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Autore: Sylvia Ruth    27/05/2013    0 recensioni
Questa storia era stata pubblicata precedentemente con un altro account. L'azione si svolge in Normandia nel 1943, durante l'occupazione nazista. L'idea mi era venuta guardando una foto in cui Martin Gore indossava la giacca di un'uniforme militare e ascoltando una sua composizione.
Per due mie amiche, Agnese e Babs.
Genere: Avventura, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3


Susanne è impietrita. Appena possibile mette al corrente il padre della sua scoperta.

"Capitano Goehre...In quale zona della Germania è nato?" chiede il dottore quella sera a cena.
Martin non solleva lo sguardo dal piatto. "Sono nato vicino a Salisburgo.

"Salisburgo. Mozart...Quanti ricordi! Ho assistito ad una rappresentazione del Flauto Magico, durante il mio viaggio di nozze...La sua famiglia?"
" Morti...Uccisi dai VOSTRI alleati. Dott. Pommard non cerco nè simpatia...nè...amicizia. Per me siete soltanto gli abitanti di un paese occupato...conquistato...dall'esercito tedesco. Esercito di cui io faccio parte. Non confonda la buona educazione per...solidarietà. Non aspettatevi indulgenza da parte mia. NOI SIAMO E RESTEREMO...NEMICI. Buonanotte."
"DANNATO CRUCCO!!" Inveisce il dottore.
"Papà! Cosa ti aspettavi?"
"Speravo...Non so...Che conoscendoci meglio...."

"Per ieri sera..." Susanne evita il suo sguardo freddo. " Scusami...Non dovevo riferirgli della tua visita..."
"Rommel non sa cosa sia la...discrezione. Una volta o l'altra pagherà cara questa sua debolezza. Debolezza che io spero di non avere...Se incontri Diego digli che la prossima volta vorrei della cioccolata." Torna a distendersi sul letto e a fissare il soffitto.

Martin rimane chiuso nella sua stanza per l'intera giornata. La mattina dopo riprende le sue abitudini come se niente fosse. Da quel momento però al suo passaggio non avverte più mormorii ostili.
L'unica persona con cui lo vedono scambiare due parole è Diego.

La solita auto e il solito autista arrivano, Martin vi sale e ritorna nel pomeriggio. Questo succede spesso dopo quella visita.

"In casa avete un dizionario francese?" Chiede una volta a colazione.
"Ho quello che usavo a scuola, ma..." Risponde Susanne dopo aver scambiato un'occhiata con suo padre.
"Posso prenderlo in prestito? Ho dei dubbi sull'ortografia di alcune parole." Sembra non notare la loro sorpresa e beve con calma il suo caffè.
"A cosa le serve?"
"Mi rendo utile come traduttore e interprete. Al momento non posso fare altro."
"Quante lingue conosce?"
"Francese, inglese, un po' di spagnolo e poche frasi in arabo. Quel tanto che basta per salvare la pelle dei miei uomini." Poco dopo sale in auto con il volume sotto il braccio.

"Dott.Pommard...puo ringraziare per me il suo tedesco?" Una paziente sussurra questo al medico.
"Il MIO tedesco?
"Sì. Gli dica che ho finalmente ricevuto notizie di mio figlio...Lui capirà."

Quando gli riferisce il messaggio Martin abbozza un sorriso. " Non era necessario. Ho solo compilato qualche modulo. Avrebbe potuto farlo benissimo anche lei."

Rimasti soli il padre si lascia cadere nella sua poltrona. " Non riesco a capire quell'uomo. Ci dice in faccia che siamo nemici e poi... Impiega un'intera mattinata del suo tempo per aiutare una donna...francese...a ritrovare suo figlio...prigioniero...in Germania."
"Forse l'ha fatto perchè anche lui poteva essere in un campo di prigionia." Susanne guarda in alto. Si sentono dei passi. Martin cammina avanti e indietro...avanti e indietro...avanti e indietro...per il resto della serata.

Durante una delle solite passeggiate, passando davanti alla chiesa, viene attirato dalla musica dell'organo. Un giovane frate suona concentrato.
Martin si siede ad ascoltare.

