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Autore: atassa    23/05/2013    2 recensioni
Siamo nel futuro. Cento anni avanti. La nostra società è stata sostituita dalla società delle città che si basa su dieci regole che non possono essere trasgredite. Chi le trasgredisce finisce su un'isola misteriosa con lo scopo di diventare un cittadino migliore, ma nessuno fa mai ritorno. Azzurra non ha mai trasgredito nessuna regola fino a quando dovrà scegliere tra l'amore e il suo futuro nella società. Indovinate cosa sceglierà?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUATTRO


“Voglio aiutarti”. Disse attendendo una mia conferma. Lo scrutai a mia volta, sembrava così sicuro di quello che diceva come se per aiutare me e quindi Alessio non doveva trasgredire alle regole e quindi rischiare l’isola. Scossi la testa, non volevo avere sulla coscienza la morte di Daniele se le cose fossero andate male. Lui mi guardò per qualche secondo, meditando su quello che doveva dirmi.
“Non lo faccio per te Azzurra, ma per Alessio, lo conosco ed è un mio amico, un mio caro amico”. Io annuii. Avrei fatto lo stesso per Laura. Ma qualcosa rese il mio cuore più pesante, una stupidaggine probabilmente: Daniele non lo fa per me, pensai ma cacciai subito quel pensiero dalla mente. Ci conosciamo a malapena, come potrebbe? Pensai infine.
“Ti ha detto altro?”. Mi chiese lui. Presi il cellulare dalla tasca e mi avvicinai a lui per fargli leggere il messaggio che mi aveva mandato Alessio, mentre lo leggeva respirai il suo profumo, sapeva di mandorle e di arancia, sapeva di buono.
“Ci andrò io, ok?”. Mi chiese, io scossi all’istante la testa. Alessio era il mio ragazzo e per me lui c’era sempre, anch’io ci sarei stata per lui.
“Non hai mai trasgredito ad una regola, non conosceresti nessuno che potrebbe aiutarti in caso venissi portata sull’isola ma io si, è più sicuro così”.
“Conosco te, tu potresti aiutarmi”. Sapevo di chiedere troppo, ma volevo esserci, insomma, incontrare Alessio non era trasgredire ad una regola! Avevamo fatto pure il test del DNA… Daniele annuì lascivo, ma cercò di non incontrare il mio sguardo, tuttavia notai che i suoi occhi si erano fatti più scuri, come se fosse preoccupato per qualcosa.
“Questa sera devi fare esattamente quello che ti dico, intesi?”. Io annuii.
“Nessuno ci deve vedere con Alessio, perché se è davvero nei guai a farci vedere con lui ci finiremmo anche noi e questo non aiuterebbe la nostra causa”. Annuii nuovamente.
“E dobbiamo risolvere tutto in meno di un’ora per fare in tempo con il coprifuoco”. Dissi seriamente, ma lui non riuscì a fare a meno di ridere prima di avermi guardato per vedere se fossi seria.
“Che c’è?”. Sbottai.
“Vuoi infrangere la terza regola e finire sull’isola?”. Lui scosse la testa.
“No hai ragione”. Rideva ancora, ma cercava di nasconderlo coprendosi con una mano.
“Che c’è?”. Lui scosse la testa.
“Dimmelo!”. Tornò serio per qualche istante.
“E che sei così carina quando fai la ragazza trasgressiva”. Disse con una voce sensuale che non conoscevo e mi lasciò senza parole con la bocca spalancata che lo fissavo sgomenta. In un primo momento pensai a quanto era dolce e affabile, poi che per lui ero carina e poi che per lui ero solamente carina. Cercai di riprendermi e pensare ad altro, io amavo Alessio, io amo Alessio. Mi diede un leggero schiaffo sul braccio per riportarmi con i piedi per terra, gli rivolsi la mia più completa attenzione.
