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Autore: Eremita grigio    02/06/2013    8 recensioni
A volte, ci sono cose che non possono essere cambiate, né evitate...accadono e basta. I Titans stanno per scoprirlo, a loro spese; una crudele ed assurda guerra, iniziata in un altro tempo e universo, sta per sconvolgere le loro vite e il loro intero mondo... ed essi sono nel mezzo del fuoco incrociato.
Mia prima Fanfiction, nulla mi appartiene davvero in essa,tranne la trama (e qualche personaggio secondario).
Leggete,recensite(costruttivamente,se possibile) e godetevela, colleghi scrittori.
P.S. Sto abbassando, almeno per ora, il rating da rosso ad arancione, dunque ora potrà leggerla chiunque...sono aperto alle opinioni di voi tutti, colleghi. Vi aspetto!
2° P.S. Sto modificando, per quanto possibile, i capitoli, in modo da rendere la lettura più semplice. Spero gradiate il pensiero.
3° P.S. I numerosi, piccoli errori ortografici del capitolo 25 sono stati corretti; mi scuso e attendo, come sempre, il vostro parere e le vostre recensioni. Buona lettura.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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"Ed ora, che tutto abbia finalmente inizio."
 
Il ripiano pentagonale iniziò a billare, e così l'area immediatamente soprastante; improvvisa come un fulmine a ciel sereno, una colonna di luce si levò dal pavimento, mentre simultaneamente un identico fascio luminoso discese dal soffitto. 
Quando le due emanazioni si scontrarono, l'alta, maestosa figura di Kelden l'Alchemico venne avvolta da una spettrale aura sanguigna.
Subito dopo ad accendersi furono cinque dei cerchi bianchi, posti agli angoli del decagono centrale, dando origine ad altrettante colonne, bianche come neve; ben presto, al centro di questi appariscenti costrutti iniziarono a prendere forma cinque corpi. 
Nel giro di pochi secondi, cinque sagome umanoidi si ergevano al centro dei cerchi.
Nascosto dietro la maschera metallica, lo sguardo di Kelden studiò con cura e rapidità  ognuna delle suddette apparizioni, valutandole in silenzio.
Partendo dalla sinistra, la prima immagine era quella di una giovane, attraente donna, dalla pelle chiara, corti capelli rossi e penetranti occhi azzurri; alta circa un metro e settanta, indossava un'aderente tuta viola, che metteva in risalto le sue seducenti curve, con guanti e stivali grigio ferro; alla cintola portava una cintura, anch'essa grigia, a cui erano agganciati una fondina e svariati comparti. Situati sul costume spiccavano numerosi  dischi metallici di differenti dimensioni. 
Procedendo verso destra, la seconda figura, dall'aspetto assai più intimidatorio, era quella di un uomo dal fisico atletico, di circa un metro e ottanta; il suo corpo era interamente celato da una strana corazza nera, dai cui avambracci e caviglie spuntavano delle protuberanze triangolari, simili a pinne; sulla schiena era agganciato una sorta di zaino, agganciato al casco da due tubi neri, in maniera analoga alle bombole di un sommozzatore.
A completare l'insolito, minaccioso abbigliamento vi era un elmo, adagiato su una sorta di alto collare metallico; tale copricapo era di forma rotonda ed appiatita, simile ad un disco, e privo di aperture, fatta eccezione per due enormi, oblunghe lenti rosse.
Subito dopo vi era un uomo di media statura, di circa quarant'anni, dai capelli e gli occhi castani; indossava un camice da laboratorio bianco, sotto i quale era possibile scorgere una strana uniforme arancione e verde.
Nel quarto cerchio si era materializzata la figura di una seconda donna, poco più alta della prima, eppure persino più attraente; era vestita con una sorta di corto kimono verde, stretto in vita con una cinta dorata, pantaloncini neri, stivali e guanti lunghi, completi di schinieri e bracciali metallici. 
Sulla schiena, oltre ai lunghi e lisci capelli corvini, vi era una corta katana nel suo fodero di cuoio, mentre dalla cinta facevano capolino due lunghi ed appuntiti sai giapponesi. 
Il viso era celato da una bizzarra maschera bianca e rossa, con ampie lenti gialle, il cui disegno ricordava un felino ghignante.
Dalla poca pelle visibile, si poteva affermare con abbastanza sicurezza che l'insolita kunoichi doveva avere origini asiatiche.
La quinta ed ultima figura, di gran lunga la più stravagante, era quella di un uomo alto, ma incredibibilemnte magro; indossava un bizzarro costume a scacchi neri e bianchi, accompagnato da una maschera bianca, sormontata a sua volta da una fitta criniera di lunghi e selvaggi capelli rosso fiamma; nel complesso, il suo eccentrico vestiario gli conferiva un aspetto ad un tempo buffo e sinistro.
Kelden li fissò per alcuni istanti, in dignitoso silenzio. Poi, portando le mani dietro la schiena in una posa rilassata e rassicurante, iniziò il discorso che aveva accuratamente preparato per ciascuno di loro. 
"I miei ossequi, signori e signore." disse l'Alchemico, accogliendo il gruppo con la sua voce calda e suadente. 
