Serie TV > Criminal Minds
Segui la storia  |       
Autore: Unsub    01/06/2013    1 recensioni
Qualcuno è un amico, qualcuno è un nemico, qualcuno è qui per aiutare, qualcuno è qui per fare del male. Decisioni difficile da prendere, fiducia mal riposta o meno, niente è quello che sembra e tutti hanno un secondo fine. Le regole a volte vanno infrante, ma cosa succede quando non conosci le regole del gioco?
La mia prima fanfiction, riveduta e corretta. Della storia originale rimane la trama e qualche spezzone, per il resto sono stati introdotti nuovi capitoli e le situazioni sono state approfondite. Ormai non mi soddisfaceva più come era all'inizio e ho deciso di riscriverla. Ringrazio Ronnie89 che mi fa da beta: sei sempre una grande! Enjoy!
Genere: Generale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Sarah Collins '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
12

Novembre 2007 – Albergo, New York

 

Aprì gli occhi e si voltò istintivamente verso la sveglia. Erano appena le cinque e mezzo del mattino e Sarah sbuffò scalciando le coperte in fondo al letto. Non si era ancora abituata al cambio di fuso orario e si era svegliata troppo presto.

Voltò la testa verso le tende tirate e sospirò: fuori era sicuramente ancora buio e la colazione non veniva servita prima delle sette. Si mise a sedere chiedendosi come avrebbe occupato tutto quel tempo, decidendo che la cosa migliore era cominciare la giornata con un’altra doccia calda.

Appena finite le abluzioni mattutine, s’infilò un paio di jeans scuri e una maglietta, provvedendo anche a preparare un maglione pesante. Il giorno prima era quasi congelata durante il sopralluogo a Central Park e non voleva farsi trovare di nuovo impreparata a quel clima freddo.

Guardò di nuovo l’orologio: le sei, mancava ancora un’ora. Si mordicchiò l’unghia del pollice e alla fine decise che tanto valeva essere produttiva. Andò all’armadio ed estrasse dal suo borsone da viaggio il portatile, fortunatamente l’albergo metteva a disposizione degli ospiti anche la connessione internet.

Sorrise furba, mentre metteva il computer sul tavolo e si metteva comoda. Grazie alla Strauss aveva pieno accesso agli archivi informatici del bureau e voleva approfittarne ancora una volta. Richiamò la scheda che le interessava e la studiò ancora una volta. Il discorso di Rossi la tormentava e non sapeva come prendere la cosa che l’uomo avesse conosciuto sua madre nel periodo che ne aveva segnato il futuro.

Sospirò, conscia che non avrebbe trovato le risposte che cercava in quel dossier. Né la Strauss né Gideon l’avevano messa in guardia: perché fra tutte le cose inutile e superflue che le aveva raccontato, avevano omesso proprio quello?

Provò a navigare nel web alla ricerca di ulteriori informazioni. Trovo solo siti che parlavano di lui come profiler o come autore di best seller, ma niente che potesse far luce sul periodo che la vedeva coinvolta.

Frustrata e delusa, decise di cambiare soggetto. C’era un’altra persona del team che la incuriosiva particolarmente. Non riusciva a fare il profilo a Spencer Reid, nonostante passasse la maggior parte del tempo a osservarlo. C’era qualcosa d’indefinibile in quel ragazzo, qualcosa che la metteva a disagio. Possibile che fosse veramente così ingenuo e disponibile?

Non era abituata a ragazzi così “innocenti”. Lei aveva sempre avuto a che fare con maschi alfa dal carattere forte e con la tendenza a prendere il sopravvento. Tutti troppo pieni di sé per rendersi conto delle necessità delle persone che gli ruotavano attorno.

Lo sguardo cadde sul cestino dei rifiuti e si corresse. Aveva incontrato un maschio alfa cui sembrava veramente stare a cuore il suo benessere, senza che mostrasse di avere secondi fini. Sorrise spostandosi la ciocca rossa dietro l’orecchio: in fin dei conti il cuore di Morgan era già preso, anche se lei non capiva cosa il suo “amico” ci trovasse in quella persona.

Quando ne avevano parlato in modo superficiale in macchina, Derek le aveva detto “aspetta di approfondire la sua conoscenza e poi non mi farai mai più questa domanda”. Beh, avrebbe aspettato, anche se la pazienza non era fra le sue virtù.

Girò il viso verso lo specchio e i suoi occhi si fecero tristi. In fin dei conti lei non aveva tutte queste virtù: possedeva un bel corpo ed era brava nel suo lavoro. Decisamente i suoi difetti erano molti di più, eppure Morgan sembrava apprezzarla così com’era. Chiuse le palpebre e ringrazio di nuovo silenziosamente il suo nuovo amico, semplicemente perché esisteva.

