Sono appena tornata
da Marina di Ravenna, dove ho
trascorso la giornata giocando a beach
volley, quindi sono particolarmente suonata. Indi per cui, premetto
che questo capitolo non è uno dei migliori, per quanto ci abbia lavorato con
impegno. Mi auguro comunque che sia di vostro gradimento! ♥
Questa
settimana ho voluto riprendere in mano la famiglia
Blackthorn (ho deciso di dare questo cognome a
Sandra, Draigen e Edgar. Spero non vi dispiaccia!),
trattando la tematica della mancanza e della lontananza. Qui compare
maggiormente il personaggio di Draigen, anche se lo conoscerete meglio nella Quattordicesima Settimana. Tuttavia, in
questo piccolo capitolo troverete alcune delle caratteristiche che distinguono la madre di Sandra da tutti gli
altri personaggi. Diciamo che è… particolare.
Personalmente, io la adoro. È completamente fuori dagli schemi.
Se
ci sono degli errori, li correggerò domani. Adesso sono troppo stanca per
farlo! Comunque sia, vi auguro buona
lettura! ♥
Dodicesima Settimana:
Mancanza
Quel
Venerdì sera, Sandra pareva particolarmente assorta. Persa nei suoi pensieri,
sembrava trovarsi in un modo parallelo, a tal punto da ignorare
involontariamente ciò che il suo fidanzato Gold le stava dicendo. Neanche i
numerosi richiami da parte del ragazzo erano in grado di destarla dalle sue
riflessioni: qualcosa di oscuro la stava turbando e non vi era modo per
richiamare la sua attenzione.
Inutile
dire quanto l’Allenatore nutrisse una certa preoccupazione nei suoi confronti. Di
certo doveva essere accaduto un fatto di cui era all’oscuro; prima di quel
momento, la Capopalestra non era mai apparsa così
distratta ai suoi occhi. Nelle sue iridi color cielo si leggeva una certa
preoccupazione, velata da una patina di tristezza. Il suo cuore era vittima di
un profondo turbamento e il compagno era l’unico in grado di sopire il suo
tormento interiore.
«Ehi,
San» mormorò Gold, mentre poggiava una calda mano sul suo braccio, per
scuoterla leggermente e riportarla alla realtà. «Qualcosa non va? Oggi non mi
sembri affatto in forma».
La
Domadraghi annuì meccanicamente, senza tradire alcuna
espressione sul suo volto pallido e vitreo. Per un attimo, l’Allenatore pensò
che non avesse neppure compreso il significato della sua domanda, che fosse
ancora troppo presa dalle sue preoccupazioni per degnarlo di parola. A dispetto
delle sue aspettative, però, esalò flebilmente e freddamente una risposta: «Oggi
è l’anniversario della partenza di mio padre».
Edgar
non aveva più fatto ritorno a Ebanopoli da ormai una
dozzina d’anni, questo il fidanzato lo ricordava perfettamente. Tuttavia, non
si sarebbe mai aspettato che un simile sgradito evento cadesse proprio una
settimana prima del suo compleanno. Si immaginò Sandra piangente per la
mancanza del genitore mentre lui, a distanza di sette giorni, gioiva e
festeggiava assieme ai suoi amici. Quell’orrido contrasto attanagliò il suo
cuore, costringendolo a chinare leggermente il capo in segno di rispetto.
«Stamattina
abbiamo ricevuto una sua telefonata» proseguì improvvisamente la Maestra Drago,
cogliendo alla sprovvista il suo attento ascoltatore. Curvò le labbra in un
mesto sorriso, per poi portarsi una mano alla fronte e sospirare con
rassegnazione. «Ovviamente non ci ho parlato, anche perché in quel momento mi
trovavo in Palestra. Ho promesso di rivolgergli parola solo quando tornerà da
noi. È stata mia madre a riferirmi tutto ciò che ha detto, però, quando sono
arrivata a casa».
«E
che cosa ti ha detto?» domandò ingenuamente il giovane, correndo il rischio di
toccare un tasto dolente.
