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Autore: DaGio    23/05/2013    1 recensioni
(ATTENZIONE-NEI PRIMI CAPITOLI SONO CONTENUTI SPOILER)
"Ba Sing Se, sto arrivando!" disse incamminandosi per il sentiero principale, aumentando il passo. Purtroppo però la cometa era più vicina di quanto pensasse e a breve in cielo sarebbero comparsi anche i mezzi fluttuanti più avanzati della Nazione del Fuoco, cosa che avrebbe potuto ostacolarlo non poco."
Questa è la mia prima fic e si tratta di un'opera abbastanza...confusa? Comunque l'ambientazione è quella dell'intero mondo della serie e la narrazione va dal penultimo capitolo dell'ultimo libro: "Fuoco", passando per la fine della serie e proseguendo poi con una storia totalmente inventata, o quasi. Spero possa piacere agli appassionati, buona lettura!!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang, Suki/Sokka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3 - Il primo Passo-



Fuoco e scintille, fumo e ustioni sulla pelle, il tutto contornato da mille esplosioni nell'arco di centinaia di metri: questo era ciò che si sarebbe aspettato Oirad, seduto a meditare insieme al vecchio maestro.
"Rammenta che questa tipologia di dominio nasce dalla concentrazione e dall'intensità dell'amore per la vita, infatti è un potere difficile da controllare anche solo a livello base, anche perché rimarrà forte di giorno come di notte o durante un'eclissi" disse Iroh a bassa voce.
Il ragazzo non aveva troppe difficoltà nella meditazione, però non riusciva a concentrarsi sempre, in qualsiasi situazione; problema che avrebbe risolto con il suo addestramento e col tempo, se si fosse dimostrato paziente e desideroso di apprendere.
Ormai erano passate due ore abbondanti e Oirad cominciava a sentire e distinguere chiaramente quella sensazione che lo portava ad accumulare energia, un sentimento che non riusciva a definire con esattezza ma lo percepiva dentro e intorno a sé. Immaginava di avere una qualche aura che lo proteggeva da tutto ciò che era "esterno" a lui, come se una fiamma avesse cominciato ad ardere più intensamente nel suo corpo, in fondo allo stomaco, e il calore provocato arrivava a costituire un'armatura in grado di muoversi con lui, che sentiva di poter manipolare questa energia.
Dopo appena qualche minuto, il ragazzo riaprì lentamente gli occhi inspirando ed espirando profondamente, fino a quando vide il maestro davanti a sé.
"La sento, però ora non c'è più..." mormorò Oirad.
"Hai evocato un'aura davvero completa e in maniera eccellente. L'hai portata fino a quasi un metro al di fuori del tuo corpo, estendendosi come una fiamma rossa. Ora devi cercare di farlo anche in stato non meditativo. Credi di riuscirci?" domandò Iroh.
"Ho afferrato quella sensazione, ora posso provare a riprodurla in più situazioni"
"Molto bene. Cominciamo!"

Un vento forte spirava da levante e un senso di irrequietezza tesseva un velo di dubbi e preoccupazioni inconsce nella mente del giovane Avatar, impegnato a guardare il paesaggio dalla finestra.
"Aang, io vado da Suki. Appena torno mi preparo e usciamo per la nostra serata?" disse Katara, intenta ad aprire il portone del palazzo in cui si trovavano.
"Come? Ancora da Suki? E cos'avrà da dirti quella ragazza, per l'ennesima volta?!" rispose il ragazzino, irritato.
"Consigli, presumo..."
"E riguardo a cosa?"
"Beh tra poco sarà il compleanno di Sokka, quindi penso voglia chiedermi consiglio su cosa regalargli, non ti pare?" replicò schietta la ragazza.
In tutta risposta Aang emise una smorfia e sbuffò, per sentir poi il rumore del portone sbattere in malo modo.
"Che giornata..." sospirò, annoiato da tutta quella quiete.
Forse gli mancavano un po' quelle loro avventure, quegli scontri e incontri con persone diverse; il potere dei quattro elementi racchiusi e dominati da una sola persona, in grado di tener testa ad un intero esercito, quelli si che erano tempi! Però adesso la pace regnava incontrastata e il mondo era divenuto migliore, più sano e privo di guerre inutili. Nessuno avrebbe più perso la vita a causa di una stupida battaglia insensata, nessuno. Eppure il giovane Avatar aveva come un presentimento, come se qualcuno avesse voluto metterlo in guardia.
