Fanfic su artisti musicali > Miley Cyrus
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Autore: _Giuls17_    16/05/2013    0 recensioni
Mi chiamo Miley, ho diciott'anni e sto vivendo una vita non mia. Sono stata adottata, non so chi siano i miei veri genitori, non so chi sia la mia vera famiglia, e non so quali siano le mie veri origini. Ma so cantare. E da qui è iniziata la mia ricerca....seppur con qualche imprevisto... Beh, cosa state aspettando? Se vorrete sapere come và a finire la mia carambolata avventura con la vita....non vi resta che leggere!
Dal capitolo 3: Erano passati quattro giorni dal nostro saluto.

Quattro giorni che non vedevo il suo sorriso..o i suoi occhi..

Quattro giorni che non sentivo la sua voce cantare o le sue mani muoversi su quel piano.
Quattro giorni in cui avevo provato a dimenticarlo.

Quattro giorni in cui non c’ero riuscita.
Da capitolo 9:Strinsi forte la mano sui suoi capelli e lui sui miei fianchi.
Era il bacio perfetto.
Era il momento perfetto.
Con la persona perfetta.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Challenge: The One Hundred Prompt
Prompt: 50* Argomento: Sentimenti: Empatia
Personaggi: Miley Cyrus/Nick Jonas

