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Autore: MadAka    30/05/2013    2 recensioni
"Hei no! E' solo il mio coinquilino..."
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena il taxi accostò sul ciglio della strada, davanti al locale, pregai l’autista di aspettarmi dicendogli che sarei tornata a breve e che dovevo solo recuperare un mio amico. Lui acconsentì e mi fiondai giù dall’auto. Davanti all’ingresso c’erano ancora persone in fila per entrare, dato che avevo fretta non potevo certo fermarmi ad aspettare che si togliessero dai piedi, così decisi di superarli e provare a parlare direttamente con il buttafuori, sperando di convincerlo. Appena lo raggiunsi mi resi conto che quella doveva essere la mia serata fortunata: lo conoscevo. Avevamo avuto modo di conoscerci proprio durante la realizzazione degli scatti fotografici per la mostra di Joshua. Era un omone alto e robusto, con un grande tribale maori che dal petto arrivava alla spalla per scendere fino al polso. Mi aveva spiegato che era di origine figiana anche se era nato e cresciuto negli Stati Uniti, cosa sottolineata dal suo nome, che cozzava notevolmente con il cognome.
-Pat!- esclamai appena fui accanto a lui. Si voltò verso di me e mi sorrise:
-Guarda un po’, Jane. Cosa ti porta qua? Non mi sembri il tipo da frequentare questo genere di locali…-
-Infatti non lo sono… non sapevo lavorassi come buttafuori..-
Alzò le spalle: -Come puoi vedere invece sì- sorrise. Mi decisi a chiedergli aiuto, non aveva senso continuare a temporeggiare, soprattutto perché il taxista stava aspettando e il costo della sua corsa stava salendo.
-Pat, devi aiutarmi- esordii
-Che cosa è successo?-
-Mi ha chiamato un mio amico, dicendomi che il mio coinquilino è qui dentro ed è ubriaco. Sono solo venuta per recuperarlo, non è che mi faresti entrare?- chiesi
-Sei venuta a recuperare il tuo ragazzo?- domandò lui un po’ confuso
-Coinquilino- puntualizzai: -E, sì, sono solo venuta per riportarlo a casa. Entro, lo recupero e esco, promesso. Guarda, là c’è il mio taxi- dissi per cercare di convincerlo, indicando la macchina gialla.
Il buttafuori si voltò verso il suo collega, dicendogli di prendere un attimo il suo posto, poi si rivolse nuovamente a me:
-Vieni, ti accompagno- lo ringraziai ed entrammo.
Dentro, il locale era sovraffollato. Ovunque c’erano persone con un’età compresa fra i venticinque e trentacinque anni, intenti a prendere cocktail sofisticati, a urlarsi cose nelle orecchie davanti ai banconi e a sedere sui divanetti e a muoversi scoordinatamente  in quella che doveva essere la pista da ballo. Mi misi a cercare in giro, sperando di trovare Taylor o Rusty il più in fretta possibile perchè quel posto mi metteva l’ansia, anche se l’idea di essere insieme a Pat mi tranquillizzava parecchio.
La ricerca continuò per un po’, finché, finalmente, non riconobbi il familiare viso di Rusty. Era a sedere accanto ad una donna e difronte a lui c’era Taylor, che teneva la testa appoggiata allo schienale del divanetto e sembrava sul punto di morire.
-Li ho trovati- urlai a Pat per farmi sentire. Lui mi rispose con un energico cenno della testa e mi aiutò a farmi strada. Appena arrivai al tavolino a cui erano seduti, Rusty mi vide subito:
-Jane! Sei venuta, alla fine. Brava!- esclamò. Lo fulminai con lo sguardo e mi trattenni dall’urlargli in faccia un sonoro “Vaffanculo”. Riprese parola subito dopo:
-Come vedi è vivo, solo che non vuole che lo accompagni a casa io. Parlaci tu…-
Mi voltai verso Taylor e vidi che si era messo a sedere normalmente. Stava immobile a fissarmi con un sorriso ebete in faccia e lo sguardo stanco.