“Alle otto ti passo a prendere, vestiti sportiva”. Io annuii e lui dopo avermi sorriso se ne andò. Mi lasciava senza fiato. No, no. Scossi con forza la testa. A me piace Alessio, io amo Alessio. Pensai. Il fatto che dovessi ricordarmelo sempre più spesso mi preoccupava.
Indossai la tuta di Atletica della scuola, a mio parere mi faceva sembrare un marziano ma tutti dopo avermi sorriso scuotevano la testa. Respirai ed espirai profondamente.
“Dove vai tesoro?”. Mi chiese mia madre. Non risposi immediatamente e lei lo fece per me.
“Esci con Laura?”. Scossi la testa senza pensarci.
“Con Alessio?”. Sondò mia madre il territorio. Ai miei non era mai dispiaciuto che io e Alessio uscissimo insieme la sera ma non ero stupida, loro erano degli agenti, sapevano che era nei guai e che probabilmente non poteva vedere nessuno.
“No”. Dissi e lei annuì sollevata. Poi l’istinto materno fece capolino nuovamente.
“E con chi, scusa?”. Respirai profondamente ed espirai. Che potevo dirle? Mi guardava sempre più preoccupata.
“Vado a correre”. Dissi, era la prima cosa che mi veniva in mente.
“Da sola?”. Chiese lei. Ero tentata di dire di si ma in quel momento scorsi dalla finestra due fari, segno che Daniele era arrivato.
“No, con un mio compagno di classe”. Lei annuì sorridente. Perché è felice che mi vedo con un altro ragazzo? Forse perché Alessio ha fatto qualcosa di veramente grave e non è più un buon partito. Oppure sono andati male gli esami del DNA.
“Scendiamo giù a conoscerlo allora”. Disse lei gioiosa. Una volta scese vado ad aprire la porta prima che Daniele suoni. Mi guarda imbarazzato, forse incontrare i miei genitori non era esattamente un sinonimo di non farsi notare. Gli feci cenno di entrare, ma rimase qualche secondo di troppo a pensare se doveva, questo mi fece pensare che forse per lui ero un impiccio, un ostacolo. Una volta entrato i miei genitori lo squadrarono, a mia madre si tolse il sorriso. Lo avevano riconosciuto, lui era il “ribelle”.
“Ah, ciao sei tu”. Sfuggì a mia madre, io le lanciai un’occhiataccia. Mio padre si alzò per porgergli la mano, che Daniele afferrò saldamente.
“Dove andrete?”. Gli chiese. Daniele deglutì.
“Faremo una gita al parco, non si preoccupi agente la riporterò entro il coprifuoco”. Mio padre sorrise e la tensione si smorzò.
“Non chiamarmi agente, sono in veste informale ora”. Daniele annuì ma non riusciva a rilassarsi. Deve averne viste tante, pensai.
“Azzurra mi ha detto che andavate a correre”. Disse mia madre ancora troppo sospettosa.
“Si, beh, non abbiamo ancora deciso”. Disse e i nostri sguardi si incrociarono per un istante. Che occhi.
“Noi andiamo”. Dissi io sbrigativa e lo trascinai fuori. I miei ci accompagnarono alla porta, noi svoltammo l’angolo lasciando lì la macchina, io seguivo Daniele arrancando.
“Ehi rallenta!”. Lui si fermò di colpo e per poco non gli caddi addosso. Si voltò verso di me furioso.
“Io cerco di aiutarmi e tu mi metti nei guai con gli agenti?”.
“Non sono –gli agenti- ma i miei genitori!”. Lui sbuffò e ricominciò a camminare anche se era più corretto dire a marciare per quanto si muoveva veloce.
“Ti prego, aspettami”. Rallentò il passò.
“Scusami ma non mi fido degli agenti”.
“Perché? Che ti hanno fatto?”.
“Oltre ad avermi arrestato più volte?”. Io annuii.
“Hanno ucciso mia madre”. 
  
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