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Autore: OnlyHope    03/12/2007    21 recensioni
Tutto comincia da una fermata d'autobus una mattina di marzo. L'inizio di una nuova vita che deve in qualche modo andare avanti, nonostante il distacco, la lontananza e le paure. È la storia del coraggio di una ragazza che ama incondizionatamente un ragazzo. Questa è la storia di Sanae.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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BUTTERFLY

Capitolo 31

Tsubasa
 
 
 

"Nervoso?"
"Concentrato."
Mi volto a guardarlo con aria sospetta, arcuando leggermente le sopracciglia, decisa a trovare nel suo volto questa sua ostentata sicurezza.
"Oh certo, in fondo domani dovrai solo giocare la semifinale del mondiale! Che domande sceme, come fai a essere nervoso!" esclamo, continuando a fissarlo con un'espressione scettica mentre le mie labbra si arricciano in una smorfia dubbiosa.
"Ok... Forse un po' lo sono…"
Tsubasa si gratta la nuca imbarazzato, perché per lui deve essere davvero difficile ammettere questa piccola debolezza, nemmeno si dovesse vergognare di provare emozioni normali, come una persona qualsiasi.
E la sua espressione incerta quando i suoi occhi incrociano i miei, mi strappa un sorriso, o sarebbe meglio dire, proprio una risata sonora, capace di metterlo ancora di più in difficoltà.
Intenerita, poggio una mano e il mento sulla sua spalla mentre noto che le sue gote si colorano di rosso, nonostante il suo viso sia piuttosto abbronzato.
"Così va meglio, Tsubasa..." sussurro, perché vorrei che capissse che non c'è nulla di male, nell'ammettere di non essere una persona impassibile, che non si scompone mai.
In cambio ricevo un’occhiataccia, che dovrebbe essere torva se non fosse per le sue labbra, che si distendono per arcuarsi dolcemente.
"Riti propiziatori?" domando divertita, per continuare a prenderlo un po' in giro, una volta tanto che posso sentirmi rilassata, senza pesi che gravano sulle mie spalle.
Non ci sono infatti nubi ad oscurare l'orizzonte, nessuna ansia per il tempo che scorre, con aeri in partenza a causa d'impegni inderogabili di entrambi.
Posso tranquillamente godermi il pomeriggio, prima che Tsubasa torni dagli altri in ritiro e concentrarmi così solo su cose futili, che in linea di massima ignorerei, se fossi nella mia condizione abituale di solitudine.
Ma da tanto tempo ho deciso ormai di vivere alla giornata, lasciandomi trasportare dai momenti e quindi va bene così.
"Tsè!" mi risponde con una smorfia sprezzante, della serie: chi ci crede a queste cose!
"Forse Ryo..." aggiunge, aggrottando le sopracciglia e posando una mano sul mento, come se stesse riflettendo seriamente.
Non trattengo un'altra risata, perché ricordo benissimo i vari rituali scaccia sfortuna, che Ishizaki ci costringeva a fare prima di ogni partita del campionato nazionale.
Rituali diversi ogni volta ma sempre ugualmente assurdi.
"La fa ancora quella cosa camminando all’indietro, tirando sale e aglio?"
Tsubasa annuisce, incrociando le braccia sul petto con aria scoraggiata ma anche rassegnata.
"E quei mormorii con la testa ficcata nell’armadietto?" lo incalzo, sogghignando divertita.
Un altro movimento della testa per confermare, serrando le labbra in una morsa, per non ridere, prima di voltarsi a guardarmi.
Ci fissiamo per un attimo, sbattendo le palpebre poi incapaci di resistere oltre, scoppiamo a ridere di gusto.
Mi tengo ancora la pancia con un braccio, quando cerco di asciugare i lacrimoni dagli occhi.
D'un tratto però lo sguardo di Tsubasa su di me, attira la mia attenzione, perché i suoi occhi mi scrutano seri, passando dai miei capelli sciolti fino a scorrere sulla mia fronte, per raggiungere infine le mie spalle.
La sua espressione mi sembra così scontenta, che mi muore lentamente il sorriso sulle labbra.
Quando il suo sguardo si posa sulla collana che porto al collo, la sua mano si muove e io penso voglia sfiorarmi…
E invece no…
Le sue dita si soffermano sulla mia catenina, come a volerla soppesare.