Nel frattempo, nel grande bosco appena fuori dalle mura occidentali, un forestiero si affrettava ad avvicinarsi alla grande città, avvolto da un mantello marrone. Saltava da un albero all'altro con agilità, ad una velocità più che notevole.
Una miriade di corvi bianchi scattarono in volo, gracchiando e agitandosi, scappando dall'albero dov'erano appollaiati.
Il ragazzo misterioso balzò dal ramo più alto, riuscendo a darsi così tanta spinta da distruggere il tronco stesso su cui si trovava, lanciandosi sopra le grandi mura esterne e oltrepassandole.
Un puntino luminoso che nessuno aveva notato e che le guardie non avrebbero mai distinto da un semplice uccello. Non appena cominciò a perdere quota, il forestiero evocò una fiamma intorno a sé stesso e un potente fuoco scaturì dalle gambe e dai piedi, permettendogli di planare verso il palazzo reale.
Proprio in quel momento Zuko stava scendendo i gradini dell'edificio, quando vide pioversi contro un ragazzo, il quale atterrò in ginocchio proprio davanti ai suoi piedi, provocando una vampata di calore notevole ed una nuvola di polvere che si levò da terra.
"Pessime notizie, mio signore!" esclamò il tizio avvolto dal mantello.
"Parla, cos'hai scoperto?" domandò Zuko tossendo a causa della nube di terriccio e polvere.
"Stanno arrivando e hanno deciso di muovere la maggior parte delle truppe. Non sono riuscito a capire chi sia al comando ma l'ho intravisto da lontano"
"Quanto tempo abbiamo?"
"Pochi minuti, se non di meno... cavalcano delle bestie alate" rispose infine il ragazzo.
"Molto bene Firas. Ora diamo lo stato di allarme generale!" concluse il Signore del Fuoco.
In quell'esatto istante, Oirad stava cercando di concentrarsi più che poteva e quando finalmente riuscì ad avvertire l'aura di calore formarsi attorno al suo corpo, il maestro Iroh gli diede un calcio alla gamba sinistra, mettendolo in ginocchio.
"Ahi!" gemette l'allievo.
"Concentrati!" lo rimproverò l'uomo.
Certo era facile a dirsi ma in pratica doveva essere molto più complicato di quello che sembrava, poiché quella prima prova consisteva nel riuscire a trovare il giusto equilibrio e la giusta concentrazione, in una situazione di caos o in presenza di forti rumori, circondato da pericoli imminenti e offuscato da pensieri negativi che potevano sicuramente riempire la mente. Una operazione faticosa che sarebbe stato in grado di effettuare soltanto con il giusto, lento e completo allenamento.
"In fondo si tratta solo di una questione di abitudine. Vedrai che col tempo imparerai. Io riuscii nel campo di battaglia a controllare alla perfezione il mio dominio e anche se il tuo sembra essere differente dal tipo di controllo del fuoco normale, il metodo per questo genere di situazioni non cambia".
Il ragazzo provò nuovamente a sentire quella sensazione, quindi regolò il respiro e si fece forza, liberando la mente da qualsiasi genere di pensiero. Era il momento!
Questa volta però ad interrompere e distrarre l'allievo non fu Iroh ma una forte esplosione lì vicino, che emise un frastuono quasi insopportabile.
"Che diamine?!" imprecò il maestro.
Passarono pochi secondi di silenzio assoluto, quando anche diverse grida squarciarono quel momento, mescolandosi ad altri forti rumori.
Una cortina di fumo avvolse il locale e il giardino del vecchio uomo, portando con sé una penetrante puzza di bruciato e diverse scintille incandescenti che rischiavano di far incendiare l'ambiente circostante, trasportate dal vento.
"Cosa sta succedendo?!" si chiese il ragazzo sporgendosi dalla porta dell'edificio.
Il paesaggio e l'atmosfera che il giovane vide con i suoi stessi occhi, gli fecero comprendere la gravità della situazione: fuoco e macerie; schegge e persone che scappavano in ogni direzione, il caos totale.