"In perfetto orario, come del resto c'era da aspettarsi da professionisti del vostro calbro. Sono lieto di constatare che ognuno di voi sembra essere in perfetta salute, poiché da ciò credo di poter dedurre che le vostre rispettive missioni, almeno fino a questo punto, stanno procedendo senza interferenze. 
Ma bando ai formalismi, adesso; sono ansioso di udire i vostri rapporti. Vuole essere tanto gentile da iniziare lei, miss Souci?"disse Kelden, voltando leggemente il capo verso la donna dal costume viola. 
Quest'ultima corrugò leggermente la fronte, ma rispose, cionondimeno.
"Preferirei , mentre sono in servizio, che lei si rivolgesse a me con il nome 'Plastique', più che altro per motivi professionali. Comunque, Il bersaglio è in vista." disse l'affascinante rossa; dal suo  accento era possibile intuire le sue origini franco-canadesi. 
"Stiamo procedendo verso il punto stabilito; finora nessun problema, le guardie non hanno rivelato la nostra posizione. A giudicare dalle urla e dagli spari, la rivolta è ben lontana dall'essere sotto controllo."
"Ovviamente, miss Plastique." annuì l'Alchemico, assecondando la richiesta della famosa dinamitarda, per poi continuare il suo discorso. 
"Data la particolare situazione, l'attenzione delle guardie di Toll Road è interamente concentrata nel recuperare il controllo della situazione all'interno delle mura della prigione; essendo la struttutra concepita in modo tale da consentire un'unica via d'entrata e, di conseguenza, un'unica via di uscita possibili, essi logicamente confideranno nel fatto che, pur non potendo più contare sull'apporto dei loro avanzati sitemi di sicurezza e contenimento, il modo migliore per assicurarsi la vittoria sia quello di impedire ai rivoltosi l'accesso agli aerotrasporti... lasciando quindi completamente sguarnite le postazioni di sorveglianza e abbandonando il controllo del perimetro esterno.
In parole povere, essi baseranno le loro strategie sul fatto che Toll Road è una prigione senza porte... e questa imprudenza avrà un costo altissimo.
A loro discolpa, bisogna ammettere che, in circostanze normali, una simile tattica si rivelerebbe certamente vincente, considerata la solidità delle mura, finora rimaste inviolate..." concluse il misterioso essere senza volto.
".. 'Finora', è questa la parola chiave." aggiunse  con un sorriso scaltro la donna.
Annuendo una sola volta, Kelden riprese a parlare.
"E' mia opinione, miss Plastique, che la sua rinomata abilità, unita alle nuove dotazioni da me fornitele, le consentiranno di stravolgere i pronostici dello scontro in favore dei rivoltosi, permettendole di raggiungere il successo senza particolari problemi. 
Le raccomando tuttavia particolare prudenza, quando passerà alla seconda fase della sua missione; le persone a cui le ho chiesto di restituire la libertà non sono note per il loro senso di gratitudine." 
Plastique parve soppesare quelle parole, forse cercando di intuire se, con quell'ultima affermazione, il misterioso individuo mascherato, suo attuale datore di lavoro, stesse mettendo alla prova le sue capacità, la sua professionalità o il suo coraggio.
"Ho avuto a che fare, nella mia carriera, con imprevisti e mostri di ogni genere; ho combattuto contro i membri della Justice League, della Justice Society e, mio malgrado, mi sono ritrovata a combattere agli ordini di quell'arpia obesa di Amanda Waller nella sua task force, la Suicide Squad; mi ritengo sufficientemente abile da poter gestire tanto una conversazione con quella specie di hooligan magico, quanto di prendere in custodia quell'insignificante pidocchio... e del resto, dubito che lei mi avrebbe assunta, se non fosse dello stesso parere. 
Mi sbaglio, forse?" domandò la Regina degli Esplosivi.
"No, non si sbaglia affatto, miss Plastique. Molto bene allora; la lascio al suo incarico. Sono certo che non resterò deluso dal suo operato." disse con semplicità l'Alchemico, concludendo la conversazione. 
"Qui Plastique, passo e chiudo" disse l'immagine della criminale canadese, prima di dissolversi assieme alla prima colonna di luce bianca
"Veniamo a noi, Mister Scudder; come procede la procedura di trasferimento?" domandò Kelden, voltandosi verso l'uomo con il camice da laboratorio.
"Abbastanza bene, devo dire." rispose l'interpellato, infilandosi le mani in tasca.
" I generatori di campo hanno già raggiunto la massima capacità, e sono perfettamente calibrati; i portali trans-dimensionali sono pronti per essere aperti e, ovviamente, attraversati. 
Solo, come le avevo detto, la finestra temporale non è una delle migliori: anche con  quel tizio ad occuparsi del rifornimento energetico, dubito fortemente che potremo mantenere spalancate così tante aperture per un periodo esteso... 
In tutta onestà, dubito che i macchinari potranno restare attivi per più di due ore di fila... due ore e mezza al massimo, secondo le nostre più ottimistiche previsioni. 
Mi dispiace, ma questo è il massimo che le posso offrire, signore." concluse l'uomo dal costume verde-arancio con tono di rammarico.
"Non c'è bisogno che lei si scusi, mister Scudder." rispose la figura nella colonna rossa "In tutta franchezza, questo periodo di tempo è più che soddisfacente per conseguire i nostri obiettivi. Concordo con lei quando afferma che un simile arco temporale sarebbe da considerarsi troppo esiguo... se il numero dei nostri 'ospiti' fosse pari a al numero totale degli evasi che, in questo momento, stanno imperversando per  le strade d'America. 