Involontariamente le mie sopracciglia s’increspano, quando la sua espressione si fa accigliata.
Irritata, continuo a fissare la sua mano, che come in un ispezione, si ferma ora sul braccialetto che porto al polso, per poi giungere al semplice anello al mio anulare.
Tsubasa scuote la testa ancora ed io comincio a sentirmi davvero molto alterata, soprattutto ora che sta addirittura sbuffando!
"Problemi?" chiedo con un tono acido, sentendomi in parte anche offesa.
Il mio ragazzo non sembra però minimamente turbato dal mio atteggiamento, quasi intimidatorio, cosa che non giova affatto al mio umore, di già pessimo.
"Perché sei così piccola, Sanae?" mi chiede all'improvviso con innocenza, alzando gli occhi al cielo.
Le mie guance prendono fuoco, lo avverto chiaramente, appena ha terminato di pronunciare l'ultima sillaba.
"Prego?!" e la mia voce ora è tendente allo stridulo.
Tsubasa tossisce per schiarirsi la voce, portando un pugno chiuso all'altezza della bocca, visibilmente imbarazzato.
"Supponiamo..."
"Sì?" lo esorto, guardandolo sempre accigliata.
"Supponiamo ho detto, ok?" esclama, scandendo le parole come se dovessero entrarmi bene in testa mentre le sue gote si colorano un po' di più.
"Sto supponendo..." rispondo sbrigativa, chiudendo gli occhi per un istante e facendogli cenno di continuare.
"Bene, ecco... Mettiamo che domani volessi portare con me qualcosa di tuo, durante la partita..."
Sbatto le palpebre per qualche secondo, prima di cogliere il senso delle sue parole.
"Tipo un portafortuna?" domando poi mentre i lineamenti del mio viso si distendono di nuovo.
"Chiamalo un po' come ti pare!" risponde sempre imbarazzato prima di aggiungere, o meglio lamentarsi, del fatto che non ho nulla da potergli lasciare ora, visto che ci rivedremo solo dopo la partita.
"Sei troppo piccola!" esclama infine, sentenziando che tutto ciò che indosso è troppo ridotto, per essere portato anche da lui.
Sorridendo divertita, capisco finalmente che la sua ispezione di poco fa era mirata a trovare qualcosa da prendermi, senza dovermi queste spiegazioni compromettenti.
Effettivamente non ho nulla che possa portare con sé, che non sia vietata dal regolamento…
All'improvviso però un vecchio ricordo si affaccia nella mia memoria, strappandomi un'espressione di gioia.
"Aspetta!" esclamo entusiasta, prima di mettermi a frugare con foga nella mia borsa, tra la miriade di oggetti inutili che mi porto appresso.
Tsubasa mi osserva perplesso, finché non scovo finalmente l'oggetto desiderato.
"Ecco!" esulto, voltandomi verso di lui mentre pigio con il pollice l'estremità di una penna, che si apre scattando.
"Ti scriverò una frase propiziatoria! Proprio come al campionato nazionale, sulla fasciatura della tua spalla, ricordi?"
Tsubasa mi osserva ancora per qualche istante in silenzio poi la sua espressione si fa scettica.
"Fortunatamente, ora non ho nessuna fasciatura, Sanae..."
"Lo so benissimo!" rispondo, ignorando la sua obiezione.
"Ma cosa me ne faccio della garza, quando posso contare su centimetri e centimetri di pelle umana!" e lo fisso, continuando a far scattare ritmicamente la punta della penna.
"Vada per la pelle umana, allora! Devo spogliarmi?" mi domanda allegro, dopo qualche attimo di esitazione.
Scuoto la testa divertita, avvicinandomi di più a lui, per capire dove porre il mio personale portafortuna.
"Possibilmente escluderei la fronte, sai com'è..." lo sento aggiungere con tono scherzoso mentre continuo la mia ispezione.
Non trattengo una risata, prima di far finta di dispiacermi perché avevo scelto proprio quel posto da scarabocchiare.
Il mio sguardo si posa nel frattempo sulle sue mani grandi, poggiate sulle gambe, particolarmente attratto dalle sue dita…
Le mie guance si scanldano, quando un'idea romantica balena nella mia testa…
Con un po' di esitazione prendo la sua mano sinistra tra le mie e quando alzo gli occhi sul suo viso, dichiaro sorridendo di aver scelto il posto dove scrivere.
