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Autore: Maggie_Koala    24/05/2013    2 recensioni
Dal settimo capitolo :
- Che vuoi sapere , maledetta traditrice ?
- Tutto : la tua infanzia , il perché sei entrata nella Spirale di Sangue…Vedi un po’ tu .
- Che cosa ti interessa della storia della mia vita ?
- Miei affari .
Mi guardò in cagnesco , ma cominciò a raccontare...

Buongiorno ! Sono nuova di qui e questa è la mia prima fanfiction sulla coppia più bella di Huntik : DantexZhalia ! La storia comincia subito dopo la Sconfitta della Spirale di Sangue , e Zhalia riesce ancora a stento a credere che Dante sia ritornato...Succederà qualcosa ?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dante Vale, Lok Lambert, Sophie Casterwill, Zhalia Moon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Huntik - Una nuova vita'
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Mi venne in mente un’idea, un po’ stupida, ma efficace: lasciai le gambe scoperte e all’apparenza poco stabili, in modo che la rabbia di Shauna la portasse a pensare che stavo per perdere l’equilibrio. Per rendere migliore la mia tattica finsi di essere stanca, muovendomi più lentamente e attaccando sempre meno. Ma non si fidava molto. Per riuscire a convincerla dovetti prendermi un pugno in piena guancia. La mia avversaria sorrise: la trappola era scattata.
- Mai perdere l’equilibrio! – mi urlò, mentre si chinava e mi sferrava un calcio in modo da farmi cadere a terra. All’ultimo saltai non molto in alto, ma abbastanza da aver le gambe giusto alla portata di Shauna: con un calcio la colpì di nuovo sul petto, mentre l’altra scarpa colpiva direttamente il viso. Il piano funzionò: Shauna non si aspettava questa reazione e rimase allibita, tanto che non riuscì a bloccare il mio attacco. Atterrò di schiena due metri da me, senza rialzarsi. Mi avvicinai a lei con passo sicuro: respirava a fatica; l’impatto ricevuto alla schiena per colpa della caduta e al petto per colpa mia l’aveva lasciata senza fiato.
- Riesci ad alzarti o vuoi una mano? – chiesi ironica.
Il suo corpo tremò leggermente, poi si tirò su sui gomiti, in un equilibrio veramente instabile.
- Non…mi…serve…il…TUO AIUTO! – aveva le due labbra completamente spaccate, il naso grondante di sangue e un brutto taglio sulla guancia. Cercò di mettersi in piedi, ma le ginocchia non la reggevano, e cadde nuovamente distesa. Dovevo approfittare del momento per sapere…Per sapere il perché. Le bloccai le mani sopra la testa, visto che non riusciva a comandare le gambe.
- E adesso, Shauna, mi spiegherai un paio di cosette…
  Mi sputò saliva mischiata al sangue sulla guancia.
- E se io non volessi risponderti, traditrice?
- Allora la cosa ti farà male, molto male – era una bugia, ma volevo ottenere risposte alle mie domande.
- Non ti credo.
- Klaus non ti ha detto come riducevo gli agenti che lottavano con me, vero? – dissi la frase con voce bassa e roca, un po’ come la sua.Ghignai malefica, per fare un po’ di scena.Sembrò credermi, perché spalancò gli occhi: non mi piaceva molto guardare le sue pupille piene di rancore, ma sostenni lo sguardo con decisione.
- Che vuoi sapere, maledetta traditrice?
- Tutto : la tua infanzia, il perché sei entrata nella Spirale di Sangue…Vedi un po’ tu.
- Che cosa ti interessa della storia della mia vita?
- Miei affari.