 

La caffetteria dell’albergo non aveva ancora aperto e Sarah era seduta su una poltrona davanti alle porte dell’ascensore a leggere il giornale. Il disappunto era visibile sul suo volto: il solito giornalista sciocco aveva scritto un lungo articolo sugli omicidi e il loro possibile collegamento. Era fermamente contraria a quelle informazioni che “sfuggivano” ai poliziotti e poi venivano pubblicate: l’assassino poteva sentirsi infastidito da certe illazioni sulla sua virilità e decidere di sfogarsi su qualche altra ragazza. Nel caso di criminali “impulsivi” era facile immaginare che avrebbero agito in quel modo a prescindere dai toni degli articoli sulle loro “imprese”.

La prospettiva cambiava radicalmente con gli S.I. scrupolosi e metodici: in caso di scompensazione era quasi impossibile prevedere le loro mosse. I profili erano uno strumento investigativo, che molti poliziotti prendevano sotto gamba, e se accurati permettevano di prevedere le mosse del criminale esaminato: in pieno scompenso tutto il loro mondo collassava e diventavano impulsivi, mandando all’aria ore di lavoro spese per analizzare i loro possibili comportamenti.

Detestava i cronisti che si improvvisavano psicologi e definivano gli assassini secondo cliché che nulla avevano a che fare con la realtà. Una parola sbagliata e la bomba che il soggetto ignoto aveva nel cervello sarebbe potuta esplodere con conseguenze imperscrutabili. Forse sarebbe stato meglio che qualcuno di loro parlasse con i giornalisti, magari rimanendo sul vago, evitando che si potessero fare ipotesi di sorta. Sapeva, però, che quella non era una decisione che spettava a lei e, dato lo scontro frontale che aveva avuto con il suo diretto superiore il giorno prima, era titubante a proporlo a Hotchner.

Sentì il campanello dell’ascensore suonare e abbassò il giornale, sperando di vedere apparire Derek. Un volto amico le sarebbe stato d’aiuto in quel momento: magari confidandogli le sue apprensioni sul caso, lui avrebbe potuto parlarne al resto del team. Sicuramente Hotch avrebbe gradito di più un suggerimento proveniente da una persona di cui si fidava.

Con suo disappunto vide uscire proprio il suo capo serio come sempre, con quel cipiglio che gli dava l’aria perennemente arrabbiata. Sorrise tornando ad alzare il giornale: se il profilo che gli aveva fatto era esatto, Hotch era troppo “inquadrato” per sopportare qualsiasi cosa si allontanasse da un percorso prestabilito. Chissà come aveva preso la fine del suo matrimonio? Sul suo fascicolo non c’era niente in proposito e lui risultava ancora sposato legalmente con una certa Haley Brooks. Il segno della fede che aveva notato il giorno del loro primo incontro, raccontava di una separazione. Avrebbe aggiunto che la cosa non era ben accetta a Hotch, visto che la foto di una bella donna bionda con in braccio un bambino era ancora presente sulla sua scrivania.

Lo liquido come un altro maschio alfa che non accetta la sconfitta o il fatto che una donna non dipenda completamente da lui. Sospettava che l’agente supervisore un tempo fosse anche un tipo piuttosto diverso fuori dall’ufficio, ma sicuramente quello che vedevano tutti i giorni l’aveva segnato come chiunque di loro.

-        Buongiorno, capo. – lo apostrofò senza guardarlo.

-        Agente Collins. – il tono era particolarmente solenne – E’ piuttosto mattutina.

-        Non mi sono ancora abituata al cambio di fuso orario, ecco tutto. – minimizzò lei chiudendo il giornale e piegandolo accuratamente – A quanto pare gli omicidi si sono guadagnati la prima pagina.

Passò il giornale a Hotch che cominciò a leggere l’articolo corredato da una foto del parco in cui apparivano famiglie che giocavano. Il titolo parlava del “Collezionista di uteri” e Aaron storse la bocca, chiaramente contrariato da quello che stava leggendo.

-        Oltre al fatto che gli hanno già assegnato un nome e che c’è un corposo approfondimento nella cronaca, abbiamo un altro problema. – gli fece presente Sarah.

-        Cioè? – l’uomo piegò il giornale e lo buttò su di un tavolo basso, evidentemente disgustato dal tono dell’articolo.

-        Il giornalista ha ipotizzato che l’S.I. sia impotente.

Si guardarono, sapendo entrambi che quella era una pessima notizia. Sarah si alzò notando gli addetti che aprivano le porte della sala per la colazione e si incamminò.

-        Lei cosa consiglia, Collins? – la interrogò Hotch senza spostarsi.