La mia testa si china poi subito, a causa dell'imbarazzo mentre le mie dita distanziano leggermente le sue.
Mi soffermo con la penna a pochi centimetri dal suo anulare, perché sto arrossendo ancora di più.
Prendo infine coraggio, dandomi mentalmente della sciocca e inspirando bene aria nei polmoni, avvicino la punta della biro alla sua pelle.
Con precisione e calcando leggermente, disegno gli ideogrammi del mio nome circondando l'intera falange.
Tra un tratto e l'altro, quando la penna si stacca dalla pelle, noto che le mie dita tremano impercettibilmente.
Appena terminata la mia opera, soffio delicatamente sull'nchiostro, in modo che si asciughi un po' più in fretta.
Rimango a testa bassa a fissare il mio nome, tracciato in nero intorno al suo anulare sinistro mentre le mie guance vanno in fiamme, per l'imbarazzo e l'emozione.
Un sospiro e rialzo gli occhi su Tsubasa, per sorridergli dolcemente.
Lui mi fissa poi sfilando delicatamente la sua mano dalle mie, la porta all'altezza del volto, dei suoi occhi.
Ma non riesco a controllare per molto le mie emozioni mentre osservo i suoi occhi fissare gli idiogrammi del mio nome, così chino di nuovo la testa d'istinto.
"Che fantasia per una che scrive canzoni!" lo sento esclamare all'improvviso.
Un moto di delusione fa sì che rialzi subito gli occhi su di lui, stupita ma anche risentita per la superficialità delle sue parole…
Ma l'espressione sul volto di Tsubasa e il suo sorriso, tradiscono invece le sue vere emozioni, prima che mi abbracci forte, cicondando le mie spalle con le braccia.
"Ora vincerò di sicuro!" sussurra al mio orecchio con voce calda e sicura ed io lo stringo ancora più forte al mio petto.
 
 

Il rumore da stadio è in assoluto uno dei suoni più familiari per me.
Il chiacchiericcio della gente, le grida dei tifosi e quel brusio perpetuo, fatto anche di esclamazioni più o meno colorite…
La voce di Yukari, che si alza di almeno un tono quando siamo in tribuna e lei non la smette di blaterare, per tutta la durata della partita.
"Lo ammazzo se non vince! Giuro che lo faccio secco!"
Ovviamente il destinatario delle sue minacce è sempre e solo lui: Ryo Ishizaki, difensore della nazionale giapponese.
Yukari non si limita però a borbottare ma gesticola nervosamente, indicando il perimetro di gioco, come se fosse lei l’allenatore.
Un sorriso distende le mie labbra prima che la mia attenzione di sposti da lei al campo, dove è in corso la semifinale nel mondiale giovanile.
Uno stato di agitazione continuo mi tortura il petto, come ogni volta che seguo una partita, il fatto poi che la situazione sia ferma a un pareggio, non aiuta di certo a mentenermi calma.
Sfortunatamente il primo tempo si è chiuso sullo zero a zero, perché la squadra olandese si è difesa molto bene, mettendoci in difficoltà più di una volta, anche nella ripresa.
Un buon lavoro della nostra difesa e le grandi mani di Wakabayashi, ci hanno permesso di non andare sotto in un paio di occasioni ma il problema rimane comuque quello di non riuscire a concludere, nonostante gli sforzi dei ragazzi.
Tsubasa poi subisce una marcatura talmente stretta, da non riuscire a giocare come vorrebbe.
Un sospiro fatto di ansia m'incurva le spalle, quando una mano si poggia sulla mia spalla.
"Che scocciatura questi olandesi! Tanta fatica e non riusciamo ancora a rimandarli a casa loro!"
Azumi sbuffa esasperata alle mie spalle mentre mi volto a guardarla.
"Non lo so! Tutta la faccenda del ritiro, dell'astinenza... E stai a vedere che per colpa di questi, nemmeno si festeggia come si deve stasera!"
"Astinenza?" chiedo titubante mentre Yukari inizia a sghignazzare senza ritegno.
"Esatto! Francamente questa faccenda del sesso proibito prima di una partita, mi manda proprio al manicomio! Insomma, è la parte più odiosa della relazione con un calciatore! E qui è quasi un mese, che tra una cosa è l'altra..." e la sua mano fa un cenno, come a voler salutare.
