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Autore: elyxyz    15/12/2007    25 recensioni
Un’interpretazione alternativa al finale dell’episodio n°13, ‘Fuoco contro Acciaio’.
“Cos’è?! Oggi piovono cani e gatti?” ipotizzò, tra il polemico e il divertito. “E’ la Giornata del Randagio e nessuno me l’ha detto?!”
(Roy x Ed)
Storia partecipante al Contest 100 Prompts! indetto da Fanfiction Contest ~ {Collection of Starlight since 01.06.08}
Dopo quasi 5 mesi d’attesa, ecco postato il nuovo capitolo. Avviso comunque i lettori che i futuri aggiornamenti saranno più frequenti ma ancora irregolari.
Genere: Romantico, Malinconico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’ho già detto: il capitolo 16, quello ‘post-sbornia’ per capirci, mi ha scombinato tutto

Credo che, se avessi fatto apposta, non ci sarei riuscita. Ieri sera ho finalmente sviluppato quasi tutta la trama della famosa ‘Grande Nevicata’ che tanto attendevate. (Manco fosse lo Sbarco in Normandia! ^//^’’)

E stanotte ha nevicato, qui da me. Niente di eccezionale, ma fuori è tutto bianco! Non so perché, ma questa coincidenza mi ha fatta sorridere. Ma veniamo a noi…

 

L’ho già detto: il capitolo 16, quello ‘post-sbornia’ per capirci, mi ha scombinato tutto. Incastrare questo chappy, dunque, sarebbe impossibile, di per sé. Ma è uno di quelli di cui ho scritto la trama fin dagli esordi, e di cestinarlo non se ne parla. Quindi sarebbe il momento di: gioco il jolly ‘è una raccolta, non una long-fic’.*__*

In realtà, non posso fare neppure questo >.<, perché l’attuale capitolo è così lungo e così ricco di eventi e diversi stati emotivi, che mi sono vista costretta a dividerlo in parti, per non farvi fare indigestione, o risultare troppo frettolosa nella successione degli eventi.

Decidete voi dove va inserito a livello cronologico: di sicuro dopo il capitolo 4 (‘La gatta sul tetto che scotta’) e abbastanza prima della dichiarazione di Roy (cap. 12,Kiss the rain’).

 

Il titolo, per correttezza: non contiene il concetto ‘pioggia e similia’, ma si aggancia al precedente ‘Rain Man’, perché è il suo opposto ‘Fire Man’, e sempre di Roy si parla.

 

Note: il seguente scritto contiene lievi riferimenti yaoi.

 

 

Beh, e siamo già al 30° capitolo... e 600 recensioni!! *___*
(Ely sta facendo danza di gioia, spaventando la vicina impicciona alla finestra)

Dedicato a chi ha commentato i precedenti capitoli della raccolta.

Grazie.

 

 

 

 

Fire Man

 

(I parte: Il gatto delle nevi)

 

 

by elyxyz

 

 

 

 

Dopo un autunno dannatamente piovoso, che aveva messo a dura prova i nervi del Flame Alchemist, era giunto un inverno al par suo, incredibilmente rigido e improvvisamente nevoso. Cosa straordinaria, per la gente dell’Est, abituata al clima secco e alle miti temperature.

 

Edward sbuffò rassegnato, scostando le tende della finestra del salotto.

Roy sollevò gli occhi dal libro che stava leggendo: “Nevica ancora?”

 

“No! Cadono semplicemente quintali di acqua ghiacciata!” ironizzò caustico, riaccomodandosi al fianco dell’altro e riprendendo a leggere a sua volta.

 

“Perciò, come ti ho suggerito, è meglio che tu dorma qui. Stanotte la temperatura scenderà e smetterà, vedrai.

 

Edo annuì, borbottando. La cosa, dopotutto, sembrava sensata.

 

 

Il mattino seguente fu Tora a svegliarlo, poiché ebbe l’ardire di mordicchiargli il piede che fuoriusciva dalla coperta sul divano.

