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Autore: SusieAndIris_21    29/05/2013    1 recensioni
Dio Infatti
non risparmiò gli angeli
che avevano peccato,
ma li precipitò
negli abissi tenebrosi
dell'inferno,
serbandoli per il giudizio..
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Angel!Blaine and Nephilim!Kurt
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Fantasy/Dark
Kurt, non perchè nella sua città non ci siano molti come lui, ma non ha mai messo l'amore in cima alle sue priorità. Almeno finché a scuola non arriva Blaine. Lui ha un sorriso irresistibile e un inspiegabile talento per leggere ogni suo pensiero. E, malgrado gli sforzi per evitarlo, Kurt sente che l'attrazione che prova verso il suo nuovo compagno è destinata a crescere..
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Racconto, interamente basato sul romanzo di Becca Fitzpatrick (Il bacio dell'angelo caduto/Hush Hush), ma con personaggi differenti, qui non troviamo Nora e Patch, ma Kurt e Blaine (che non appartengono a me in quanto personaggi inventati di una serie televisiva, Glee).
..... Iris ♥
Genere: Angst, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Mercedes Jones, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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1. -Ciao, io sono Kurt.

Lima, Ohio

Oggi

 

 

 

Entrai nell'aula di biologia e rimasi a bocca aperta.

Attaccati non si sa come alla lavagna, c'erano una Barbie e un Ken. Le braccia erano state sistemate in modo che le mani si toccassero, ed erano nudi, a parte delle foglie finte piazzate nei punti strategici.

Sopra le loro teste, scritto con un gessetto rosa, si leggeva:

BENVENUTI A RIPRODUZIONE UMANA (SESSO).

Accanto a me, Mercedes-Vee Jones bisbigliò: -Ecco perchè la scuola vieta l'utilizzo dei cellulari con la fotocamera. Una foto così nell'e-zine basterebbe a convincere il Ministero dell'Istruzione a tagliare biologia. Il che renderebbe quest'ora disponibile per qualcosa di davvero produttivo, tipo prendere lezioni privare da ragazzi carini.

- Sei strana, Mercedes. Avrei scommesso che aspettassi questo corso da tutto il semestre.

Lei abbassò le ciglia e sorrise maliziosa. -Questo corso non può insegnarmi niente che non sappia già.

- Ma come? Vee non sta per Vergine?

- Abbassa la voce - disse. Mi fece l'occhiolino un secondo prima che la campanella suonasse spedendoci ai nostri posti, uno accanto all'altra.

 

La coach Beiste afferrò il fischietto che gli penzolava dal collo e ci soffiò dentro. -Squadra, ai posti! – La coach considerava l'insegnamento della biologia in seconda superiore un'attività marginale rispetto al suo lavoro di allenatore di football all'università, e lo sapevamo tutti.

- Voi ragazzi potreste non aver notato che il sesso è più di un giretto di un quarto d'ora sul sedile posteriore dell'auto. In effetti, è scienza. E che cos'è la scienza?-

- Noiosa - gridò qualcuno dalle ultime file.

- L'unica materia in cui faccio schifo - disse qualcun altro.

Gli occhi della coach passarono in rassegna la prima fila e si fermarono su di me. -Kurt?

- Lo studio di qualcosa - risposi.

Si avvicinò e piantò l'indice sul mio banco. -Che altro?

-La conoscenza acquisita attraverso la sperimentazione e l'osservazione. - Perfetto. Sembrava stessi facendo un provino per l'audiolibro del nostro testo scolastico.

-Dillo con parole tue.

Mi toccai il labbro superiore con la punta della lingua e cercai un'alternativa. -La scienza è indagine.

- La scienza è indagine - ripeté la coach, sfregandosi le mani. -La scienza ci obbliga a trasformarci in spie.

Detta così, sembrava quasi divertente, ma io avevo trascorso abbastanza tempo nella classe della coach per illudermi.