Tuttavia, come lei ben sa, mi sono personalmente incaricato di (per usare un'espressione adatta) 'consegnare gli inviti'. 
Le garantisco che, nella mia scelta, sono stato molto selettivo, ma anche molto preciso, indicando con esattezza a ciascuno degli interessati cosa fare per garantirsi una sicura via di fuga, e quanto tempo avrebbe avuto per farlo. 
Non tema, mister Scudder; sono certo che tale elite saprà cogliere l'occasione, come sono certo che lo faranno con celerità e prontezza.  
Del resto, se i portali restassero aperti troppo a lungo, potremmo incorrere nella fastidiosa eventualità di una visita indesiderata, non trova?"
Su quella domanda, Samuel Scudder si fermò a riflettere per qualche attimo. 
Grattandosi il mento, l'uomo rispose " Beh, si, ora che mi ci fa pensare, sarebbe alquanto problematico se Superman, il Marziano o uno dei tipi della League ci piombasse qui tra capo e collo..." mormorò questi con un certo imbarazzo. 
"Lieto di saperla d'accordo con me. Torni pure al lavoro, mister Scudder, e tenetevi pronti, lei ed il suo collega. Grazie al considerevole talento del nostro collaboratore, Black Manta, presto vedrà arrivare il primo dei suoi ospiti. Per il vostro bene, evitate di rivolgergli la parola, a meno che non sia lui a farlo per primo. Sbaglio forse, signor Manta?" 
Questa volta la domanda era rivolta all'inquietante figura vestita di nero, situata nella seconda colonna luminosa ad essere apparsa.
"Devo dire, Alchemico, che quando mi hai ingaggiato per recuperare quel ripugnante abominio atlantidiano dalle prigioni in cui i suoi simili lo avevano rinchiuso, non mi aspettavo che saresti arrivato a tanto, pur di garantirmi una copertura; ammetto che sei riuscito a sorprendermi...  " disse l'uomo, noto in tutto il mondo come il più acerrimo e mortale nemico di Aquaman, con la sua voce meccanicamente distorta.
"Ma quello che più mi lascia perplesso, per non dire allibito, è l'idea che chiunque possa arrivare a scatenare un simile Inferno in Terra solo per mettere le mani su un tipo come quello; seriamente, ne valeva la pena? 
Hai davvero messo a ferro e fuoco metà del Nord America SOLO per darmi il tempo di liberare ed inviarti quel borioso, insopportabile, insignificante pesce-gatto bipede di Trident?!?"
L'Alchemico lasciò passare qualche secondo, valutando in silenzio quale, tra le numerose risposte da lui accuratamente preparate, avrebbe soddisfatto maggiormente sia la curiosità dell'Assassino dei Sette Mari che degli altri criminali.
"Mio caro Manta, è davvero inverosimile che tutto quel che sta avvenendo sia stato SOLO per ottenere la collaborazione di Trident... ovviamente, i miei piani vanno ben oltre.
Deve sapere che I miei progetti tendono ad avere più obiettivi, a breve ed a lungo termine; il segreto del successo, a mio parere, sta nel riuscire a centrare quanti più bersagli ad ogni colpo.  
Dato questo mio particolare modus operandi, sono giunto alla logica conclusione che il metodo migliore per elevare la percentuale di successo, oltre alla più accurata pianificazione, sta nella scelta delle persone a cui affidare ogni singolo incarico.
Sapevo che, quando le difese da abbattere sono quelle di Atlantide, non esiste alcuno con un'esperienza ed una destrezza paragonabile a quelle del leggendario Black Manta; la sua vittoria, mio buon amico, è la conferma che il mio metodo d'azione, se non infallibile, è per lo meno efficace."
A quelle ultime parole, Black Manta incrociò le braccia sul vasto petto, inclinò leggermente il capo in avanti e disse "Posso capire perfettamente che tu stia cercando di ottenere qualcosa da tutta questa storia... e capisco anche che Trident ti serve ad ottenerlo, o non mi avresti raccomandato di consegnartelo vivo e, sopratutto, illeso. 
Ho avuto a che  fare anch'io, per citare la tua amica canadese, con ogni sorta di individui nella mia vita... 
Non sei di certo il primo a cui piaccia fare 'piani-nei-piani'. Come te ne ho incontrati tanti...fin  troppi. In questo senso, mi ricordi molto quel verme di Lex Luthor, che tante volte si è rivolto a me perché, come tutti quelli della sua risma, non ha il fegato di sporcarsi le mani di persona... anche se devo dire che, a differenza sua, tu non stai tanto a blaterare su quanto vasto sia il tuo intelletto, e questo è un punto a tuo favore.  
Bada solo che i tuoi piani non ti conducano,un giorno, a farmi un qualche sorta di scherzo, come già quel pelato bastardo ha tentato in passato; per evitare la mia vendetta ha avuto la bella idea di farsi proteggere dalla League, altrimenti puoi stare certo che avrei già appeso la sua testa calva al mio muro. 
Dubito però che tu possa osare bussare alla loro porta, per cui non provare ad imbrogliarmi; ti assicuro che non ne usciresti vivo.".
