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Autore: Matthewjames    30/05/2013    0 recensioni
C'erano questi tre pieni di energia, di rabbia e di divertimento per quello che facevano, senza nessun riguardo, nessun obbligo e nessuna spiegazione o simulazione di ragionevolezza per nessuno.
Erano l’anello di congiunzione tra la spettacolarità del rock dei Queen e il lirismo pop dei Radiohead, un incrocio tra metal, elettronica e glam. Dalla prima Battle of the bands nel Devon, da dove sono partiti, al tutto esaurito dell'ultimo Summer Tour.
Il primo si chiamava Matthew, il frontman, il secondo Dominic, il batterista, ed il terzo Chris, il bassista dal cognome impronunciabile.
Avevano occhi solo per noi.
Ma io ero a metà tra un amore impossibile e uno completamente irreale...
Benvenuti nell'era dei Muse come non l'avete mai vista.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Buongiorno Fede"
Non le risposi.
"Che hai?"
"Nulla mamma, nulla! Come al solito è stato un giorno di merda a scuola."
Me ne andai in camera sbattendo la porta. Non volevo più sentire nessuno.
Mia madre venne in camera e mi chiese: "Ma si può sapere che hai?"
"Ho detto nulla. "
"C'entrano i Muse, vero?"
"Si, ma non sono la mia priorità ora. Vorrei solo andare a quel fottuto viaggio in Inghilterra."
"Immaginavo, ma non voglio che tu ci vada. Punto e basta. Chiusa la discussione."
Non le risposi. Mi misi le cuffie e mi stesi sul letto. Cavolo avevo 17 anni. Ero quasi maggiorenne.
Ogni volta che una mia discussione toccava l'argomento 'Muse' mia madre si innervosiva. Ancora non capivo perché. Avevo un sogno, un sogno che ogni ragazzo/a ha. Vedere Matthew, Dominic e Chris dal vivo. E non potendoci andare avevo deciso di fare un viaggio a Londra, in un college nella zona Nord, proprio vicino ai loro studi di registrazione. Ma nulla. I miei non mi avrebbero mai mandata.
Mi addormentai per la rabbia.

"The time has come to make things right."

Quella dannata frase mi svegliò. Avevo scordato l'iPhone acceso. Mi alzai, guardai fuori. Era ora di andare a cenare. Avevo una fame da lupi. Mi sedetti a tavola senza salutare papà che era appena rientrato da lavoro. A cena c'era stranamente il mio piatto preferito. Riso allo zafferano. Notai che la mamma aveva messo il sottopiatto solo a me. Perché? Incuriosita alzai il primo piatto e trovai piegato un foglio. Lo aprì e lessi quelle parole che mi fecero scoppiare a piangere. 'Volo da Roma a Londra per il 23 settembre. Ore 12.'
Non ci potevo credere. I miei alla fine mi avevano comprato il biglietto. E la partenza era il giorno dopo. Baciai mamma e papà e corsi in camera a fare le valigie.

"She dreamed of para-para-paradise."
[...]
Era tutto pronto. Ci mettemmo in macchina. Mancava solo mezzo km all'aeroporto.

"Quando sei davvero felice, ci sarà sempre qualcosa che ti rovinerà tutto."

