Fandom: Glee
Autore: warblerslushie –
potete trovare il secondo capitolo in lingua proprio QUI
Titolo: When We’re
Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama; Hurt;
Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Note dell’autrice: prima che qualcuno si faccia
venire un infarto per
le azioni di Kurt, sappiate che le cose verranno spiegate nel prossimo
capitolo. Scusate per l’angst.
Disclaimer: non
sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se
altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions!
Inoltre, il
gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di
Reddin
del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la
tematica. È
un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.
Traduzione
a cura di Killing
Loneliness.
When
We’re Older
Capitolo 2
Blaine non riusciva a
respirare.
Il cuore gli batteva
selvaggiamente nel petto e
percepiva un nodo all’altezza della bocca dello stomaco – se questo
dipendesse dai
nervi o dalla possibilità che potesse esserci un essere umano che
cresceva
dentro di lui era ancora da stabilire ma, comunque, si sentiva come se
stesse
per vomitare.
Sporgendosi in avanti si
fece forza contro il
ripiano, appoggiando le mani su ciascun lato del lavandino.
Un basso gemito gli
scivolò fuori dalle labbra.
Era gravido.
Doveva esserlo.
Quei test non mentivano.
****
«Cazzo,
Blaine!» gridò Kurt accasciandosi contro la schiena di suo marito, il
corpo
ancora scosso dai brividi del recente orgasmo.
Blaine era
inginocchiato sotto di lui, i suoi respiri affannosi e tremanti mentre
cercava
di sorreggere sé stesso – ed ora anche Kurt – sulle proprie braccia
stanche.
«Baby, devi
staccarti o qualcosa del genere. Non riesco a sostenerti»
Kurt
brontolò e lentamente scivolò via dalla schiena di Blaine, sorridendo
quando lo
sentì gemere sotto di sé.
Gli baciò i
riccioli umidi sulla nuca.
«Scusa,
tesoro. È solo che è stato troppo bello»
«Sono
contento di essere stato di aiuto. Ultimamente, comunque, è tutto
quello a cui
servo»
«Blaine» lo
rimproverò Kurt.
Tirò suo
marito per la vita fino a farlo ricadere supino, si abbassò su di lui e
gli
baciò delicatamente la fronte sudata.
«Smettila
di parlare così. Mi dispiace di essermi perso la cena stasera ma ero
impegnato.
Lo sai che abbiamo un nuovo numero in uscita a breve e dovevo
assicurarmi che
tutto fosse pronto per il via libera»
«Potevi
almeno chiamare» s’imbronciò Blaine, allontanandosi da Kurt.
Si scrollò
dalla presa dell’altro appena questi cercò di stringerlo a sé.
«Blaine,
per
favore, non fare così»
«Perché
ogni volta che organizzo qualcosa per noi, mi tiri un bidone? Non sei
mai a
casa per cena. Non vuoi mai uscire o vedere un film. Non vuoi mai stare
in mia
compagnia... le uniche volte che mi vuoi davvero è quando vuoi fare
sesso!»
«Non è
vero»
«Sì, lo è!»
urlò Blaine, rotolando fuori dal letto con una smorfia. Incespicò versò
l’armadio ed afferrò i boxer abbandonati sul pavimento, indossandoli,
facendoli
scivolare sopra il proprio delicato fondoschiena.
«Torni a
casa e decidi di scoparmi fino allo stremo anziché sederti e parlarmi
di
qualsiasi cosa!»
«Beh, non è
che tu ti sia lamentato! Se non ricordo male, stavi pregando per avere
il mio
cazzo fino a due minuti fa!»
«Perché
ultimamente quello è l’unico modo in cui posso esserti vicino!»
«Stronzate»
sibilò Kurt alzandosi dal letto e seguendo il suo adirato marito nel
bagno padronale.
Si fermò
sulla soglia, sgranando gli occhi quando vide Blaine infilarsi una
manciata di
pillole in bocca.
«Cosa
sono?»
«Cosa sono
cosa?»