Il giovane Elric si stiracchiò pigramente, coccolando un po’ il suo micio. L’orologio da muro gli concedeva ancora un paio di minuti d’ozio; quindi si risollevò, decidendosi a controllare la situazione atmosferica.

 

Di primo acchito, sbatté più volte le palpebre, convinto di stare sognando. In seguito, sibilò un’imprecazione colorita.

Ad occhio e croce, c’era almeno un metro e mezzo di distesa bianca, sulla strada e sui tetti di fronte a lui.

Corse in direzione della camera da letto, ma represse subito l’istinto di bussare, spalancando la porta com’era solito fare in ufficio.

 

“Colonnello! Si alzi, forza, su!”

 

Mustang trasalì, scattando a sedere sul materasso.

Eeeddd…” si lamentò, tetro “ti sembra il modo di svegliare una persona?”

 

Edward separò i pesanti tendaggi, per mostrargli il paesaggio immacolato.

“Mi rinfreschi la memoria, Taisa! Chi è che ha detto che avrebbe smesso, stanotte?”

 

Roy mugolò il suo disappunto, scendendo dal letto e infilando la vestaglia per raggiungerlo.

 

Spalancò la bocca, a sua volta sorpreso.

 

“Allora?” lo incalzò Acciaio, seccato.

 

“Io non ho mai garantito che avrebbe smesso! Vengo dal profondo Est, che cavolo vuoi che ne sappia?!

 

“Dannato Colonnello dei miei stivali!” lo insultò, lasciando la stanza.

 

Eppure Roy sorrise tra sé, stranamente di buonumore.

“E’ meglio che chiami il Quartier Generale…” lo avvisò, riguadagnando il distacco. “Tu prepara la colazione per tutti… Ciao, Tora!” esclamò gioviale, salutando il loro gatto.

 

“Mi piacerebbe capire perché, con un imprevisto fastidioso come questo, lei è così in allegria!” brontolò il ragazzo, dalla cucina.

 

“Non sono mica tutti musoni come te, di prima mattina!” replicò.

 

Il micio gli zampettò incontro, strusciandoglisi all’altezza delle caviglie ed egli lo prese in braccio, avviandosi al telefono. Si sedette sul sofà, successivamente afferrò la cornetta e compose il numero del centralino.

 

Al quinto squillo, una voce familiare rispose. “Ufficio del Colonnello Mustang, desidera?”

 

Havoc! Sono io!”

 

“Ah, buongiorno Taisa!”

 

“Ma io non ho telefonato al centralino?”

 

“Le chiamate vengono dirottate direttamente qui. La Caserma è chiusa, signore. La Piazza d’Armi è impraticabile, così come tutte le strade della città. Il Generale Hakuro ha stabilito che funzioneranno solo i servizi indispensabili, data la straordinarietà dell’evento… io avevo del lavoro arretrato, e sono qui. Gli altri del Dormitorio Ufficiali si stanno rendendo utili altrove.

Ritorneremo a pieno regime solo giovedì; intanto arriveranno i gatti delle nevi richiesti dal Nord. Nel frattempo è sconsigliato uscire di casa...”

 

“Bene, ho capito. I ragazzi sono stati avvisati?”

 

“Sì, signore. E Alphonse è con me; rassicuri Edward, per cortesia.

 

“Lo farò immediatamente, ed è il caso che io senta anche Hawkeye…”

 

“Il Tenente è qui, Colonnello. Ieri sera s’è attardata per delle scartoffie, e ha dormito negli Alloggi femminili.

 

“Cioè… fammi capire: manchiamo solo io e Acciaio?” precisò.

 

“Signorsì, signore. Ma non si preoccupi, Taisa. Manderemo avanti la baracca ugualmente! Si goda la sua vacanza e mi saluti il Maggiore Elric.

 

“D’accordo, Sottotenente Havoc. Ma non mettetevi in testa strane idee…”

 

Jean assunse un tono falsamente deferente. “Non oseremmo mai, signore.”

 

Roy ripose la cornetta, ghignando a tuttotondo. Edo, in risposta, sollevò un sopracciglio perplesso.