Senza badare alla strada, senza prendere aria nemmeno per respirare, in quel preciso momento di quel preciso giorno estivo della mia vacanza americana, o meglio del mio Sogno Americano, io, Miley Cyrus mi trovavo a correre mano nella mano con uno sconosciuto; insomma, da non credere, mi stavo fidando di un ragazzo che nemmeno conoscevo, ma che dico conoscere...che non avevo mai visto!
Eppure doveva essere Qualcuno...in quella strana America.
Riuscii a voltarmi per un millisecondo e vidi che ancora qualche ragazza tentava di inseguirci. "Non buono"- pensai stringendogli, impulsivamente, ancora più forte la mano.
Ecco, ora mi mettevo anche a stringere la mano agli estranei! Non dovevo essere in me. No niente affatto, Insomma...Che fine aveva fatto la bambina timida che si vergognava anche a chiedere il gelato al gelataio?! 
Eppure, ripensandoci, anche dopo mesi, non riuscii mai a trovare una risposta a quei miei gesti "folli" ma così... naturali. Io dovevo inseguirlo. Io dovevo tenere quella mano.
Svoltammo in un angolo buio e stretto, così, per nasconderci meglio dalle fan accanite, mi strinse a sé per aderire perfettamente alla parete. Poco dopo, infatti, le ragazze superarono l'angolo e proseguirono altrove la loro "corsa a Nick" .
Tirammo un sospiro di sollievo.
Ed eccoci là! : per la seconda volta, in tutta quella pazza giornata, mi ritrovavo in una situazione assolutamente paradossale, abbracciata a un...C***O MA ERA UN FIGO PAZZESCO! 
Liberarsi di quei buffi travestimenti era stato come "liberare" anche la sua bellezza. 
L'unica anomalia a quella statua umana erano i capelli: diciott'anni sulla carta (d'identità, obv) , ma sedicenne per la folta chioma da figlio di Will Smith.
Tuttavia, gli occhi...beh, sugli occhi niente da dire: erano mozzafiato. Niente a che vedere con i miei, che a confronto mi sembravano così banali. 
No ma seriamente : eravamo così diversi: insomma, che ci faceva un diciottenne bono famoso e talentuoso con un'italoamericana impaurita sconvolta timida e tra l'altro così incasinata?! Eppure...sentivo che nonostante tutto avevamo qualcosa di simile...
-Seguimi.- disse indicando una porta chiusa con un lucchetto.
Prese una chiave e l’aprì. Chiaramente aveva la chiave. E CERTO! Stupida io a non pensare che quel tale Nick Jonas non potesse possedere tutte le chiavi di ogni portone di quella piccola città chiamata New York!
Pff..ma come mi potevano venire in mente certe cose!
Fatto sta che entrammo in un..locale o magazzino (?!). Difficile a dirsi, era molto buio fino a quando...Nick accese la luce, e tutto si trasformò. 
Sì, so perfettamente cosa starete pensando: "sempre più sorprendente questo Nick Jonas"...e beh, vi assicuro che ero frastornata quanto lo sareste stati voi!
Il "magazzino" altro non era che un monolocale magnifico, pieno di strumenti, tra cui un pianoforte e una chitarra, e con in un angolo un letto a baldacchino e, all'altro, un bagno.
C'erano luci e spartiti sparsi qua e là, insieme ad alcuni quadri tipici newyorchesi.
L'atmosfera era particolare (eh beh che altro mi potevo aspettare da un tipo così?!): era come se la stessa stanza volesse muoversi...volesse cantare.
Voleva essere viva.
-E'...è bellissimo qui.- dissi guardandomi attorno.
-Questo - disse orgoglioso indicando la stanza- è il mio posto segreto. Nessuno lo conosce...- e si sedette su una di quelle classiche poltrone che ti fanno sprofondare .
-Perché ci hai portato me allora?- chiesi seriamente –Non sai manco chi sono!-
-Hai ragione...ma ti ho...sentito- pronunciò quelle ultime parole con tono diverso, quasi emozionato..."ti ho sentito"...dei brividi mi percossero...che diavolo stava succedendo?!
-Ho sentito la tua musica e ho percepito qualcosa di...profondo. Ahh..non guardarmi in quel modo e soprattutto non chiedermi che cosa o come sia possibile! So solo che io ti ho capita. Punto. -
Il suo viso era serio e gli occhi mi dicevano che non stava mentendo, perciò gli credetti subito. Anche io avevo avuto la sua stessa sensazione, anche io l’avevo "sentito".
E...è strano da spiegare ma ebbi come l'impressione di...insomma di aver trovato un senso a tutto quel vagare, e non solo dopo essere partita alla ricerca delle mie origini, ma proprio tutta quella sensazione di incompletezza, che mi portavo dietro da...una vita. 
E ora, in soli tre giorni dall'arrivo a New York...l'avevo trovato nei suoi occhi. Dannazione.
"Piano Miley.."- mi dissi- "La tua ragione di vita sarebbe una persona che non conosci nemmeno?! Beh certo, bono è veramente bono, e poi guarda che addominali......ma VACCI PIANO e smettila di fare l'adolescente in preda agli ormoni! Ragiona e non dire ca**ate. " . 
E, per una strabenedettissima volta nella mia vita, mi resi conto che quel mio cervello, totalmente inutile nelle verifiche di matematica, non stava sbagliando. 
Mi stavo comportando da irresponsabile...e poi se io avevo "sentito" lui, e lui aveva provato qualcosa di profondo per me solo attraverso una canzone, cosa sarebbe successo se fossimo andati oltre?
"Beh, e non ha sentito ancora le mie altre canzoni!", pensai sghignazzandomela allegramente.; e...sono quasi certa di aver sentito un "Sei la solita" partire dai meandri del mio cervello ma...che volete farci...lassù si respira poco senso dell'umorismo!
Così, assolutamente irrazionalmente, mi avvicinai al piano, e lo accarezzai con molta delicatezza.
"Sentivo" perché Nick amasse quel posto. Intendo dire, anche se non me l' aveva detto esplicitamente, quel posto doveva essere come una parte dì sé, del Nick Jonas più profondo. 
Era solo suo, il suo "posto segreto", doveva essere qualcosa di importante per lui che... aveva decido di condividerlo con me.
Mi sedetti sullo sgabello e mossi velocemente le mani sui tasti per suonare un pezzo di una mia canzone perché... sentivo di voler ancora suonare con lui...di rivedere ancora "la sua anima". Volevo ancora quel contatto.
-Suoni con me?- chiesi sorridendo. Cercavo di mascherarlo, ma dentro ero pazza di gioia. 
Stavo bene là. Stavo bene con quello sconosciuto, strano, matto, Nick Jonas.
Il viso gli si illuminò, si alzò e prese la chitarra che si trovava a pochi passi da lui.
-Suonerei con te ogni singolo istante della mia vita, se potessi.-
Chiaramente feci finta di non sentire quello che aveva appena detto per non diventare color Ketchup (per restare in tema USA), ma ovviamente...invano. Così rossa pomodoro iniziai a intonare Make Some Noise:
It’s easy to feel like
You’re all alone
To feel like nobody knows
The great that you are
The good that’s inside you
Is trying so hard to break through
Maybe it’s your time to lift up and fly You won’t know if you never try
I will be there with you all of the way You’ll be fine