"Puoi dirlo forte!" s'intromette immediatamente la mia migliore amica, che annuisce con decisione, alzando gli occhi al cielo.
Per qualche secondo le osservo arrossendo per la loro franchezza poi scoppio in una risata fragorosa, scuotendo la testa.
"Siete due sceme!" esclamo mentre anche loro ridono divertite, dandosi delle spintarelle con le braccia.
Un boato di entusiasmo però ci fa sussultare, riportando la nostra attenzione verso il campo, dove è in corso un contropiede della nostra nazionale, nato proprio da un ottimo intervento di Ishizaki.
L'azione portata avanti in questo momento da Taro, punta dritta nella nostra direzione, ovvero verso la porta olandese.
I miei occhi si staccano dal possessore di palla, spostandosi rapidi alla ricerca di Tsubasa, che si trova ancora sottomesso alla pesante copertura del giocatore avversario, che lo marca sempre strettissimo.
Il cuore mi batte forte nel petto mentre mi concentro sui suoi movimenti per liberarsi.
Di tanto in tanto butto l'occhio su Matsuyama che, fascia in fronte, supera un contrasto avversario, senza perdere il controllo palla.
Esulto, quando Tsubasa riesce ad approfittare di un attimo di distrazione del suo marcatore e con uno scatto deciso, se lo lascia alle spalle, distanziandolo di parecchi metri.
D’istinto mi alzo in piedi, seguita dalle mie amiche e dal resto della tribuna.
Quando il pallone tocca i piedi del mio Capitano, un’ovazione si alza da ogni parte dello stadio.
Quando supera con facilità un paio di difensori, la folla è proprio in delirio.
Uno sguardo alla sua sinistra, prima di affrontare un altro avversario che si frappone tra lui e la porta.
Tsubasa calcia la palla, che attraversa in diagonale l'area per raggiungere Taro, che stoppa preciso di petto, prima di avanzare ancora di qualche metro, il pallone sempre attaccato ai piedi, come una calamita.
Taro si appresta al tiro ma non mira verso la porta, eseguendo invece un passaggio preciso verso il numero dieci, che attende libero nell'aria di rigore.
Butto uno sguardo veloce al portiere, che però non si è fatto fregare, rimanendo in posizione favorevole a una parata.
Ma questo non basta.
Il tiro al volo di Tsubasa parte forte, arcuandosi appena verso l’alto, prima che l’effetto dato alla palla ne incurvi la traiettoria, improvvisamente.
Il pallone s’insacca alle spalle del portiere, continuando a girare su se stesso, trattenuto dalle maglie della rete.
Gridando il nome di Tsubasa con tutto il fiato che ho in corpo, scatto verso la balaustra.
Yukari appesa al mio collo, continua a urlare di gioia mentre il rumore familiare dello stadio si trasforma in quello che più amo di più.
È un eccesso di euforia, eccitazione e perché no, anche pazzia.
Azumi saltella sul posto e sembra indemoniata, quando incrocia il mio guarda mi sorride, come se potesse ringraziare Tsubasa tramite me.
Ricambio il sorriso poi torno inevitabilmente a guardare lui, che corre festante, inseguito dai compagni di squadra.
E mi sento euforica, che il mio cuore rimbomba nel petto, facendomi quasi male.
Tsubasa ora salta i cartelli pubblicitari con le braccia aperte, correndo ancora, sotto la nostra tribuna.
Sorridendo, immagino che stia venendo da me e il mio cuore sembra impazzire sul serio, quando lui si ferma veramente sotto la mia postazione.
Il suo viso si alza verso di me…
E mi sorride.
Un sorriso il suo…
Bellissimo.
Le mie mani rimangono strette al metallo al quale mi sorreggo, quando la sua mano raggiunge il suo viso.
Spalanco gli occhi, incredula…
Le sue labbra poggiano infatti un bacio sull'anulare sinistro mentre socchiude gli occhi.
Bacia il mio nome!
Bacia me!
Tsubasa alza il braccio in alto mentre poggia l’altra mano sul cuore, tornando a sorridere.
Fiero, vincente.
Questo goal è... Mio!
Porto le mani alla bocca, le lacrime mi appannano la vista ma riesco comunque a vedere i ragazzi, che lo circondano esultanti.