-        Un caffè bello forte e tanti zuccheri. Prevedo una giornata impegnativa.

 

Rimasero in silenzio a fare colazione. Hotch, che aveva recuperato il giornale per leggere l’approfondimento in cronaca, aveva preso solo una tazza di caffè mentre Collins si era concessa uova strapazzate, beacon e caffè.

Il silenzio fu interrotto dall’arrivo di Morgan, seguito dal resto del team, che si era avvicinato al tavolo sorridendo.

-        Buongiorno. – disse all’indirizzo di entrambi per poi concentrasi su Sarah - Pensavo che fossi una piuttosto frugale a tavola.

-        E’ importante cominciare la giornata con una prima colazione abbondante. – rispose lei sorseggiando il caffè.

-        In realtà, secondo i nutrizionisti, la colazione è il pasto più importante della giornata. – intervenne Reid poggiando la sua tazza - Studi epidemiologici hanno confermato che una colazione povera o assente si associa a una maggiore incidenza di soprappeso e dell’obesità.[1]

JJ e Prentiss si guardarono sorridendo, era evidente che quel genere di conversazione era normale quando il dottor Reid era nelle vicinanze.

-   Perché se non è fatta i livelli di zucchero nel sangue si abbassano in poche ore, cosa che porta a cercare alimenti che diano una risposta immediata. – continuò Spencer, senza notare le occhiate che gli altri si lanciavano – I bassi livelli di glucosio nel sangue fanno sentire stanchi, spossati e un po’ irritabili. Senza calcolare che il cervello consuma il 60% del glucosio assimilato in una giornata, sempre considerando una dieta equilibrata.

Agitò il coltello con cui stava imburrando un toast e sorrise, come se la cosa fosse divertente.

-    Sapete che oltre il 60% di glucosio del fabbisogno, il cervello brucia anche il 20% dell’ossigeno che respiriamo. La cosa bizzarra è che in realtà il cervello ha un peso…

-     Pari a circa il 2% del totale corporeo. – lo prevenne Collins prima di finire il suo caffè.

Reid la guardò come un bambino cui il genitore aveva fatto un rimprovero, la ragazza al contrario gli sorrise.

-  Direi che siamo pronti. – Hotch pose fine alla colazione di tutti alzandosi – Andremo prima tutti alla centrale di polizia e vedremo il da farsi.

Nessuno disse nulla, si limitarono ad alzarsi e seguirlo. Morgan lanciò un’occhiataccia a Collins, che fece uno sguardo stupito e sospirò facendo spallucce: possibile che quello non fosse mai soddisfatto, nonostante lei ci stesse provando?

 

 

Stazione di polizia, New York

 

Presero tutto posto intorno al tavolo mentre Rossi si era fermato vicino alle scrivanie degli investigatori, intento a rispondere a una telefonata.

-   Ricapitoliamo. – Hotch si mise a sedere dando inizio alla riunione – Che cosa sappiamo?

-   Il soggetto ignoto prende di mira giovani ragazze sui vent’anni, tutte giovani e carine. – cominciò Prentiss aprendo un fascicolo.

-        Non sembra interessato alla razza o altre caratteristiche fisiognomiche. – intervenne Reid cominciando a giocare con una matita – Non sembrano esserci altri collegamenti fra le vittime se non l’età.

-  Le droga e asporta l’utero. – continuò Morgan – La morte è una conseguenza dei farmaci che somministra loro per eseguire l’intervento.

-      Possiamo dedurne che non è la morte delle donne lo scopo primario. – Sarah aveva poggiato le mani sul tavolo e aveva intrecciato le dita, non guardava nessuno di loro – Diciamo che è un “danno collaterale”.

-    Come si può definire danno collaterale l’omicidio di tre ragazze? – JJ sembrava scandalizzata.

-      So che è un brutto termine. – ammise Hotch – Ma la definizione che ne ha dato Collins è quella che sembra più corretta. Sappiamo altro?

-   Le abbandona a Central Park, vicino all’acqua e disegna il profilo di una divinità dei nativi americani. – continuò Reid – Deve avere un significato particolare per lui.

-     Forse approfondendo questa cosa riusciremo a sapere di più sull’S.I. – convenne Derek.

-    Non c’è molto altro da dire, oltre la spiegazione che il dottor Reid ha fornito ieri. – si intromise Sarah alzando finalmente lo sguardo – E’ una divinità Navajo è un dio della fertilità. Oltre che in relazione ai bambini, viene venerato anche come portatore di un buon raccolto.

In quel momento Rossi entrò, aveva ancora il cellulare in mano. Si mise di fianco a Hotch e puntò lo sguardo sul tabellone.

