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Autore: Moon9292    24/05/2013    5 recensioni
Gabriel Martin ha tutto dalla vita.
E' ricco, è bello, è attraente, è intelligente ed ha una bella famiglia. Ha una fidanzata modella bellissima, ed è a capo della sua cerchia di amici. L'università è un gioco da ragazzi per lui. Tutti lo amano, tutti lo desiderano e tutti lo vogliono.
Kyra Smith è una ragazza comune.
E' semplice, non ha a disposizione i soldi di famiglia, e per andare avanti all'università è costretta a dare ripetizioni ai ricchi figli di papà. La sua massima aspirazione, oltre quella di diventare avvocato, è essere invisibile agli occhi di tutti.
Questi due ragazzi conducono vite separate, e l'unica volta in cui si trovano uniti, è solo per prendersi in giro e farsi i dispetti come stupidi adolescenti.
Un giorno, però, le cose cambiano e Gabriel si vede costretto a chiedere aiuto proprio all'ultima persona al mondo alla quale avrebbe chiesto qualcosa. E, come uno scherzo del destino, due anime opposte si troveranno a condividere attimi di eterna felicità.
Che la vita fosse imprevedibile, questo era chiaro, ma poteva davvero diventare così assurda? Evidentemente si...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 1 - Arrivano i problemi

 

 

Gabriel si svegliò felice come sempre. Era una tranquilla mattina di lunedi, 4 marzo. Il sole alto splendeva in cielo, e rendeva tutto più magico ai suoi occhi. Era bello sapere che una nuova settimana perfetta stava per cominciare. Una settimana all’insegna del divertimento e della felicità. Gabriel non aveva problemi di nessun genere. Era bello e ricco, ed aveva la fidanzata più bella al mondo. Si voltò nel letto, e la trovò placidamente addormentata, ancora nel mondo dei sogni. Gabriel sperava con tutto il cuore di fare parte di quei sogni. Amelie e lui, potevano essere tranquillamente definiti come coppia perfetta. Belli, ricchi, famosi e dotati anche di una certa intelligenza. Insomma la miglior coppia al mondo. Si alzò dal suo letto, per andare in cucina e preparare un caffè rinforzante. Adorava il sapore di quella bevanda marrone, che preferiva prendere all’italiana. Sì perché il caffè americano non era buono quanto quello della penisola. Sistemò la macchinetta ed aspettò pazientemente, cominciando a preparare una buona colazione. Sapeva che Amelie non mangiava niente la mattina, ma beveva solo un bicchiere di latte scremato. Doveva fare attenzione alla linea e a tutte quelle altre cose che tormentavano la mente femminile, specialmente una mente femminile modella. Ma Gabriel sperava ardentemente di riuscire a coinvolgerla in quel rito che amava tantissimo. Sin da piccolo era stato circondato dalla famiglia, durante quel pasto mattutino. Ci si svegliava presto, un buongiorno, e si cominciava a sorridere già dalla prima mattina addentando un biscotto o bevendo chissà quale bevanda. Era un momento magico, l’unico che trascorreva con la famiglia al completo. Il padre era avvocato, e perciò passava tutta la giornata allo studio legale. La madre era stata una modella, prima di sposarsi, e perciò aveva aperto una linea di moda molto produttiva, ma che la teneva occupata per tutto il giorno. La sorellina più piccola, trascorreva la giornata insieme alle amichette di scuola. Quindi Gabriel, alla fine, pranzava nella scuola privata insieme al suo amico di sempre, Adam Miller. Un ragazzo bello, come lui. Biondo con capelli leggermente lunghi che coprivano la fronte, occhi azzurro cielo. Insieme i due erano i ragazzi più corteggiati della scuola, e da quando erano bambini non si erano mai separati. Insieme facevano strage di cuori, e condividevano le stesse passioni. Tranne il fatto che poi Gabriel aveva deciso di iscriversi all’università per diventare avvocato, mentre Adam aveva scelto di frequentare un corso per diventare fotografo. E così le loro strade si erano separate, ma non passava giorno che non si sentissero. In quel momento squillò il cellulare di Gabriel. Il giovane afferrò l’oggetto trillante, e guardò sorridendo il mittente. Come volevasi dimostrare.
<< Pronto >>, rispose con uno sbadiglio.
<< Ehi, Gabe buongiorno >>, salutò allegramente Adam con la sua voce profonda e simpatica.
<< Buongiorno anche a te. A cosa devo questa tua chiamata mattutina? >>, domandò Gabriel andando a spegnere sotto la caffettiera.
<< Niente. Stavo andando al corso di foto. E poi volevo sapere se la tua presenza per il party dei tuoi genitori è confermata >>, la buttò li con noncuranza.
Gabriel sorrise. Sapeva che Adam, dopo la sua partenza per l’università, era stato molto male. Non aveva molti amici li dove abitavano, sebbene fosse incredibilmente popolare. Nessuno però si era rivelato sincero con lui, ed aveva perciò paura a stare solo. L’unico con cui riuscisse a stare bene era proprio Gabriel. I due si consideravano come fratelli, e mai si sarebbero lasciati.
<< Ovvio che è confermata la mia presenza. Secondo te potrei perdermi la promessa di matrimonio dei miei genitori?! >>, rispose divertito.
<< Giusto, domanda stupida >>, commentò l’amico. << Senti ma la tua ragazza viene? >>
<< Non gliel’ho ancora detto >>, mormorò a disagio Gabriel.
<< Dovresti. E’ tra poche settimane la festa, e i tuoi la vogliono conoscere. In fondo state insieme da tre anni, è anche il caso di portarla a casa >>, aggiunse Adam con serietà.
<< Lo so, ma i miei vogliono fare uno di quei ricevimenti per presentarla alla famiglia, alla società, quasi come se me la dovessi sposare >>, sbuffò infastidito controllando che Amelie non sentisse.
<< Anche questo è vero. Ma tu al matrimonio con lei ci hai mai pensato? >>, chiese Adam curioso.