Dal tono in cui la minacciosa figura pronunciò quelle ultime parole, tutti poterono chiaramente intuire che il nemico di Aquaman non stava solo dando fiato alla bocca. 
Eppure, per quanto terribili i propositi e le minacce del criminale nerovestito fossero, l'assoluta calma e noncuranza con cui l'Alchemico rispose ebbero un effetto di gran lunga più inquietante su quella strana assemblea. 
"Nella realizzazione dei miei progetti non amò sprecare né compromettere preziose risorse o utili alleanze. Scegliere voi tutti come miei collaboratori si è fin qui rivelato un saggio investimento, per cui non avrebbe senso, da parte mia, pregiudicare una futura cooperazione. 
Non tema, mister Manta, non ho intenzione di compromettere, con insulsi trucchi o mezzucci puerili, una tanto promettente società con un professionista del suo calibro."  
A giudicare dal leggero rilassamento della sua posa, Black Manta parve soddisfatto dalla risposta. 
"Tuttavia..." 
Le braccia del nemico di Aquaman si bloccarono a mezz'aria, intente com'erano ad abbandonare la posizione incrociata sul petto, non appena la voce di Kelden tornò a farsi sentire, richiamando l'attenzione del Flagello di Atlantide.
"... le consiglierei di evitare, in futuro, di proferire minacce immotivate nei miei riguardi; le mante sono invero creature imponenti e maestose, ma persino loro possono divenire prede, quando incontrano un avversario superiore."
L'atmosfera parve congelarsi. Anche se il tono della risposta di Kelden era identico a quello finora utilizzato, in esso vi era una sorta di oscuro monito, un preciso avvertimento diretto non solo all'Assassino dei Sette Mari, ma a chiunque dei presenti che, in quel momento, potesse pensare di trovarsi al cospetto di un individuo debole o codardo.
Con quella frase, l'Alchemico stava redarguendo non solo Black Manta, ma anche tutti loro, trasmettendo un preciso avvertimento. 
"In quanto a lei, mister Ragdoll..." riprese Kelden come nulla fosse avvenuto, voltandosi verso l'ultima delle cinque figure materializzatasi. "Cos'altro posso aggiungere? I miei complimenti per aver portato a termine la sua missione agli S.T.A.R Labs."
Quest'ultimo, sentendosi ignorato, si era da tempo sdraiato al suolo, appoggiando la testa sulle mani incrociate e ciondolando pigramente il piede destro a mezz'aria. Di tanto in tanto, il bizzarro individuo dava sfoggio delle sue rinomate capacità di contorsionista, avvitando la sua caviglia di 180°, ora in senso orario, ora nel verso opposto.
"Tsk, era ora che qualcuno si ricordasse di me!" rispose la bizzarra figura con totale casualità, assestando un duro colpo alla tensione accumulata nella sala.
" Sai amico, il fatto che io sia vestito così non significa che sia un pupazzo nel senso vero del termine. Voglio dire, andiamo!" sbraitò con fare melodrammatico l'esile contorsionista, agitando le braccia in maniera comica "Cosa deve fare un povero ladro per avere un tantino di considerazione? Non tutti possiamo essere belle pollastre in tuta aderente, scienziati pazzi fissati con gli specchi o l'incrocio tra un sommozzatore e Darth Fener!"
Le altre tre figure, all'udire quelle parole, si voltarono verso destra; anche se le espressioni di due di loro erano celate sotto le rispettive maschere, dal modo in cui le loro posture si irrigidirono era facilmente intuibile che ciascuno dei tre condivideva il medesimo intento omicida.
"Prega di non capitarmi mai a tiro, ridicolo giullare dinoccolato, o non vi sarà un oceano, sulla faccia della Terra, i cui squali non avranno banchettato con i brandelli della tua carne." mormorò con voce gelida l'Assassino dei Sette Mari.
A quella poco socievole affermazione, Ragdoll drizzò le gambe verso l'alto e, senza staccare le spalle dal pavimento su cui stava chiaramente appoggiato, piantò i piedi a terra. 
Sempre restando con le scapole al suolo, il contorsionista drizzò le ginocchia, ritrovandosi ad avere la schiena e le gambe perfettamente parallele. Con una risatina, il ladro snodato incrociò le braccia e, con la sola forza dell'addome, portò in posizione eretta il busto.
"Tsk, non c'è nulla da fare; voi gente non potete fare a meno di prendere tutto così dannatamente sul serio." disse con voce falsamente offesa.
Che dire, sapersi godere la vita è un arte; c'è chi ci riesce e chi, purtroppo, non ne è proprio capace. Non ho ragione, bella micetta? Ehi, a che ora stacchi dal lavoro? Che ne dici, ti va di andare a prendere insieme un bicchierino? Conosco un posticino niente male dalle parti di Chicago, dove fanno un Bloody Mary favoloso!  Se non gli hanno ancora dato fuoco, potremmo farci una capatina!"
Cheshire non rispose né all'invito né a quello che, dal punto di vista di Ragdoll, doveva essere un complimento alla sua bellezza; invece, con fare estremamente eloquente, la celebre assassina si limitò a contrarre la mano destra, mettendo in risalto i suoi affilati, mortali artigli avvelenati.