Raccordo anulare bloccato. Le macchine non si muovevano. Eravamo fermi da un ora. Erano le 11 e 20. Il mio volo sarebbe partito a momenti.
Feci la cosa più pazza della mia vita. Baciai mamma e papà, presi la valigia e iniziai a correre fra le macchine.
Non so nemmeno io cosa sembrassi alle altre persone. Un' idiota con una maglia con sopra tre idioti che corre con una valigia perché è in ritardo per il viaggio più bello della sua vita.
Arrivai in aeroporto. Sudata come non mai. Fui l'ultima a salire. Due ore e sarei stata davvero felice. Inviai un messaggio a mamma avvisandola che ero arrivata a Ciampino e che stavo partendo. Finalmente.
Dall'oblò vidi in lontananza alcune persone, ne contai 5, che stavano salendo su un jet nero. Pensai subito a qualche carica istituzionale. Non ci feci molto caso, misi le cuffie e mi addormentai.
"Welcome at the London airport". Questa volta non fu Matt a svegliarmi, ma la voce dell'assistente, che stava mostrando ai passeggeri Londra dall'oblò. Atterrammo dopo pochi minuti. Inviai di nuovo un messaggio a mamma avvisandola che ero finalmente arrivata. Scendemmo dall'aereo. Il jet nero di Roma era accanto al nostro. Possibile fosse lo stesso? Lessi che sull'ala c'era scritto '....amy' non riuscivo a vedere l'iniziale. Incuriosita cercai di avvicinarmi, ma sentì una voce che mi chiamò: "signorina dove sta andando?" Mi girai e vidi una donna sulla cinquantina, insieme ad altri ragazzi. Capì subito che lei dovesse essere la signora Holes. La nostra guida al college. Mi avvicinai al gruppo di ragazzi e due persone mi abbracciarono. Erano Eli e Sara.
"Cosa ci fate qui?"
"Più che altro cosa ci fai tu qui!", risposero.
"I miei mi hanno fatta venire fino alla fine."
"Dio che bello! Staremo in camera insieme noi, peeer forza!"
Amavo quelle ragazze, erano adulte quando si parlava di cose serie e bambine in tutti gli altri momenti.
Chiesi alla signora Holes di chi fosse quel jet nero e lei stizzita non mi rispose.
Perché non mi aveva risposto? Insistetti di nuovo pensando che non avesse capito, ma in realtà aveva capito bene. Rispose scocciata: "Vip."
"Vip chi?"
"Oh quanto rompi, i Muse, ok?"
I Muse? Perché ero stata così stupida da non capire al volo? "....amy", Bellamy. Dopo un primo momento di silenzio iniziai a pensare a cosa mi fosse accaduto nell'ultima ora. Avevo i miei idoli a distanza di pochi metri, ma ero stata bloccata. Non da una guardia del corpo, ma da una befana che con il suo accento british mi aveva fatto perdere l'occasione della mia vita. Forse le stavano antipatici. Lo capì dalla risposta brusca alle domande che le avevo fatto prima.
"Che ci fanno qui?", chiesi.
Lei mi guardò male e mi fece salire sul bus che ci avrebbe portato al college.
Stavo per urlarle in faccia, ma vennero Eli e Sara a fermarmi.
"Tranquilla Fede. È sempre cosi con i nuovi."
"Ah, bene", pensai.
Mia aveva appena rovinato la vacanza... E per questo la odiavo.
Dopo un'oretta di viaggio nel quale conobbi i miei compagni arrivammo al college. Ero troppo nervosa e stanca per andare giù a chiacchierare con gli altri. Avevamo la serata libera. Andai su in camera, mi cambiai, chiamai mamma e le raccontai tutto, tralasciando il fatto del jet le varie imprecazioni contro la signora Holes. Scesi giù forzata da Eli e Sara. Passammo la serata a scherzare con gli altri nel gazebo. D'altronde, pioveva sin da quando avevamo messo il piede fuori dall'aereo e la nebbia non permetteva nemmeno di vedere oltre le mura del college. Poi non so perché ma la signora Holes venne e si mise ad urlare contro di noi. Chi la capiva a quella donna. Iniziò a dire che stavamo facendo caos e che le avevamo dato fastidio durante il suo sonno e ci spedì in camera. Ero ancora più nervosa, mi addormentai sulle note di 'Starlight'.

 

"Hello guys! Today it's a beautiful day!"
Odiavo quella donna.
Odiavo quello schifo di tempo ogni giorno. Sempre e solo pioggia. O se magari eri un po' più fortunata nebbia.
Ricapitolando il mio primo giorno non era stato male. Era stato pessimo!
Ero arrivata ad odiare anche quella vacanza sognata da secoli. Ma in fondo, che importava? Finalmente la vacanza in Inghilterra!
Ma invece, eccomi qui. Perché mi stavo lamentando? Dovevo essere la persona più felice al mondo qui! Lontana da tutti, dagli "amici", dalla gente con la doppia faccia e dallo schifo di scuola che frequentavo. Tutto sommato si stava bene. I compagni non erano male e cavolo, mancava un giorno al mio compleanno. Oggi la signora Holes, o come amava farsi chiamare "Ho" non ci aveva ancora mostrato il programma. Era solo venuta a svegliarci. Come al solito mi ci vollero le urla delle mie compagne Sara e Eli per svegliarmi.
"Fede, eh cavolo Fede svegliatiiiii! C'è Matt che ti aspetta..." Al suono di quelle 4 lettere mi si aprirono di colpo gli occhi. Rimasi un paio di secondi stordita ma poi capì che era solo un modo per farmi svegliare.
Matt, Matthew. Quella persona a cui mi "affidavo" in ogni mio momento buio. Praticamente sempre. Quella persona che avevo quasi incontrato il giorno prima. Ah, che rabbia solo al ripensarci. Nulla andava per il verso giusto. Scuola uno schifo, amici peggio, genitori lasciamo perdere e amore...ah si, l'amore. Quella parola a cui davo la colpa di tutto ciò che mi accadeva. Amavo un ragazzo bellissimo, che tecnicamente mi conosceva appena. C'era solo lui, rifiutavo qualsiasi altro ragazzo.
Ah, e poi amavo Matt. Quella persona che speri di incontrare senza che nessuno ti ostacoli. D'altronde la speranza è l'unica a morire, ma la prima a farti del male. Ma chi è Matt?
Be', Matt è una persona che ascolta le tue "inquisizioni più profonde". Avevo all'incirca 40 canzoni su quel dannato Iphone. 40 canzoni tutte sue, o meglio, della sua band. Un trio di pazzi esaltati. Un trio che ti fa cambiare umore dopo appena quattro secondi di canzone. Bastava solamente sentire il loro nome e mi passavano dalla testa tutti i problemi e la tristezza. Avevo quasi 18 anni. E questa è in breve la mia vita....

 
 
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