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Autore: Hyrim    22/05/2013    0 recensioni
Epoca d'oro della colonizzazione Americana, inglesi e Spagnoli che non fanno altro che sfidarsi nel tentativo di affermarsi come i più potenti.
Ed è proprio in questo tempo di corsari e Pirati che il giovane Spagna, Antonio Fernández Carriedo, si trova a dimostrare il suo lato più crudele e spietato... almeno così pare voglia mostrarsi.
peccato che un giorno a raggiungerlo è una sua vecchia conoscenza... Una conoscenza che non ha alcuna esperienza in tutto ciò che riguarda il mare.
Con l'intento di riportarlo in Europa, finirà per perdersi insieme a lui in questo mondo completamente alieno alle sue abitudini, divenendo comunque il suo compagno di avventure... e forse anche qualcosa di più.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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In quella straniante atmosfera era da poco passato mezzodì.
Le prime nuvole stavano cominciando a coprire il sole, preannunciandosi con un freddo vento che sapeva di temporale. Tuttavia era ancora il principio.
Avrebbe cominciato a piovere nel giro di qualche ora.
Il gruppo di Spagnoli e l’albina avevano finalmente raggiunto la foce.
Dinnanzi a loro la roccia finiva, lasciando posto alla grigia sabbia sotto i loro piedi. Dopo di essa soltanto la laguna. I rampicanti, le radici aeree che pendevano e le palme inclinate sull’acqua davano a tutto quell’aspetto inquietante della solitudine.
Avevano avuto la fortuna di sorpassare la foce prima dell’avvicinamento dei Britannici.
Non erano stati visti… né loro erano potuti venire a conoscenza della loro presenza.
Gli uomini camminavano, anche se svogliatamente ormai, sulla sabbia. Erano arrivati di fronte al danneggiato veliero, che appariva inspiegabilmente fin troppo silenzioso.
Usualmente gli Spagnoli erano soliti fare costantemente rumore lì a bordo… Eppure nessuno si era mosso. Nessuno li aveva avvistati neanche per sbaglio. Lì dalla spiaggia la nave appariva inspiegabilmente vuota come se nessuno… fosse ancora a bordo.
Spagna decise in cuor suo di non dire nulla.
Aveva come un pessimo presentimento.
Si allontanò lentamente dal resto del gruppo. Fece un paio di passi indietro. Era tutto così strano…  
- … -
Poi di nuovo quell’aria. Fu di nuovo investito da quel vento dall’odore così strano.
Dovette chiudere gli occhi e portarsi una mano alla fronte per paura di cadere mentre la testa prendeva a girargli, neanche si fosse alzato in piedi di colpo.
Quando li riaprì… Si accorse che non riusciva neanche più a vedere. Delle ombre più scure, quasi violacee tutte attorno il suo campo visivo lo stavano confondendo.
Sembrava un sogno. Era certo che se si fosse messo a correre avrebbe corso con la stessa lentezza frustrante degli incubi. Si sentiva pesante, stava lentamente sprofondando in quello stesso buio , e aveva ormai perso la via per riemergerne… Se non fosse stato per quella voce.
- Spanien… -
Fu come un sottilissimo di luce. Bastò seguirlo per tornare alla realtà e aprire gli occhi.
Sbatté gli occhi un paio di volte tentando di rimettere a fuoco.
Vedeva solo grigio… Il cielo grigio occupato da una macchia scura.
Mise a fuoco anche quella.
Era il viso della ragazza che lo fissava inginocchiata accanto a lui. Tutti gli altri uomini erano in piedi attorno a loro a fissarlo.
Ci mise un po’ a percepire la mano di lei posatagli sulla fronte.
- Spanien stai… bene? -
- Q-Que… -
- Sei crollato a terra all’improvviso. -
Solo in quel momento si accorse di essere sdraiato a terra sulla sabbia.
- Capitano, cos’è successo?-
- ¿ Q-Qué ? -
Eh sì. Gli ci voleva ancora qualche secondo.
Strizzò gli occhi, poi li riaprì.
Le macchie violacee stavano lentamente svanendo.
- N-nada… Sto bene.  -
- Pensavo fossi abituato ai cambi di temperatura. -
Commentò l’albina sottovoce.
- Lo pensavo anch’io… -
Rispose lui mentre uno dei suoi uomini gli tendeva cordialmente una mano per rialzarsi.