E non riesco a staccare il mio sguardo dalla sua immagine.
Non riesco nemmeno a pensare, in questo momento.
"Sanae… Perché stai piangendo?"
Ma la voce di Yukari è come un suono lontano, che a malapena mi raggiunge, perché nascosto con prepotenza dai battiti del mio cuore.
 
 

"Riesci a spiegarmi perché sono sempre matematicamente in ritardo?"
Le porte scorrevoli si aprono, permettendomi di entrare nell'elegante atrio del palazzo, in cui ha sede la mia casa discografica.
Mendo mi segue senza proferire una parola, ma posso notare comunque il suo sguardo perplesso.
"E non negli impegni di lavoro, perché lì riesco a essere un orologio svizzero! Arrivo sempre tardi ai miei di appuntamenti, quelli privati!" continuo a borbottare, avvicinandomi alla segretaria, che mi sorride cordiale, quando raggiungo la reception.
Il mio assistente persiste nel suo mutismo, senza nascondere però un sorrisetto divertito, perché credo trovi spassosa la mia impazienza, soprattuto se mi fa perdere le staffe in questo modo.
Alzo gli occhi al cielo quando lo sento addirittura sghignazzare.
"Buongiorno, signorina. Aspettavo visite circa mezz'ora... Ehm, quarantacinque minuti fa… Sa se mi attende qualcuno nell'ufficio della signorina Minase?"
La ragazza mi osserva professionale per qualche secondo poi si scioglie in un sorriso, che è tutto un programma.
"Il signor Ozora è stato fatto accomodare proprio un’ora fa. Credo la stia aspettando ancora." e detto questo mi rivolge un'occhiata maliziosa, coordinata a una risatina ammiccante.
Imbarazzata, annuisco ringraziandola prima di entrare in ascensore, scortata sempre dal mio fedele ma muto assistente.
Appena le porte metalliche si chiudono però, mi volto in direzione di Mendo, che a stento riesce a mascherare ancora il suo divertimento.
"Forza, ridi! O ti partirà un embolo!" lo esorto sbuffando, poggiando le mani sui fianchi.
La sua risata fresca non si fa attendere troppo, un sospiro m'incurva le spalle quando lo vedo cercare di ricomporsi, passandosi le dita sotto gli occhi.
"Sei davvero strana, Sanae! Incredibilmente bizzarra, a volte! Con tutti i posti squisiti che si possono trovare, qui nella capitale, tu fissi un appuntamento galantecon un uomo in un ufficio! E l'ufficio di una zitella, per giunta!" e non si trattiene più, ridendo ancora senza ritegno.
"Mi serviva un posto neutrale e tranquillo, senza dover girare per Tokyo nel caos di questi giorni. A dirla tutta, poi…  È stato Tsubasa a voler venire qui!" borbotto in mia difesa, omettendo che anch'io trovo questa scelta, non proprio il massimo del romanticismo.
"Manca poco alla finale, ormai e non voglio che si stanchi. Possiamo sempre uscire stasera a cena, se mi fai la cortesia di prenotare in qualche posto carino..." aggiungo, quasi a volermi discolpare.
"Oh mon amour! Avrai un delizioso e discreto tavolo per due, prenotato per le… Otto?"
"Sarebbe perfetto!" rispondo mentre Mendo prende lesto il telefonino e sfogliando avidamente la sua preziosissima agenda personale nera, si mette alla ricerca del miglior ristorante di Tokyo.
Quando l'ascensore raggiunge la nostra destinazione e le porte metalliche si riaprono, lo vedo studiare ancora le pagine colme della sua bella e curata calligrafia, quasi d'altri tempi.
"Ti faccio sapere dopo tutti i dettagli, ma tu ora vai dal tuo cavaliere!" mi esorta, facendo cenno con la mano di sbrigarmi, prima che le porte si richiudano, dandomi solo il tempo di vedere la sua magnifica dentatura bianca mentre mi sorride.
Con un sospiro sereno, mi appresto ad attraversare il lungo corridoio, che porta al mio agognato rendez-vous ma quando arrivo davanti all'ufficio della mia addetta stampa, esito per un secondo, prima di aprire la porta.
In un ultimo gesto di vanità, prendo lo specchietto dalla borsa per controllare capelli e trucco, nonostante sia impaziente ma soprattutto in ritardo di ben un'ora, come mi ha gentilmente fatto notare la segretaria all'ingresso.