-       Era la dottoressa Black, l’anatomo patologa. – esordì – Sono arrivati i risultati dei test di laboratorio. Tutte le vittime presentano elevati valori di beta hCG.

-       Quindi c’era una gravidanza in corso. – interloquì Spencer.

- Tra poco i familiari delle vittime verranno qui. – Hotch guardò l’orologio – Prentiss, Morgan e Rossi si occuperanno di interrogarli in merito. Collins, in qualità di esperta in comunicazione non verbale, cercherai di individuare possibili bugie o omissioni.

-  Forse sarebbe anche il caso di sentire le amiche delle vittime. – si intromise Collins, fissando Hotch.

-  Verranno anche loro. – li informò JJ – La compagna di stanza di Kimberly O’Connor ha detto che non riuscirà a venire oggi.

-   Siamo sicuri di volerla interrogare qui? – chiese Collins storcendo la bocca – Quella ragazza sarà già abbastanza traumatizzata, credo che si sentirebbe più a suo agio in un ambiente che conosce. So che in alcuni casi si forma una sorta di cameratismo fra compagni di alloggio. Potrebbe sentirsi tenuta a mantenere i segreti della sua coinquilina anche ora che è morta.

-    Collins non ha del tutto torto. – intervenne Rossi, prevenendo un altro scontro fra lei e Hotch – Forse sarebbe il caso di mandare qualcuno che sia vicino a loro come età. Mettere una persona a suo agio è la prima cosa per convincerla ad aprirsi.

Aaron parve riflettere sulle parole di Rossi e poi assentì con aria severa.

-  I colloqui con le famiglie saranno videoregistrati. Per te, Collins, si tratterà di doppio lavoro. – la ragazza distolse lo sguardo e non rispose – Voglio essere sicuro che le famiglie non omettano niente. Obiezioni?

-     No, signore. – la ragazza posò i pugni chiusi sulle gambe – Andrete tu e Reid, come età siete i più vicini alle vittime.

-  D’accordo. – Reid si alzò guardando la nuova collega che, invece, fissava un punto dritto davanti a lei.

Sarah si alzò a sua volta senza proferire parola. Evidentemente il capo voleva mettere alla prova le sue capacità e lei si sentiva sfidata sul piano professionale. Se quell’uomo pensava di intimidirla in qualche modo sbagliava di grosso.

-     JJ, tu occupati di organizzare una conferenza stampa. Dobbiamo porre un freno alle illazioni dei giornalisti. – Hotch indicò il giornale che aveva portato dall’albergo e che ora giaceva sul tavolo.

-    Sanno un bel po’ di cose, specialmente l’autore dell’articolo di punta. – Morgan guardò nuovamente l’articolo – Devono avere un informatore all’interno della polizia.

-    O dell’obitorio. – si intromise Rossi – Le informazioni che riportano nell’articolo possono averle avute anche da qualcuno che lavora per il medico legale.

-     Provvederò a convocare una conferenza stampa per oggi pomeriggio. – JJ tirò fuori il cellulare, pronta a mettersi all’opera.

-  Meglio domani mattina. – decise il caposquadra – Abbiamo tutto il giorno per raccogliere nuovi indizi e stilare un profilo preliminare. Non sarà necessario darlo anche ai giornalisti, ma dovremmo quantomeno dare loro qualcosa che li faccia desistere dal pubblicare certe notizie non confermate.

- Pensate che il soggetto ignoto possa scompensare una volta letto l’articolo in prima pagina? – Prentiss presa a sua volta il giornale e scorse il pezzo – Come gli è venuto in mente di dire che soffre di impotenza?

-  Perché quelli che si improvvisano esperti sguazzano in queste situazioni. – Morgan si alzò e si diresse verso la porta – JJ, sai già che sale ci hanno assegnato? Sarà meglio preparare l’attrezzatura audio video.

-        Ti accompagno. – rispose Jennifer solerte.

-        Tutti al lavoro. – Hotch chiuse la riunione.

 

-    Stai facendo pressione, eh? – Rossi era rientrato nella sala, dove Hotch era intento a sfogliare i dossier.

-        Voglio solo essere sicuro che sia all’altezza. – non si voltò neanche a guardare il vecchio amico.

-        Sicuro che non sia una ripicca per quello che è successo fra voi ieri? – notando il silenzio dell’altro continuò – So che ti è sembrato un atto di sfida, anzi… probabilmente lo era.

-        E’ solo lavoro, Dave. – cercò di sembrare convinto – Non conosco ancora le sue capacità e voglio metterla alla prova.

-        Il fatto che sia una spia mandata dalla Strauss non c’entra niente con il fatto che la vuoi mettere sotto torchio, vero? – non aspettò la risposta e uscì dalla stanza.

 

Continua…

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: Unsub