-Una buona indagine richiede molta pratica - continuò.

-Anche il sesso - commentò qualcuno dal fondo. Ci furono delle risatine, ma isolate perché l'allenatore aveva già puntato un indice ammonitore contro il colpevole.

-Quello non farà parte dei compiti a casa di oggi–  disse la coach prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione su di me. -Kurt, sei seduto accanto a Mercedes dall'inizio dell'anno.

Annuii, ma avevo una brutta sensazione riguardo a dove sarebbe andato a parare quel discorso. – Lavorate entrambe all'e-zine della scuola -. Annuii ancora. -Scommetto che sapete molte cose l'uno dell'altra.

Mercedes mi diede un calcetto sotto il banco. Sapevo quello che stava pensando: la nostra insegnante non aveva la più pallida idea di quanto sapessimo uno dell'altra.

E non si parla dei segreti seppelliti nelle pagine dei rispettivi diari.

Mercedes è la mia gemella diversa/opposta.

Lei è una brunetta con gli occhi color arancio come quelli di una tigre, la pelle non molto scura pur essendo una ragazza di colore, e molte curve. Io ho gli occhi di diverse sfumature che richiamano l’azzurro e il verde, con una massa di capelli castani che se non vengono sottoposti alla loro cura settimanale con diversi tipi di balsamo … Beh non lo dico neanche, sarebbe un disastro. E poi per riuscire a fissare il ciuffo? Dio solo sa quanto tempo e quanta pazienza ci vuole. E sono tutto gambe, come uno sgabello da bar. Ah, per non parlare della mia pelle pallida come il colore della luna.

Eppure c'é un filo invisibile che ci unisce, ed entrambi siamo pronti a giurare che questo legame esisteva molto tempo prima della nostra nascita ed esisterà per tutta la nostra vita.

La coach si rivolse alla classe. -In realtà, scommetto che ciascuno di voi conosce abbastanza bene la persona seduta accanto. E c'è una ragione che vi ha spinto a scegliere quei posti, no? La consuetudine. Purtroppo i migliori detective rifuggono la consuetudine. Impigrisce l'istinto investigativo. Ecco perché, oggi, cambieremo i posti a sedere.-

Aprii la bocca per protestare, ma Mercedes mi batté sul tempo.

-Che senso ha? Siamo ad aprile, manca poco alla fine dell'anno. Non può farci una cosa simile proprio adesso.

La coach accennò un sorriso. -lo posso fare una cosa simile anche l'ultimo giorno del semestre. E se non superi il mio corso, l'anno prossimo ti ritroverai di nuovo qui, dove cose simili accadranno ancora, e ancora, e ancora.

Mercedes gli lanciò un'occhiataccia. È famosa per quella sua occhiata, talmente tagliente che quasi si può sentirla sibilare. Apparentemente immune dallo sguardo assassino della mia amica, la coach ci spiegò cosa aveva in mente.

-Tutti quelli seduti sul lato sinistro del banco, la vostra sinistra, avanzino di un posto. Quelli della prima fila, si, anche tu Mercedes, si spostino all'ultima.

Rivolsi alla mia amica un cenno di saluto, mentre lei sbatteva il quaderno nello zaino e chiudeva di scatto la zip. Poi mi voltai lentamente, ispezionando la stanza.

Conoscevo il nome di tutti i miei compagni, tranne uno.

Quello che si era trasferito. Sapevo solo che era un gay dichiarato come me, grazie a Mercedes ovviamente.

Il coach non lo chiamava mai e lui sembrava apprezzare. Sedeva pigramente nel banco dietro il mio, gli occhi di un colore indecifrabile( miele? ambra? No, non saprei dirlo) puntati come al solito davanti a sé. Per un attimo faticai a credere che fosse sempre stato seduto li, giorno dopo giorno, a fissare il vuoto.

Di sicuro stava pensando a qualcosa, ma l'istinto mi diceva che non avrei voluto sapere che cosa. 