"E' bravo, vero?" Chiede il parroco uscendo da uno dei confessionali.
"Sì, molto. E' la prima volta da quando sono qui che sento uscire della musica da questo luogo."
"Ero senza organista. Colpa vostra. La diocesi mi ha mandato lui come sostituto...Peccato..."Sospira.
"Perchè?"
"E' muto...Ferita di guerra." Vedendo la sua occhiata al giovane spiega. " Il suo convento si trovava vicino a Dunkerque...Non è di molta compagnia."
"Capisco. Gli darò...fastidio...se vengo a sentirlo suonare?"
"Perchè non glielo chiede? Fratello Alain..." La musica si interrompe." Posso presentarle il Capitano Goehre...Ospite del nostro sindaco?"
L'altro annuisce e poi indica la sua bocca. " Mi dispiace per la sua menomazione. Posso tornare?" Un solo cenno. "Grazie Fratello. Allora ci rivedremo presto. Grazie anche a lei Padre."

"Che interesse hai nell' aiutare i parenti dei prigionieri?" Susanne lo accoglie con queste parole al suo rientro.

"Ottengo due risultati. Primo: sento meno insulti quando passo per strada. Secondo: il prigioniero che riceve notizie della sua famiglia crea meno problemi." Risponde impassibile. "Hai bisogno del mio aiuto? Devo cercare una persona che ti interessa? Marito... Fidanzato..." I suoi occhi sono fissi sul viso di lei.

"Non sono sposata e nemmeno fidanzata. Non più. L'unico che non è qui è Yves, ma so dove si trova."
"Chissa quanti pacchi gli hai spedito. Mai tornati indietro?" Sogghigna con aria pericolosa. " Chi credi di prendere in giro? TUO FRATELLO E' EVASO UN ANNO FA...e non è mai stato catturato. Spera di non sentirlo bussare un giorno. Mi dispiacerebbe sparargli sulla porta di casa." Risale le scale dopo averle lanciata un' ultima occhiata.

Susanne si appoggia al muro, scossa da un violento tremito.
Da dietro i vetri della sua finestra Martin la vede allontanarsi di corsa. Scuote la testa lentamente. " Niente da fare..." Mormora.
Indietreggia fino ad un piccolo tavolo messo in un angolo e ricomincia a scrivere canticchiando sottovoce.

Il rumore pesante di due stivali fa voltare il giovane frate. Il Capitano Goehre sta percorrendo la navata della chiesa. "Fratello Alain ho notato che suona a memoria..." L'altro annuisce. " Questi spartiti le potrebbero essere d'aiuto?" Gli consegna del fogli arrotolati.
Il frate li prende, li apre e li guarda stupito, poi alza gli occhi su di lui. La sua bocca si piega in un sorriso. Con la mano lo invita ad accomodarsi con lui sul sedile dell'organo.
Le prime note richiamano il parroco ed alcuni passanti che assistono alla scena dei due che suonano affiancati. Scena che si ripete spesso, fino a non destare più curiosità.

"Capitano Goerhe la sua ferita è quasi completamente cicatrizzata. Fra poco la dichiarerò...guarito." Osserva Martin che si infila la camicia con fatica. " Le insegnerò alcuni esercizi che le ridaranno la piena funzionalità della spalla."
"Grazie dottore."
"Mio dovere. Capitano...Martin...Dove...andrà? Dove la destineranno?"
" A Berlino qualcuno ha già deciso. Lo saprò al momento apportuno." Si infila la giacca.

"Sembra non importarle..."
"Vado dove mi mandano."
"Ubbidirà ad ogni ordine?"

"E' uno dei miei doveri. " Lo fissa con quei suoi occhi chiari. " Sono un professionista. Mi sono preparato per anni. Al contrario di altri. Le guerre non dovrebbero essere combattute da patetici dilettanti. Fate già abbastanza danni." Piega le labbra in una smorfia di disprezzo.
"NOI??"
"La gente come lei. I... civili...Siete VOI a scatenare i presupposti per un...conflitto e poi venite da NOI a piangere e pregare quando l'altra parte, esasperata, perde la pazienza e vi accontenta."
"COSA INTENDE DIRE??"

"Proprio niente." Ha la mano sulla maniglia.
"Io non ho dato il mio voto a gente come Hitler." Lo provoca.
"Nemmeno io...ma chi ha scelto Pétain e quelli che c'erano prima di lui?" Non aspetta la sua risposta. "Stia tranquillo. Presto toglierò il disturbo e lei sarà libero di tornare alle sue attività ludiche. Spero però che non si aspetti che le auguri Buon divertimento." Richiude la porta lasciando il medico senza parole.
   
 
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