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Autore: 1984    30/05/2013    0 recensioni
Nel mondo esistono 7 miliardi di persone.
E poi ci sono io.
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Insopportabile

Sapete cosa odio di più della matematica? Le formule, la monotonia e la nostra professoressa, dolce quanto un limone immerso nell’aceto.
Dovete sapere che ho sempre avuto un rapporto conflittuale con la matematica. E lo ammetto, IO SONO UN’ ESSERE INADATTO ALLA MATEMATICA.
 
Lo so. E’ così e basta.
Quindi ci sarebbe poco da fare.
L’unica ragione che mi spinge a ascolto a quella rintronata della mia sveglia che mi tartassa le orecchie tutte le mattine per avvisarmi che devo andare a scuola è il poter stare Sofia, la mia migliore amica.
Lei sì che l’ho conosciuta ai tempi felici delle elementari.
Bei tempi quelli.
E fortunata lei, poi, che ha già quattordici anni.
Ha anche un fratello di sedici anni, una madre insegnate e un padre pittore, il che rende molto più futuristica la sua vita messa a confronto con la mia.
Fisicamente è un po’ più bassa di me, ma non ci fa mai caso, ed ha stupendi occhi color caffè che s’incorniciano splendidamente alla folta chioma di capelli biondi di cui madre natura l’ha fortunatamente dotata.
 
E poi lei ha le tette.
 
Non è piatta quanto me. Io sono una tavola da sourf.
Quelle tavole lisce e incerate che portano i ragazzi australiani sempre sotto braccio.
Sofia no.
Sofia è la fidanzata di uno di quei ragazzi.
Pamela Anderson in miniatura.
Già, perchè LEI SENZA RAGAZZI MUORE. Sono il suo miglior argomento da sfoggiare con me e con gli altri.
Il suo hobby.
I suoi Musi ispiratori.
 
Ora, il mio prof di italiano mi avrebbe già ammazzato per ciò che ho detto, il che però è vero.
Come Omero veniva ispirato dalle Muse nel comporre poemi, Sofia è ispirata dai Musi per creare i suoi meravigliosi disegni.
E poi, sì ci sentiamo praticamente ogni giorno, perché io, nel bene e nel male le voglio un mondo di bene.
 
Solo che adesso non è il momento buono per chiamare.
– Guarda che se interrompi i compiti per almeno dieci minuti non muore nessuno! – esclama appena le dico chiaro e tondo che sono occupata a fare algebra (il che equivale a scriversi sulla fronte ‘lasciatemi stare’) e che non m’importa nulla di Simone.
Ve l’avevo detto che ha un debole per i ragazzi, no?
Sono due giorni che Sofia ha preso una sbandata per un certo S-i-m-o-n-e, classe 1996, alto, atletico, capelli castani e occhi verdi.
Un normale ragazzo, e sinceramente non vorrei mai essere nella sua situazione.
E poi io cosa c’entro con lui?
Ok, sono la sua migliore amica, ma adesso sta diventando piuttosto morbosa nei confronti del povero belloccio di turno.
E per di più si trova con sua madre, suo padre e suo fratello in automobile dritti dritti al funerale della sua prozia morta.
E lei parla di ragazzi.
Tanto so che con Sofia c’è poco da fare. Non mi tocca che ascoltare, quindi. Chiudo il quadernone di matematica e avvicino la cornetta all’orecchio.
– Dopo che sei andata a casa, mi sono diretta verso il solito bar…
– City Bar?
– Si, proprio quello, allora, mi sono messa in coda…
– Vuoi raccontarmi cosa hai mangiato a pranzo?
– Ma la finisci! È una cosa importante! Quindi, mi sono presa un panino – alzo gli occhi al cielo – e chi mi serve al bar?!
– E chi mi serve al bar? – chiedo sarcastica.
– S-i-m-o-n-e!
– E così, lavora in un bar? Ma è una cosa legale o ci sono sotto dei traffici commerciali loschi…? Insomma, è minorenne!
– Guarda che non sono mica scema! Ovviamente il bar è di
suo zio. Questo lo sapevo già. – da brava stalker – Comunque: l’ho salutato!, mi ha salutato e abbiamo chiacchierato… Cioè, ti rendi conto! Mi ha rivolto la parola!
– E cosa ha detto di preciso?
– “Desideri altro?”
– Dopo il panino…
– E con una voce così mielosa… – voce mielosa?! Cos’è, vomita miele?!
– Melodiosa, semmai.
– Ah-ah-ah – contrabbatte –  e come va la tua quota di ‘acchiappo ragazzi’?
Se fosse qui presente, adesso le avrei già tirato un cuscino in faccia.
E semplicemente perché a me non interessano i ragazzi, gli sguardi fugaci, quelli imbarazzati e le farfalline nello stomaco.
 