"Oirad, recati subito in un luogo sicuro. Io devo andare da mio nipote!" esclamò Iroh.
Sembrava quasi che il maestro ne sapesse proprio quanto l'allievo, riguardo alla situazione attuale.
"Ma potreste aver bisogno di me!" replicò Oirad.
"Non è il momento di disubbidire al tuo maestro! Ora corri al riparo. Il tuo obbiettivo adesso è quello di completare l'addestramento e poi potresti servire quando sarà tutto finito. Per il momento ti ordinò di starne fuori".
L'allievo non aggiunse altro, forse perché contraddire il maestro avrebbe potuto comportare la conclusione precoce degli allenamenti. Forse perché sapeva già che avrebbe disubbidito in ogni caso, pur di non perdere il mentore.
Nel frattempo l'Avatar Aang sentiva il gong e il suono delle campane echeggiare per la città, mentre lui si affrettava a planare con il suo bastone-aliante verso la piccola casa dove alloggiava Suki.
La zona pareva essere piuttosto tranquilla, lontana dal resto delle abitazioni più vicine al disastro che stava accadendo.
"Perdonami Zuko, prometto che arriverò presto, non appena mi sarò accertato che Katara è al sicuro..." mormorò Aang, pensando alle stesse parole che aveva pronunciato pochi minuti prima, rivolgendosi al signore della Nazione del Fuoco, quando questi gli aveva chiesto di intervenire subito per difendere la città.
Purtroppo Zuko non l'aveva presa bene dopo aver udito la risposta del giovane amico, arrivando a dargli dell'irresponsabile.
In quel momento Iroh aveva raggiunto la parte nord-est delle mura, attorniato da qualche decina di guardie e feriti che venivano trasportati verso il centro cittadino, decisamente più sicuro rispetto alla zona attaccata.
Il nipote fluttuava sulla cima di una torre, mantenendosi in volo grazie al fuoco che emanava dagli arti inferiori, deciso a respingere gli avversari con un poderoso muro di fiamme del rosso più acceso che avesse mai visto.
I nemici però erano troppi e molti di questi volavano cavalcando bestie simili a cavallette, verdi e grandi tre o quattro volte un uomo, giungendo sempre più numerosi da posti diversi, contemporaneamente. Cosa alquanto difficile da gestire, così come da contenere.
D'un tratto il signore del fuoco volò in direzione dello zio, accorgendosi della sua presenza.
"Zio! Non siamo riusciti ad avvisarti in tempo ma dov'eri? Ci stanno attaccando sempre su più fronti! Di questo passo finiremo per cedere le mura esterne" disse il ragazzo in tono sconsolato.
"Mi spiace, ero impegnato in una faccenda delicata. Dimmi, chi sono gli aggressori?"
"Insetti, mostri, uomini e dominatori... non si capisce bene chi siano ma sembra fossero parte di una setta fedele a mia sorella Azula"
"Hanno intenzione di liberarla? O forse pensano a vendicarla e continuare ciò che tuo padre aveva in mente?"
"Non lo so. Quel che è certo sta intorno a noi! Penseremo prima a respingerli, poi ci daremo da fare per scovare chi si cela a opera di tutto questo" concluse il nipote.
Iroh si rimboccò le maniche facendo scaturire fuoco e fiamme dalle gambe, lanciandosi in aria per contrastare meglio la minaccia aerea.
Intanto Sokka e una dozzina di guardie scelte che stavano presidiando il palazzo reale, erano stati attaccati da un gruppo di dominatori della terra e soldati in armatura, ingaggiando così uno scontro nel pieno centro della capitale.
Sfortunatamente ad avere la meglio, inizialmente, furono gli assedianti che riuscirono a mettere KO almeno la metà del piccolo corpo di guardia.
"Dannazione! Restate uniti voi è formate una barriera!" ordinò il ragazzo che si ritrovava nella critica situazione di dover elaborare una strategia vincente in pochi secondi, circondato dai nemici.
Il problema si risolse prima del previsto, risparmiando a Sokka una perdita di tempo nell'intento di pianificare la tattica di difesa più opportuna.
Infatti una decina di massi vennero scagliati contro gli aggressori, che caddero a terra tramortiti.