Posò il suo libro di biologia sul banco e scivolò su quella che era stata la sedia di Mercedes.

Sorrisi. -Ciao, io sono Kurt.

Il suo sguardo mi passò da parte a parte e gli angoli delle labbra si sollevarono.

Il mio cuore perse un battito.

E in quella pausa, una sensazione di tristezza, come un'ombra fredda, mi scivolò addosso.

L'istante dopo la sensazione era sparita, mentre io lo stavo ancora osservando e il suo sorriso non era diventato più amichevole.

Era un sorriso che prometteva guai.

Mi concentrai sulla lavagna. Barbie e Ken ricambiarono il mio sguardo, stranamente allegri.

La coach disse: -La riproduzione umana può essere un argomento spinoso...

- Ahia - fece un coro di studenti.

- Richiede maturità. E come per tutte le scienze, il metodo migliore e quello investigativo. Durante il resto dell'ora esercitate questa tecnica cercando di scoprire quanto più possibile sul vostro nuovo compagno. Domani porterete una relazione con le vostre scoperte e, credetemi, controllerò che corrispondano alla verità. Questa è biologia, non letteratura, quindi non romanzate le risposte. Voglio vedere una vera collaborazione e un vero lavoro di squadra.- E nella frase c'era l'implicito avvertimento a non azzardarsi a fare altrimenti.

Restai seduto immobile.

La palla era nella meta campo del mio nuovo compagno. Avergli sorriso non si era rivelata una buona mossa.

Arricciai il naso, cercando di capire che cosa mi ricordasse il suo odore.

Non sigarette.

Qualcosa di più intenso, nauseante.

Sigari.

Notai l'orologio sul muro e iniziai a tamburellare con la matita al ritmo dei secondi. Sospirai, il gomito piantato sul banco, il mento poggiato al pugno.

Grandioso.

A quella velocità non avrei fatto in tempo a scoprire un bel niente.

Tenevo gli occhi fissi davanti a me, però potevo sentire il fruscio della sua penna. Stava scrivendo, e io volevo sapere cosa.

Dieci minuti di convivenza sullo stesso banco non lo autorizzavano a ipotizzare niente sul mio conto.

Con la coda dell'occhio, vidi parecchie frasi sul suo foglio, e la lista si allungava.

- Che cosa stai scrivendo? - chiesi.

- Parla la mia lingua - disse mentre scriveva quella frase, ogni movimento della mano fluido e pigro allo stesso tempo.

Mi avvicinai il più possibile, tentando di leggere dell'altro, ma lui piegò il foglio a metà coprendo la lista.

- Che cosa hai scritto? - ripetei.

Lui allungò la mano per prendere il mio foglio bianco e lo fece scivolare verso di sé, quindi lo appallottolò e, prima che riuscissi a protestare, lo lanciò nel cestino dei rifiuti dietro la cattedra.

Canestro.

Rimasi un attimo a fissare il cestino, metà allibita e metà arrabbiata. Poi aprii di scatto il taccuino alla prima pagina bianca e, matita alla mano, chiesi: -Come ti chiami?

Alzai gli occhi in tempo per cogliere un altro sguardo gelido.

Sembrava volermi avvertire che non avrebbe tollerato altre domande sul suo conto.

- Come ti chiami? - ripetei, sperando che quel tono esitante nella mia voce fosse solo immaginazione.

- Chiamami Blaine. Dico sul serio. Chiamami.-

Lo disse ammiccando, così mi convinsi che volesse prendermi in giro.

- Che cosa fai nel tempo libero? - chiesi.

-Non ho tempo libero.

- Senti, suppongo che prenderemo un voto per questo compito, quindi mi fai il favore?

Si appoggiò alla spalliera della sedia, le mani incrociate dietro la testa. - Che tipo di favore?

Ero sicuro che fosse un'allusione, quindi cercai disperatamente qualcosa a cui appigliarmi per cambiare argomento.