-Forza Taylor, andiamo, ok? Torni domani sera a sbronzarti, che è sabato. Ora voglio solo andarmene da qui, domani mattina lavoro, non come te. Quindi alza il culo da lì subito- dissi, finendo per sentirmi un po’ Tess, ma sapendo che lei, probabilmente, avrebbe mollato qualche cazzottone qua e là.
Il mio coinquilino scoppiò a ridere e si alzò, forse troppo di fretta per il suo livello di alcool nel sangue, perché barcollò leggermente in avanti e fu bloccato dal possente braccio di Patrick.
-Hai chiamato il buttafuori?!- esclamò Rusty
-Si chiama Patrick. Lo conosco, ha solo voluto aiutarmi-
L’altro fece segno di aver capito. Alzò una mano verso il buttafuori e disse:
-Patrick- che voleva dire tutto ma non voleva dire niente.
Vidi Taylor dare una pacca sulla schiena a Pat mentre diceva:
-Ce la faccio, ce la faccio…-
Mi voltai verso Rusty e lo guardai. Lui sospirò, si alzò, si avvicinò a me e seriamente disse:
-Lo so, sono uno stronzo e ti chiedo scusa. Anzi, grazie per essere venuta a darmi una mano…-
Non dissi niente e lo salutai, seguendo Pat che, tenendo Taylor sotto braccio, ci faceva strada verso il taxi.
Appena vi fece salire sopra Taylor mi voltai verso di lui:
-Non so come ringraziarti, ti devo un favore-
-È il mio lavoro Jane. Tienilo d’occhio, ne vedo tanti come lui e domani non se la passerà affatto bene-
-Oh, ma lo so anche io- dissi convinta. Lo ringrazia ancora e salii sul taxi a mia volta.
Dissi l’indirizzo di casa all’autista e mi sistemai meglio sul sedile accanto a Taylor.
Per un po’ nessuno dei due disse niente, poi lui prese parola:
-Rusty rovina sempre tutto, vero?-
Lo guardai. Ubriaco o no questa frase non aveva senso:
-Che cavolo centra ora Rusty? Sei tu quello ubriaco, lui non ha rovinato proprio un bel niente!-
-Io dico di sì-
-No-
-Io dico di sì- insistette
-Per carità!- esclamai, per poi voltarmi a guardarlo mentre sorrideva come un bambino:
-Ascoltami, voglio solo andare a casa a dormire, ok? Prima che tu ti ubriacassi e facessi delle storie per non tronare a casa con Rusty, io ero insieme a Tess e Chris a parlare di cose importanti. Quindi, per favore, mettiti calmo. Dormi, ti sveglio io quando siamo arrivati!-
Lui rimase a fissarmi per un po’ e io ripresi a guardare fuori dal finestrino. Non sapevo esattamente come comportarmi, non mi era mai capitata di stare sola con Taylor ubriaco. Avrei potuto fargli mille domande a cui da sobrio non mi avrebbe mai risposto, ma ero imbarazzata alla sola idea e mi bloccavo. Improvvisamente sentii la sua testa appoggiarsi alla mia spalla e la sua voce leggera che diceva:
-Allora svegliami, ok?-
 
Arrivammo all’appartamento poco dopo. Taylor insistette per pagare il taxista e alla fine lo lasciai fare. Scesi dall’auto e rimasi ad aspettare mentre gli dava i soldi e gli faceva domande insensate.
-Ne becca spesso di tipi come me?- chiese mentre recuperava il resto all’autista. Quello fece una risatina divertita e rispose:
-Molti ragazzo mio, credimi. Ma sei il primo che incontro che si è fatto venire a prendere dalla propria ragazza- mi guardò e io subito gli feci cenno che non ero la sua ragazza, ma parve non capire.
Taylor si voltò a guardarmi e disse all’uomo:
-Cosa vuole che le dica, sono fortunato- scoppiò a ridere e scese dal taxi dopo aver augurato all’uomo buon lavoro.
Mi offrì un braccio:
-Vogliamo andare?- io lo ignorai e andai ad aprire la porta d’ingresso del palazzo.
-Hei, ma sei arrabbiata con me?- lo sentii dire alle mi spalle.