"Allora che cosa avevi in mente di fare? Non vorrai mica rubarmi tutto il divertimento?!" esclamò Toph con un sorriso che faceva quasi paura.
"Grazie! Però sappi che me la stavo cavando benissimo anche da solo" rispose Sokka.
"Come no! Coraggio, diamoci dentro!" esultò la dominatrice dallo sguardo cinico.
Il problema per loro potevano rappresentarlo il centinaio di grandi insetti volanti diretti proprio in quella zona, contando poi che la ragazzina non poteva sentirli con il suo dominio.
A quelli avrebbe potuto pensarci l'Avatar, già, proprio quello che non era presente in quel momento a causa di qualche inconveniente personale. In quei delicatissimi minuti Aang stava cavalcando Happa, diretto verso le mura esterne dove si trovava Zuko.
Katara stava bene e appena aveva visto l'Avatar raggiungerla per accertarsi che stesse bene, si era quasi commossa ma gli aveva riferito che le priorità andavano alla difesa della città. Si erano abbracciati e promessi che sarebbero tornati sani e salvi a casa, nn appena fosse finito l'assedio.
La ragazza però non poteva starsene con le mani in mano, non lei che possedeva un potere eccezionale e un dominio dell'acqua perfetto o quasi. Inoltre le sue abilità come guaritrice avrebbero solo giovato al resto delle truppe che era stato portato negli edifici per le cure.
"Katara, da questa parte!" sentì chiamare mentre correva nel centro della città. Si trattava del fratello che scattava in sua direzione evitando la moltitudine di proiettili lanciati dai nemici in volo.
La giovane dominatrice della terra pensava di aver risolto il problema formando una solida cupola di roccia intorno a sé stessa ma in tal modo non avrebbe potuto contrattaccare e dare un aiuto concreto ai compagni.
Toph non era tipo da restarsene ferma e immobile ad attendere che lo scontro finisse, quindi si decise ad uscire dalla barriera che la proteggeva, frantumandola e scagliando per aria i vari frammenti che la componevano. Solo un paio di colpi andarono a segno.
Si sentiva quasi inutile, minacciata da qualcosa che non poteva avvertire grazie alla sua abilità, qualcosa che poteva "tranquillamente" sconfiggerla senza che lei se ne accorgesse.
D'un tratto due soldati in groppa ai rispettivi insetti volanti si lanciarono in picchiata contro la dominatrice, la quale si accorse solo all'ultimo della loro presenza ma qualcuno impedì loro di raggiungere l'obbiettivo.
Una vampata di fuoco e calore spinse violentemente gli aggressori contro una parete del palazzo in lontananza, facendogli perdere i sensi.
"Scusate se ci ho messo tanto" annunciò Oirad, comparendo all'improvviso con un braccio teso e fumante.
Toph non si era accorta del ragazzo, probabilmente a causa della paura, rimanendo perplessa riguardo a quella stupida e banale entrata in scena, anche se felice dell'intervento dell'amico.
"Si, devo dire che iniziavo a pensare che fossi scappato" disse lei in tono ironico.
Oirad si massaggiò la testa, pensando al perché di tutte quelle battute inferte dalla dominatrice e da lui subite. Avrebbe forse continuato per molto?
Era il momento di passare alla controffensiva. Sokka estrasse il suo fidato boomerang e lo scaraventò contro due insetti che arrivavano dall'alto, i quali riuscirono a schivarlo per un soffio. Quando i nemici furono abbastanza vicini al ragazzo, però, ecco che l'oggetto li colpì entrambi, centrando la testa di uno, rimbalzando e prendendo anche quello affianco.
Katara si mise in guardia preparando una piccola barriera d'acqua prelevata dalla sacca che reggeva dietro alla schiena, pronta ad intervenire in qualsiasi momento, mentre Toph sollevò dal sottosuolo una moltitudine di pietre e rocce che prese a far girare, fino a creare un tornado di massi e terra. L'area intorno a loro era praticamente al sicuro, poiché nessuna di quelle bestie volanti avrebbe potuto avvicinarsi più di tanto alle rocce roteanti.
Oirad avrebbe dovuto concentrarsi parecchio ma risultava difficile, anche se in un primo momento gli era sembrato di avere la situazione in mano. Sudava e non aveva idea se stesse facendo bene a lottare fin da subito, prima di aver terminato l'allenamento.
