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Autore: Atlantislux    06/12/2007    3 recensioni
Amore? Potere? Fedeltà? Cosa lega Nina, Sergay e Nagi, tre dei più inquietanti protagonisti di Mai Otome, in un perverso quanto delittuoso triangolo? Side story della mia precedente fanfiction "Earth".
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nina Wáng
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Earth'
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NdA: innanzitutto un grazie a hinata_chan per la bella recensione! Sono felice che la one-shot ti sia piaciuta. Sì, in effetti "giocare" con il personaggio di Nagi è piuttosto difficile, perché è forse il più misterioso di tutti e, come dici tu, il rischio di inserirlo in un altro contesto è quello di renderlo molto più cattivo dell'originale, o più folle. Però è divertentissimo usarlo, e spero di esserci riuscita bene, in qualche modo. ^_^ Poi, la coppia Nina/Nagi è perfetta: presi singolarmente uno è un fastidioso saputello e l'altra una stoica prima della classe, insieme sono... una catastrofe planetaria! ;-)
Comunque, ecco l'altra one-shot, dedicata al Sergay Wang di Earth.



Amore



Nessuno me ne ha mai chiesto la ragione. Solo una volta negli occhi di Nina vidi quella pietosa domanda, quando decisi di rivelarle la verità. Una domanda che però lei non ebbe il coraggio di farmi. Mi amava troppo per accettare una bugia da me, non l’avrebbe sopportata, e preferì tacere. Anche perché una ragione, in realtà, non c’è mai stata. Mi fa sorridere il pensiero di come tutto questo sia cominciato.

Quando mi dissero che dall’esercito qualcuno aveva chiesto e ottenuto il trasferimento nella mia unità non ci feci troppo caso; soldati e piloti vanno e vengono, ed era considerata una sorta di prova di coraggio tentare di entrare nelle mie grazie. Ma qualche giorno dopo, quel novellino fece precipitare uno dei miei jet, centrando in pieno la torre di controllo, e io giurai che l’avrei rispedito a calci da dove era venuto. Peccato che, quando invece me lo trovai davanti, con quell’aria falsamente contrita di ragazzino che ha fatto una marachella, un braccio al collo e in mano i risultati del test che lo classificava tra l’uno percento dei sottufficiali più brillanti, ogni proposito di punirlo evaporò.
Diedi immediatamente l’ordine di riassegnare Nagi De Artai dal pattugliamento aereo all’elaborazione dati. Mi dissi che fisicamente era un disastro ma che aveva un cervello troppo brillante per sprecarlo tra le trincee di Haruka.
Mi raccontai che dopotutto era solo un ragazzo e che meritava una seconda possibilità. Ma ricordo che tornando a casa non riuscivo a scacciare dalla mia mente le cose che Nagi aveva detto per scusarsi e per convincermi a farlo rimanere. Erano suonate così convincenti, ma allo stesso tempo ero cosciente del fatto che fossero solo bugie, fin troppo palesi, ma ci volevo credere. Perché era quello che avrei voluto sentirmi dire.
Io, un militare in carriera con quindici anni di onorato servizio, mi ero sentito lusingato, e chissà perché la cosa non mi aveva né disgustato né irritato, come sarebbe stato normale. Anzi, nei giorni successivi mi trovai a cercare sempre più spesso la compagnia di Nagi, con il pretesto di controllare quello che stava combinando. Forse era anche stato vero per qualche ora, prima di realizzare che l’albino era decisamente geniale nell’analizzare dati strategici, e che le sue lucide considerazioni erano di molto superiori a quelle di tutti i miei altri esperti, con molti più anni di servizio di lui.

E non parlavamo solo di lavoro. Dopo avermi quasi interrogato su chi ero e sulla mia famiglia, presto fui io ad ascoltare lui, a bermi tutto quello che diceva, con quel tono di chi la sa lunga sul resto del mondo. Era giovane, ma non possedeva l’inadeguatezza di un ragazzo, solo la cristallina sicurezza di un adulto che ha una missione da compiere. Anche se, qualunque essa sia, lui non me l’ha ancora rivelata e a questo punto dubito che lo farà mai.
A volte però quello che Nagi diceva mi faceva male. Scuoteva le mie certezze di buon cittadino, e non mi piacevano i commenti acidi che faceva sulla nostra Presidentessa, e sul Generale Viola. Non ero così devoto a loro, ma non volevo che a lui accadesse qualcosa. Perché perdere la sua compagnia sarebbe stato insopportabile.