Gabriel rifletté su quelle parole. Aveva mai pensato al matrimonio con Amelie? No, decisamente no. Per lui era già un record avere una fidanzata per cosi tanto tempo, ma al matrimonio proprio non poteva pensare. Gli veniva l’orticaria al solo pensiero. Lui era un ragazzo libero, indipendente e amante del bello. Non poteva pensare di restare legato ad una singola ragazza per il resto della vita. Aveva anche tradito Amelie qualche volta, giusto per sentirsi ancora libero, ma non aveva mai voluto lasciarla anche se non sapeva bene il perché. Sapeva di volerle bene, e credeva anche di amarla, ma non era abbastanza per sposare qualcuno. Ma poi perché diavolo ci stava pensando quella mattina?
<< Ehi, ma che sono tutte queste domande. Santi numi, sei petulante di prima mattina, Miller >>, scherzò Gabriel ignorando la domanda dell’amico.
<< Hehe, lo so. Però tu svii le risposte, non credere che non ti conosca, Martin >>, rispose divertito Adam.
<< Touché. Senti ma tu ci vai con qualcuno alla festa? >>, chiese il giovane andando a prendere dalla credenza le fette di pancarrè.
<< Ovvio che no. Sai che io sono uno spirito libero. Mi piace cambiare dama ogni sera >>, affermò con presunzione l’altro.
<< Puttaniere che non sei altro. Senti ora ti lascio, che devo fare colazione e poi vado all’università >>, rispose Gabriel sedendosi al tavolo.
<< Va bene. A dopo stronzetto >>, lo salutò Adam.
<< A dopo coglione >>, rispose il ragazzo, attaccando il cellulare.
Quello era il loro modo unico di salutarsi. Sorrise divertito, pensando che non avrebbe mai trovato da nessun’altra parte un amico come Adam. Poi sospirò pensando alla conversazione appena avvenuta. Doveva dire ad Amelie del party dei genitori, e che l’invito era esteso anche a lei, ma non sapeva come. Quella ragazza forse era anche più allergica di lui alle relazioni serie. Eppure stavano insieme da tre anni, diamine! Era giusto fare quel passo. Annuì soddisfatto per quei pensieri, poi un rumore attirò la sua attenzione. Si voltò vero la porta e vide Amelie con una sua maglietta grigia a coprirle il busto, e le gambe lunghe e snelle lasciate libere. Ingoiò un magone, pensando a quanto bella fosse la sua fidanzata. Perfetta, come un angelo. Bionda, occhi azzurri, fisico mozzafiato. L’adorava in ogni sua sfaccettatura.
<< Buongiorno amore >>, lo salutò con la voce impiastricciata di sonno.
<< Buongiorno amore. Colazione? >>, domandò Gabriel sperando in una risposta positiva.
<< Sai che non la faccio >>, rispose Amelie andando a prendere un bicchiere e riempendolo di latte.
Gabriel sospirò affranto, poi cominciò a preparare l'impasto per i pancakes. Posizionò sul tavolo della cucina la nutella e lo sciroppo d'acero, ed infine accese la macchinetta per cuocere i pancakes che Adam gli aveva regalato quando si era trasferito in quell'appartamento. Era una botta calorica impressionante, ma Gabriel non temeva i chili di troppo. Lui era la classica persona che, per quanto mangiasse, non ingrassava mai. Infatti il suo fisico restava sempre asciutto con i muscoli abbastanza marcati. Amelie lo guardò schifata, poi bevve il suo latte in un sorso e guardò l’orologio.
<< Oddio, è tardi! >>, esclamò sorpresa.
Gabriel vide il quadrante al suo polso. Segnava le sette e mezza e i corsi non sarebbero cominciati prima delle otto e mezza. Da casa sua, poi all’università, ci volevano dieci minuti a piedi. Praticamente erano in anticipo.
<< Non riuscirò mai a prepararmi in tempo >>, continuò Amelie, correndo verso la stanza da letto.
Il giovane sospirò, intuendo subito che il bagno sarebbe stato occupato per i successivi tre quarti d’ora. La ragazza, estremamente vanitosa, impiegava una quantità di tempo in quel bagno estrema. Rifarsi i capelli, il trucco, sistemarsi adeguatamente, doccia non troppo calda e non troppo fredda, creme e cremine di vario genere… insomma, un parto ogni volta! Prese il cellulare e mandò un messaggio al suo amico Freddie per fargli occupare i posti in aula. Il professore di diritto era davvero scocciante, specie se si arrivava in ritardo alle sue lezione. Poi gli venne in mente un’altra cosa, e aggiunse all’amico di dare il tormento a chi sapeva lui. Infine sbuffò e ritornò a concentrarsi sulla sua colazione. Magari avrebbe preparato un altro impasto per i pancakes.
 
Kyra Smith era una ragazza dormigliona. Amava restare nel letto e godersi quel piacevole torpore che l’accompagnava ogni mattina, prima del suono della sveglia. Avrebbe voluto restare nel suo letto ad una piazza e mezzo per moltissime ore, ma poi quell’aggeggio malefico prese a trillare, infastidendola come non mai. Sbuffò, scalciando le coperte e spegnendo la sveglia martellante del cellulare. Sul display segnavano le otto meno un quarto. Tre quarti d’ora per fare colazione, prepararsi e andare al corso. In teoria a lei bastava anche solo mezz’ora per prepararsi e lavarsi, ma un quarto d’ora doveva prenderselo obbligatoriamente, concedendosi una colazione abbondante. Amava quel pasto, il più importante della giornata. Sua madre non glielo faceva mai saltare, preparandole sempre qualcosa di buono e gustoso. E da allora, da quando era piccola, aveva mantenuto questa sua abitudine. Perciò andò nel cucinino della camera universitaria, e cominciò a prepararsi un caffè, del latte e le sue fette di pancarrè con la marmellata, la nutella e il burro d’arachidi. La sua compagna, Allyson, restava scioccata ogni volta che vedeva quanto la ragazza mangiasse la mattina. Era magra come un chiodo, eppure ingurgitava una quantità di roba incredibile. Kyra, però, non poteva dirle che saltava abitudinariamente il pranzo, e che aveva un trascorso problematico con il cibo. Scacciò dalla mente quei ricordi fastidiosi e dolorosi, e cominciò ad ingurgitare con foga tutto ciò che aveva davanti. Improvvisamente il cellulare squillò. Quando vide il mittente, sorrise felice.
<< Pronto >>, esclamò sapendo già che una valanga di parole l’avrebbe investita.