"Accidenti! Quando abbiamo attaccato Ba Sing Se per liberarla mi sono fatto onore! Oggi non sarà diverso!" gridò estraendo la spada e scattando verso un'insetto diretto in picchiata contro di lui. Il ragazzo saltò nn appena gli fu abbastanza vicino, riuscendo a mozzare un'antenna del volatile con un colpo ascendente ma per sbaglio un'ala riuscì a urtarlo, spingendolo addosso un altro nemico. Katara riuscì a immobilizzare l'insetto lanciandogli contro un getto d'acqua e ghiacciandola, cosa che non avrebbe resistito per molto tempo ancora.
Oirad aveva un forte male alla testa, sentiva fischiare le orecchie e tossiva a causa della polvere che aveva sollevato dopo essere caduto. Intorno a lui c'erano le guardie che urlavano, sbraitando ordini da una parte all'altra e persone ferite o prive di sensi sparse a terra. La miriade di assalitori che svolazzavano nei dintorni e soldati che compivano razzie dovunque.
Alzò una gamba e si resse con un ginocchio, poi chiuse gli occhi. Sentiva ancora una scintilla ardere dentro di sé. Forse si trattava della forza di volontà e di quel minimo di energie che gli rimanevano. Eppure si sentiva svenire. Non ci vedeva più.
Cosa stava accadendo? Dove si trovava e per quale motivo? Era dentro alla sua stessa mente e quello che vedeva doveva essere una sorta di suo alter-ego dei suoi pensieri.
Il ragazzo era circondato dalle tenebre ma in lontananza si poteva scorgere un leggero bagliore che riusciva quasi a fargli chiudere le palpebre da quanto era forte, nonostante si trattasse di una piccola luce. Era una fiamma gialla. L'alter-ego di Oirad si avvicinò di poco, fino a quando ne riuscì ad avvertire il calore. In quel momento la sentì. Percepì forte più che mai quella sensazione che lo rinvigorì.
"E andiamo..." si disse.
Forse aveva perso i sensi per qualche attimo, eppure gli sembrava di aver semplicemente chiuso gli occhi. Li riaprì e quando accadde, rivide tutta la scena a suo vantaggio: i soldati, le bestie volanti e quei pochi dominatori. Toph non riusciva più a mantenere il tornado di massi rotanti e gli avversari se n'erano accorti molto bene.
"Ti va un lavoro di squadra?" domandò alla ragazza stremata.
"Come?"
"Dovresti aiutarmi a fare una cosa" spiegò Porad indicando una roccia piana.
La scena che molti cittadini e assedianti poterono osservare molto bene, rispecchiava esattamente l'epicità dell'attacco da parte del Loto Bianco in quella stessa città.
Un urlo divertito echeggiò per la capitale, non appena Oirad passò per gli edifici volando sopra una tavola di pietra. Un mezzo che poteva dirsi primitivo ma nn esisteva nessun altro apparecchio volante che fosse in grado di contrastare la minaccia, mentre il ragazzo poteva semplicemente evocare e scagliare sfere di fuoco per respingere tutti coloro che si ritrovava davanti o ai lati. Certo, non erano attacchi veramente poderosi e le fiammate avevano dimensioni ancora piuttosto semplici e ridotte, però era abbastanza per far schiantare al suolo qualche nemico svolazzante.
La dominatrice della terra si era stancata parecchio utilizzando tutte quelle rocce in precedenza, ma doverne controllare solo una per lei era un giochetto, nel vero senso della parola.
"Si! Vai così!" li incitava Katara dal basso.
Anche Iroh e Zuko videro la scena mentre si avvicinavano al palazzo reale, punto ormai dove il grosso della battaglia si stava svolgendo, mentre l'Avatar era impegnato a proteggere tutto il perimetro delle mura, cosa che risultò faticosa ma tutto sommato semplice.
Il gruppo vicino al palazzo però non era l'unico a darsi da fare maggiormente, infatti un altro ragazzo un po' più grande stava combattendo direttamente all'esterno delle mura, mettendo in fuga tutti gli avversari.
"Bene! Ora non mi resta che raggiungere gli altri al centro ed eliminare le ultime sacche di feccia che vi si annidano!" disse in tono compiaciuto.
