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Autore: Sylvia Ruth    25/05/2013    1 recensioni
Il cuore di Dave Gahan si è fermato per tre minuti... Questa è cronaca...
Ma se non fosse tutto qui?
Se la sua morte fosse stato solo un nuovo inizio?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Dave sbatte le palpebre, insonnolito. Che ore sono? Per quanto ha dormito? Meno di quanto gli serve, evidentemente, pensa mentre si solleva a fatica. E' indolenzito e la sua testa... La sua povera testa...La luce livida e grigia che illumina appena la stanza si accorda alla perfezione con il suo umore. Chi è stato a spogliarlo e a coprirlo? Jenny o è stato lui e non lo ricorda? Si butta sotto la doccia, ma nemmeno l'acqua fredda gli schiarisce la mente. Indossa un maglione e un paio di jeans.

"The o caffè, signore?"
Deve essere mattina. Un vassoio con i resti di una colazione è appoggiato sul tavolo della cucina. "Quello che c'è di caldo. Bollente." Lo aiuterà a togliersi il freddo che non se ne vuole andare. "Potrebbe chiamarmi per nome?" Essere servito da un uomo anziano lo mette a disagio.

"Non mi permetterei mai signore."

"Perchè? Sono un ospite... di passaggio." Alla stregua di Maggie o di Amadeus. Una permanenza che durarà chissà quando visto che ormai...

"E' diverso, signore... Nella mia veste di custode ho notato come si composta il Signor Christopher. Quando gli telefonano o riceve una loro lettera corruga la fronte e diventa, non dico sgarbato, ma quasi. Invece con lei sorride e... fischietta. "Abbassa la voce. "Mi ricorda il Capitano Donald quando tornava da una missione e riabbracciava Madame Francine."

"Com'era?" Vuole sapere che cosa le può aver dato la forza, il coraggio, di vivere con Kit.

Simon si siede. "Dolce, ma ferma. Quando diceva di sì, era sì. Se diceva no, era no. Concedeva la sua amicizia a pochi, ma non ha mai cambiato idea od opinione. Se le riportavano dei pettegolezzi, delle malignità, sapeva spegnerli con un' occhiata." Si versa una tazza di the e tiene a lungo la tazza tra le mani. "Adorava il capitano. Era il suo eroe, però lui non lo ha mai saputo." Beve un sorso. Il pensiero rivolto al passato. "Quando partiva restava sulla porta; una mano appoggiata allo stipite, immobile. Fino a quando lui poteva vederla, poi si richiudeva nel salottino... Piangeva, pregava... Quando ne usciva era sorridente. "Tornerà, Simon. Tornerà." Me lo ha ripetuto per tutta la durata della guerra, anche se passavamo mesi senza ricevere sue notizie."

"Com'è morto il Capitano Donald?" Cosa può aver impedito a Kit di tornare da lei, da suo figlio?

"E' troppo giovane per ricordarlo. Forse lo ha visto in televisione o ha letto qualcosa. Io c'ero e lo ricordo bene. Negli anni '50 la costa a NordEst è stata investita da una serie di violente mareggiate con frane ed alluvioni. Ci sono stati centinaia di morti e milioni di danni. Il capitano si occupava dei soccorsi." Con l'indice traccia un ghirigoro usando una macchia. "Hanno ritrovato quello che restava della sua auto in fondo ad una scogliera. Il mare che amava tanto se lo era portato via." Si alza e mette le tazze vuole nel lavandino, voltandogli le spalle. "Quando sono venute a riferirlo alla signora... lei ha sorriso. Non ha versato una sola lacrima. Mi ha ordinato di badare alla casa... Come se lo aspettasse ancora. Non ha spostato niente, nemmeno una matita. Ha solo donato alcuni abiti." Simon emette un verso a metà tra una risatina ed un singhiozzo. "Quelli che detestava... Vuole sapere un fatto strano?" Dave annuisce. "C'erano delle mattine, quando arrivavo e aprivo le imposte dello studio... Mi sembrava di avvertire... odore di fumo... Come quando era vivo e passava la sera a scrivere... Eppure nè io nè madame abbiamo mai fumato..."