- Sto bene. Tranquilos. -
- Come diciamo sempre, capitano. Ci vuole ben altro per affondare uno Spagnolo! –
Ci furono delle risate per sdrammatizzare. Antonio si alzò, accennando a fatica un mezzo sorriso… Forse “affondare” forse era una parola che gli era un attimo pesata sullo stomaco.
Si pulì la sabbia umida rimasta appiccicata ai suoi pantaloni mentre la ragazza dietro di lui si alzava.
Riuscì a muovere qualche passo verso il bagnasciuga dove era tirata in secco la scialuppa con la quale erano sbarcati.
- Avanti uomini. Vediamo di darci una mossa. -
Disse mentre indicava con un cenno della mano la frutta che portava ognuno di loro.
Misero il tutto all’interno della piccola imbarcazione e la spinsero in acqua.
Alcuni di loro erano immersi in mare fino alla vita.
Nel frattempo Julchen aveva badato a tenersi ben lontana da quella che le sembrava soltanto un’enorme tinozza di legno galleggiante.
Se ne stava lì sulla sabbia a camminare distratta.
Non era male come terreno, anche se un po’ fastidioso.
Doveva ancora abituarsi alla sabbia marina.
Fece un altro paio di passi… Poi sentì sotto lo stivale qualcosa di rigido.
Abbassò lo sguardo, su quel che in principio le era sembrato soltanto un pezzo di legno arenato e ricoperto di sabbia… Ma a guardarlo meglio era chiaro fosse ben altro.
- C-Capitano !! -
Gridò all’improvviso uno degli spagnoli indicando qualcosa alle spalle dello Spagnolo.
Aveva un’aria spaventata.
Antonio, colto di sorpresa, si girò… E quasi non gli prese un colpo.
Galleggiava a pelo d’acqua.
Era esattamente dietro di lui.
Un corpo mosso soltanto dalle lievi onde.
Era lì, a faccia in giù. Le braccia aperte, le gambe appena divaricate in un’innaturale posa statica mentre continuava a dondolare appena su e giù nell’acqua della baia.
- ¿ Q-Quien es ? -
Chiese Spagna con voce tremante.
- Guardandolo così, señor…  Uno dei nostri. –
Non si sbagliava.
Questa doveva essere stata sua la punizione… Per essere stato un ragazzo  troppo ambizioso.
Il più giovane dell’equipaggio, senza dubbio.
Aveva tentato di aiutare un compagno… Ed ecco com’era andata a finire.
- Portatelo sulla spiaggia! Subito! -
Disse mentre si avvicinava a lui e lo issava verso la terraferma tentando di tenergli il viso fuori dall’acqua. Altri due corsero ad assisterlo immediatamente.
- T-Tonio… -
Lo aveva chiamato nel frattempo la ragazza con voce tremante, seduta a terra dopo esserci caduta per la pessima sorpresa ricevuta lì. Si era portata una mano sulla bocca pur di non vomitare a quella vista lì nella sabbia.
Lo spagnolo non la stava nemmeno ascoltando.
- Ragazzo?? Mi senti?? -
Disse mentre poggiavano il corpo ripescato a terra.
- T-Tonio?? -
Lo chiamò nuovamente lei, con meno pazienza, e con voce che sembrava sfiorare un pianto di orrore… Gli occhi ancora puntati su quel  mezzo braccio insabbiato lì a terra. La mano ancora attaccata in quella strana posa immobile.
- Non respira. -
Disse uno dei pirati.
- Giriamolo. -
Si sentì un urlo… più di uno.
Tutti gli uomini, compreso Spagna fecero un salto indietro dal terrore.
Quello che da dietro appariva come un ragazzo… Da davanti non aveva praticamente più nulla.
La camicia era strappata, impregnata di sangue.
Gli mancava una buona parte di petto, strappato letteralmente a morsi da quelli che dovevano essere denti davvero appuntiti. Inutile dire che la faccia non esisteva direttamente più, e dal busto dilaniato spuntava la gabbia toracica spezzata a metà. Era come… se fosse stata aperta di scatto con due mani. Uno spettacolo ripugnante.
Una cosa che invece gli era rimasta, anche se con la pelle completamente strappata, erano le braccia… E le mani. Entrambe.
Il braccio ritrovato dalla Prussiana doveva necessariamente essere di qualcun altro.