"Tsubasa!" esclamo allegramente, entrando nella stanza ma ad accogliermi non c'è nessuno.
Grattandomi una tempia con l’indice destro, rielaboro mentalmente le parole della receptionist, che non posso comunque aver frainteso.
Perplessa, esco dall'ufficio di Akane e guardandomi intorno, mi chiedo dove possa essere finito Tsubasa.
Forse sarà andato a prendere un caffè e anche bello lungo, visto il mio mostruoso ritardo…
Con passo deciso, torno verso gli ascensori, per raggiungere la caffetteria, che a questo punto mi sembra l'unico posto sensato, dove cercarlo.
Quando le porte si aprono davanti a me, entro in cabina, salutando con un sorriso due ragazze, che stanno confabulando tra loro, visibilmente elettrizzate.
Non volendo, parte della loro conversazione arriva alle mie orecchie, che si drizzano come quelle di un predatore a caccia, quando le sento distintamente pronuniciare il nome Tsubasa.
"Ma ti dico di sì! Era lui! La sua faccia è su tutti i giornali, non posso sbagliarmi!"
"Tsubasa Ozora… Qua dentro?!"
"Ti ho detto che l'ho visto con questi occhi, giù alla sala d'incisione numero quattro!"
Perplessa, strabuzzo gli occhi.
Perché è andato là?!
E velocemente premo il tasto del livello giusto, prima che lo oltrepassiamo e sia troppo tardi.
"Ma che è venuto a fare, scusa?"
"Ah non saprei… Sarà amico di qualcuno!"
Le due continuano a spettegolare, formulando una serie d'ipotesi, tutte molto lontante dalla realtà.
Quando l'ascensore si ferma, esco sul pianerottolo, salutando le ragazze con un sorriso riconoscente, anche se loro non possono sapere di essermi state utilissime.
Sempre più impaziente, nonostante l'ultimo colpo di fortuna mi abbia fatto risparmiare del tempo prezioso, mi dirigo verso la sala quattro, non capacitandomi ancora del perché Tsubasa sia finito lì.
Mentre mi avvicino, riesco già a sentire la sua voce, ma in maniera forse fin troppo alta.
Quando entro nella stanza però non vedo nulla, perché mi accoglie il buio.
Nella sala mixer le luci sono spente, ma non in cabina d’incisione.
I miei piedi si bloccano come cementati al pavimento.
Il sorriso mi muore sulle labbra mentre i polmoni, spinti dalla brusca accelerazione del mio cuore, pompano ossigeno in maniera irregolare.
Tsubasa è là, oltre il vetro...
Ma non è solo.
Impietrita, rimango nell’ombra, non sapendo cosa fare.
Riesco solo a indietreggiare di qualche passo, quel tanto che basta per posare le spalle al muro, in modo che mi sorregga.
Non si sono accorti di me, la luce in sala d'incisione non permette di vedere la zona mixer, se è al buio.
Ho un tuffo al cuore, quando intuisco che conversazione tra i due è tutt’altro che amichevole.
"Sai, quando ho conosciuto Nakazawa eravamo in aula di musica e lei aveva quell'aria un po' distante, che ho imparato a riconoscere nel corso del tempo..."
Seii parla in modo fin troppo calmo, lasciando trapelare quell'ironia mista a sfacciataggine, che credevo avesse abbandonato da tempo e del tutto.
I miei occhi si spostano veloci su Tsubasa, che lo ascolta serio.
Le sue braccia sono incrociate sul petto e la mascella è serrata nervosamente mentre squadra il ragazzo che ha davanti con uno sguardo torvo, ombrato di scuro.
"A quei tempi avevo una ragazza e da un sacco di tempo, ma più i mesi passavano, più m’incuriosiva questa persona, di cui si parlava tanto a scuola. Diciamo che generalmente il giudizio su di lei si divideva in due blocchi distinti. C’era chi la considerava pazza e masochista, a voler tenere in piedi una relazione con qualcuno dall’altra parte del mondo. Molti la vedevano votata alla sofferenza e destinata a sicuri tradimenti..."
Le ultime parole sono accentuate da una sorta di ghigno, ma Tsubasa non accusa, rimanendo sempre in silenzio.