A quel palese rifiuto, le magre braccia di Ragdoll parvero letteralmente crollare, ciondolando dalle spalle come il pendolo di un orologio antico.
"Sigh, non c'è davvero nulla da fare, ho proprio scelto il lavoro sbagliato; mi imbatto dalla mattina alla sera nelle pollastre più sexy del mondo, capaci di farti girare la testa ..." e, per ulteriore enfasi, il bizzarro individuo roteò il collo di 180°, guadagnando una smorfia di disgusto da parte di Scudder."... per poi scoprire, a tue spese, che nel 99% dei casi sono tutte delle psicotiche pluriomicide. La cosa peggiore è che questo, anziché scoraggiarmi, mi intriga ancor di più...  Mah! Ad ogni modo..." riprese Ragdoll, riportando con uno schiocco la testa in una posizione naturale e volgendola verso il suo datore di lavoro "... tutto è andato a gonfie vele: ho preso quel che mi hai chiesto: l'intero contenuto di tutti gli hard-disk degli S.T.A.R. Labs di Gotham è qui, tutto per te. 
Quindi, che devo farne di questa? Mandi qualcuno a ritirarla o te la spedisco tramite un piccione viaggiatore?" disse il ladro, estraendo una pen-drive dalla tasca del suo gilet a scacchi. 
"Un mio associato passerà presto a ritirare il suo prezioso carico. Ovviamente, metà del compenso le è già stata versata, mentre l'altra metà le verrà elargita non appena le informazioni giungeranno in mio possesso. Ancora una volta, i miei complimenti. 
Per finire, miss Cheshire, mi auguro che lei sia pronta a passare all'azione.
Mi rendo conto che l'incarico potrebbe comportarle qualche disagio, considerati i suoi precedenti con i Titans... ciononostante, sono certo che una professionista del suo calibro non avrà problemi a portare a termine gli obiettivi."
"Il mio unico problema" disse la kunoichi dalla maschera felina " è rappresentato dall'eventualità di potermi ritrovare a parlare con idioti come quello smilzo più del necessario. Farò la mia parte, su questo non c'è da avere dubbi."
Kelden si limitò ad annuire, in un cenno che indicava la sua approvazione.
"Come mi aspettavo, lei è davvero una professionista degna di tale nome. 
Non occorre che le ricordi che l'attrezzatura da me fornita le renderà le cose più semplici, ma non escluda l'eventualità di qualche imprevisto... dopotutto, benché ancora giovani, i Titans hanno saputo dar prova del loro valore. Non dubito, comunque, che lei saprà rivelarsi all'altezza della sfida.
Molto bene, signori; questo  incontro ha ampiamente soddisfatto le mie aspettative. Attendo con ansia la nostra prossima collaborazione, poiché ho avuto prova della vostra affidabilità. Arrivederci a presto."
Dette queste parole, una dopo l'altra le restanti colonne di luce si dissolsero, una dopo l'altra, in miriadi di schegge di luce bianca.
Per qualche secondo, l'area intorno all'Alchemico, sempre avvolto dal costrutto di luce scarlatta, parve circondata da uno sciame di scintillanti lucciole. Poi, le numerose scintille ssi affievolirono, fino ad estinguersi del tutto..
"Ed ora, la più ardua delle conversazioni mi attende..." mormorò l'essere dalla maschera bicromatica, con voce indubbiamente seccata. 
"Preferirei invero evitare tale discussione, ma è qualcosa di necessario; quell'individuo è uno dei pochissimi ad avere un intelletto abbastanza sviluppato da poter rappresentare una minaccia ai miei piani... 
Non che vi sia qualche possibilità che egli possa impedirmi di raggiungere il mio scopo, certo, e nemmeno potrà mai intuire il mio vero obiettivo finale... nessuno potrebbe...  
Eppure, solo uno sciocco festeggia la vittoria prima di aver visto tutti i suoi nemici annientati.
Con questa chiacchierata, forse eviterò di aggiungere un nuovo avversario alle già vaste fila di antagonisti da me previste." 
Per la seconda volta, due cerchi di fronte all'Alchemico iniziarono a risplendere, dando origine ad una nuova colonna di luce bianca, dove qualche secondo prima si ergeva la figura di Samuel Scudder. 
Ad apparire dinanzi all'Alchemico fu un'immagine molto diversa da tutte quelle poc'anzi dissolte; dinanzi a Kelden vi era un uomo gracile, di bassa statura, completamente calvo, dalla fronte alta ed ampia, seduto su una lussuosa poltrona in pelle bianca; indossava corti pantaloncini viola e una camicia hawaiana, mocassini di cuoio ed occhiali, le cui spesse lenti celavano del tutto il colore degli occhi.
"Lieto di vederla, egregio dottor Sivana." disse con semplicità l'Alchemico, alla vista della nuova apparizione.
L'unico cenno che l'ossuta immagine di Taddheus Sivana, geniale scienziato ed acerrimo nemico di Capitan Marvel, diede di aver inteso le parole d'accoglienza che Kelden gli aveva rivolto fu un breve cenno del capo.
"Presumo che lei abbia già saputo, grazie ai telegiornali, dell'utilizzo da me trovato per la partita di Isotopo H-N che mi ha venduto tempo fa." inquisì con garbo la figura dalla maschera di metallo.
