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Autore: Sylvia Ruth    27/05/2013    1 recensioni
Un ladro misterioso visita alcuni lussuosi appartamenti di New York sembra senza portar via nulla... Un burbero poliziotto indaga. Che legame unirà una giovane antropologa, un noto playboy e un agente del FBI? Più di quanto si creda...
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3


Il Commissario Winter osserva con curiosità malcelata il grande laboratorio scientifico che si scorge dalla vetrata che costituisce una parete della stanza. "Questo sarebbe il tuo...ufficio?"
"Niente male, ti sembra?" Con una spinta fa girare un paio di volte la sua poltrona. "Computer ultimo modello, mobili di design...Dovresti vedere dove lavora Charlie, la mia collega...Questo è ancora poco. Io sono un ospite appena tollerato. Servo da collegamento con l'FBI. " Si alza e lo invita. "Vieni. Ti presento il suo staff."

Scende pochi gradini e si ritrovano in una vasta sala. " Lui è Jack...Il cognome è impronunciabile...Suo assistente e prossimo laureato." Un giovane afroamericano non li degna di un'occhiata.

"Che sta facendo?" Indica disgustato le manovre dell'altro che sta introducendo dei resti in un contenitore.
"Il brodo." Risponde l'altro tranquillo. Alan lo guarda sconvolto. " Qui lo chiamano così. Ha bisogno delle ossa pulite e quell'apparecchio serve a quello."

"Buongiorno Mark." Una ragazza, fasciata da un aderente camice blu li sorpassa.
"Buongiorno Paris."

Alan si volta un paio di volte sbalordito. " Anche LEI lavora qui?"
"Ti ricordo che sei un uomo felicemente sposato."
"Felicemente sposato...ma con dieci decimi di vista." Replica lui, girandosi ancora una volta.

"Paris è la tecnica addetta alle ricostruzioni facciali e corporee. Quando la maggior parte...o tutte, se abbiamo fortuna...delle ossa sono state misurate...Vedi quella specie di cilindro trasparente? Tramite quello e usando un apposito programma realizza un ologramma. Che ti lascia vedere come sarebbe l'aspetto del morto. A volte è impressionante...Specialmente quando si tratta di bambini." Spiega distaccato.

"Perchè noi non abbiamo niente del genere?" Dice invidioso.
"Perchè questa struttura è privata. Appartiene ad una fondazione come il vicino museo. E' nata per studiare reperti storici e verificarne l'autenticità. Diciamo che io collaboro ad un esperimento. Se funziona anche tu ne godrai i frutti...Ti avverto. Se non ti piace la musica moderna...preparati..."

Appena apre la porta Alan chiude gli occhi infastidito e frastornato.
"Mike...MIKE!" Una mano guantata abbassa il volume dello stereo.
"Ciao Mark. Questo pezzo è da urlo."

"Fa venire anche a me la voglia di urlare." Brontola Alan.
"Puoi spegnere? Il mio amico soffre di emicrania." Chiede gentilmente.

"Deve esserci un'epidemia in giro. Posso farle un analgesico."
"Farmi?"Le sue sopracciglia sono arcuate al massimo.
"Mike McQueen. Chimico, fisico ed altro. In pochi minuti può scoprire la formula di un qualunque prodotto e riprodurla esattamente. Da un campione di terreno risale alla zona precisa da cui proviene. Dai residui sotto le tue scarpe può dirti dove sei stato...Una mappa quasi accurata."

"QUASI?? Precisa...ESATTA!" Ribatte con orgoglio. " Vuole una dimostrazione?"
Declina l'offerta agitando le mani. "Grazie ma sono solo un amico in visita."

Appena fuori Alan si rivolge all'amico. "Qualcuno controlla quello che...riproduce in laboratorio?"
Mark ride. "Non ti fare ingannare da come si concia. Nonostante gli orecchini, i rasta e gli abiti sformati è un vero scienziato. Niente droga...Anche se suo padre gli ha fatto giurare di non analizzare quello che produce." Alan lo interroga con uno sguardo curioso. "Una certa bibita con le bollicine...Con una bottiglia inconfondibile...Un' etichetta rossa e bianca...Non si rivelano i segreti di famiglia...Ahh...Per tua informazione: é anche il fidanzato di Paris." Aggiunge divertito per la sua reazione.