Mi guardò in cagnesco, ma cominciò a raccontare:
- Sono nata per le strade della Spagna, a Madrid nel 19… . Fui la secondogenita di mia madre Paola Ramos Sanz e Pedro Ortiz Inglesias. Mio fratello maggiore, Wind, ha due anni in più di me, ed è muto dalla nascita. Non avevamo da mangiare, quindi ci toccava sempre rovistare fra la spazzatura per trovare qualcosa di commestibile. Mio padre morì quando avevo appena tre anni: la tubercolosi che portava con se da quando era nato stava peggiorando sempre di più negli ultimi tempi, fino a portarlo alla morte. Un giorno dopo sei anni dalla morte di mio padre, delle “persone” ci ritrovarono in uno scatolone nel quale avevamo passato la notte: portarono via mia madre perché dicevano che era in possesso di un certo “Titano“. All’epoca non sapevo neanche cosa fosse. Io e Wind fummo sbattuti sui cassonetti dell’immondizia e picchiati, perché le persone credevano che fossimo in possesso di altri titani. Quando capirono che ne eravamo sprovvisti ci lasciarono lì mezzi morti: Wind è sempre stato fisicamente più forte di me, e quindi non era messo troppo male, ma io sì: avevo quattro costole incrinate e due rotte, e la spalla era letteralmente spaccata. Di fronte alla mia visione, qualcosa cambiò in Wind: si alzò subito, e corse incontro ai nostri aggressori. Anche se aveva appena undici anni, riuscì a far perdere i sensi a cinque dei migliori agenti della Fondazione Huntik. Dopo aver fatto quello che doveva fare mi caricò in spalla e mi portò all’ospedale più vicino per farmi guarire. Erano tempi diversi, accoglievano ancora i piccoli orfani per guarirli gratuitamente. Noi non eravamo orfani, ma ci scambiarono lo stesso appena videro come eravamo conciati: molti ragazzini che vivevano per strada venivano pestati a sangue ogni giorno, quindi era normale trovarne almeno 50 in sala da attesa che aspettavano cure. Io venni operata subito alla spalla, visto che la spezzatura dell’osso mi aveva provocato un’emorragia interna. Restai in sala operatoria per quattro ore, le quattro ore più lunghe nella vita di Wind, a detta sua. L’intervento andò a buon fine, mi bloccarono l’emorragia interna, e la spalla tornò al suo posto, ma la notte dopo l’intervento io e Wind dovemmo fuggire dall’ospedale: dopo che i bambini erano stati curati, venivano  mandati in orfanotrofio per restarci fino alla maggiore età. Cercammo nostra madre dappertutto: nelle discariche, negli scatoloni abbandonati, nelle case semi-distrutte, negli ospedali e perfino negli obitori. Era scomparsa, scomparsa per sempre. Quella sera mi addormentai sulla spalla di Wind dopo essermi sfogata piangendo per ore. Fu una notte terribile: capimmo che da quel momento avremmo dovuto cavarcela da soli, affidandoci a noi stessi, e che avremmo dovuto fidarci solo l’uno dell’altro. Avevo solo nove anni, ma dovevo già comportarmi da donna adulta. Da allora abbiamo vissuto di piccoli furti; da quando ero stata pestata in Wind si era accesa una strana luce: sembrava che combattesse per proteggere me, solo me, l’ultima parte di famiglia che gli era rimasta. Mio fratello nascondeva in se una natura da ninja. Era bravissimo nel combattimento fisico, anche se non aveva mai alzato i pugni in vita sua: sembrava che avesse un talento naturale in fatto di combattimento corpo a corpo. In quanto a me ero sempre stata agile, sin da bambina: amavo arrampicarmi sugli alberi, scavalcare bidoni di immondizia ed ero sempre stata molto veloce. Con la forza di Wind e la mia agilità, presto il nostro nome si diffuse in tutte le gang di adolescenti che si trovavano a Madrid: in molte ci chiesero di unirci a loro, ma noi non volevamo: ci fidavamo solo l’un dell’altro, e volevamo continuare da soli il nostro cammino. Poi quando compì 16 anni successe qualcosa di strano…
  
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