"Si, potresti dire che il motivo per cui ho accettato questo 'incontro' è parlare di quella roba." si decise infine a rispondere il vecchio, con la sua voce sgraziata. "Quello, e poi quell'altra faccenda di cui mi hai scritto."
 "Ha dunque valutato il caso che le ho esposto?"  continuò l'Alchemico,con voce neutra.
E"' noto che, tra le sue numerose competenze, vi è anche una notevole conoscenza nel campo medico. Sono certo che lei riuscirebbe a trovare una soluzione, laddove molti altri hanno fallito"Per tutta risposta, Sivana si limitò a fissare il suo drink, agitando pigramente il contenuto del bicchiere nella mano.
L'Alchemico era ben consapevole che, con quel aria di strafottenza, lo scienziato stava cercando di mettere alla prova la pazienza del suo interlocutore e farlo in qualche modo scattare.
Era una mossa ovvia, ma anche scaltra, tipica dell'uomo d'affari che, in passato, Taddheus Sivana era stato. 
Quando fu chiaro, dopo un lungo silenzio, che Kelden non era tipo da compromettere una importante transazione per una questione di principio, Sivana si degnò di rispondere.
"Si, ho dato un'occhiata alla cartella medica che mi hai inviato; devo ammettere che è peggio di quel che mi aspettassi. La cosa migliore che ho trovato, nell'intero fascicolo, era la foto della paziente prima della malattia... di gran lunga la migliore, non c'è che dire.
Non so quanto ci abbia lavorato, ma quel Fries deve aver provato ogni strada possibile, per salvare la sua cara mogliettina... un vero peccato che, nel tentativo di allungarle la vita, abbia finito col provocarle lesioni perfino peggiori del cancro che l'ha colpita. 
Ho sempre saputo che la criogenica è una lama a doppio taglio. Mah, comunque sia, credo di poter buttare giù un paio di idee... Puoi dire al tuo amico ibernato, il caro Mister Freeze, di smettere di giocare al medico e che la sua bella mogliettina ora riceverà le cure di un vero dottore."detto questo, l'esile ometto mandò giù la sua bevanda d'un fiato.
"Sono certo che Victor Fries le sarà enormemente riconoscente. La ringrazio molto, anche a nome dei coniugi. Fries
E per quanto riguarda il suo compenso-" iniziò Kelden, solo per venire bruscamente interrotto dallo scienziato, con un tono a metà tra l'arrogante e l'annoiato.
"Tsk, lascia perdere i salamelecchi. E tienti pure i tuoi soldi, non ne ho certo bisogno. Forse non avrò più le mie industrie, ma puoi stare certo che il denaro, per me, non rappresenta affatto un problema."
Questa risposta era, probabilmente, la più insidiosa. L'Alchemico era ben consapevole che 
l'uomo dinanzi a lui non rappresentava certo un modello di altruismo e carità.
Qualunque cosa Sivana volesse da lui, Kelden doveva essere pronto ad offrirgliela.
"E allora, egregio dottor Sivana, posso chiederle il motivo per cui mi sta offrendo la sua collaborazione? Non si offenda, ma lei non è noto per la sua generosità; sono sicuro che un qualche tipo di tornaconto è già nei suoi pensieri."
"Hai ragione, non lo faccio per guadagnare, tanto meno lo faccio per poter assistere alla toccante, patetica scena in  cui l'Uomo delle Nevi e la sua Bella Addormentata potranno correre insieme nei verdi prati, sotto il Sole d'estate... No, lo faccio perché, come tutti i vecchi, ho bisogno di un passatempo."
 "Potrebbe spiegarsi meglio?" chiese con una impercettibile sfumatura di curiosità l'Alchemico.
"E' presto detto: io, Taddheus Sivana, sono infine entrato nella cosiddetta 'crisi di mezz'età'. "
Per una frazione di secondo, la creatura dagli occhi bianchi sentì la tentazione di emettere un verso di sarcasmo; pur non essendo a conoscenza della reale età di Sivana, l'Alchemico poteva facilmente constatare che troppo tempo era trascorso perché il nemico di Capitan Marvel potesse definirsi 'un uomo di mezz'età'. 
Gli occorse non poca fatica, ma Kelden riuscì ad impedire che qualsiasi denigratorio suono sfuggisse alle sue labbra.
"Ho visto e fatto di tutto, nel corso degli anni: ho ideato piani per conquistare il mondo e, talvolta, per distruggerlo; ho creato robot assassini e macchine mortali di ogni sorta; ho affrontato idioti in calzamaglia colorata, magici scherzi della natura e semidei alieni con un debole per i mantelli...  ho messo su famiglia... di tutto, credimi.
Ero arrivato a credere che questo mondo non avesse ormai più alcuno svago da offrirmi... e poi, di punto in bianco, entri in scena tu. 
Tu, con la tua stramba maschera e i tuoi modi cerimoniosi, hai dimostrato a questo vecchio che, dopotutto, la vita può ancora essere fonte di svago.
Non ho idea di quali siano i tuoi veri obiettivi e, in confidenza, poco mi importa. 
Ma di una cosa sono stato sicuro, fin dal primo istante in cui tu ed il tuo muso di latta mi siete sbucati davanti: la tua apparizione porterà cambiamenti in questo mondo, ormai fossilizzato nella sua squallida routine. 
E questa mattina, guardando il telegiornale, ne ho avuto conferma.