"Ragazzo, vorrai dire."
"Fidanzato! Non hai notato il solitario da dieci carati che sfoggiava al dito? Le ha fatto una dichiarazione in piena regola. L'ha invitata in un prestigioso ristorante, si è inginocchiato ai suoi piedi e le ha chiesto di sposarlo davanti alla sala gremita."
"Una volta gli scienziati non avevano occhiali spessi e l'aria da sfigati?" Si guarda alle spalle. "Quel tizio e quella bambola degna del paginone centrale di Playboy...INSIEME?"

"E per amore....Anche il padre di Paris ha qualche soldino da parte..." Mark sogghigna.
"OK. Di chi è figlia la tua Charlie... Rockfeller, Hilton, Getty...Kennedy?" Elenca con aria scocciata.

Mark sembra godersela un mondo. "Sbagli anche questa volta. Figlia adottiva di due professori universitari. Ha rotto con la famiglia acquisita dopo l' undici settembre. Di cognome da DENCH...Vive in un appartamentino in affitto e il suo guardarona è costituito in maggioranza da jeans e magliette; felpe, maglioni e scarpe da ginnastica. Ti faccio entrare nel suo ufficio ma non toccare niente." Gli raccomanda. "E' pignola."

Alan si guarda attorno sbalordito nel vasto ufficio. "Scommetto che spesso dorme qui...Quel divano è...troppo comodo. E in quell' armadietto..."
"Coperta e un ricambio." Conferma l'amico. "Non solo lei. E' capitato a tutti noi...a turno...Alla fine di un' inchiesta ci riuniamo qui...E' come se fosse la nostra casa...Con i contenitori di una cena cinese e ci rilassiamo...Fino alla prossima volta." La voce di Mark si è fatta cupa.

"Di cosa vi occupate esattamente?" Chiede in pensiero.
"Guardati intorno...Le foto alle pareti..." Con la mano gli mostra l'ambiente circostante.
"Mummie, scheletri..." Si avvicina per osservare meglio.
"Solo quelle dietro alla scrivania risalgono ad un lontano passato...Egitto, Messico, Europa...Le altre sono dei casi risolti...Appartengono ai nostri tempi...E quelle sono la parte migliore. " Distoglie gli occhi, malinconico.

"Il tuo collega...Quello in cura psichiatrica..."
"I suoi nervi hanno ceduto dopo una chiamata per un incidente aereo. Cercare pezzi di cadavere...tra puzza di carne bruciata, fumo e fiamme..." Non ha bisogno di finire la frase.

Alan sospira. "Ti affibiano sempre incarichi facili." Esclama amareggiato.
"La pensavo come te... ma lavorare qui mi ha fatto cambiare idea. Accompagnare Charlie da una famiglia per dirle...Sono stati trovati i suoi resti...Vedere genitori che si chiedevano da ANNI dove il figlio fosse finito...Leggere sui loro volti...dolore, ma anche sollievo...Avevamo la risposta a molte domande e loro, finalmente, una tomba su cui piangere..." Fissa le foto con una strana espressione. " Mi sono sentito...leggero. Ero diventato un...portatore di buone notizie. Qui non trovi genitori in lacrime, che ti supplicano di compiere un miracolo...Qui i miracoli li vedo avverare...grazie a quei ragazzi laggiù."
Nella sala sotto di loro si sono interrotte le varie attività. I tre discutono con vivacità e una certa agitazione. Mark ed Alan, incuriositi, scendono.

"Questa volta i capoccioni non riusciranno a portarcelo via. E' NOSTRO!!"
"Charlie farà fuoco e fiamme...Ricordatevi la volta precedente con il faraone..."
Jack interviene con voce calma e controllata. "Ma non siamo gli unici e se lei dovrà..."
Si voltano verso Mark. "TU...Provati a metterci i bastoni tra le ruote..." Sibila Paris.

"Minacciare un agente del FBI significa attirarsi i guai...Guai grossi...Sono specializzati nello spulciare il tuo passato per trovarci piccoli errori e farli diventare enormi. O cancellarli." Insinua Mike. "Se ti pieghi alle loro regole ED IO NON LO FARO' MAI!" Gli occhi gli brillano febbrili.
"Mike, di nuovo con la teoria del complotto? Cambia musica." L'agente non si scompone e risponde con aria annoiata. "Posso sapere che vi prende?"

"Come se non lo sapessi già. Quanti microfono hai piazzato?" E' ancora Mike all'attacco.
"Nel tuo laboratorio nessuno. Ci tengo a conservare il mio udito." Replica con calma. Alan, Jack e Paris ridacchiano divertiti.