“Quindi?”

 

“Siamo in libera uscita fino a giovedì!”

 

“Ma se siamo sequestrati da una valanga di neve!” lo contraddisse il biondo, polemico.

 

Uhf! E’ solo un modo di dire…”

 

“Ma… giovedì?!” ripeté di colpo, come se avesse momentaneamente smarrito quel particolare.

 

Sììì!” sorrise a quarantadue denti. “Chi non risiede negli Alloggi degli Ufficiali può restarsene a casa! L’ufficio è chiuso per calamità naturale!”

 

“E io come ci torno da Al?”

 

Alphonse sta benissimo. Sta dando una mano ad Havoc. Sa che rimarrai qui, ma puoi comunque telefonargli, se ti va…”

 

“No! Cioè, non è questo il punto… io dovrei restare qui, fino a giovedì?” chiarì.

 

Mustang fece spallucce. “Vuoi che ti cacci?”

 

“Certo che no! Ma, Taisa, lei ha la possibilità di farmi tornare prima!”

 

“Come, prego?” lo fissò dubbioso, facendo finta di non capire. “Certo… sono bello come un Dio…” fu la sua premessa, atteggiandosi a gran figone. - Acciaio lo fulminò malamente. - “Ma io non volo e non faccio miracoli!”

 

“Ma lei potrebbe sciogliere la neve coi suoi guanti!”

 

“Potrei. Ma non voglio!”

 

Ed lo guardò boccheggiando, semincazzato.

 

“Quando mi ricapitano due giorni di permesso-ferie spesati, regalati e non previsti?” precisò il moro, con una linearità che coincideva perfettamente con la sua indole scansafatiche.

 

“Lei è un fannullone egoista, lo sa?”

 

“E il tuo voler tornare in Caserma, a tutti i costi, non è altrettanto un filino egoistico?” lo provocò, tenendogli testa.

 

“Ma io, io…” Edward sospirò. Sì, lo era.

 

“Se vuoi rischiare, io non ti trattengo…” precisò, simulando disinteresse. “Ma finirai sepolto, Fagiolino!”

 

“Chi sarebbe piccolo come un- ahi! Tora non mi graffiare!” il micio s’era aggrappato alla sua gamba sana, piantandogli involontariamente gli artigli nella carne. “Ho capito! Hai fame! Mollami, MOLLAMI!”

 

La bestiola miagolò rafforzando il suo intento, finché Roy non decise d’intervenire, separandoli.

Ebbe il buonsenso di non commentare, mentre portava l’animale affamato in cucina e gli versava la pappa che gli spettava.

 

“Il the si è freddato!” esclamò, avvisando il giovane Elric che intanto verificava la tibia scorticata.

 

“Non si aspetti che la ringrazi!” sbottò, infastidito. Ma prese un biscotto dalla confezione e si mise a sgranocchiare, riscaldando la sua colazione sul fuoco.

 

Il padrone di casa preferì saggiamente lasciare che Mame-chan digerisse la novità, e si occupò di sfamarsi a sua volta, poi lavarono e asciugarono le tazze, con una strana lentezza data dalla singolarità del momento. Di solito, capitava che se la prendessero comoda il sabato mattina, ma in quel caso la sveglia non suonava neppure, soprattutto se avevano fatto l’alba a discutere di formule alchemiche e teorie sperimentali. Invece quel martedì mattina era una cosa insolita in ogni senso.

 

Mustang accese la radio e una squillante voce maschile stava aggiornando la situazione meteo della regione.

Mai caduta così tanta neve nell’ultimo secolo. Aveva precisato, con una gaiezza quasi sospetta.

 

“Ci vuol convincere che sia una cosa buona…” criticò Ed, con espressione infastidita.

 

“Perché? Non lo è?” lo pungolò Roy, che quasi non stava più nella pelle, da quando aveva realizzato che avrebbe trascorso ben quarantotto ore in compagnia del suo Fagiolino.

 

“No, che non lo è!” lo contraddisse il ragazzo.