Ora si spiegava che fine avesse fatto la ciurma.
Ciò che invece restava incognito era dove potessero mai essere finiti gli altri cadaveri.
- El diablo… Està sobre esta isla. -
Disse gravemente uno degli uomini.
Anche Julchen si era ormai resa conto dell’altro ritrovamento… Ed era riuscita a gattonare, se non strisciare fino a loro. Stava tremando... E pensare che era anche abituata a vederne di cadaveri, in quanto cavaliere in Europa. Il punto era che qui la cosa… fosse leggermente diversa.
I primi uomini erano riusciti a rimettersi in piedi da qualche secondo.
Tutto era piombato in un silenzio religioso.
L’unico rumore era l’acqua che andava a risalire la sabbia, frenare… Arrendersi e ritornare in mare, dove la successiva onda ripeteva il giro.
Gli stivali dello Spagnolo più vicino ad esse sprofondavano nella sabbia bagnata.
Tutto si poteva aspettare, ma non ciò che realmente accadde.
Approfittando della distrazione due figure scure erano scivolate sotto il pelo dell’acqua., ed erano lì appostate ad osservare in silenzio il tutto.
I veri predatori si riconoscono perché rasentano la perfezione.
L’istinto li guida sempre nella stessa sequenza.
Non si può sbagliare in qualcosa quando si è un essere creato per quello.
Ci fu un guizzo. Il pirata sentì la sua gamba tirata all’indietro dalla caviglia.
Cadde a terra con un grido. Un secondo dopo la gente sulla sabbia si allontanava sempre di più mentre le sue mani tentavano inutilmente di afferrarsi a qualsiasiu appiglio che potesse impedirgli di finire in acqua.
- A-Aiuto !!! -
Gridò in preda al terrore mentre quell’anfibia creatura lo trascinava lontano, nuotando, scivolando velocemente appena sotto la superficie accanto alla compagna.
- Fermatelo !!! –
 Gridò Antonio.
Due uomini erano già piombati in acqua a soccorre il malcapitato.
Stavano per raggiungerlo quando… le sirene lo lasciarono. E svanirono.
I due soccorritori si guardarono intorno spaesati mentre l’altro si precipitava fuori e ben lontano dall’acqua, ancora in preda al terrore.
I due non sapevano… che le prede erano loro.
I predatori rasentano la perfezione.
Altre due ombre giunsero dai lati.
I due uomini stavolta erano già in acqua.
Non ci misero nulla a trascinarli di sotto e a sparire con loro, fra urla di terrore e di disperazione.
Riemersero più lontano, ad una ventina di metri dalla riva, annaspando.
Stavolta i guizzi furono quattro o cinque intorno ad ognuno di loro.
Cominciarono ad urlare, l’acqua tutta intorno a loro si tingeva di rosso.
Durò qualche interminabile, straziante secondo.
Poi sparirono.
Sparirono sott’acqua. Nessun suono.
Assolutamente nulla.
Soltanto una nuvola di rosso sangue scuro.
- M-Madre de Dios –
Disse l’uomo fradicio scampato a quella morte grazie a chissà quale miracolo, mentre si faceva il segno della croce.
- Allontaniamoci dall’acqua !!! Subito !!! -
Lasciarono tutto a terra. La scialuppa ancora in acqua.
Correre sulla sabbia era ancora più difficile con le gambe che tremavano… Fu così che la ragazza fu afferrata  a forza per il polso e trascinata via dallo Spagnolo.
Senza pensarci due volte fuggirono come animaletti spaventati, rintanandosi nella fitta giungla oltre la laguna. Non gli importava nemmeno dove stessero andando.
Volevano soltanto allontanarsi il più possibile da lì.
Passarono dei minuti prima della fine di quella disperata corsa.
Quando si fermarono lo fecero soltanto perché costretti dalla stanchezza e dalla mancanza d’ossigeno. Finalmente, Antonio si decise a lasciare il polso di Julchen, ancora con gli occhi sbarrati e con l’espressione di chi a tutti i costi non vuole credere a ciò che ha appena visto.
Era così un po’ per tutti in realtà.
Forse la cosa cambiava soltanto per il capitano, che sembrava più abbattuto oltre che terrorizzato.
- N-No es posible… -
Disse fra se mentre si faceva cadere a terra.
Altri due uomini erano morti a causa sua.