"Chiarlie ritorna...CON UNO SCHELETRO! Kelly non PUO' portarcelo via. E' NOSTRO!" Gridano eccitati.
"Cos'è? Un souvenir del suo viaggio?" Chiede Alan, la fronte aggrottata.

"Il governo peruviano le ha concesso di portarne uno con sè. Possiamo studiarlo e poi lo restituiremo." Jack si lascia andare ad un autentico ballo di gioia.
"CAVOLO!" Paris si picchia una mano in fronte. "CAVOLICCHIO!! Altro che scheletro... Charlie ci ammazza! Jack hai controllato se i muratori hanno rimesso a posto il suo appartamento?"
"Toccava a te! Io li ho chiamati..."
Gli altri si avvicinano lentamente e con sguardi che non promettono niente di buono.

"BAMBINI??LA RICREAZIONE E' FINITA!" Mark interviene con fermezza a riportare la pace. "Ci sono passato questa mattina...e non hanno ancora finito. A quanto pare la perdita era più ampia del previsto...Vorra dire che si sistemerà sul divano."
"O a casa tua." Mormora Alan, in modo che solo l'amico lo senta. Riceve come risposta un ampio sorriso.

"Paris...Ha detto a che ora arriverà?"
"Lunedì...Alla solita ora." Insegue Mike nel suo reparto e li vedono ridere e scherzare.
I due ritornano nell'ufficio e si siedono sulle comode poltrone.

Gli occhi di Alan sono spalancati e increduli. "Ma questi in che razza di mondo vivono?"
Mark si alza e guarda in basso. "Nel loro. Prendi Jack. Dove credi che farà il praticantato? In Iraq o in Afghanistan...Charlie ha iniziato a Ground Zero. Prima imparano a considerare i reperti come tessere di un mosaico...meglio sarà. La prima volta che ho assistito all'opera di Jack mi ha urtato la sua..." Una smorfia gli piega la bocca. "...freddezza. Gli ho ricordato che stava...maneggiando...il corpo di un essere umano e lui ha replicato Era una persona. Adesso non ha nome, non ha età...non ha dignità...Noi gli ridaremo quello che ha perso." Si volta verso l'amico. "Ci sono riusciti in...UN GIORNO!" Ha gli occhi lucidi e la voce gli trema.

"Amico mio...Da quanto aspettavo di rivedere l'entusiasmo sul tuo viso!" Alan lo abbraccia emozionato. "Dici che qui succedono i miracoli? Io ne ho appena visto uno...e se il merito è di quel branco di svitati...Tanto di cappello."

"Presenterò i tuoi complimenti. Ero conciato così male?" Si sfrega un orecchio con aria contrita.
"Per chi ti conosceva da parecchio...Facevi semplicemente schifo." Ammette con estrema sincerità. "Ne hai passate tante...Indagare sulla morte di un amico...Il divorzio...Quella grana."

"Vuoi dire essere beccato sbronzo? Diciamo la verità. Ero ubriaco fradicio...e non era la prima volta." Lo fissa diretto. "Da quando sono qui non riesco ad esagerare. Dopo il primo bicchiere...mi passa la voglia. Dormo le mie sei ore di sonno. Ho rapporti quasi amichevoli con Josy e riesco a giocare con le mie figlie...Grazie a Charlie e alla sua èquipe."

"Parlami di loro. Mi hai incuriosito." Accavalla le gambe e appoggia le mani sulle ginocchia.
"Charlie è un nomignolo?"
"Sì, indovina di quale nome?" Giocherella con una matita.
"Non ci casco..." Dice scuotendo un dito.

"Charity...Ho imparato presto a non chiamarla in quel modo. Odia il suo nome."
"Chi può darle torto?"
"E' sulla trentina...Indipendente...Autonoma..." Lo suo sguardo si perde in lontananza; immerso in chissà quali visioni. "Mi piace per come...è dentro...Per la sua...personalità... Oltre che come donna. "Confessa a testa bassa.
"Lascia le cose come stanno. Non pretendere altro." Lo esorta accorato.

"Di cosa hai paura, Alan? Di vedermi di nuovo a pezzi?" La sua voce è sommessa. "Non accadrà. Se mi tolgono da qui...do le dimissioni." Mark non ha alzato la voce ma nei suoi occhi legge una determinazione ferrea.
   
 
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