Ammetto di essere rimasto alquanto sorpreso; non mi sarei mai aspettato che da quello che consideravo il più esilarante dei miei fallimenti fosse possibile ricavare un profitto.
Anche se lo scopo originale era quello di creare degli scagnozzi potenziati, in modo da svolgere gli incarichi di bassa manovalanza, persino io ho dovuto alzare le mani ed accantonare l'idea, quando ho capito che, già alla terza esposizione, i soggetti andavano incontro ad una degenerazione neurale troppo rapida.
Non aveva senso sprecare il mio tempo in quel progetto; ho inventato quell'elemento per avere qualcuno che svolgesse i lavori pesanti al posto mio, non per occuparmi di istruire un branco di cerebrolesi. Ho perfino pensato di donare le mie prime cavie ad un istituto di paleoantropologia; non si ha spesso l'occasione di studiare dal vivo le interazioni tra individui il cui quoziente è pari a quello degli uomini di Neandertal.... da cui il nome dell'isotopo, ovviamente.".
Un ghigno attraversò il volto dell'uomo, mentre la sua cinica, geniale mente riviveva le sue nefandezze.
"Sono sorpreso di non averci pensato io stesso; aggiungere l'H-N in tracce ad una sostanza anabolizzante e immetterla sul mercato nero... e dopo usare degli ingenui per pubblicizzare il tutto! Davvero non male, te lo riconosco. 
Perché non c'è altra spiegazione al fatto che una banda di miseri rapinatori di banche possa aver ottenuto un simile ritrovato. 
Ammettilo, li hai usati per mostrare al mondo cosa sei in grado di offrire... ed il fatto che uno di quei fessi sia stato tanto pazzo da iniettarsene una dose simile in circolo, tutta in una volta, è stata la ciliegina sulla torta: quasi come le  avvertenze sui pacchetti di sigarette, quel ammasso deforme ti ha liberato da ogni responsabilità sugli effetti collaterali.
E poi, mentre mi sto chiedendo cosa fare per riempire la giornata, ecco che mi arriva la notizia che la cara vecchia America sta venendo distrutta dall'interno, divorata dalla più vasta evasione di tutti i tempi! Davvero fantastico!
Sei davvero in gamba, non serve girarci intorno. Non so come tu abbia fatto, ma sono  sicuro che, anche dietro a tutta questa storia, vi sia il tuo zampino. 
Continua pure così, chiunque tu sia; dona a questo mondo una ventata di aria fresca, stravolgendo le sue ormai decrepite gerarchie e le sue dinamiche antiquate.
Ma sopratutto, dona a questo vecchio un interessante svago, in modo che le sue giornate possano tornare ad essere piacevoli."
Suo malgrado, Kelden doveva ammettere di essere stupito.  
"La sua mente è invero acuta, dottore, non c'è che dire. E' arrivato alle conclusioni giuste in maniera del tutto autonoma. Pochi vi sarebbero riusciti in un così breve lasso di tempo. Lei è davvero degno della sua fama.
Molto bene, dunque; se questi sono i suoi desideri e condizioni da soddisfare, al fine di ottenere il suo geniale contributo alla mia operazione, sono lieto di accettare: le garantisco uno spettacolo di tutto rispetto, uno di cui non resterà deluso.
Arrivederci a presto, egregio dottore."
Pochi istanti dopo, la sagoma di Taddheus Sivana svanì nel nulla, assieme al suo sorriso sprezzante.
"Ed ora, l'ultima e più importante delle conversazioni mi attende...".
Per la prima volta quel giorno, Kelden sentì l'eccitazione prendere possesso del suo animo; la persona con cui si apprestava a parlare era l'unica da cui non avrebbe mai potuto accettare una notizia sfavorevole.
Dall'esito della sua missione dipendeva il futuro del suo intero piano: un suo fallimento avrebbe potuto significare, se non la sconfitta dell'Alchemico, un sicuro ed indefinibile allontanamento dall'obiettivo finale.
Ma questo non poteva avvenire. 
Se infatti alla banda  di Steven Tresh egli aveva offerto armi ed un addestramento di base, in maniera da non sfigurare eccessivamente nella loro disfatta, alla persona la cui immagine andava ora formandosi dinanzi a lui l'Alchemico aveva dedicato la sua piena attenzione, al fine di ridestarne il pieno potenziale, da tempo sopito, e creare così uno strumento infallibile.  
Stavolta, ad apparire nella colonna di luce bianca fu l'erculea figura di un uomo mascherato. Alto quanto Black Manta, costui era dotato di un fisico di gran lunga più possente; anch'egli  vestito di nero, indossava una cintura di cuoio, fornita di numerosi comparti e una fondina per un pugnale. 
Sui pantaloni, di tipo militare, vi erano sei ampie tasche. Ai piedi indossava degli anfibi, anch'essi neri ed adatti ad un soldato.
Sull'aderente maglia vi erano tracciate tre ampie linee rosse orizzontali. La manica destra dell'abito era assente, lasciando in piena vista un braccio muscoloso, dalla pelle caucasica. Ambedue le mani erano avvolte da lunghi guanti neri, ma le nocche della mano destra erano state rinforzate da borchie di metallo. 