- Tempo libero... - ripete invece lui, pensieroso. – Faccio fotografie.

Scrissi sul foglio Fotografia.

- Non ho finito - disse. -Ne ho una bella collezione di un cronista dell'e-zine che crede sia giusto mangiare biologico, scrive poesie in gran segreto e rabbrividisce al pensiero di dover scegliere tra Stanford, Yale e...qual è quell'altra grossa università che inizia per H?

Lo fissai per un momento, scioccato da quanto maledettamente ci avesse preso. E non mi sembrava che avesse tirato a indovinare.

Lo sapeva.

E lo volevo sapere come facesse a saperlo.

E volevo saperlo ora.

-Alla fine non andrai a nessuna delle tre.

-Ah, no? - chiesi senza riflettere.

Agganciò la parte inferiore della mia sedia con le dita e mi trascinò più vicino a lui. Indeciso se spostarmi di scatto e mostrarmi spaventato, oppure ignorarlo e fingermi annoiato, scesi la seconda opzione.

-Anche se otterresti degli ottimi risultati in tutte e tre le università, le snobbi perché le consideri lo stereotipo del successo. Sputare sentenze è il tuo terzo difetto.

-E il secondo?- dissi in preda a una rabbia gelida.

Chi era questo tizio? A che razza di gioco malato stava giocando?

-Non ti fidi di nessuno. No, aspetta, mi spiego meglio. Ti fidi, ma solo delle persone sbagliate.

- E il primo?

- Tieni la vita al guinzaglio.

- E questo che vorrebbe dire?

- Hai paura di quello che non puoi controllare.

Mi si rizzarono i capelli sulla nuca e la temperatura della stanza sembrò precipitare.

In circostanze normali, mi sarei alzato, sarei andato dalla coach e avrei preteso di cambiare posto.

In quella circostanza, però, non sopportavo che quel Blaine pensasse di avermi intimidito o spaventato.

Provai un bisogno irrazionale di difendermi e decisi, in quel preciso momento, di non dargliela vinta.

- Dormi nudo? - chiese.

La bocca minacciò di spalancarsi, ma riuscii a rallentare la caduta della mascella.

- Sei l'ultima persona alla quale lo direi.

- Mai stato da uno strizzacervelli?

- No - mentii. Per la verità ero in terapia dalla psicologa della scuola, la dottoressa Berry, Rachel Berry.

Non era una mia scelta e non mi piaceva parlarne.        

- Mai fatto niente di illegale?

- No -. Superare occasionalmente i limiti di velocità non contava. Non con lui. -Perché non mi fai delle domande normali? Tipo... il mio genere di musica preferito?

- Non chiedo quello che posso indovinare.

- Tu non conosci la mia musica preferita.

- Musica classica. Barocca. In te è tutto questione di ordine, controllo. Scommetto che suoni... il pianoforte? -. Lo disse come se l'idea gli fosse venuta in mente dal nulla.

- Sbagliato -. Altra bugia. Stavolta però fui attraversato da un brivido.

Chi era quel ragazzo? Che altro sapeva?

- Quello cos'è? - chiese Blaine dandomi un colpetto con la penna all'interno del polso. Istintivamente, mi scostai.

- Una voglia.

- Sembra una cicatrice. Hai tentato il suicidio, Kurt? –

I nostri sguardi si incrociarono e io capii che si stava divertendo. E notai anche che i suoi occhi erano davvero carini.. - Genitori sposati o divorziati?

- Vivo con mio padre.

- Dov'è tua madre?

- È morta l'anno scorso.

- Come?

Sussultai, non riuscii a impedirlo. - Uccisa. Queste però sono faccende private, se non ti dispiace.

Ci fu un momento di silenzio e lo sguardo di Blaine sembrò ammorbidirsi.

- Dev'essere dura -. Sembrava sincero.

La campanella suonò e Blaine si alzò, diretto alla porta.