"Altri l'ammiravano profondamente per la sua forza e la determinazione. Per tante ragazze, specialmente le più piccole, si era trasformata in una sorta di mito romantico, in una specie di eroina. Pensandoci bene, la tenacia è stata la prima qualità a colpirmi in lei, la prima cosa che mi ha fatto innamorare. Non si trovano in giro ragazze disposte a tanto, per un uomo!"
"Dacci un taglio, Seii!"
"Calma, Ozora… Non ti scaldare! Devo spiegarmi come si deve, anche perché credo  che i tuoi amichetti del pallone non ti abbiano mai raccontato la versione ufficiale dei fatti. Ammettilo, sono schifosamente parziali!"
Seii sorride beffardo, allargando le braccia e alzando le spalle.
Stringo i pugni quando sento che vorrei andare da lui e prenderlo a schiaffi.
Come vorrei prendere a sberle me stessa, per aver creduto che fosse cambiato, che fosse maturato negli ultimi mesi.
Ma è stata solo un'illusione la mia, come mi conferma ora il suo sorriso sprezzante mentre una luce sinistra balena nel suo sguardo.
"L’ho baciata!"
Trattengo il fiato, portando le mani ghiacciate al viso.
Il mio stomaco si contorce dalla rabbia e le lacrime diventano un velo sui miei occhi così rapidamente, che temo possa uscire un singhiozzo strozzato dal mio petto.
"Lo so!"
E il mio cuore si ferma…
Lui sa tutto!
Tsubasa si avvicina a Seii, mantenendo le braccia incrociate sul petto.
Mi mordo le labbra quando il mio sguardo si posa sulle sue mani, che stringono con forza la stoffa della sua t-shirt, come se stesse facendo uno sforzo sovrumano per trattenere la sua collera.
Il suo volto ora è vicinissimo a quello del suo antagonista, tanto che i loro nasi quasi si sfiorano.
Gli occhi di Tsubasa sono due fessure mentre rimane immobile a fissare Seii.
"E mi auguro che non ti venga in mente un altro giochetto del genere, perché non credo riuscirò a compiere lo stesso miracolo, che adesso mi permette di non metterti le mani addosso."
"E che potresti fare? Mi mandi un paio di pugni per corrispondenza dal Brasile, eh campione?"
Seii risponde sempre con arroganza, ma senza scomporsi di una virgola.
"Non provocarmi..." la voce di Tsubasa è un sibilo.
"Sono un signore io, stai tranquillo! La tua ragazza è in buone mani..."
Tsubasa scatta veloce come un felino, afferrando il colletto della camicia di Seii.
Sento che dovrei intervenire, ma una forza nascosta non mi permette di fare un passo e mi costringere a stare qui, nascosta ad ascoltare, con il cuore ad un passo dal collasso.
"Che intenzioni hai?"
Seii prende per i polsi Tsubasa prima di rispondergli e con uno strattone, lo allontana dal suo collo.
"Aspetto che il tempo passi, signor Capitano e che compia il suo corso naturale. Quanto pensi possa resistere ancora quella ragazza? È solo una questione di tempo, tempo e pazienza da parte mia. Sei talmente assente dalla sua vita Ozora, che nemmeno ti renderai conto della fine."
"Ma che diavolo ne sai tu, eh?"
Tsubasa torna a farsi sotto, puntando il dito indice all’altezza del mento del suo avversario, gli occhi ostili e le gote viola dalla rabbia, come non li avevo mai visti.
Seii continua a non scomporsi e alza il viso per sfidarlo ancora, prima di a parlare.
"Hai mai visto i suoi occhi spenti, persi lontano? Così tristi, giorno dopo giorno, tanto da sembrare completamente assente? Rispondi, campione!"
Tsubasa stringe le mascelle in una smorfia irritata ma anche per il...
Dispiacere.
"Credi che sia tutto bello per me? Che sia tutto facile? Io me ne sono andato! Io l’ho lasciata sola! Credi davvero che non ci pensi mai? Che non sappia di essere l’unica causa del suo dolore? Ma perché diavolo devo giustificarmi con te poi!"
"Se avessi le palle, la lasceresti libera..."
Tsubasa gli volta le spalle, ora.
Facendo qualche passo raggiunge la parete, poggiando poi le mani contro il muro.