La battaglia infuriava ed era un continuo lanciarsi a vicenda ogni tipo di elemento, dall'acqua gelida alla solida terra, al Fuoco ardente, per non parlare poi delle frecce scagliate dai soldati invasori. Ormai non giungevano più rinforzi dall'esterno, mentre la guarnigione di Ba Sing Se era riuscita finalmente a riorganizzarsi meglio e sempre più uomini accorrevano, guidati dai loro ufficiali.
Era rimasto un gruppo di dominatori corazzati sopra il tetto del palazzo reale, ancora in piedi nonostante le ore di combattimenti. Erano capeggiati da un dominatore della terra che pareva risultare un osso duro e continuava a sferrare, insistente, feroci attacchi alle guardie sottostanti.
Toph provò a dirigere Oirad vicino al tetto ma il generale avversario la distrò scagliandole contro un masso delle dimensioni di una testa umana, forse più piccolo. Ovviamente non sapeva che la dominatrice era cieca e per questo, distrarla poteva essere più difficile del previsto, anche se, in compenso, l'avrebbe colpita e messa fuori combattimento più facilmente. Peccato perché gli sembrava così abile da voler proporle di schierarsi dalla loro parte. La roccia però non riuscì a centrare il bersaglio poiché Oirad avvisò l'amica in tempo con un urlo, anche se la dominatrice perse la concentrazione per allontanarsi, schivando il colpo e non ebbe più il controllo della tavola di pietra sopra alla quale stava volando il ragazzo.
Oirad finì per saltare prima dell'impatto della roccia contro il palazzo reale, compiendo una capriola in aria che gli permise di stabilizzarsi meglio e trovare il punto dove atterrare.
Si trovavano faccia a faccia, l'uno davanti all'altro, senza nessuno ad aiutarli ma destinati a lottare là sopra.
"Dannato, mi hai fatto scomodare per venire qua su?! La pagherai!" disse Oirad, pensando di fare qualche battutina sul campo, tanto per farsi due risate. Non funzionò.
Il generale sollevò una piccola tegola componente il tetto, notando che l'oggetto era stato creato lavorando anche la terra, elemento che l'uomo poteva controllare, quindi la spinse contro il ragazzo. Oirad, in tutta risposta, estrasse la spada lucente e rotolò sulla destra, schivando l'attacco e procedendo in direzione dell'avversario, arrivandogli a meno di qualche centimetro, quando evocò una sfera di fuoco dorato che fece esplodere in faccia al nemico. Quest'ultimo tentò di coprirsi il volto ma, così facendo, abbassò la guardia, permettendo al ragazzo di sferrare un attacco consecutivo con l'arma.
Il generale arretrò di parecchi metri, utilizzando le tegole della tettoia e scivolandosi sopra, evitando in tal modo di essere colpito, anche se un piccolo taglio sul braccio non poté evitarlo in alcun caso.
"Maledetto"imprecò l'uomo con un gemito. Era stufo di battersi contro quel ragazzino e dopo aver sguainato una scimitarra molto grande, si lanciò verso Oirad che aspettava immobile, in guardia. L'impatto sembrò quasi creare un'onda d'urto e tra i due non era facile capire chi fosse il più abile spadaccino, portando a pensare ad un pareggio.
La situazione sembrò migliorare quando Toph, fluttuando sopra ad un disco di roccia, intervenì sollevando un polverone con l'intento di accecare il nemico invasore. Una mossa buona ma non estremamente utile, perché l'avversario sfruttò parte di quella stessa terra, trasformandola in sabbia e scaraventandola contro la dominatrice. La ragazzina, percependo la massa leggera di granelli troppo tardi, rischiò di precipitare di sotto, se Oirad non fosse accorso a prenderla al volo.
"Grazie" disse Toph con sollievo.
Non era così abituale il fatto che qualcuno si prendesse cura di lei ultimamente, non accadeva da quando aveva lasciato la propria famiglia e sebbene ricevesse aiuti da parte di Sokka e degli altri amici in caso di difficoltà, doveva ammettere che quel ragazzo le aveva mostrato fiducia e tenacia, con tutta quella vigorosa forza di combattere e mettersi alla prova. Lei era cieca nel senso che non aveva la vista e molti l'avevano trattata con più riguardo proprio per quello, cosa che la irritava tantissimo e che Oirad non aveva mai fatto. Tutto sommato ciò significava che avrebbe potuto fidarsi di lui.