Per
un attimo, temette di aver compiuto un grosso errore, ponendo quel quesito.
Invece, fortunatamente, la Capopalestra pareva ben
disposta a dialogare con lui su questa vicenda. «Mettiti in una posizione
comoda. Si tratta di una storia abbastanza lunga».
E
le parole cominciarono a sgorgare a fiotti dalle labbra della Domadraghi, mentre i ricordi di quella giornata
riaffioravano nella sua mente.
Draigen Blackthorn aveva versato
poche lacrime nel corso della sua vita e la maggior parte erano state destinate
perlopiù al suo adorato marito. Abituata a vederla come una persona dotata di
una grande forza d’animo, Sandra si trovava sempre confusa e impotente di
fronte a quelle manifestazioni di dolore e affetto sinceri. Per quanto si
sforzasse di consolare quella moglie addolorata, non si sentiva mai all’altezza
di quella situazione. Dopotutto, non poteva ancora comprendere quali fossero i
sentimenti che affliggevano il cuore della genitrice.
Nonostante
quegli attimi di debolezza, spesso dovuti a ricordi dolorosi o alla percezione
della grande lontananza incolmabile, la Domadraghi
veterana cercava sempre di smorzare l’aura di tensione che aleggiava in quella
casa da ormai dodici anni. Attraverso battute e risate, prendeva il controllo
della situazione, riuscendo perfino a sorridere e far sorridere la figlia
nonostante le difficoltà.
Eppure quel
giorno, sebbene avesse cercato di trattenere le lacrime dopo aver chiuso la
chiamata con Edgar, Draigen scoppiò in un pianto
disperato. Non contenne il suo dolore neppure di fronte allo sguardo stupito e
addolorato di Sandra che, appena tornata a casa dalla Palestra, si era ritrova
improvvisamente spettatrice di uno spettacolo tanto unico quanto carico di
agonia.
«Edgy ha appena chiamato» si giustificò la madre, soffocando
un’amara risata. Con un cenno di mano, invitò la ragazza a sedersi al suo
fianco, per poter cercare conforto tra le sue braccia. «A quanto pare, non si
sa ancora quando tornerà a casa. Laggiù la situazione si sta facendo sempre più
difficile e lui deve prestare servizio ventiquattro ore al giorno. Mi ha detto
di salutarti tanto e che… gli manchiamo tanto».
La Capopalestra strinse il corpo della donna a sé, nel
tentativo di infonderle quanta più sicurezza possibile. Per lei, abituata da
sempre a stare al fianco del marito, quei dodici anni di lontananza dovevano
essere davvero insopportabili. Chissà che cosa avrebbe provato lei, se un
giorno a partire fosse stato Gold. Sinceramente, non aveva alcuna intenzione di
immaginarlo.
«Potrebbe anche
venire a farci visita, di tanto in tanto» mormorò in risposta, scuotendo il
capo con estremo disappunto. «Non gli costa poi molto».
«Non può fare
altrimenti, cara San» replicò la Domadraghi veterana,
per poi abbozzare un mesto sorriso. Accarezzò più volte i lunghi capelli della
sua adorata figlia, in evidente dimostrazione di affetto. Sfiorò anche il suo
volto con tocco leggero, ammirandone i tratti e i lineamenti con certa
curiosità. «Là hanno bisogno di lui, quindi non può fare altrimenti. Bisogna
pazientare ancora un po’, poi vedrai che tutto si risolverà».
Nei occhi
cremisi di Draigen si leggeva una certa malinconia. Per
quanto cercasse di mostrarsi forte, erano ancora velati di lacrime represse. Sicuramente
stava cercando di reprimere il suo dolore per non rattristare anche la Maestra
Drago, pur di non contagiarla con il suo profondo dolore. Crogiolarsi e
compatirsi non avrebbe di certo riportato indietro quel marito e padre tanto
mancato.
«Ammettilo, ti
manca davvero tanto» esordì difatti Sandra, mentre le assestava qualche pacca
affettuosa sulla schiena.