E così non riesco più a vedere il suo volto…
Stringo i pugni, sopraffatta dall'ansia e dall'angoscia.
"Mi sono chiesto migliaia di volte, se senza di me sarebbe stata più felice... Se fosse uscita con qualcun altro, se si fosse innamorata di uno come te, avrebbe avuto di certo tutto quello che hanno le altre, ogni cosa che le ho tolto... Avrebbe pianto di meno, non si sarebbe mai sentita così sola e sarebbe rimasta la ragazza spensierata di tanti anni fa. Ma che ne sarebbe stato di me?"
Tsubasa si volta di nuovo, il suo viso è una maschera di sofferenza.
"Sarei capace di stare senza di lei? Senza sapere che mi sta pensando, senza sapere che lei c'è..."
Un sorriso flebile, rassegnato appare sul suo volto.
"Probabilmente hai ragione tu. Non ho il coraggio di stare senza di lei e sono così egoista da tenerla vicina a me nonostante tutto. Ma tutto questo ha un prezzo, quindi non venirmi a parlare di dolore, come se io non lo conoscessi..."
È troppo.
Tutto questo è troppo.
Per tutti questi anni non ho fatto altro che pensare a me stessa, perché ero convinta che la soffernza di Tsubasa fosse completamente diversa dalla mia.
Credevo che la sua scelta, legata al suo sogno, gli rendesse le cose più facili…
Ma mi sbagliavo.
E questa consapevolezza fa sì che la forza misteriosa, che mi tratteneva immobile qui fino a un secondo fa, si trasformi, spingendomi con tutta me stessa verso Tsubasa.
L'assecondo di slancio, staccandomi dalla parete per raggiungerlo.
Quando spalanco la porta della sala d'incisione, le lacrime scendono copiose, come pioggia sul mio viso.
"ORA BASTA!" urlo con forza, entrando nella stanza.
Seii mi osserva con gli occhi fuori dalle orbite, visibilmente stupito dalla mia presenza.
"VATTENE! UNA VOLTA PER TUTTE, VATTENE!" gli grido contro, non trattenendo più la rabbia, il rancore e il risentimento nei suoi confronti.
I suoi occhi si abbassano mentre le sue labbra si muovono, come a voler pronunciare un qualcosa.
Ma non gli do modo di farlo, urlando ancora contro di lui.
"Vattene ho detto, FUORI!"
Seii alza il suo sguardo livido su di me e sferra un calcio furioso alla porta, prima di attraversarla, sparendo dalla mia vista.
Questa volta per sempre.
Tsubasa mi fissa turbato, soffermando lo sguardo sulle mie lacrime.
Mi avvicino di un passo e con delicatezza, distendo le braccia verso di lui.
"Vieni qua..." sussurro dolcemente, per invitarlo a raggiungermi.
In un sencondo sento il suo corpo contro il mio mentre il suo viso si nasconde, immergendosi nei miei capelli.
Cingo le sue spalle senza riuscire a smettere di piangere, sfiorando il suo orecchio con un bacio.
"Come ti senti?" domando piano, la voce rotta dall’emozione.
Tsubasa mi stringe più forte a sé, nascondendo il viso nell'incavo della mia spalla, prima di rispondere.
"A casa...





Come prima cosa voglio fare una dedica speciale a Sakura chan, dato che oggi è il suo compleanno!
Tantissimi auguri, piccola! Spero che in questo giorno il mondo ti sorrida, come meriti in ogni attimo della tua vita… Ti voglio bene!
 
Non potete immaginare quanto sia difficile per me trascrivere quest’ultima parte, sia perché è la prima che ho scritto ma anche perché ho immaginato così tante volte queste scene nella mia testa, che vederle sullo schermo mi rende nervosa...
Spero di cuore di essere riuscita a trasmettervi qualcosa, raggiungendo i miei intenti. Lo spero proprio!
Chiedo scusa poi per la mia primissima descrizione di un’azione calcistica!^^'
Non so bene che cosa ne sia venuto fuori, ma abbiate comunque pazienza! XD
In ultimo, mi auguro di aver reso un po' di giustizia a Tsubasa, al quale sono troppo affezionata.^^
Ovviamente grazie a tutti quelli che hanno recensito e letto l’altro capitolo!^^
Al prossimo, allora!
Un affettuoso abbraccio
OnlyHope^^

   
 
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