“No, merda, non sono arrabbiata, sono solo imbarazzata!”. Eccome se lo ero. Gli ubriachi erano imprevedibili e io ero terrorizzata che lui potesse farmi qualche domanda a cui non volevo e non sapevo come rispondere, tipo per quale motivo non gli avevo ancora raccontato che Roger era ormai roba passata.
-Non sono arrabbiata, sono stanca, te l’ho detto- essere stanchi era l’eterna e vincente scusa.
Lui fece sì con la testa e mi precedette lungo le scale, che riuscì a salire barcollando leggermente e tenendosi alla parete. Non appena arrivammo al nostro appartamento lo vidi dirigersi immediatamente verso il divano, sedendovisi sopra. Posai le mie cose e lo raggiunsi.
Stava fissando il pavimento, tenendo i gomiti sulle ginocchia e le mani congiunte:
-Devi vomitare?- gli chiesi dopo un po’
-No, non credo- fece lui, poi alzò gli occhi su di me e rimase a fissarmi.
Mi sentii avvampare. Anche con la luce elettrica le sfumature ambra donavano ai suoi occhi bruni un’intensità sconvolgente. Abbassai lo sguardo istintivamente, rendendomi conto che non sarei riuscita a reggere oltre.
Pensai di farmi forza e chiedergli se nell’ultimo periodo fosse tutto a posto nella sua vita, senza riferirmi esplicitamente a Denise, ma venni preceduta da lui:
-Senti… sappi che mi dispiace averti rovinato la serata. Non era mia intenzione sbronzarmi, è l’influenza di Rusty, è un pessimo soggetto, cazzo! Non frequentarlo mai- disse tutto d’un fiato.
Mi venne da ridere e tornai a guardarlo:
-D’accordo, ti perdono. Ma ora è meglio se te ne vai a dormire. Più dormi, meno possibilità ci sono che il dopo-sbornia  di domani ti uccida-
-Sarà tremendo, vero?- chiese
-Dipende. Quant’è che non ti ubriachi più tu?-
Parve rifletterci:
-Bè, un po’… quando uscivo con Denise non mi sono mai ubriacato, in effetti…-
“Aspetta, cosa? Ha detto –quando uscivo- oppure ho capito male?”. Stavo per trasformare i miei pensieri in parole ma Taylor mi precedette nuovamente:
-Domani ti saprò dire…- attaccò ridendo: -Però, davvero: grazie. So che sono un gran casino ultimamente… mi fa piacere vedere che continui ad essermi così vicina-
Lo guardai un momento. Gli sorrisi dolcemente, perché mi uscii spontaneo, e gli dissi:
-Figurati, siamo amici, no?- avrei voluto dirgli qualcos’altro, ma io non ero ubriaca e la mia timidezza, che quando non deve è più influente del solito, non mi fece aggiungere altro.
Tuttavia lui rimase serio a guardarmi. Nel silenzio sovrumano che si era creato nel nostro piccolo appartamento ero convinta che potesse sentire il mio cuore che batteva a mille. Stavo per abbassare nuovamente lo sguardo ma prima che potessi farlo Taylor si piegò verso di me e avvicinò lentamente il suo viso al mio. Il suo alito sapeva di alcool, di una serie di cocktail miscelati fra loro, e più lui si avvicinava a me  più il mio imbarazzo cresceva. Chiusi istintivamente gli occhi, in attesa, finché non sentii le sue labbra sfiorarmi il viso e appoggiarsi sulla mia guancia, regalandomi un bacio delicato.
Riaprii gli occhi sentendomi vagamente stupida. Taylor puntò il suo sguardo nel mio e poco dopo disse:
-Grazie Jane… Non so che farei senza di te…- detto questo si alzò stancamente e si avviò verso la sua camera. Arrivato davanti alla porta lo sentii dire:
-Buonanotte-
Io ero ancora ferma nella stessa posizione di pochi istanti prima, incredula di tutte le sensazioni che si stavano caoticamente accavallando dentro di me.
Sospirai.
-Buonanotte, Taylor-
  
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