- Ehi! - gridai, ma lui non si voltò. - Scusa!- Era già oltre la soglia. - Blaine! Non ho scritto niente su di te.-

Si voltò, tornò indietro, mi prese la mano e ci scrisse sopra qualcosa prima che avessi il tempo di pensare.

Poi guardai i sette numeri rossi che avevo sul palmo della mano.

Volevo dirgli che non c'era possibilità che il suo telefono squillasse quella sera. Volevo dirgli che era colpa sua, che aveva usato tutto il tempo per le sue domande.

Volevo dirgli un sacco di cose, invece riuscii a dire solo:

- Stasera ho da fare.

- Anch'io -. Sorrise e sparì.

Rimasi immobile a elaborare i fatti.

 Aveva usato di proposito tutto il tempo a disposizione?

Così non avrei avuto tempo di domandargli niente?

Credeva davvero che un bel sorriso avrebbe sistemato le cose?

Si, lo credeva eccome.

- Guarda che non ti chiamo! - gli gridai dietro. – Sul serio!

- Hai finito l'articolo da consegnare domani?- Era Mercedes. Si fermò dietro di me e scrisse degli appunti sul taccuino che si portava sempre dietro.

-Credo che il mio riguarderà l'ingiustizia della disposizione dei posti. Sono capitata accanto a una ragazza che mi ha raccontato di avere appena finito il trattamento contro i pidocchi. Credo si chiami Sugar. Bah..

- Il mio nuovo compagno - dissi, indicando il corridoio in direzione di Blaine.

Notai il suo modo di camminare: irritante, sicuro di sé (e con un bel culo). Il tipo di andatura che assoceresti a una maglietta scolorita e un cappello da cow-boy.

Blaine non indossava né l'una ne l'altro. Era il tipo da Levi's neri, maglietta nera e stivali neri.

- Il ripetente, gay, che è arrivato quest'anno? Credo che non abbia studiato molto al primo giro. E nemmeno al secondo -. Mercedes mi rivolse uno sguardo complice. Ed enfatizzò la parola ‘gay’ - Ma il terzo giro ha un certo fascino.

- Mi mette i brividi. Sa che musica ascolto. Senza il minimo indizio, ha detto «classica, barocca» Cercai di imitare la sua voce bassa. Inutilmente.

- Magari ha tirato a indovinare e ha avuto fortuna.

- Sapeva... altre cose.

- Tipo?

Più di quanto avrei voluto. - Per esempio come farmi innervosire - sospirai. -Vado a dire alla coach che rivoglio i vecchi posti.-

- Accomodati. Potrebbe essere un'idea per il mio prossimo articolo: Studente del secondo anno si ribella. Oppure, meglio ancora: Scacco matto alla nuova disposizione. Mmm, mi piace.

A fine giornata, quello ad avere ricevuto scacco matto ero io.

La coach aveva respinto il mio appello, quindi, a quanto pareva, dovevo sorbirmi Blaine.

Per il momento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma ccciao!

Eccomi ancora qui con il primo capitolo. Vediamo comparire Blaine (un misterioso Blaine cazzuto) e Kurt, e ovviamente la migliore amica di Kurt chi poteva essere se non la bella Mercedes?

Qui troverete una coach Beiste diversa da quella descritta in Glee, qui non è affatto la donna dolce che ha avuto il suo primo bacio a 40 anni e non fatica a parlare del sesso (come se non si era capito... )

E poi abbiamo accennato anche a Rachel, che non è la petulante ragazza  ma una psicologa. E nominiamo Sugar, mi dispiace che sia tu quella dei pidocchi, ma qualcuno doveva esserlo..

 

Ehmmmm, che altro dire?

Grazie a tutti quelli che hanno già inserito la storia nelle seguite, spero di non deludervi.

 

Ci vediamo al prossimo capitolo!!

Aspetto con ansia i vostri commenti!

 

-Iris ;D

  
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