I due stavano cominciando a subire qualche colpo ma l'intero esercito della città non era più così impegnato da essere impossibilitato ad intervenire, quindi qualcuno arrivò per scacciare quell'ultimo avversario. Bastò solo una persona per affrontare il generale nemico.
Un'enorme tronco infuocato venne gettato violentemente contro il punto esatto in cui si trovava l'aggressore, che riuscì per un soffio a schivare l'attacco, nonostante il raggio dell'urto fu molto ampio, tanto quasi da raggiungere perfino i due dominatori sull'estremità del tetto.
"Ma chi è stato a fare una cosa simile?!" disse Toph sbalordita.
"Laggiù!" rispose Oirad indicando una persona appena giunta sopra il palazzo reale, come per magia. Si trattava di un ragazzo misterioso, dall'aria passiva, quasi annoiata. Indossava una lunga tunica senza maniche rossa, dalle rifiniture dorate, pantaloni marroni chiari e calzava un paio di stivali in cuoio neri.
"Tre bambocci contro uno? Vediamo cosa farete" disse il generale nemico. Dopo un'istante il ragazzo appena arrivato si mobilitò quasi istantaneamente dietro alle spalle dell'avversario.
"Come..." farfugliò quest'ultimo, incredulo.
"Taci!" infierì lo sconosciuto.
Poi tutto venne inghiottito da un bagliore accecante che squarciò il cielo e un forte rombo assordante si fece largo tra il caos della città in subbuglio.
Il corpo dell'assediante precipitò giù dalla tettoia, scomparendo nel vuoto, mentre il ragazzo che gli aveva inferto il colpo di grazia si allontanava come se nulla fosse mai accaduto, tranquillo e incolume.
"E tu chi saresti?" si affrettò a domandare Oirad.
"Il mio nome è Firas" rispose l'altro, saltando in cima ad un tetto lì vicino e raggiungendo la folla che si era radunata nella piazza principale, davanti al palazzo reale, dov'erano situati anche l'Avatar e Zuko.
"Già... e ora noi come facciamo a scendere?" chiese Toph.
Fortunatamente Happa andò a prenderli poco dopo e li condusse da tutti gli altri, i quali acclamarono i ragazzi che avevano scacciato gli invasori, nonostante gli applausi e le persone che esultavano fossero poche, poiché la maggior parte era ancora troppo scossa dall'accaduto per poter anche solo accennare un sorriso.
"Ehi, tutto bene?" domandò Aang avvicinandosi a loro.
"Si, tutto ok. Voi invece?" disse Toph.
"Si si, ovviamente ho dovuto salvare io la situazione, però devo dire che non è stato difficile" rispose Sokka con poca, per non dire misera, modestia.
"Non mi pare il momento di scherzare! Fortuna che siamo riusciti a ridurrei danni, ma anche così rimangono pur sempre qualche centinaia i feriti..." aggiunse Katara.
Ovviamente a discutere dell'assedio e a proposito delle conseguenze, non potevano mancare Iroh e il nipote.
"Ma cosa ti è venuto in mente? Si può sapere perché mi hai disubbidito? Che cosa speravi di ottenere con un'incoscienza simile?" sbraitò subito il vecchio maestro, accanendosi sull'allievo.
"Però..." aggiunse l'uomo, "... devo ammettere che te la sei cavata molto bene ed hai portato a termine la prima prova del tuo allenamento con successo".
"Quindi?" chiese Oirad.
"E in fondo hai anche messo in pratica un piccolo appunto che ti avevo detto, infatti hai imparato direttamente sul campo. In conclusione non hai proprio disubbidito completamente al tuo maestro" finì Iroh.
"Grazie! Sapevo di non averti deluso veramente" esultò il ragazzo.
A dire il vero il maestro aveva puntualizzato il fatto di non essere del tutto deluso, ciò non significava che fosse davvero soddisfatto dell'atto del giovane allievo. Iroh si limitò a emettere un sospiro di sollievo, tanto per evitare altri commenti che avrebbero potuto mettere l'allievo a disagio davanti a tutti.
