle domande con un’innocenza tale da spezzarmi il cuore. Forse mi sarei anche messo a piangere vedendo il suo sguardo ingenuo e interrogativo nel chiedermi quelle cose.
Perché doveva andare così? Perché si era rovinato così tanto?
Sicuramente, quando gli spacciatori sarebbero tornati, il suo stato mentale sarebbe cominciato a decadere come le altre volte e a quel punto, lo avremmo dovuto sostituire davvero.
Tutti erano convinti, anche io lo ero, nel volerlo sostituire con Dave.
Sostituirlo avrebbe reso la vita più facile alla band, ma i sensi di colpa avrebbero divorato solo me.
Stavo voltando le spalle al mio amico che aveva davvero bisogno di me. E la cosa che mi pesava davvero era il fatto che non potevo abbandonare la band dopo tutta la strada che avevamo fatto. Ma non potevo nemmeno lasciare Syd da solo, di fronte al suo destino.
Ma Syd aveva abbandonato noi. Lui ormai si era perso per sempre nel suo tunnel psichedelico di trip e non ne voleva davvero sapere di uscirne.
-Dai fratello, passami questa canna e non ci pensiamo più. Domani continueremo con le nostre canzoni.
Mi disse prendendo lo spinello dalle mie mani e aspirando un’ingente quantità di fumo, tenendosela per almeno cinque secondi dentro il petto, per poi sputarla fuori dalla bocca e dal naso, inondando la stanza di quella sostanza grigia e fluttuante.
I raggi della luna entravano dalla finestra aperta della stanza di Syd, illuminando quella folata di fumo che danzava sinuosamente nella stanza. Tutto era argentato, anche la pelle del mio amico aveva assunto un aspetto diverso sotto la luce splendente della luna. Aveva gli occhi chiusi e le labbra incurvate in un sorriso. Si stava rilassando pensando al suo mondo fantastico, ignaro del fatto che stava splendendo, proprio lì, davanti a me.
  
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