"Signor Simon, Signor Simon... Ho sete. Mi da un bicchiere di quell'acqua che sa di liquirizia?"Jimmy è arrivato di corsa e affannato. "DAVE!! Sei sveglio." Saltella come un grillo. "Mamma! MAMMA!! Zio Kit. ZIO KIT!!" Lo prende per mano, cercando di trascinarlo con lui.
Dave lo segue, instupidito... Ma loro... Ma allora...

"Ben svegliato." Jennifer spunta dal salottino.

"Non sei partita?" Biascica. Che stia sognando?

"Non ancora."

Ha paura di chiedere perchè. "Jennifer, non tenermi in sospeso. Preferisco sapere subito cosa hai deciso."

"Ho deciso che... non può funzionare." Ecco, l'ha detto.

"Posso sapere per quale motivo?" Chiede con calma.

"Siamo troppo diversi. Non ce la faremo mai."

Dave soffoca un'imprecazione. "Cosa è cambiato da ieri notte?"

"Due notti e due giorni fa." Si inumidisce le labbra riarse. La sua emozione è tangibile. "Hai dormito per due giorni interi."

"DUE... giorni??" Ripete incredulo. "Non importa... Ho creduto alle tue parole. CI HO MESSO IL CUORE SOPRA. Hai promesso di aiutarmi. Hai bevuto quel... quell'intruglio..."

"Intendo rispettare le mie promesse, ma come..."

La interrompe con furia. "Non dire amici! Tra noi c'è un legame molto più forte, lo sai benissimo."

"Mi spiace, David. Mi spiace tanto." La voce le esce incrinata e lo fissa, disperata. *Non capisci quanto è difficile per me??*

"Tesoro, so che hai paura. Chi non ne avrebbe? Sono spaventato anche io..."

"David..." Esordisce. Non riesce ad andare oltre.

Lui la ferma, con l'indice sulle labbra. "E' vero, veniamo da due mondi diversi. Ma nessuna delle mie ragazze è mai stata come te, neanche lontanamente. Tu sei l'unica che mi ha spronato a cambiare. Nessuna mi ha guardato con sospetto e chiuso fuori di casa. Nessuna mi ha ricattato per costringermi a curarmi. Stabilito questo..." Le passa una mano sui capelli, con una lenta carezza. "Nessuna è dolce, eccitante e allo stesso tempo priva di malizia." Le sorride. "Nessuna mi ha mai tenuto sulla corda e colpito al cuore come hai fatti tu." Conclude con voce sensuale. Lei lo fissa, ancora incerta. "Capisco bene che per te Martin costituisca un problema grave..."

"Lo è e non lo è." Lo sorprende. "Abbiamo parlato molto, aspettando, io, lui e Kit... Mi è ancora difficile pensare a voi come una coppia, ma siete cosi belli insieme... che mi sembra un peccato tenervi separati... David, una cosa sola pretendo da te: la sincerità."

"Amore, credo con tutto il cuore a quello che ho detto. Parola per parola... Ripensaci..." Lei rimane in silenzio. "Hai paura che t'inganni come il padre di Jimmy?" Il suo sforzo per controllarsi è evidente.

Jennifer scuote la testa. "So molto bene che non sei come lui."

"Davvero? Non si vede affatto." Replica, gelido. " Se non ti spaventa la mia nuova condizione... Se non ti sconvolge pensarmi con Martin... Se non ti ha spaventato il mio passato... Allora qual è il problema?" Le chiede, quasi con rabbia.

"IO. Sono io il problema. Tu hai bisogno di..."

"TE. SOLO DI TE! Come te lo devo dire che tu sei la mia forza, il mio coraggio?"