<< Dolcezza, abbiamo un’emergenza >>, rispose una voce maschile estremamente effeminata, e in piena crisi esistenziale.
<< Quale emergenza, Sean? >>, chiese Kyra facendo una lista di cosa avrebbe detto l’amico.
<< Mi si sono spezzate due unghie, dolcezza. DUE! >>, affermò disperato.
Kyra trattenne a stento una risata. Il suo amico di sempre era unico. Si conoscevano da quando erano bambini, ed erano sempre stati insieme. Emarginati dal resto dei compagni, avevano trovato rifugio uno nelle braccia dell’altra. Kyra per i suoi problemi, Sean per il suo modo estremamente femminile da bambino, e successivamente per il suo essere gay da adolescente. I due non si erano mai abbandonati, neanche quando le cose erano state orribili. A Kyra tornò in mente quella volta in cui Sean fu ricoverato in ospedale, per essere stato aggredito da un gruppetto di ragazzi omofobi. Gli avevano quasi spaccato la testa, e da allora portava un ciuffo di capelli più lungo per coprire quella cicatrice che gli avevano lasciato. Sean, troppo bello e troppo buono per quel mondo marcio. Biondo con degli occhi azzurro cielo splendente. Dopo quell’esperienza decise di andare in palestra per mettere su massa muscolare, e costrinse la ragazza ad accompagnarlo. Riuscirono a resistere un solo mese, nel quale però il giovane aveva sviluppato un bel corpicino. Scacciò dalla mente quei pensieri, ritornando al presente.
<< Sean, non temere, ricresceranno >>, commentò la ragazza divertita.
<< No, dolcezza, tu non capisci! >>, continuò sempre più affannato. << Quando mi si spezza un’unghia, significa che qualcosa sta per accadermi. Quando se ne spezzano due, qualcosa sta per accadere a te. Ricordi come funzionano le mie preziose mani? >>.
Kyra rise apertamente per quella convinzione dell’amico. Era da quando erano piccoli che affermava una cosa simile. Era anche vero che ogni volta che gli si spezzava una delle sue preziosissime unghie, succedeva davvero qualcosa, però era diventata un’esagerazione. Chiamarla a quell’ora solo per un motivo futile era un po’ troppo anche per Sean, che dormiglione com’era raramente si svegliava prima delle dieci passate.
<< Sean, non temere. Non mi succederà niente >>, affermò con sicurezza la ragazza.
<< Non correremo il rischio, dolcezza. Tu resta nella tua stanza al campus. Io ti passo a prendere e ti rinchiudo in casa mia fino alla fine della giornata >>, esclamò con decisione il ragazzo.
<< Non essere sciocco. Io devo andare a seguire. Ti ricordi che sono all’università, e che voglio diventare avvocato? >>, domandò sarcastica Kyra.
<< Dolcezza, ti prego, ascoltami una buona volta nella tua vita. Le unghie non mentono mai! >>, rispose con enfasi Sean.
<< Correrò il rischio, Sean. Non temere, sono una tipa temeraria io >>, disse la ragazza mangiando un altro pezzo di pancarrè.
<< Stai facendo colazione, dolcezza? >>, domandò improvvisamente il giovane al telefono, con una serietà a lui estranea.
<< Si perché? >>, confermò Kyra.
Sean però non rispose, sospirando rumorosamente. Rimasero per qualche minuto in silenzio, nel quale Kyra continuò a mangiare, e l’altro ascoltava lei masticare.
<< Sean, questo silenzio è inquietante. Mi dici che ti prende? >>, sbottò infine la ragazza.
<< Dolcezza, se vengo a sapere che non hai mangiato a pranzo, sai già cosa ne farò del tuo culetto ossuto, vero? >>, rispose minaccioso il giovane.
<< Sean, non sei mia madre. Non farmi la paternale >>, sbuffò infastidita Kyra.
<< Oh, dolcezza, non hai idea di cosa potrei farti se scopro che non pranzi >>, commentò con un ringhio Sean.
<< Ora devo andare, Sean caro. Stammi bene >>, lo salutò velocemente lei.
<< Aspetta! Fai attenzione, dolcezza! Le unghie… >>, ma non lo lasciò finire di parlare che attaccò il telefono.
Quel ragazzo alle volte poteva essere una vera piaga, ma Kyra non lo avrebbe cambiato per nulla al mondo. Lo amava così com’era, e lo considerava come il fratello che mai aveva avuto. E sapeva che lui la considerava allo stesso modo. Guardò l’ora e vide che erano le otto e qualche minuto. Si alzò dal tavolo, e andò a lavarsi e prepararsi. La sua coinquilina era già uscita per la sua seduta di jogging mattutino. Come sopportava quella fatica davvero non lo sapeva. Si avviò verso la sua camera, e prese i vestiti sobri e semplici che indossava sempre. Poi andò in bagno a lavarsi, e sistemarsi. Nel giro di un quarto d’ora fu pronta. Kyra non si truccava mai, e non indossava mai abiti succinti o firmati. Lei era il tipo da maglietta e jeans comprati al mercato. Scarpe da ginnastica, borsa vecchia e consunta e nessun tipo di addobbo, come li chiamava lei, a ornarle le mani o i polsi. L’unica cosa che si concedeva erano un paio di brillanti piccoli alle orecchie e una collana con un ciondolo a forma di quadrifoglio al collo. Ma quelli erano speciali. Prese la borsa colma di libri e quaderni, ed uscì dalla camera. Ma appena mise il naso fuori dalla sua stanza al campus, si sentì spoglia e nuda. Tutti la guardavano o la fissavano. E quegli sguardi non le piacevano per niente. Quando poi si portò una mano al viso per nascondersi, capì cosa non andava. Rientrò velocemente in casa, e corse alla sua stanza. Li trovò li, sul comodino in bella mostra. I suoi occhiali protettivi. Non poteva stare senza. Non era ne miope ne altro, ma non poteva andare in giro senza quella protezione. Erano il suo scudo contro il mondo, l’unica cosa che la potessero difendere, se si escludeva Sean. Non le era mai capitato di scordarli. O meglio, le era successo, ma solo quando erano capitate cose brutte. In quel momento le tornò alla mente la conversazione con l’amico e cominciò a domandarsi se effettivamente le unghie non fossero un segno. Quando poi si rese conto dei pensieri che stava formulando, si diede della cretina. Farsi influenzare da simili superstizioni era assurdo. Lei era una ragazza realista, con la testa sulle spalle e dotata di ottimo cervello. Non poteva farsi prendere da simili assurdità. Uscì nuovamente dalla camera, e si sentì a proprio agio e sicura. Quegli occhiali erano miracolosi per lei. Senza indugi andò verso la caffetteria del campus, desiderosa di prendere un bel cappuccino. Fece la fila con calma, e quando arrivò il suo turno ordinò la bevanda calda. Quella era la cosa che più amava al mondo. Inspirò a fondo il profumo, sentendolo anche sulla sua pelle. Sean, per il compleanno le aveva regalato una crema per il corpo al cappuccino, e quella era l’unica cosa vanitosa che si concedeva la sera prima di andare a letto. Si incamminò verso la sua aula, attraversando i prati del campus. Quando all’improvviso una mano spuntata dal nulla afferrò il suo cappuccino togliendoglielo di forza. Si voltò verso quella direzione, e vide Freddie Cook ridere divertito e sprezzante. Al suo fianco comparvero Edward Hall e James Sullivan. Il trio delle meraviglie, come li chiamava lei. E come al solito, il capobranco di quel terzetto di cretini mancava all’appello. Certo, Gabriel Martin non poteva sporcarsi le mani. Era molto meglio lasciare il lavoro ai suoi tirapiedi. Un branco di idioti senza cervello, che erano riusciti ad entrare a Stanford solo grazie ai soldi di papà. Li odiava tutti, dal primo all’ultimo. Sospirò frustrata.