Non poteva più andare avanti così.
Passò lo sguardo su tutte le persone presenti.
Si sentiva responsabile per ognuno di loro.
Il silenzio era occupato soltanto dai rumori della giungla tropicale. Rumori di fronde smosse dal vento, di uccelli che continuavano con il loro richiamo…
Eppure strano come bastò il rumore di un rametto spezzato lì vicino per far trasalire tutti, dal primo all’ultimo.
Deciso a non permettere che accadesse altro, lo Spagnolo decise di alzarsi e di avviarsi in direzione della boscaglia più fitta per controllare.
Stringeva l’elsa della spada dorata in mano, pronta ad essere utilizzata nel caso ce ne fosse stato bisogno.
- Razza di idiota, dove vai?? -
Chiese allarmata la ragazza muovendo un passo verso di lui.
- Non muoverti di lì. -
La ammonì l’altro lanciandole un’occhiataccia spaventosa.
Forse per via di quella, forse perché ancora sotto shock… Ma stavolta Julchen non osò rispondere.
E più Tonio camminava, più proseguire  gli sembrava impossibile.
Un passo, un altro, un altro ancora… E l’ultimo, che non trovò fondo.
Cadde in avanti fra i rami e le liane che si spezzavano sotto il suo peso. Fortunatamente atterrò su un letto di foglie e legno marcio che gli attutirono la caduta.
Maledette piante, figuriamoci se si fosse accorto di quel piccolo dislivello.
 Era  una sorta di scalino poco più alto di un metro.
Tornare indietro non sarebbe stato difficile, così si alzò in piedi…
Fu quello che vide a fargli scordare il rientro.
Una distesa di roccia e radici. Dell’acqua che scorre…. Pochissima. Saranno stati cinque centimetri.
Doveva provenire da una qualche falda acquifera sotterranea, e ricopriva la roccia all’interno di quel dislivello, rendendolo come un’enorme specchio d’acqua grigio profondo appena come una mano.
Ciò che lo colpì però era il centro. Era scuro. Come una voragine che portava direttamente all’inferno. Di forma circolare sotto il pelo dell’acqua vi era questo pozzo naturale di circa due metri-due metri e mezzo di diametro.
Tonio ne aveva già visti.
Erano utilizzati come luogo di sacrificio dalle popolazione indigene che aveva trovato in centro america. Da quel che sapeva potevano essere più profondi di novanta metri in una stretta caduta verticale nel buio, per lo più sott’acqua. Erano un luogo perfetto per un incubo.
Ciò che non aiutava… Erano le piramidi di teschi erette tutte attorno.
Non se ne stupì.
Semplicemente… Non si aspettava fosse un’isola abitata.
O magari lo era stata. Non aveva ancora visto nessun indigeno
Si guardò attorno.
Una roccia sembrava decorata sotto uno spesso strato di polvere e licheni.
La pulì come poteva.
Raffigurava delle incisioni riguardanti un ordinale sacrificio tipico di quelle popolazioni… Se non fosse che… Scattò in piedi, fissando quel pozzo sommerso ad occhi sbarrati.
Secondo quei disegni non era un dio a risiedere nel cuore di quello.
… Non uno dei soliti almeno.
“Sono dentro. Quei demoni possono arrivare lì dentro!”
Pensò fra se affacciandosi lì a fissare il buio di quelle spaventose profondità dall’alto.
Sarebbe rimasto lì ancora per molto, catturato dal fascino della paura…
Nonostante questo si era già voltato verso la strada del ritorno, tornando verso gli altri.
Quando finalmente sbucò dagli alberi non trovò altro che sangue a terra. I corpi di ben sette dei suoi restanti dieci uomini accasciati a terra in un bagno di sangue.
Sentì qualcosa che distinse chiaramente e si voltò di corsa in quella direzione.
A catturare la sua attenzione fu la Prussiana  non troppo lontana dietro di lui, con un grido emesso nel tentativo di avvisarlo in tempo, soffocato dalla mano del soldato inglese premuta sulle sue labbra mentre la teneva immobilizzata da dietro.
 - Nice too meet you again. -
Sogghignò sarcasticamente una ben conosciuta voce alle sue spalle.
Tonio non fece neanche in tempo a dire una parola che sentì quel tipico freddo metallico premergli contro la schiena.
Era la pistola carica di Arthur Kirkland.
  
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