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Autore: intelligentola    25/05/2013    4 recensioni
Ciao!!!!!! dal momento che ci sono autrici molto più brave di me ad immaginarsi un futuro tra Anna ed Emiliano, io provo a cimentarmi un qualcosa di diverso. Un pov da parte di Emiliano dell'8 stagione. Tutto quello che abbiamo vissuto ma raccontato da lui, con i suoi sentimenti.
Hope you like it!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Grazie scricciolo Oggi non riesco a smettere di scrivere! :D
Buona lettura!
I.




"Emiliano!"sento ancora la voce di Anna.
Me la porto dentro dal nostro primo incontro e me la sogno ancora.
"Emiliano!!" sento ancora più forte di prima.
Sono vivo.
Anna è davanti a me, agitata e spaventata da tutto il sangue sul pavimento e sulla mia felpa.
No.
Deve andare via.
Questo non è il suo posto.
Questo posto non è sicuro per lei.
Non lo è più.
Non voglio che i leccapiedi di Sasha la trovino li.
Le farebbero del male e io ridotto come sono non potrei alzare un dito per fermarli.
Non posso correre questo rischio.
Non posso permettermi di perderla.
Lei deve continuare a vivere.
Vivere la sua vita, ma in tranquillità.
In serenità e pace.
E io sono tutto l'opposto.
Corri via, Anna.
Corri lontano da me.
"Come stai?" mi chiede agitata.
Sto da cani, ma non voglio risponderle.
Non andrebbe più via.
Il braccio mi pulsa e me lo staccherei a morsi pur di non sentire il dolore.
Ma risponderle significherebbe tenermela vicina.
"Tu? Che ci fai qui?"
"Ma chi erano quelli? Perchè ti hanno picchiato!?" continua lei a raffica.
Mi travolge con le sue domande.
Vuole sapere sempre qualcosa in più.
Non si fa bastare le mie rispostacce.
Lei è un uragano di curiosità e non si accontenta mai.
Dio se è testarda.
Ma qui non può più stare.
Mai più.
"Vai a casa Anna!" le dico cercando di rialzarmi per farle vedere che me la posso cavare benissimo da solo.
Sono un bugiardo patentato, ma se conosco un minimo Sasha non si stancherà di cercare.
Potrebbero tornare anche adesso.
"Ma tu stai male, io ti aiuto" mi dice cercando di farmi rialzare.
"No!!! Devi andare via di qua...perchè non mi ascolti mai quando parlo?!?!"
Possibile che non capisca?
Possibile che non si renda conto della pericolosità di questo posto?
Di questa situazione?
Il braccio continua a sanguniarmi.
"Senti, tu sei ferito e adesso ti porto al Pronto Soccorso!"
Non se ne parla.
Tu non vai da nessuna parte, se non a casa.
Io non vado da nessuna parte, specialmente con te.
Non ci devono vedere insieme.
Nessuno deve vedere quello che è successo.
Ho già abbastanza casini così.
Non ho ne il tempo ne la voglia di crearne altri.
"Non ho bisogno del tuo aiuto!"
Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno io.
Io sono una roccia.
Me la sono sempre cavata da solo.
E' sempre stato così e sempre sarà.
Soprattutto adesso.
Non posso dipendere da te, Anna.
Non posso.
"Sto bene" mento spudoratamente.
La vedo scuotere la testa in segno di no.
Lei non crede alle mie balle.
"Vattene via!!" le urlo nella speranza che quella sia davvero l'ultima volta che la vedo in vita mia.
Sarai più al sicuro senza di me, nella tua vita.
Io complico sempre le cose.
Non voglio complicare anche te, Anna.
Lei non si muove di un millimetro.
"VATTENE" urlo più forte alzando il braccio che ormai ho smesso di sentire.
La mia cattiveria l'ha colpita in pieno.
E lenta come una goccia che corrode la roccia si insinua in lei.
Le ho fatto davvero male, ma non è il male che potrebbe provare restando qui.
Un giorno questo dolore passerà.
Non le resterà nemmeno la cicatrice.
Guarirà.
Correndo afferra la sua borsa ed esce dal mio negozio.
Corri più veloce della luce scricciolo.
Corri e non tornare indietro.
Io starò bene.


Questa notte basta il tuo nome a farmi male.
Non il braccio.
Non lo zigomo.
Ma il tuo nome; il tuo viso in lacrime.
Starò bene, dico mentre con un asciugamano mi tampono il braccio che continua a sanguinare.
Ma quando dico "sto bene" vorrei solo qualcuno che mi guardasse negli occhi, mi abbracciasse e mi dicesse "so che non stai bene".
E quel qualcuno prende le sembianze di Anna.
Ma non voglio che si faccia film in testa.
Devo smetterle di darle i copioni del film della mia vita.
Maledetto il giorno in cui ti ho incontrato.
Il telefono del negozio squilla a vuote ormai da ore.
Non voglio rispondere.
Mi sdraio sulla poltroncina del mio studio.
Il braccio smetterà di pulsare.
Smetterà di sanguinare prima o poi.
Ho solo bisogno di un pò di tempo e tutto tornerà alla normalità.
Il negozio è un disastro.
Io sono un disastro.


Ho perso il senso tempo.
Non so da quanto sono sdraito qui.
Il braccio mi fa ancora, se possibil, più male di prima.
Non posso andare al pronto soccorso.
Farebbero troppe domande a cui non voglio dare risposta.
Appena smetterà di sanguinare, mi disinfetterò e mi metterò un cerotto.
Così mi curavo le ginocchia sbucciate.
E così curerò il mio braccio.
Ma come curerò il mio cuore sbucciato?
Come curerò la mia malattia da Anna-dipendenza?
Lo so che se ne andrà, come hanno fatto tutti.
Lo so che mi lascerà solo, come hanno fatto tutti.
Ecco perchè non voglio legami, come invece fanno tutti.
Passerà.
Passa sempre.

Sento bussare alla verina del negozio.
A fatica mi alzo, mentre mi tengo stretto l'asciugamano attorno al mio braccio.
Chi diavolo è adesso??
Salgo a fatica le scale.
Sembrano più ripide del solito.
Ormai non mi stupisco più di trovarmela davanti.
Ma stavolta ha portato qualcuno con se.
Stavolta non è sola.
"Anna! Che ti avevo detto?" dico.
"Mio padre è un medico".
E' il padre.
E' un medico.
Lei è il mio angelo.
Il padre di Anna mi guarda il braccio ed consapevole che non basterà il cerotto che avevo preventivato.
"Ti devo medicare" afferma.
Mi arrendo, li faccio entrare e per una volta permetto a qualcun altro di prendersi cura di me.
Anna mi sta accanto.
Non fiata mentre suo padre mi mette i punti e mi disinfetta.
Mi ha fatto scampare l'infezione.
"Ti fa molto male?" mi chiede preoccupata.
Sorrido.
"Prendi questi antiobiotici, uno ogni otto ore; e domani chiedi di me. Voglio controllarti i punti". Mi dice suo padre porgendomi gli antibiotici e il suo biglietto da visita.
"Dott. Lele Martini
Villa Aurora"
No.
Non se ne parla.
"Tranquillo. E' una clinica privata, non farnno domande" mi dice, leggendo il mio pensiero.
"Grazie" rispondo sinceramente.
Poi mi volto e la guardo.
Immobile.
"Grazie scricciolo" dico dal profondo del cuore.
Grazie davvero, scricciolo.





Hope you like it!
A presto
I.
  
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