<< Mi ridai il mio cappuccino, Freddie? >>, domandò scocciata.
<< Oh, ma che modi sono questi, signorina. Porta un po’ di rispetto, pezzente >>, esclamò malvagiamente questi. Gli altri due risero come due idioti. Erano davvero insopportabili.
<< Coglione, ridammi il mio cappuccino >>, esclamò sprezzante. Poi sorrise malvagiamente. << Così va meglio? >>.
Kyra li vide rabbuiarsi lentamente, e ringhiare quasi come dei cani. Poi fu un attimo. La bevanda bollente le fu rovesciata addosso sporcandole i capelli e i vestiti. La pelle cominciò ad arrossarsi, ustionata per il contatto con il cappuccino. Kyra si portò le mani al viso, cercando di asciugarsi dal liquido, e cercando di trattenersi dal piangere per il dolore. Non poteva dargliela vinta, mai! I tre cominciarono a ridere sguaiatamente, quasi come se avessero visto uno spettacolo del circo. Poi Freddie si avvicinò al viso di Kyra, e la guardò tagliente.
<< Bada a rispettarci, e resta sempre al tuo posto, pezzente >>, gli soffiò in faccia. << Ricorda che sei qui in questa università, solo grazie ai nostri soldi. Porta rispetto >>.
Poi i tre si incamminarono verso l’aula di diritto, dove avrebbe dovuto andare anche lei. Per sfortuna di Kyra, frequentava gli stessi corsi di quei bastardi figli di papà. Ed il suo tormento era cominciato proprio per questo. Si guardò i vestiti, notando che era impresentabile, e corse verso la sua stanza. Doveva cambiarsi, e legarsi i capelli. Avrebbe sicuramente fatto tardi, e il professore di diritto non perdonava i ritardatari.
 
Gabriel arrivò di corsa in aula, constatando con un sospiro di sollievo, che il professore di diritto non fosse ancora arrivato. Per colpa di Amelie, aveva fatto tardi di cinque minuti, e riuscire ad arrivare in tempo gli era costato quasi un polmone, per quanto aveva corso. Gabriel non era tipo da palestra, a differenza di Adam. Lui non aveva bisogno di mantenersi in forma, o altro. Era stato graziato dalla sorte, perché gli aveva concesso quel corpo che mai ingrassava. Spesso veniva preso in giro dall’amico per quella sua sfacciata fortuna, ma erano sempre sfottò fatti solo per gioco. Si volevano bene, e mai si sarebbero potuti dire cattiverie. Si sistemò meglio lo zaino sulla spalla, ed adocchiò il suo gruppetto di compagni seduti al centro della sala, nei loro banchi privati. Non erano davvero privati, ma nessuno osava occuparli, perché sapevano che quelli erano di proprietà dei famosi quattro. Ovvero i ragazzi più ricchi e belli dell’università. Il primo tra tutti era proprio Gabriel, seguito subito dopo da Freddie, poi James ed infine Edward. Erano affiatati tutti e quattro, e si divertivano sempre insieme. Andavano a bere fino a tardi, si ubriacavano spesso, partecipavano a tutte le feste sia del campus che fuori, e andavano in giro a sedurre quante più ragazze potevano. Certo, da quando si era fidanzato con Amelie, quella sua abitudine di flirtare era calata notevolmente, ma ogni tanto gli piaceva ancora mettersi in gioco per vedere se il suo fascino conquistava sempre. Prese un profondo respiro, cercando di controllare il fiato veloce. Non poteva farsi vedere in modo diverso che non fosse perfetto. Lui era l’invidia e il desiderio di tutte e tutti. Sapeva anche di attirare lo sguardo maschile, anche se quella era una cosa che lo schifava completamente. Non riusciva a capire gli omosessuali, e li disgustava. Spesso con Adam si era ritrovato a prenderli in giro, e a punzecchiarli divertito. Una volta aveva anche finto di essere interessato ad uno, e poi lo aveva abbandonato in un bagno con i pantaloni calati e con il riverbero delle sue frasi disgustate. Sapeva di non essere stato molto carino in quell’occasione. Ancora ricordava lo sguardo ferito e sconvolto di quel ragazzo, ma non poteva farci niente. Gabriel era fatto così, e si piaceva. E poi, se non era così, sarebbe stato escluso dal suo giro di amicizie, perché sapeva che l’apparenza era tutto per il loro mondo. Alla fine, ricomposto, attraversò con il suo solito passo sicuro e sensuale, l’aula e raggiunse gli amici, sedendosi tra Freddie ed Edward.
<< Ehi, amico. Ce l’hai fatta >>, lo salutò James.
<< Si, giusto in tempo >>, confermò Gabriel sorridendo soddisfatto.