 

“Cercate di procurarvi delle coperte e del cibo di scorta, perché non sappiamo quanto durerà!” li interruppe lo speaker, incurante dei loro battibecchi.

 

“Fantastico!” ironizzò Elric, cupo.

 

“Delle candele e forme alternative di riscaldamento. Alcune zone di East City sono già isolate…”

 

“Ma quanto è catastrofico!” lo sgridò, come se  il conduttore potesse sentirlo.

 

“Invece ha ragione…” rifletté l’uomo, approssimandosi al ripostiglio.

 

“Che cosa fa?”

 

“Ci sono delle faccende che devo sistemare, prima che venga buio. Gli spiegò.

 

“Devo darle una mano?”

 

“Dobbiamo organizzarci, anche solo per precauzione…” spiegò, pratico ma serio.

 

Edo ebbe l’impressione che l’Alchimista di Fuoco stesse delineando un piano di battaglia.

 

“La torcia è nello sgabuzzino e le candele nel terzo ripiano in cucina.

 

“Ma…” tentò di obiettare.

 

“Prima di sera, il traliccio della corrente salterà. E’ passato più di un mese, da che ho segnalato quel pilone marcio. Tutto il quartiere rimarrà al buio.”

 

“Il che vuol dire…”

 

“Sì, anche senza il riscaldamento dei termosifoni. Il mio impianto è nuovo, e ha un sistema di sicurezza che si blocca se non c’è la fiamma prodotta da un pilota automatico…”

 

“Che tradotto in soldoni…”

 

“Significa che dobbiamo arrangiarci con altri mezzi. Io non ho una stufa a legna o un focolare…”

 

“Oh, fantastico!”

 

“Ma ho una stufetta di emergenza, te ne parlerò poi. Un problema alla volta.”

 

“E quale sarebbe il più urgente?” s’interessò.

 

“Il lucernario dello studio.” E si incamminò in fondo al corridoio.

 

“Eh?! Vengo con lei…” Acciaio faticava a capire il ragionamento del suo Comandante. “Ma che c’entra la botola?”

 

“La neve non è più farinosa, se è bagnata pesa molto di più. Potrebbe sfondare il coperchio. Sai che guaio?”

 

“Ma la botola è in verticale, scivolerà via!”

 

“Temo non sia sufficiente.” Rifletté, osservando la situazione.

 

“Come facciamo?”

 

“Adesso, prima di tutto, andiamo a prepararci il pranzo. E magari anche la cena, finché si può.” Uscì, facendosi seguire.

 

Ispezionando dispensa e frigorifero, dovettero ringraziare la lungimiranza del Taisa, che - convertita in pratica - consisteva nella spesa settimanale fatta dalla signora Nismet con ogni ben di Dei possibile ed immaginabile.

 

“Il ramen precotto ci salverà nei tempi di carestia…” ironizzò Ed, afferrando la confezione.

 

“Non scherzarci troppo…” lo ammonì il suo superiore, controllando la presenza di cibi mangiabili anche freddi: pane, affettati, formaggio… biscotti, verdure, tonno… “E comunque quello mi serve per quando sono di fretta!” e gli rubò la scatola, riponendola nella madia.

 

Prepararono un pasto sostanzioso; mentre Edo lavava le verdure, Roy aveva cucinato le patate per l’insalata di pollo e un buon piatto di pasta come primo, col sughetto che Nismet-san amava tanto creare e regalargli… quella deliziosa signora di mezza età, che aveva preso Mustang sotto la sua ala protettrice, un po’ come il figlio mancato che non aveva mai avuto, e aveva per lui un affetto che sforava nella venerazione, come ogni donna sana di mente ad Amestris, a dirla tutta.

 

Dopo pranzo, - Edward aveva insistito per mangiare doppio, casomai una catastrofe fosse imminente, e il Flame aveva scherzato sul fatto che magari poteva sfamarsi di lui, tanto si era rimpinzato come un maialino -, si vestirono a dovere – stivali compresi - e tornarono nello studiolo.