«Quelle
compresse che hai appena ingoiato. A cosa servono? Non ricordo che tu
debba
prendere delle medicine»
«Beh, se tu
fossi più attento o se fossi a casa più spesso, sapresti che sono
andato dal
medico la scorsa settimana per via della mia terribile infezione
sinusale che,
per la cronaca, non era una semplice infezione – è risultato che avevo
anche la
bronchite, ragion per cui mi hanno prescritto degli antibiotici. Se tu
fossi
stato qui più spesso, lo sapresti»
«Oh,
tesoro. Ho pensato che stessi prendendo dei semplici medicinali da
banco. Non
sapevo – »
«Non
importa» sussurrò Blaine, riponendo il flacone di pillole
nell’armadietto.
Provò a
superare
Kurt, ancora fermo sulla soglia, ma si ritrovò pressato contro il petto
di suo
marito.
«Kurt, non
– »
«No,
Blaine. Guardaci. Stiamo litigando ed il nostro anniversario è alle
porte... e non
voglio discutere anche in quell’occasione. È una cosa piuttosto grande
– »
«Dieci
anni»
«Sì, e
voglio festeggiarlo adeguatamente con mio marito. Basta con queste
liti. Mi
dispiace di non essere stato presente»
Blaine si
accasciò tra le sue braccia, la sconfitta sembrava sprigionarsi dalla
sua bassa
statura.
«No, non
dovresti scusarti. Stai lavorando così duramente ed io... mi sto solo
comportando in modo melodrammatico»
«Non sei
melodrammatico»
«Mi
dispiace di essermi chiuso a riccio e di non averti parlato di come mi
sentissi
infelice. Ci eravamo promessi che avremmo lavorato sulla comunicazione
di
coppia e io sto ancora sbagliando tutto»
«Va tutto
bene, tesoro. Siamo stati entrambi su di giri nell’ultimo periodo.
Dovremmo
mettere da parte un po’ più di tempo per rilassarci, non credi?»
sorrise quando
sentì Blaine annuire contro di lui «Ora che ne dici di andare a
coccolarci? Mi
manca stringermi a mio marito»
«Okay»
****
Blaine posò una mano
contro lo stomaco piatto.
Il bambino doveva esser
stato concepito nella
notte in cui lui e Kurt avevano litigato per la mancanza di
comunicazione
all’interno della loro coppia – Blaine aveva assunto degli antibiotici
in quel
periodo ed il foglio illustrativo delle pillole anticoncezionali diceva
che un
cocktail di medicinali avrebbe reso la contraccezione meno efficace,
cosa che
spiegava la realtà che Blaine aveva
dentro di sé.
Strofinando la mano sul
ventre, Blaine fissò il
proprio riflesso nello specchio, girandosi un po’ per vedere se si
notava
niente di strano circa il suo profilo.
La sua pancia sembrava
tonica come sempre, dunque
la gravidanza non era ancora tanto avanti da essere già evidente, ma
più
guardava e più desiderava che si notasse almeno un pochettino.
Ma se ne sapeva qualcosa –
e se la matematica non
era un opinione -, probabilmente era solo di sette settimane e la
rotondità non
si sarebbe vista per almeno un altro mese.
Forse.
In più, non era nemmeno
sicuro di essere
effettivamente in dolce attesa.
Sì, sette dei suoi otto
test erano risultati
positivi, ma aveva davvero bisogno di fare un paio di esami del sangue
prima
anche solo di tentare di parlare con Kurt del bambino.
E – oh, Dio, c’era la
questione Kurt in tutto ciò.
Il marito di Blaine stava
rinviando l’argomento
dei bebè da ormai qualche tempo, nonostante lui non avesse fatto altro
che
alludervi per mesi.
Avevano celebrato il loro
decimo anniversario di
matrimonio giusto qualche settimana prima e, quando erano usciti a cena
con i
loro amici, la discussione sui progetti riguardanti la loro famiglia
era stata
sollevata da Rachel prima che venisse deviata da Kurt, che aveva
cambiato
discorso, passando dai bambini a ciò che era successo durante la sua
giornata
lavorativa.
Nemmeno una volta, durante
la conversazione
intrattenuta a cena, aveva notato l’espressione ferita che aveva
stravolto il
viso di Blaine.
Quella notte, dopo essere
tornati a casa ed
essere scivolati nel loro letto, Blaine aveva messo da parte il dolore
per il
precedente rifiuto di Kurt, convinto che il suo compagno avrebbe
cambiato opinione
quando sarebbero tornati sulla questione della loro futura famiglia...
Ma non era successo.
Ed ora Blaine era gravido.