<< Non sai che ti sei perso. Allyson Carter, ce l’hai presente? >>, domandò Freddie tutto eccitato.
<< Certo. Quella bonazza dal culo fenomenale e con due tette enormi >>, confermò Gabriel ricordando la ragazza. Avevano fatto del sesso bollente, durante una festa, l’anno precedente.
<< Si. Beh, stamattina stava facendo jogging, come al suo solito. Così siamo andati vicino e abbiamo cominciato a parlare. Sapessi come cazzo stava vestita >>, aggiunse Edward, tutto esaltato.
<< Pantaloncini corti e attillati, una top bianco che lasciava vedere tutto. E stava anche senza reggiseno, la troietta >>, continuò Freddie leccandosi le labbra al ricordo.
<< Cazzo, una visione >>, commentò Gabriel, immaginando la scena.
Non si vergognava minimamente di provare interesse per un’altra ragazza, sebbene fosse fidanzato. Solo che ogni tanto una strana vocina nella sua testa, si lamentava. Ma lui non gli dava importanza. Era giovane, bello e ricco. Voleva godersi quella vita, e l’avrebbe fatto nell’unico modo che conosceva.
<< Esatto, comunque le abbiamo dato a parlare. E senza che se ne accorgesse Freddie si è piazzato dietro di lei, e poi con uno scatto fulmineo, le ha tolto il top, lasciandola con le tette da fuori >>, esclamò gasato James.
Gabriel sgranò gli occhi, poi scoppiò a ridere come un deficiente, e diede il cinque al compagno. Nel frattempo gli altri tre ridevano sguaiatamente, soddisfatti del loro lavoro.
<< E la troia che ha fatto? >>, domandò dopo un po’ Gabriel.
<< Ha cercato di coprirsi, ma gliel’ho impedito bloccandole i polsi, e Edward le ha dato una strizzatina >>, rispose Freddie facendo un occhiolino all’amico.
Gabriel diede un altro cinque all’altro compagno, sorridendo soddisfatto. In realtà non gli piaceva molto quel lato malvagio degli amici, specialmente di Freddie. Non era completamente d’accordo nell’approfittarsi di una ragazza in quel modo, ma alla fine si stavano solo divertendo, e non facevano niente di male o di esagerato. E poi quella Carter andava in giro senza reggiseno con un top bianco. Quasi urlava di essere assalita. Stava pensando a questo Gabriel, quando vide il professore Barky entrare in classe. Era stranamente in ritardo, e sembrava fosse più nervoso del solito. Perciò i quattro si sistemarono composti ai loro posti, e l’intera aula sprofondò nel silenzio. L’uomo salutò velocemente tutti quanti, poi ordinò con la sua voce profonda e cattiva di prendere i libri e aprire alla pagina 356. Iniziò così la lezione, commentando il diritto, e facendo degli esempi semplici ma chiari. Gabriel non amava molto quella materia, ma per sua fortuna possedeva un cervello di tutto rispetto. Era o non era stato baciato dalla fortuna? Era passato un quarto d’ora dall’inizio della lezione, quando improvvisamente la porta dell’aula si spalancò, ed entrò una ragazza trafelata ed agitata. Gabriel la riconobbe subito, e ghignò bastardo. Sulla soglia dell’aula Kyra Smith guardava terrorizzata il professore, che nel frattempo le si era avvicinata con passo minaccioso. Non prometteva nulla di buono.
<< Signorina Smith, sa che ore sono? >>, domandò l’uomo con voce tagliente.
<< Si professore. Mi dispiace per il ritardo >>, si scusò prontamente la ragazza, abbassando lo sguardo.
<< Non creda che le scuse bastino, sa?! Ha interrotto la mia lezione, se ne rende conto! >>, esclamò infuriato il professore.
<< Mi dispiace, ma ho avuto un contrattempo >>, rispose la giovane con un filo di voce, e puntando sempre di più lo sguardo sui suoi piedi.
<< Non mi importa un bell’accidente delle sue scuse >>, urlò arrabbiato. Poi sorrise malevole e la guardò trapassandola da parte a parte. << Bene, visto che lei è stata così gentile da interrompere la mia lezione, vorrà tenermi compagni alla cattedra, parlando alla classe degli argomenti precedentemente trattati, e anche di quello che stavo discutendo proprio oggi. In fin dei conti, se è arrivata in ritardo, vuol dire che sa già tutto quello che serve sapere per superare il mio esame >>.
Gabriel vide la ragazza alzare lo sguardo terrorizzata, e sul suo viso un sorriso soddisfatto si distese. Sapeva quanto quella Kyra Smith odiasse parlare in pubblico. Sembrava fosse traumatizzata da qualcosa, ma a lui non importava. Anzi, godeva nel vederla in difficoltà. Ricordava ancora come fosse iniziato quel rapporto di odio con la ragazza.
Era l’inizio del nuovo anno scolastico. Stavano frequentando da una sola settimana, ma lui e i suoi compagni già avevano i posti stabiliti nelle aule, e tutti pendevano ai loro piedi. Se volevano gli appunti di una materia, bastava chiederli a qualcuno e questo era costretto a darglieli. Funzionava così e nessuno poteva fare eccezione. Ma soprattutto nessuno poteva o doveva resistere al fascino dei quattro, specialmente al suo. Così quando si trovò in classe quella ragazza che non aveva mai visto, si sorprese come questa non lo guardasse adorante. Si alzò dal suo posto per andarle vicino e conquistare la sua preda. Non esisteva che qualcuno lo ignorasse.
<< Ciao >>, la salutò con voce sensuale. Nessuno poteva resistere a quel saluto, e a quello sguardo magnetico che sapeva di possedere.
Ma di tutta risposta, quella ragazza alzò annoiata gli occhi dal libro e fissò senza particolare interesse Gabriel.
<< Ciao >>, rispose con uno sbuffo.