**Un gesto vale più di mille parole.**

Dave l'attira a sè. Il suo è un bacio focoso, urgente e Jenny si abbandona contro il suo petto con un piccolo gemito. "Ci credi? Ci credi che ti amo?" Bisbiglia, accorato.

Lei ha un piccolo sussulto. Con il cuore che batte come impazzito nel petto, fa un lento cenno d'assenso.

"Beh, è già qualcosa." Le mordicchia un lobo. "Non ho fretta. Tutta la pazienza che possiedo la riservo a te." Poi aggiunge con voce tenera. "Che ne dici di provare e vedere come va?"Le propone. "Affronteremo gli ostacoli uno alla volta, quando e se si presenteranno."

"Vediamo come va." Bisbiglia Jennifer.

"SI'!!" Urla Dave, alzando le braccia in segno di vittoria.
Lei lo guarda con occhi lucidi di commozione e pronuncia le parole che lui aspetta da tempo. "Ti amo."

"Ed io amo te. Non devi dubitarne mai. Sei la mia speciale, unica Jennifer. Torniamo a New York e proviamo a diventare una famiglia."

"E il tuo lavoro?" Obietta timidamente.

"Il bello del mio mestiere è che puoi incidere, registrare in ogni parte del mondo. Vorrà dire che invece di spostarmi io, si muoverà baracca e burattini... E per il mio incarico mi trasformerò in pendolare..."

"Ci puoi giurare, moccioso." Kit arriva con un fascio di lettere tra le mani. "Se avete intenzione di continuare a pomiciare come due ragazzini..." Indica con il pollice la porta alle sue spalle. "... Fuori dai piedi."

"La tua è solo invidia." Ride Dave continuando ad abbracciare Jennifer.

"David!" Lo rimprovera lei, scusandosi con uno sguardo.

"Dalla bocca dei bambini spesso esce la verita." Replica Kit comprensivo. "Fuori!" **Comportati da mio degno erede.**

**Ci metterò tutto il mio impegno.**

"Smettila." Jenny lo colpisce piano.

"Di far cosa?"

"Di comunicare con Kit."

"Come lo hai capito?" Si meraviglia.

"L'ho letto nei tuoi occhi." Risponde arrossendo.

"Mmmhh... Ah, sì? A cosa sto pensando adesso?" Chiede, sforzandosi di assumere un'espressione neutra.

"A qualcosa che... dovrai rimandare."

Le labbra di Dave iniziano a tremare. "Per... Perchè??" Finge di singhiozzare.

"Buffone! Primo: Jimmy scorrazza avanti e indietro. Secondo: tu hai dormito per due giorni. Io no... e terzo: Martin sta aspettando. Non vuoi fargli sentire la tua voce e dirgli di persona che sei uscito dal letargo?"

"Martin..." Mormora corrugando la fronte e sbirciandola.

"Ci siamo dati il cambio al tuo capezzale e abbiamo parlato..."

"Di cosa?"

"Di te. Di lui. Mi fa pena e rabbia allo stesso tempo." Gli confida. "Promettimi che non gli farai del male."

"Io... far del male... a Martin??" *Non è possibile.*

Jennifer cerca di spiegarsi. "Mi ricorda uno di quegli adulti che hanno aspettato per gran parte della loro infanzia un regalo speciale che non è mai arrivato. Da grandi si sono arricchiti e sfogano la loro... fame... collezionando o comprando l'oggetto dei loro sogni. Se sognavano il modellino di una Ferrari ne hanno minimo un paio nel loro garage. Ci salgono sopra per fare un giretto e tornano a rimetterla al sicuro..."

"O gli basta sedersi al volante e fingersi un pilota." Dice colpito. Quanti ne ha conosciuti di tipi simili nella sua vecchia vita! "Martin non è la mia Ferrari ed io non solo la sua."

"Voglio sperare che sia così. Soffrireste entrambi davanti alla realtà." Dave non controbatte, immerso nei suoi pensieri. "Tra poco sarà qui. Riflettete bene."
   
 
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