 

“Riscalderò il vetro, così la neve si scioglierà,” gli spiegò il Colonnello “appena possibile, apriremo l’abbaino e usciremo sul tetto, giusto per verificare anche la situazione lassù. Copriremo la botola esternamente, con del lamierino che ho preso in cantina, per rinforzarla… così terrà più a lungo. Nel frattempo, mi auguro smetterà di nevicare… altrimenti ripeterò la cosa tra un paio di giorni. Detto questo, calò la scaletta pieghevole e indossò i guanti alchemici.

 

“Sa che sta rischiando che il vetro esploda, per lo sbalzo termico, vero?” puntualizzò Acciaio, osservandolo intiepidire l’aria giusto sotto la lastra.

 

“Certo che lo so. E’ per questo che vado piano. Una pioggia di schegge non mi entusiasma particolarmente.

 

“Il punto è che sappiamo entrambi che lei odia restare lassù, a penzoloni… non vorrei che si lasciasse prendere dalla smania di finire prima…” malignò Elric, di proposito; nel suo primo spunto istigatore della giornata.

 

L’Alchimista di Fuoco gli lanciò un’occhiataccia ardente, che prometteva rappresaglia.

Era risaputo che non amava si parlasse della sua fobia per l’altezza…

 

“Vado a prendere dei giornali!” e scomparve, tornando poco dopo con dei vecchi quotidiani dell’‘East Times’ e vari strofinacci che dispose a raggiera sotto la scala.

 

“Ottima idea. Quando apriremo, cadrà inevitabilmente della neve per terra…”

 

Ci misero più tempo del previsto, anche perché il freddo e il tempo avevano irrigidito le cerniere del coperchio.

Quando alla fine riuscirono nel loro intento, un’infarinata gelida piovve loro addosso, infradiciandoli da capo a piedi, finendo giù per il collo... facendoli rabbrividire e imprecare.

Tora si scansò appena in tempo, saltando sullo scrittoio. Però s’incuriosì, scendendo e recandosi ad annusare quella polverina bianca, gelata e inconsistente.

 

“E’ la prima neve di Tora!” constatò Ed, osservando le strane acrobazie prodotte dal gatto.

I due uomini si presero un momento per contemplarlo, divertiti dal suo sbuffare contro un mucchietto farinoso che gli ricadeva di proposito sul naso.

 

Di seguito salirono sul tetto; Edward in testa, ad incoraggiare un reticente Mustang.

La scivolosità del laminato aveva fatto sì che dei cumuli cadessero in strada, però la situazione richiedeva un ragionevole intervento.

 

“Potrei trasmutare l’auto-mail in badile…” stava suggerendo il biondo.

 

“Scordatelo!” lo sgridò il Colonnello, deciso. “Se per caso lo rompi, io come ti ci porto dalla tua meccanica a Resembool? In primavera, col disgelo?!

 

“Ma io volevo rendermi utile!”

 

“Qui, mi arrangio io.” Stabilì, liberando un’enorme fiammata di grandezza impressionante che fece calare sensibilmente la coltre.

Del resto, se aveva incendiato intere città... cos’era, per lui, un misero tetto?

 

In breve, la superficie fu pressoché sgombra. Fullmetal recuperò il lamierino che avrebbe protetto il vetro del lucernario ma, in quel mentre, il loro gatto ebbe la geniale idea di raggiungerli, assaporando una boccata d’aria fresca e l’agognata libertà.

Il felino si mise a pasticciare con le zampine sopra la melma e la fanghiglia disciolta, saltellando per catturare i fiocchi di neve che svolazzavano, trascinati dal vento come se fossero stati farfalle, allontanandosi verso la tettoia di Casa Rottherwall.

 

“TORA!!” lo richiamò Mustang, urlando. Il micio girò la testa verso di lui, eppure non ritornò sui propri passi. “Dannato sacco di pulci! Torna qui!”

 

Edo li osservava, senza intervenire.

 

“STAVOLTA TI TAGLIO LE PAL-”

 

“Ehm… Coff! Coff!” il ragazzo tossicchiò, ricordandogli la propria presenza e vicinanza.