Poi tornò a leggere il suo libro come se l’altro non ci fosse. Gabriel era scioccato. Nessuno aveva mai osato distogliere lo sguardo dal suo volto, e nessuna mai gli aveva resistito. Eppure quella ragazza si permetteva di ignorarlo bellamente, davanti a tutta l’aula e soprattutto davanti ai suoi compagni. Come osava? Non si era mai sentito tanto umiliato nella sua vita. Lui, amato e desiderato da tutte e tutti, si era appena sentito rifiutare da una ragazza qualunque, che non era neanche una gran bellezza. Dall’aspetto sicuramente era povera, non si truccava e non era appariscente. Indossava occhiali quasi più grandi del suo viso, e poi aveva tutta l’aria di essere una secchiona sfigata. E nonostante ciò, aveva osato rifiutarlo? Tornò al suo posto, con gli occhi sgranati e il volto sconvolto. Gli amici lo presero in giro, e la sua autorità sembrò vacillare. Non poteva perdonare quella ragazza. Non poteva proprio farlo.
<< Voglio sapere chi è. Quanti anni ha e dove vive >>, sibilò tra i denti agli amici.
Una settimana dopo venne a conoscenza di tutto ciò che la riguardava. Sapeva nome, cognome, la stanza in cui alloggiava al campus, la media scolastica, e che dava ripetizione ai ragazzi più facoltosi. Da quel momento decise che gliel’avrebbe fatta pagare. E fu allora che cominciarono gli scherzi ai suoi danni, le provocazioni, le umiliazioni e molto altro. Una volta l’aveva fatta espellere da una lezione, un’altra l’aveva fatta cadere in mensa, sopra a della roba marrone e schifosa facendola sporcare dalla testa ai piedi, affibbiandole poi il nome di “Merdagirl”. Addirittura le aveva fatto tagliare qualche ciocca di capelli, oppure glieli aveva fatti tingere di colori assurdi, costringendola ad andare in giro con un arcobaleno in testa. i suoi scagnozzi si divertivano a tormentarla, e a lui piaceva vederla arrabbiata e sofferente. Perché in quel momento puntava lo sguardo sul suo volto, e lo fissava intensamente. Non lo ignorava più, e di questo ne era incredibilmente fiero. E anche quella mattina aveva fatto il suo dovere, perché la ragazza dopo essere stata costretta dal professore a posizionarsi davanti alla cattedra, gli aveva lanciato uno sguardo di puro disprezzo. Impareggiabile! Gabriel le aveva sorriso divertito, salutandola con la mano. Come previsto quel suo intermezzo andò un disastro per la sua incapacità di parlare davanti a molte altre persone, e il professore l’aveva mandata a posto umiliandola ancora di più. Quella giornata non faceva che procedere per il meglio, pensò Gabriel.
A fine delle lezioni, si avviò verso il bar universitario, salutando e ammiccando alle varie ragazze. Poi il telefono squillò nuovamente.
<< Pronto? >>, chiese senza guardare il mittente.
<< Allora, gliel’hai chiesto? >>, domandò senza rispondere Adam.
<< Ma sei uno stalker o cosa? Fatti una vita tua, amico >>, rispose Gabriel sbuffando.
<< No, preferisco la tua, che sembra molto più interessante. Dai, hai chiesto alla tua bella fidanzata di venire a conoscere la tua dolce famigliola? >>, continuò Adam.
<< No, non ancora, coglione. Non l’ho vista da stamattina, ma tra poco dovrei incontrarla al bar dell’università >>, disse il giovane, lanciando uno sguardo alla caffetteria.
<< Bene, allora fai presto. I tuoi premono per conoscerla. Mi hanno già chiamato sette volte, da stamattina, per sapere di questa fidanzata bellissima >>, affermò scocciato Adam.
<< Ah, ora capisco. Vuoi sapere solo perché i miei ti infastidiscono. Non perché mi vuoi bene >>, commentò divertito Gabriel.
<< Mi deludi, Martin. Il tuo intuito mi sta crollando. Certo che ti do il tormento solo per un mio tornaconto >>, esclamò Adam.
Gabriel poteva immaginarselo vicino al telefono, sorridente e felice. Perché era la stessa espressione che aveva lui in quel momento. Parlare con l’amico gli faceva sempre bene. Poi intravide ad uno dei tavoli esterni la figura di Amelie che si specchiava e sistemava il rossetto.
<< Ehi, Adam ti devo lasciare. Vado a sfidare la sorte chiedendo alla mia fidanzata di accompagnarmi >>, rispose Gabriel, prendendo un respiro.
<< Amico andrà tutto bene. State insieme da tanto, sicuramente ti dirà di si >>, lo incoraggiò Adam.
<< Speriamo. Ho una strana sensazione >>, commentò non troppo convinto Gabriel.
<< Vai, che andrà alla grande, amico. Ah, un’ultima cosa. Verrete entrambi, perché sicuramente ti dirà di si, il diciotto di questo mese vero? >>, chiese l’altro, prima di attaccare.
<< Si, veniamo il diciotto. Se tutto va bene, verso l’ora di pranzo. Ma perché vuoi saperlo? >>, domandò Gabriel, confuso.
<< No, così. Va bene ti lascio andare. Ciao stronzetto >>, lo salutò velocemente Adam.
<< Ciao coglione >>, rispose Gabriel attaccando.
Qualcosa non lo convinceva. L’amico sembrava strano. Quelle domande sul sapere se veniva la fidanzata, quando sarebbero venuti… qualcosa non quadrava. Alzò le spalle, non pensandoci. Avrebbe chiarito una volta che si fossero rivisti. Prese un profondo respiro, e si incamminò verso Amelie. Quando la ragazza lo vide, si alzò in piedi e gli sorrise ammiccante.
<< Ciao, amore >>
<< Ciao, amore >>, rispose Gabriel avvicinandosi e cercando di darle un bacio sulle labbra, ma questa si discostò.
<< Ho appena messo il rossetto. Non vorrai farmi sbavare? >>, affermò la ragazza con tono di rimprovero.
Gabriel sospirò stanco. Alle volte non sopportava quegli atteggiamenti della ragazza. E poi non era proprio convinto che quel suo essere così ossessionata dal suo aspetto gli piacesse. Cominciava a sentirsi un po’ stufo di tutto quello.
<< Scusa >>, rispose scacciando via quei pensieri.
Non poteva permettersi di lasciarsi andare Amelie. Avrebbe fatto la figura del coglione con i suoi amici, e la sua famiglia ormai sapeva dell’esistenza di questa fantomatica fidanzata. Non avrebbe mai potuto deluderli.