Parlai di lui a Nina, e ricordo ancora il suo sguardo ferito. In quel momento dentro di me risi, ‘è come se lei lo stesse considerando un rivale’, mi dissi. Però il giorno dopo, tornando alla base, notai per la prima volta gli sguardi degli altri su di noi, e le voci dietro le mie spalle. Cominciai a chiedermi se per caso non mi stessi spingendo troppo oltre. Pettegolezzi incontrollati di quel genere, anche se totalmente falsi, potevano significare la fine della mia carriera.
Per la prima volta evitai Nagi deliberatamente, e così feci anche nei giorni successivi, incontrandolo solo in compagnia di altre persone. Lui invece, tutte le volte che ci vedevamo, mi sorrideva in quel suo modo giocoso ed allo stesso tempo malizioso, come se mi stesse sfidando a fare quello che non osavo.
Piano piano, mi accorsi di non riuscire a pensare ad altro. Facevo sul lavoro errori stupidi, mentre con Nina ero distratto e nervoso.
Un giorno, Nagi entrò nel mio ufficio e buttò un documento sul tavolo. Era l'autorizzazione al suo trasferimento all'Intelligence. Ricordo che balzai in piedi, pregandolo di non andarsene, mentre il suo sorriso diventava più marcato.
'Lo faccio per te, Sergay, per realizzare i tuoi desideri' ricordo che mi disse e, in quel momento, mi sentii gelare. Sapeva quello che provavo, e stava solo giocando con i miei sentimenti. Ma aveva dannatamente ragione, come sempre. Non poteva esserci nulla tra di noi mentre entrambi eravamo nella stessa unità.
Firmai dove dovevo firmare, poi lui si alzò, e scandì bene un orario e un numero civico in un quartiere della città dove il numero di telecamere era leggermente inferiore a quello previsto per legge. Quando uscì, io crollai sulla mia poltroncina. Mi aveva sempre avuto in pugno, e in quel momento fu come se stessi per presentarmi davanti al plotone di esecuzione. Ero impaurito, ed eccitato. E niente mi avrebbe potuto trattenere dall'andare a quell'appuntamento.
Quella notte diventammo amanti; io avevo avuto altre esperienze di quel genere in caserma, dopotutto non si possono mettere dieci ragazzi sedicenni nella stessa stanza, senza donne per mesi, ed aspettarsi che non succeda nulla. Ero felice, e anche il pensiero che per Nagi ero solo un altro 'qualcosa' che andava a posto nel suo grand design, non mi disturbava.

Da subito mi prese la smania di presentarlo a Nina. Volevo che lei lo conoscesse. Forse inconsciamente volevo che lei addirittura sapesse. Quando si incontrarono la prima volta ero nervoso, ma feci di tutto per mascherarlo.
Non so... forse la cosa può suonare rivoltante e perversa, però desideravo con tutto me stesso che si piacessero. Sono conscio di quanto sia inspiegabile ma, nel momento in cui li vidi assieme, ebbi la strana sensazione che tutto quello che avevo fatto fino a quel momento nella vita, fosse stato solo per arrivare lì. Non provai nemmeno un fremito di gelosia quando mi accorsi che Nagi stava affascinando mia moglie esattamente come aveva fatto con me, come non ne provai quando, alla fine della cena, lei si sporse per dargli un bacio sulla guancia che si protrasse per qualche attimo più del necessario.
Dopo qualche mese Nina acconsentì con quel suo misto di devozione e rispetto a diventare anche l'amante di Nagi, e quello fu il momento più bello della mia vita.
Quei giorni furono così felici che pensai che prima o poi qualcuno mi avrebbe presentato il conto. Che infatti puntualmente arrivò.

Quando, qualche giorno fa, Nagi mi raccontò il suo piano, neppure per un attimo mi venne in mente che potesse essere solo uno scherzo di cattivo gusto. No, io ero certo che lui avrebbe davvero spedito Nina a farsi ammazzare su un pianeta straniero, perché tutti noi fossimo salvi.
Lei mi prese le mani, cercando di convincermi che quella era la cosa giusta per tutti e che, con il Garderobe distrutto, anche se il Generale Viola avesse vinto il suo sarebbe stato un trionfo di breve durata.
E come potevo io essere così egoista? Come Nina, anch'io avevo dei doveri verso la mia nazione. Pregai però Nagi di mandare me, pur sapendo che sarebbe stato impossibile. Non era quello il mio posto o il mio ruolo.
Anche se lui mi rassicurò, dicendo che sarebbe andato tutto bene, che era un bluff che era sicuro di vincere, per una volta lessi nei suoi occhi un'inquietante esitazione. Gli credetti quando mi disse che avrebbe fatto di tutto pur di non perdere Nina, perché nessuno, neppure lui, era così senza cuore, ma il giocare a sorte con la morte e affidarsi ai capricci del Fato non è una cosa che come soldato mi è mai piaciuto fare. E Nagi stava affidando, forse per la prima volta, la riuscita di tutti i suoi piani a qualcosa che non poteva controllare pienamente. Tutto questo preoccupava lui, e terrorizzava me.

Ora, davanti alla porta del mio appartamento, dopo che tutto è andato bene, non posso fare altro che pensare a quello che succederà nei prossimi mesi. Si apre un'era di caos e di vuoto di potere, e probabilmente non avremmo dovuto lasciare andare Natsuki di Earl. Lei e il suo carisma ci sarebbero potuti tornare utili. Però, in questo momento, non mi importa. Non quando ciò che amo è al sicuro.
Appoggio la guancia alla fredda ceramica della porta scorrevole. Sono entrato ma mi sono ritirato subito; è giusto che Nina e Nagi stiano un po' da soli. Avranno cose da dirsi, e da perdonarsi. Quanto a me, io non so quello che mi succederà in futuro, ma farò di tutto perché niente li possa dividere; dopotutto, assieme sono bellissimi, e sono la mia famiglia.

  
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