 

L’Alchimista di Fuoco s’arroventò, di vergogna e d’ira.

 

“Oh, non si preoccupi! Anch’io minaccio ogni giorno Al di privarlo degli attributi, peccato sia un’armatura!” scherzò per smorzare la tensione, rendendosi conto che davvero il Colonnello era sul punto di scoppiare. L’essere in bilico sul tetto, a svariati metri d’altezza, mentre continuava a nevicare senza tregua, con Tora che faceva i capricci… in fondo sì, poteva anche avere pietà di lui e soprassedere.

 

In un altro frangente, Mustang avrebbe sicuramente apprezzato il suo sforzo. Ma non lì, non adesso.

“Digli qualcosa, per la miseria! Se scappa, chi lo riprende?!” lo sgridò, aspro.

 

“E che dovrei dirgli?” protestò, scettico.

 

Roy imprecò tra i denti. “Croccantini! TORA! CROCCANTINI! CROCCANTINI!!”

Sembrava un venditore al mercato rionale.

 

Ed scoppiò in una grossa risata divertita.

Taisa, ma è impazzito?!

 

Il Flame Alchemist ripeté un improperio. Eppure non smise di gridare “CROCCANTINIII!!” e la bestiola fece dietro-front, come se fosse stata una parola magica.

 

Edward emise un fischio di stupita ammirazione. “Gli ha fatto il lavaggio del cervello? Oppure sono i metodi avanzati d’addestramento, imparati in Accademia?!” lo canzonò, al limite della sfrontatezza.

 

Roy si precipitò ad accalappiarlo per la collottola, sbattendogli poi l’animale in braccio, non prima di aver adocchiato ed odiato – a debita distanza - la discesa della botola. Quindi simulò uno schiocco di dita come avvertimento. “Portalo TU giù in salotto, e richiudi la porta dello studio. Qui non abbiamo finito!” gli ordinò, perentorio.

 

Acciaio sapeva che non era il momento buono per impuntarsi, quindi se ne stette zitto, però non riusciva a togliersi dalla faccia quel sorrisetto divertito.

 

 

Continua...



Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Note varie: il titolo di questa prima parte si rifà algatto delle nevi’, cioè ai mezzi cingolati che servono a sgombrare la neve in inverno, che devono arrivare dal Nord. Ovviamente va inteso anche in senso letterale, con Tora sul tetto.

 

Beh, sull’impianto elettrico e del gas di Casa Mustang, mi sono concessa un po’ di licenza letteraria. Ok, è un altro mondo, ma negli anni Venti, dubito fortemente che i sistemi di sicurezza fossero già presenti, per quanto Roy sottolinei che l’impianto è nuovo. Del resto, se non c’è fiamma, come detto, niente caldaia e pure il gas si blocca. Ne vedremo ancora delle belle! *__*

 

Ho ricordato casualmente un appunto fatto da Setsuka, qualche capitolo fa, quando Edward chiama HavocJean’. E’ vero che né nel manga né nell’anime accade, (almeno che io ricordi). Tuttavia, in questa fan-fiction Ed e Al, pur compiendo missioni e viaggi in ricerca della Pietra Filosofale, passano molto molto più tempo a contatto con Mustang e la sua squadra, ritengo quindi che abbiano sviluppato un ‘grado di confidenza’ ben maggiore, rispetto alle opere originali.



Precisazioni al capitolo precedente:

Per Aduah: sì, di certo si sa che la data nell’orologio è quella di quando hanno bruciato la loro casa; ma, siccome questo fatto avviene alcuni anni dopo la fallita trasmutazione materna, nulla vieta che la data possa coincidere, anche perché le immagini di contorno fanno presumere la stessa stagione. E, se lo fosse, (la stessa data, intendo) acquisirebbe ancor più valore implicito per i due fratelli.

 

 

Ringrazio sinceramente per le recensioni alla conclusione di ‘Maple Café, e per le altre ficcine che ho postato in questi ultimi giorni:I’ve given up (su fandom HP) e la RoyAiWould you like...?

’. Grazie ^____^

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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