<< Com’è andata la giornata? >>, domandò Gabriel tornando quindi a sorridere.
<< Bene. Ho seguito un corso di economia davvero interessante… >>, e cominciò a ciarlare su quel corso, oppure su quello che indossava il professore, o l’amica.
Gabriel l’ascolto con finto interesse, ma nella sua mente ben altri erano i pensieri. Non sapeva come chiedere alla fidanzata di accompagnarlo, e poi aveva una paura fottuta di essere respinto. Se fosse stato lasciato dalla ragazza, avrebbe perso il suo titolo li all’università e i suoi compagni lo avrebbero di sicuro abbandonato. Nessuno poteva essere respinto. Già aveva minato la sua posizione quella Kyra Smith, se poi Amelie gli avesse detto di no, sarebbe stata la sua fine. Passò un’ora nel quale la ragazza non aveva mai smesso di parlare del più e del meno. In quel momento stava parlando di un servizio di moda al quale avrebbe dovuto partecipare, e non vedeva l’ora. Gabriel osservò l’orologio con la coda dell’occhio, e vide che erano quasi le sette. Aveva perso troppo tempo, ed era arrivato il momento di fare quella fatidica domanda.
<< Amelie! >>, esclamò interrompendola.
<< Si? Dimmi amore >>, lo esortò la ragazza sorridendo.
Gabriel prese un profondo respiro. Poi si fece coraggio e la fissò intensamente negli occhi.
<< Ormai stiamo insieme da tre anni >>, esordì prendendola alla larga.
<< Si, lo so >>, confermò Amelie aggrottando le sopracciglia.
<< E noi ci vogliamo bene, giusto? >>, continuò non riuscendo proprio a dire la parola amore.
<< Certo >>, annuì la ragazza.
Gabriel vide il suo volto irrigidirsi, come se stesse nascondendo qualcosa. La sensazione fastidiosa andò ad aumentare nel suo stomaco.
<< Ecco, allora devo chiederti una cosa >>, esclamò, ignorando tutti quei fattori che non facevano presagire nulla di buono.
<< Cosa? >>, domandò Amelie titubante.
Gabriel inspirò profondamente. Abbassò lo sguardo, preoccupato, poi lo rialzò e lo puntò in quello della ragazza.
<< Il diciotto parto, e vado dai miei. Per due settimane. Sai, faranno nuovamente la promessa di matrimonio >>, spiegò sorridendo timidamente. Il volto della giovane era impassibile. << Mi hanno detto di portare la mia fidanzata, perché vogliono conoscerla. E la mia fidanzata sei tu, perciò… >>, prese nuovamente un respiro, poi parlò velocemente. << Vuoi venire a casa mia a conoscere la mia famiglia? >>.
Amelie lo guardò sempre impassibile, poi sospirò affranta ed abbassò lo sguardo. A Gabriel parve che il mondo gli crollasse addosso, perché non c’era bisogno che la ragazza parlasse. Aveva già capito tutto.
<< Gabriel, mi dispiace. Non posso >>, affermò Amelie, tornando a guardarlo.
 
Kyra entrò nella sua camera sbattendo furiosa la porta. Quella era stata una giornata davvero di merda, e Sean ci aveva preso in pieno con quella storia delle unghie. Si appuntò mentalmente di dare sempre credito alle mani di quel ragazzo. Buttò con forza la borsa a terra, e prese a camminare per tutta la stanza, incurante degli sguardi esterni. Sì, perché la ragazza dormiva al piano terra, e la sua camera dava sul cortile centrale della scuola, dove tutti potevano vederla. Solitamente abbassava le persiane, e le alzava solo quando sapeva che non c’era nessuno. Ma quella sera non badava davvero a niente. Prima la questione del cappuccino quella mattina, poi l’umiliazione bruciante che aveva dovuto subire da quel maledetto professore per aver fatto tardi. E il sorriso divertito di quel bastardo di Gabriel Martin! Come lo odiava. Poi dopo la lezione, aveva dovuto affrontare altri corsi tutti davvero pesanti, e aveva un botto di compiti da fare. A pranzo ovviamente non aveva mangiato, andando in biblioteca e cercando di portarsi avanti con il lavoro. Nel pomeriggio aveva dovuto affrontare due ore di fila nel dare ripetizioni a quegli idioti figli di papà, e aveva dovuto sopportare gli sfottò di questi per la figuraccia fatta durante la lezione di diritto. Addirittura uno di loro aveva anche allungato le mani, troppo stupido per pensare alle conseguenze. Kyra, infatti, gli aveva rifilato un pugno spaccandogli il labbro, e avevano chiuso il rapporto di lavoro. Insomma, si trovava in ristrettezze economiche davvero gravi. Ma la cosa peggiore successe verso le sette, quando il preside l’aveva mandata a chiamare. Era convinta che il tizio a cui aveva dato un pungo si fosse andato a lamentare, ma quando entrò nello studio dell’uomo si rese conto che la situazione doveva essere ben più grave. Si accomodò alla sedia di fronte alla scrivania, e diede una rapida scorsa alla stanza. Era grande, con un’immensa finestra alle spalle dell’uomo. Le pareti erano traboccanti di libri impilati in altee librerie. Vi erano piante rigogliose ad ogni angolo della stanza, e tutto sapeva di maestoso e ricco. Anche il completo del preside era firmato. Kyra si rese conto, con sgomento, di essere circondata da persone appartenenti all’alta società. Persone che odiava con tutta se stessa.
<< E’ successo qualcosa? >>, domandò preoccupata, sistemandosi meglio.
<< Purtroppo si, signorina Smith >>, confermò il preside, incrociando le mani sulla scrivania. << Lei è qui grazie ad una borsa di studio, non è vero? >>
<< Si, signore >>, confermò Kyra cominciando a preoccuparsi.
<< Mi dispiace informarla signorina Smith che la sua borsa di studio è stata dimezzata >>, comunicò l’uomo.
<< Come? >>, esclamò sconvolta la ragazza.
<< Mi dispiace. Ma il consiglio scolastico ha stabilito che dobbiamo dare la possibilità a più studenti di entrare in questa università, e che l’unico modo per avere questi fondi, fosse quello di dimezzare le borse di studio più cospicue >>, spiegò il preside con volto contrito.