«Da morire»
rispose la donna, rievocando nella sua mente l’immagine del bel consorte. «Mi
manca ogni cosa di lui. La sua voce, la sua presenza, il suo amore, il suo
profumo, la sua risata e, soprattutto, il suo bel corpo. Quando tornerà a casa,
dovrà concedermi tutto di lui, pure con gli interessi».
L’allusione era
pressoché ovvia. La Capopalestra alzò gli occhi al
cielo e sospirò con certa esasperazione, mentre ammoniva la genitrice con lo
sguardo. Ogni volta che si ritrovavano a discorrere di un argomento qualsiasi,
lei concludeva con battute di questo genere, suscitando una certa irritazione
da parte della ragazza.
«Perché devi
sempre tirar mano a certe faccende, mamma?» la rimproverò, portandosi una mano
al viso e massaggiandosi le tempie. «A volte sei inopportuna!».
«Ma anche molto
divertente, ammettilo» rispose la madre, ridendo sonoramente. Adorava
particolarmente stuzzicare la Maestra Drago con discorsi simili, specie da
quando aveva saputo dell’esistenza di un certo fidanzato. «Ed è anche un modo
per ricordarti che devi presentarmi il tuo ragazzo. Voglio conoscerlo al più
presto possibile, voglio fargli tante domande! Che aspetti a distrarre una
povera moglie disperata in un modo carino ed efficace?».
«Sei così
ruffiana e pericolosa che mi fai passare la voglia di farlo» borbottò l’altra
in risposta, per poi aggregarsi alle sue risa. «Vedrò di farlo al più presto,
comunque, così la smetti di rompermi le scatole una volta per tutte».
E si
abbracciarono ancora, cercando di distrarsi e confortarsi in quel momento di
reciproca difficoltà, da perfette madre e figlia quali erano.
Non
appena Sandra concluse il suo resoconto, Gold non poté fare a meno di curvare
le labbra in un sorriso gioioso e divertito. A giudicare dal modo in cui la Capopalestra l’aveva descritta, Draigen
Blakthorn sembrava davvero una persona dalla mente
aperta, dotata di profondità d’animo ma anche di un certo umorismo – seppur
discutibile, a parere della figlia. Il fatto che fosse interessata a conoscere
il fidanzato della sua adorata San non lo stupiva, anzi: chiunque genitore si
sarebbe mostrato curioso di fronte all’identità di chi aveva preso possesso del
cuore del proprio giovane.
«Sai,
non vedo l’ora di conoscere tua madre. Sembra una donna interessante» esclamò l’Allenatore,
catturando immediatamente l’attenzione e lo sconcerto della Domadraghi.
«Oh,
credimi, tu non lo vuoi davvero» fu difatti la sua risposta, mentre scuoteva il
capo con spavento e nervosismo. «Tu non hai idea di quanto possa essere
pericolosa quella donna».
«Allora
dovrai aspettare minimo ancora due settimane, perché il prossimo Venerdì
abbiamo altro da fare, ti ricordo».
A
quanto pareva, la fidanzata non si era affatto scordata del compleanno del suo
amato. Giudicando dal suo sguardo malizioso e divertito, aveva già in mente
come sorprenderlo e cosa regalargli. La curiosità divampò nel ragazzo, tentandolo
e spingendolo a domandare che cosa l’altra avesse in mente di fare la prossima
settimana. Tuttavia, si trattenne dal farlo, poiché la sua bella aveva appena
dischiuso le labbra per mormorare ancora qualcosa.
«Grazie,
Gold, per avermi ascoltata» soffiò a due centimetri dal suo viso, per poi
intrappolare la sua bocca in un bacio dolce e altrettanto passionale. Strinse
il suo amato a sé con fare possessivo, quasi temesse di perderlo da un momento
all’altro. «Giura che non mi abbandonerai mai» mormorò poi, guardandolo negli
occhi con fare serioso.
«Ribadisco
ancora la promessa che ti ho fatto tempo fa» giurò Gold, mentre la cullava tra
le sue braccia e le donava tutto il suo affetto.
Alla
fine, per quanto fosse triste e doloroso, quell’anniversario si dimostrò carico
di gioia e di affetto.