"Piuttosto discutiamo delle faccende serie, zio!" li interruppe Zuko.
"Già!" esclamò Aang, d'accordo per trovare una soluzione al più presto.
"Se si parla di strategie io ci sono!" fece Sokka.
Ma in realtà c'erano poche valide soluzioni al momento e pensare di scegliere quella più giusta poteva sembrare molto facile, anche se sbagliare poteva significare perdere più di quanto si aspettassero.
"Cecheremo e scoveremo l'artefice di tutto questo, lo neutralizzeremo e porremo fine a questa minaccia!" intervenì Iroh con decisione.
Probabilmente l'uomo aveva ragione e sicuramente era la persona più saggia presente in quel momento, inoltre si trattava di un ottimo stratega, cosa che lo poneva su un piano più alto rispetto a molti altri. Formare una forza per individuare il leader di quell'assedio poteva essere veramente la soluzione migliore da prendere, in modo da non dover impiegare un vasto numero di forze, senza considerare che avevano già abbastanza cose da mettere a posto dalla fine della guerra contro Ozai.
"D'accordo, io e Aang andremo a scovare l'artefice di tutto questo! Basteremo noi" esclamò Zuko con convinzione.
"Se è così ci sarò anche io! Vi servirà una guaritrice!" aggiunse Katara.
"No!" intervenne lo zio.
"Cosa?" fece Aang voltandosi verso l'uomo.
"Voi tutti servite qui. Guardatevi in giro! Non vedete quanta paura, quante vittime e distruzione circondano questa città? Le vostre abilità serviranno più a Ba Sing Se, credetemi!" spiegò Iroh, con voce imponente.
Effettivamente non c'era altra scelta, poiché il caos e la disperazione erano quasi al colmo, proprio in quella città che si pensava ormai al sicuro da qualsiasi minaccia e, soprattutto, nessuno avrebbe mai potuto credere ad un nuovo attacco, un'altra guerra in un periodo che doveva appartenere soltanto alla pace.
"Ok ma allora chi andrà? Non c'è nessuno più forte di me e dell'Avatar!" replicò il nipote.
"Organizzeremo un corpo di spedizione, abbiamo molti elementi forti tra di noi, in questo luogo" rispose Iroh.
Parole scelte non a caso, evidentemente, proprio perché gli "elementi" presenti in quel posto erano davvero forti e con abilità diverse. A quel punto, infatti, Sokka, Suki, Toph e Iroh stesso fecero un passo in avanti. Fuoco, terra e due ottimi combattenti, non si poteva chiedere di meglio per una squadra dedita alla ricerca di qualcuno o qualcosa. Certo, se ci fosse stato anche Aang tra loro, la cosa sarebbe stata molto più semplice, però qualcun altro decise di rafforzare il gruppo.
"Ci sarò anche io!" esclamò Oirad, avanzando verso gli altri volontari della squadra.
Toph accennò a un sorriso, intuendo che il ragazzo doveva essere ben determinato a perseguire il proprio scopo come apprendista. Anche Iroh sembrava alquanto compiaciuto, sebbene non ritenesse ancora abbastanza pronto l'allievo per un viaggio del genere.
"Chiedo di poter partecipare alla spedizione!" gridò anche Firas, correndo incontro al gruppo.
"E sia! La mia spia verrà con voi per affrontare chi si cela dietro a tutto questo. Lui è a conoscenza più o meno del luogo in cui potrebbe trovarsi il nostro nemico. Vi sarà di grande aiuto" acconsentì Zuko, pur rimanendo dell'opinione che se fossero andati lui ed Aang, avrebbero sicuramente acciuffato il responsabile dell'assedio."
Era deciso dunque: il gruppo che sarebbe andato in ricognizione per trovare il nemico, era appena stato formato e sicuramente non avrebbe avuto successo senza prima incontrare qualche difficoltà, cosa che i membri del corpo di spedizione non escludevano affatto. Solo uno stolto avrebbe potuto dubitare riguardo a pericoli e rischi da affrontare durante un compito del genere. Non c'era spazio per i dubbi e nemmeno tempo per i ripensamenti, quindi se qualcuno avesse voluto tirarsi indietro avrebbe dovuto farlo già da quel momento.
"Prepariamoci" disse Iroh.
   
 
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