Accigliandosi, Blaine si
allontanò dal lavandino
ed uscì dal bagno; i suoi occhi perlustrarono la stanza prima di
posarsi su ciò
che stava cercando: il suo cellulare.
Si avvicinò all’oggetto e
lo afferrò, le sue dita
fecero scorrere la lista dei contatti fino a trovare il numero del
posto di
lavoro di Kurt.
La sua mano tremava
violentemente ed il
nervosismo gli ribolliva nel suo intimo più profondo mentre si chiedeva
se dovesse
veramente chiamare Kurt per chiedergli di tornare a casa.
«No, gliene parlerò più
tardi» sussurrò a sé
stesso.
Infilò il telefonino in
tasca, lasciò la camera
da letto e corse per il corridoio fino al loro ufficio condiviso, dove
si lasciò
cadere sulla poltrona.
Prima di poter anche solo
pensare di dirlo a
Kurt, decise di prenotare un vero e proprio appuntamento medico con
un’ostetrica
specializzata in gravidanze maschili e, per parecchi minuti, scorse
diversi elenchi
con i nominativi di ostetrici e ginecologi, fino a trovarne uno adatto
– e
proprio vicino al loro appartamento.
“Dottoressa
Aida Banes? Okay, farò un tentativo con lei”
Blaine compose il numero
dell’ambulatorio della
Dottoressa Banes ed attese pazientemente che il personale alla
reception
rispondesse. Gli ci vollero solo pochi istanti per fissare un
appuntamento e,
dopo aver confermato i propri dati, la donna all’altro capo della linea
gli
ricordò che avrebbe dovuto stare attento alla consegna del pacchetto di
documenti che doveva compilare entro i prossimi due giorni.
Sospirando, riattaccò il
telefono e si appoggiò
allo schienale della poltrona.
Si massaggiò lo stomaco
con lenti movimenti
circolari.
«Dio, Kurt» mormorò tra sé
e sé, con gli occhi
che guizzavano da una foto sua e di suo marito all’altra, appese alle
pareti della
stanza «Cosa devo fare?»
****
Kurt emise un lamento,
lasciando cadere le sue
pesanti borse a terra per poi rovistare nella tasca della giacca alla
ricerca
del suo mazzo di chiavi.
Sapeva che Blaine era a
casa ma il povero ragazzo
si era sentito malissimo negli ultimi giorni, motivo per cui era
probabilmente scivolato
in un sonno profondo, e Kurt non aveva nessuna intenzione di svegliarlo.
Bofonchiando tra sé e sé,
Kurt inserì la chiave
nella serratura e la girò, imprecando sottovoce quando non riuscì ad
aprire la
porta.
«Dannazione» sibilò,
riprovandoci.
Gli ci volle qualche altro
tentativo prima di
riuscire ad aprire l’uscio con successo ed introdursi dentro casa senza
fare
nessun rumore, ringraziando di essere addirittura riuscito a mettere
piede
nell’appartamento.
«Ricordami di chiamare il
padrone di casa e fargli
sapere di quella problematica maniglia» mormorò Kurt alla loro gatta, JennyTuttaMacchie, mentre appoggiava le
buste della spesa sul tavolo.
«Dov’è papà, tesoro?»
Si chinò e grattò
l’animale sotto il mento,
sorridendo mentre lei gli si strusciava contro e gli faceva le fusa.
«Andiamo a cercarlo»
Cullando Jenny tra le
braccia, Kurt percorse il
corridoio in punta di piedi e raggiunse la camera padronale,
accigliandosi
quando notò che Blaine non era sdraiato sul loro letto.
Le lenzuola erano
sgualcite a causa di quello che
sembrava un agitato pisolino e la camera puzzava leggermente di vomito,
cosa
che gli fece arricciare il naso.
«Si è sentito male anche
questa mattina, vero?»
chiese alla gatta, appoggiandola sul materasso mentre si dirigeva verso
il
bagno.
Sbirciò dalla soglia della
porta e si immobilizzò
– il suo sguardo cadde immediatamente sull’insolita fila di test di
gravidanza
che giacevano sparsi sul ripiano del lavandino.
«Mi stai prendendo in
giro» sussurrò,
avvicinandosi ai bastoncini.
Il suo cuore smise di
battere, o almeno così gli
sembrò, quando notò i segni positivi su alcuni test, le doppie linee su
altri e
l’ovvia scritta “Incinta” su un altro ancora.