[Chorus]
Don’t let anyone
Tell you that you’re not strong enough
Don’t give up
There’s nothing wrong with just being yourself That’s more than enough
Some come on and raise your voice
Speak up loud and make some noise
And sing
Hey, hey
Make some noise
Hey, hey, yeah

Cantammo e suonammo forse perfino per più di un’ora. Direi anche per tutta la sera; ci alternammo. Alcune volte cantava lui ed ero io a seguirlo con la chitarra.
Nei suoi sorrisi sentivo il cuore fermarsi e perdere battiti. Stava succedendo qualcosa in quella stanza; qualcosa di meraviglioso. Qualcosa che non avrei mai più rimosso.
Ma non era solo la musica...Ci sentivamo complici e artefici di qualcosa ancor più grande della musica...
Sia ben chiaro, io...speravo a tutti i costi di non innamorarmi di lui; se fosse successo, allora la mia vita non sarebbe più stata mia, ma inevitabilmente anche...sua.
Un amore come questo, così...potente andava evitato.
-E’ stato...- Non riusciva a trovare le parole adatte...e di certo io non sarei riuscita ad aiutarlo! Era stato unico, ma non riuscivo a dirlo, non riuscivo a dirlo a lui. Quindi preferii tacere e arrossire.
Poi ripensai al mio grande dilemma. In qualche modo volevo evitare di innamorarmi di lui?! Beh allora dovevo essere meno dolce, meno carina e allontanarmi al più presto da lui. Ma...lo guardai...m**da sarebbe stato impossibile.
Sbuffai. Insomma ma perché tutte a me?! C'ho un bersaglio sulla schiena?!
Ma, ahimè, non era il momento di commiserarmi, dovevo prendere una decisione, e sapevo perfettamente quale fosse : evitarlo. 
Beh, quanto meno provarci. Insomma a chi volevo prendere in giro?! Io non facevo parte del suo mondo e non ne avrei mai potuto farne parte. Troppi casini e problemi.
Non dovevo deluderlo con false speranze.
-Io devo andare.- dissi alzandomi.
-Stai ancora un poco....non andare via..-
Ecco, ora ci si metteva pure lui! Già era stato difficile alzarmi, già era stato difficile convincere quel tamburo a forma di cuore che tenevo nel petto, e ora anche lui mi pregava di restare?! Avrei voluto mandare tutto al diavolo: il mio piano, il mio cervello, i miei progetti...e finalmente imparare a vivere bene. Forse, era quella la cosa giusta da fare.
Eppure, dovevo quantomeno provare.
-Veramente Nick, ho lasciato le mie amiche così...su due piedi...anzi saranno già in pensiero...beh...che ora è... caspita devo andare...devo proprio andare.. non posso rimanere.-
E con quel "rimanere" intendevo proprio rimanere nel vero senso della parola; insomma, io non ero di lì. Era questo ciò che avrei voluto inconsciamente fargli capire.
-Va bene, ma ti rivedrò?- chiese speranzoso.
-Non lo so...dipende...- non sapevo che fare.
-Da cosa?-
Panico.
-Beh..diciamo così: se riesci a trovarmi allora sarà stato il destino a scegliere di farci rincontrare...sennò...beh sennò il nostro incontro sarà stato solo un caso.- conclusi risoluta, cercando di rimanere tranquilla.
-Io ti troverò.- disse sicuro.
"Lo spero...lo spero Nick"- ecco, questo è quello che gli avrei detto se fossi stata maledettamente più coraggiosa. Ma lasciai quella frase in bocca:
- Ciao.-
Senza aggiungere altro, uscii e mi iniziai a incamminare sola, di notte, piangendo. 
Piangevo perché speravo che non mi trovasse...ma piangevo anche perché volevo l'esatto contrario, perché sapevo di aver fatto un enorme cazzata.
Piangevo perché una parte del cuore era rimasto lì, in quella stanza; con lui, a suonare quelle melodie.
   
 
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