Niente di tutto ciò.  
  
Ho una specie di velo trasparente che mi avvolgeva e mi fa passare inosservati agli occhi dei i ragazzi e loro ai miei. E mi va bene così. Ma la mia migliore amica sfotte lo stesso.  
– Ehi, ci sei ancora? Oppure sei morta per colpa dello shock
anafilattico a causa degli esercizi terrificanti di algebra? 
– No, sono ancora viva, anche se ho avuto una reazione allergica al nickel circa un’oretta fa.
– Noooo… hai fatto il buco? – tra i suoi quattro piercing possiamo ammirare il fantastico buco al naso.
– Sì, e avevo la tremarella…
– Sei una fifona Jenny.
– E tu una rompiscatole, Sofy. A proposito, come va il viaggio?
– Meglio che non te lo dica. Mia madre si è addormentata e Nico è intento a comporre strane note su un fazzoletto.
– E’ un pentagramma Sofia – le urla suo fratello. Lei lo ignora.
– E dai, vedi tua nonna solo due volte all’anno!
– Due volte possono anche bastare. Ma, sfortunatamente sono diventate tre. Doveva proprio morire il parente alla lontana di nonna?
– Funerali. Beh, penso che siano più allegri di un’intera mattinata chiusa in camera a studiare algebra.
– Che noiosa! E meno male che ero io l’insopportabile.
– Sai cosa ti dico…?
– Mi si sta scaricando il cellulare!
– Veramente volevo dirti che… – e la linea s’interrompe. Tempismo perfetto. Quindi, Sofia, diretta verso il paesino sconosciuto di sua nonna nel cuore della Puglia, sembra spassarsela meglio di me, anche se questo vuol dire avere un fratello logorroico e compositore di pezzi musicali che poi suona con la sua band di amici nello scantinato.
Mentre io sono rinchiusa nella mia triste camera e sto realmente compiangendo i giorni che ho allegramente saltato i compiti di algebra per uscire con Sofia.
 
Va bene, ora mi rimbocco le maniche e, con me, l’algebra non l’avrà vinta. Almeno, non questa volta.
                                     
 
Dopo ben due ore terrificanti e stressanti, ho finito. Chiuso. The end.
Ho terminato algebra. Che fantasticheria sarebbe aprire la finestra e urlarlo ai vicini che, proprio in quel momento, stanno tagliando le siepi del giardino allegramente.
Ma io non abito in una villetta, bensì in un grattacielo. E soffro di vertigini. Quindi non converrebbe sporsi troppo dalla finestra della mia camera per urlarlo a quella rintontita della mia vecchia vicina che ha un terrazzo rigoglioso quanto il deserto del Sahara.
Così mi dirigo in cucina per prendere un bicchiere d’acqua e intanto metto le cuffiette e faccio partire la musica.
Io adoro la musica.
Solo che non riesco nemmeno a suonare il flauto scolastico.
Apro il frigo: è pieno di scatolette con il cibo precotto, il che significa che oggi non è passata nonna.
Eh già, io amo la cucina di mia nonna.
Nonna Santa è la mamma di mia madre. Nonché il suo esatto contrario.
È sempre stata una specie di hippie. Deve avere fumato anche un bel po’ di sostanza illegali quando era giovane, dai racconti che mi ha rivelato.
Prendo un bicchiere di vetro trasparente.
Nonna è rimasta vedova a trent’anni, incinta a un anno dal matrimonio con mio nonno. Non si è mai più innamorata, mi dice sempre, di un altro uomo dopo di lui.

Ah no! Non ricominciamo con i fidanzati.
Sto diventando logorroica?
 
   
 
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