Solo uno era negativo.
Solo uno su otto.
Oddio, Blaine era gravido.
Kurt si sentì come se
stesse per vomitare.
****
«Cosa
diavolo sono questi?»
Blaine trasalì,
riemergendo dalla posizione ingobbita che aveva assunto stando sulla
poltrona. Nel
lasso di tempo tra la programmazione dell’appuntamento con il medico e
quel
preciso istante doveva essersi addormentato, ma la voce di qualcuno
l’aveva
svegliato.
Guardò
freneticamente per la stanza prima che il suo sguardo cadesse su Kurt e
sull’espressione
furiosa dipinta sul suo volto.
«Oh, mio
Dio, sei a casa – » sgranò comicamente gli occhi quando notò i test che
Kurt
teneva in mano, sventolandoli.
«Sì, e li
ho trovati. Ma che cazzo, Blaine!»
«Stavo per
dirtelo. I-io li ho fatti circa un’ora fa»
«Pensavo
che prendessi la pillola!»
«Ed è
così... deve non aver funzionato. Abbiamo usato i preservativi e tutto,
m-ma i
test sono risultati ugualmente positivi. Non sono nemmeno sicuro se sia
effettivamente vero oppure no, devo fare un paio d’analisi del sangue»
Kurt
aggrottò le sopracciglia, sbattendo i test sulla scrivania.
«Usiamo le
protezioni regolarmente, Blaine, come diavolo è potuto succedere?»
«Non lo
so!» urlò Blaine, alzandosi dalla sedia «Credo che le pillole non
abbiano fatto
effetto durante la settimana in cui prendevo gli antibiotici, non si
dovrebbero
– »
«Abbiamo
comunque usato i preservativi!»
Blaine arretrò.
Più Kurt
urlava e più il suo cuore andava spezzandosi.
E sapeva
che stava cominciando a piangere, ne era certo.
«Perché mi
urli contro?»
«Perché ne
abbiamo parlato, Blaine! Non siamo pronti per un bambino!»
«Noi non
siamo pronti o tu non lo sei?» ribatté Blaine mentre
la
sua mano scivolava verso il basso, a coprire il proprio stomaco.
La faccia
di Kurt si contorse in una smorfia.
«Dio, non
posso farlo»
«Cosa? Cosa
non puoi fare, Kurt?»
Kurt
indietreggiò, evitando l’espressione interrogativa e ferita sul viso di
Blaine
mentre girava sui tacchi e percorreva il corridoio.
Avvertì dei
passi alle proprie spalle e lui accelerò l’andatura, non volendo
entrare nella
questione con Blaine più di quanto avesse già fatto.
Aveva
bisogno di aria, aveva bisogno di respirare – in quel preciso momento
gli
sembrava che il mondo intorno a lui stesse crollando.
“Non sono
pronto per questo” pensò tra sé
e sé, gettandosi la giacca sulle spalle.
«Kurt!
Kurt, aspetta! Non andare! Per favore, dobbiamo parlarne»
«Ho bisogno
di un po’ di tempo» disse lui con voce strozzata, lottando con la
maniglia
bloccata della porta per diversi secondi prima di riuscire ad aprirla
«Quindi lasciami
in pace»
Scappò
fuori sbattendo la porta dietro di sé e Blaine crollò a terra,
singhiozzando rumorosamente
tra le mani che aveva portato al viso.
“Non doveva
succedere così”
Note della
traduttrice
Nuovo capitolo in
tempistica semi-decente, yay!
Grazie a chiunque abbia
messo la storia nelle preferite,
nelle seguite, nelle ricordate e soprattutto a chi ha speso due minuti
per
lasciare il proprio parere.
L’autrice ne sarà
felicissima – e anche io, ovviamente!
Spendendo un paio di
parole su questo secondo capitolo...
beh, sapevamo che Kurt non voleva bambini, ma vi immaginavate una
reazione del
genere? Credete che ci sia un valido motivo sotto?
Insomma, cosa ne pensate?
xD
Siete invitatissimi a
farmelo sapere.
Spero che il capitolo vi
sia piaciuto e che sia chiaro per
quanto riguarda la traduzione.
Grazie mille a chi è
arrivato fin qui e a chi mi sta
supportando.
A presto!
Killing
Loneliness.