Kyra assimilò quelle parole e capì di essere in un mare di guai. La sua borsa di studio pagava quasi tutte le spese scolastiche, e le tasse universitarie. Dava ripetizioni proprio per riuscire a pareggiare i conti, e permettersi da mangiare almeno la sera. Ma se le venivano tolti la metà dei soldi, allora non avrebbe più avuto possibilità di farcela.
<< Ma io come faccio? >>, sussurrò sgomenta.
<< Mi dispiace, ma non so come aiutarla. Grazie alla sua media, e alla sua situazione familiare, terremo conto del suo caso. Ma per la fine di questo mese deve procurarsi  tremila dollari. Per la stanza al campus >>, spiegò il preside vedendo il volto confuso della giovane. << La borsa di studio che adesso ha, le copre le tasse universitarie fino alla fine del semestre, quindi fino a giugno. Ma non la stanza al campus. Perciò, o paga oppure dovrà trovare un’altra sistemazione, signorina Smith. Mi dispiace >>.
Kyra fissò sempre più scioccata l’uomo. Tremila dollari? E dove li avrebbe presi quei soldi. Non arrivava neanche a mille, con i risparmi. E le lezioni di ripetizioni non avrebbero di sicuro aiutato. Poteva chiedere aiuto a Sean, ma non poteva farlo. Anche il ragazzo faticava ad arrivare a fine mese, sebbene potesse concedersi tutti gli sfizi che gli venivano in mente. Era davvero nei casini. Uscì dalla stanza del preside, con un forte mal di testa, e con la sensazione che il mondo le fosse crollato addosso. Come avrebbe potuto farcela? Doveva trovarsi un altro lavoro, ma tra lo studio, i corsi e le ripetizioni, davvero non aveva tempo. Era nella merda fino al collo. E nella sua stanza, non riusciva di sicuro a trovare pace. In quel momento squillò il telefonino. Vide il mittente, e delle lacrime cominciarono a scorrerle sul viso.
<< Sean >>, rispose singhiozzando.
<< Dolcezza, che succede? >>, chiese preoccupato il ragazzo.
<< Avevano ragione le tue unghie >>, disse asciugandosi le lacrime.
<< O santa pupattola. Raccontami tutto, dolcezza >>, esclamò sconvolto Sean.
E Kyra non tralasciò neanche un dettaglio. A partire dal cappuccino, alla lezione, al maniaco figlio di papà, e a quella notizia della borsa di studio.
<< Oh, dolcezza, mi dispiace. È successo un gran casino, oggi. Maledette unghie >>, affermò arrabbiato.
<< Sean, non è colpa tua >>, provò a consolarlo Kyra.
Sapeva che adesso il ragazzo si stesse tormentando per non poter fare nulla per l’amica.
<< Allora, dolcezza, io vado dal mio capo e gli chiedo un aumento. Poi do la metà a te, e tu così puoi pagarti la stanza >>, esordì Sean.
<< No. Non esiste, Sean. Non ti chiederò questo, e tu non puoi farlo. E poi il tuo capo non ti darà mai un aumento. E se lo fa, probabilmente vorrà chiederti qualcosa in cambio. Già ti costringe a farti ballare >>, esclamò Kyra terrorizzata all’idea che potesse succedere qualcosa al suo Sean.
Il ragazzo dall’altro lato del telefono sospirò. Quel silenzio stava a significare che Kyra aveva ragione, ma che comunque lo avrebbe fatto lo stesso, se la giovane non avesse trovato una soluzione.
<< Che cosa farai, allora? >>, domandò tristemente.
<< Non lo so. Mi cercherò un lavoro. Domani metto un annuncio in bacheca, e mi offro per qualsiasi lavoro ben retribuito. Ovviamente che sia una cosa legale >>, spiegò Kyra sospirando.
Già prevedeva guai a non finire. Chissà cosa le avrebbero offerto di fare, in cambio di soldi. Ma non poteva fare la schizzinosa. In quel momento avrebbe anche accettato un lavoro dal suo nemico peggiore. Una figura balenò nei suoi pensieri, e si trovò a sorridere amaramente. Sì, avrebbe accettato un lavoro anche da Gabriel Martin pur di avere un po’ di soldi. 






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Buonasera, gente XDXD ecco a voi il primo capitolo di "Una fidanzata per finta"...
beh, che dire...cominciamo ad entrare nella storia e conosciamo nuovi personaggi...devo dire che adoro Sean ^-^ è davvero fantastico, e il modo in cui parla, e chiama Kyra è davvero divertente...poi ci sono i scagnozzi di Gabriel, che odio già U.U e scommetto che odierete anche voi hahaha...
beh, Gabriel in questo capitolo deve affrontare il problema fidanzata, e Kyra invece si ritrova senza soldi...come andranno le cose? che succederà tra i due...bah, per saperlo dovrete aspettare la settimana prossima ^-^
vi comunicò che la storia verrà aggiornata una volta a settimana, o martedi o giovedi...mi alterno con l'altra mia storia "Da adesso in poi...", quindi un giorno è dedicato ad uno, e un altro all'altra storia XDXD a chi va, mi farebbe piacere che seguiste entrambe, perchè ci tengo molto...e mi piacerebbe che lasciaste un vostro parere, per sapere che ne pensate...non mi piace chiedere recensioni, perchè una cosa libera quella di dare un commento, però per me sarebbe importante, proprio perchè tengo molto ad entrambe le storie...sn nate in due momenti differenti della mia vita, e sn legate a un qualcosa (non voglio entrare nel dettaglio, perchè dovrei raccontarvi la mia vita, e credo vi annoiereste XD)...però i personaggi di Kyra e di Erik (il protagonista di "Da adesso in poi...") mi assomigliano molto, quindi sn affezionata a loro...
beh detto questo, vi mando al mio account fb, dove già da stasera potrete trovare le immagini dei vari peronsaggi: 
http://www.facebook.com/pages/Moon9292/575772655781797?ref=hl...
ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito la storia XD e che hanno messo la storia tra le preferite/seugite/ricordate...grazie di cuore *-*
detto ciò, vi saluto augurandovi buona notte XDXD ci vediamo la settimana prossima...
ah sempre su fb lascerò degli spoiler, quindi chi è interessato, ci faccia un giro...
Un bacio
Moon9292
   
 
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