Anche la maschera era nera, ma all'altezza degli occhi erano disegnate due strisce verticali rosse, simili a zanne insanguinate. Gli occhi erano celati da due lenti bianche.
Dinanzi a Kelden vi era colui che era noto per essere la più letale delle armi mai forgiate dai servizi segreti russi; ciò aveva trovato conferma nel fatto che, un tempo, egli aveva combattuto alla pari con il Cavaliere Oscuro in persona, dando prova del suo valore: Anatoli Knyazev, meglio conosciuto come KGBeast.
"A che punto sei, con la missione che ti ho assegnato?" domandò in un russo perfetto l'Alchemico alla nuova apparizione,accogliendola con un tono assai meno cordiale e decisamente più diretto di quanto avesse fatto con le precedenti.
"I preparativi sono ultimati, la zona è stata adeguatamente predisposta; sono pronto a darle prova della mia vera abilità." rispose nella sua lingua natia l'assassino sovietico.
"Vedi di non sottovalutare il tuo bersaglio. Anche se la sua reputazione lascia a desiderare, egli rappresenta comunque un avversario temibile."aggiunse con freddezza l'individuo dalla maschera metallica.
"E' finito il tempo in cui KGBeast poteva permettere a simili sciocchezze di ostacolarlo. Sottovalutare il nemico è il primo passo per garantirsi la sconfitta, e quella parola non farà mai più parte della mia esistenza, glielo assicuro. 
Ed infine, non importa quanto forte la preda, essa finirà nella mia rete molto presto." rispose con determinazione il possente russo.
"Mi raccomando, non dimenticare lo scopo dell'imboscata: lo voglio vivo. Vivo e quanto più illeso possibile. 
Qualunque cosa accada, qualsiasi imprevisto dovesse presentarsi, per quanto tenacemente egli possa opporsi, voglio che sopravviva alla cattura. 
Deludi le mie aspettative e puoi dire addio al nostro accordo." disse Kelden, lasciando intendere che nessuna eventuale scusa sarebbe stata tollerata.
"Non ci saranno fallimenti, signore, e nemmeno testimoni o ritardi nella consegna. 
Le sue informazioni sul bersaglio erano così dettagliate che mi è stato possibile allestire la più perfetta delle trappole. Colui che catturerò stanotte sarà il primo di tanti altri."
disse lo spietato pluriomicida, senza alcuna esitazione.
"Il primo, si... hai davvero scelto il termine giusto. Poiché SE  avrai successo, molti altri incarichi seguiranno.
Porta a termine le tue missioni, ai miei termini e, come ti ho promesso, farò in modo che tutto il mondo della malavita torni ancora una volta a tremare, all'udire il nome di KGBeast." 
Con queste ultime parole, il contatto si interruppe, e l'Alchemico si ritrovò nuovamente da solo nella stanza. 
Stavolta fu il turno della colonna di luce scarlatta di spegnersi, mentre il bagliore delle numerosi iscrizioni, incise nel pavimento e sul soffitto tornò alla sua originaria intensità.
Per alcuni minuti, l'Alchemico rimase immobile sul suo piedistallo, avvolto dal più profondo dei silenzi, ponderando con cura i risultati e le informazioni acquisite in quell'incontro... a cui, egli ne era certo, molti altri avrebbero seguito.
"Danzate, mie marionette..." mormorò con distacco Kelden, mentre la maschera celava il suo tetro sorriso. 
" Danzate, in questa meravigliosa e spettacolare recita che è divenuta la vostra esistenza, fintanto che le mie dita sorreggeranno i vostri fili;
danzate nel palco che con tanta cura ho allestito per voi, prima che il sipario cali sull'ultimo atto;
danzate, in modo da intrattenere e, sopratutto, distrarre un così vasto e negligente pubblico;
danzate, prima che la notte scenda, portando con sé il gelo... poiché quando il sole sarà infine tramontato, diverrete legno per le fiamme del cambiamento che vi divoreranno, assieme al palcoscenico ed alla platea. 
E da quelle ceneri, infine, un mondo nuovo potrà sorgere!
Fino ad allora, miei preziosi ed ingenui burattini, continuate a sgambettare e dimenarvi... continuate a danzare, finché potete... finché IO ve lo concederò...".
Quando le terribili parole furono pronunciate, l'inquietante creatura discese dal suo podio.
Poi, l'unico rumore che rimase furono quello dei passi del misterioso individuo che si avviava verso l'uscita. Di nuovo, le lettere che adornavano la placca metallica si accesero di una luce sanguigna, sbloccando nuovamente quella strana porta.
Mentre la soglia veniva attraversata, la misteriosa creatura si soffermò un attimo ad ammirare il luogo da cui tutti i suoi immensi sforzi si sarebbero concretizzati.
"Che i Totem mi siano testimoni, quando dico che questo è solo il principio di tutto... la fine dell'umanità inizia ora, e sarà grazie agli umani stessi che questo meraviglioso sogno diverrà realtà." .
 
 
NdA (La storia continua QUI SOTTO!!!)
Non temete, il capitolo non è ancora finito. 
Voglio solo che sappiate che questa avrebbe dovuto essere la sua conclusione MA, avendovi fatto aspettare così a lungo, ho deciso che meritavate molto più di quanto finora avete visto.
La parte più difficile è stata non tanto l'interazione tra i personaggi, quanto la descrizione fisica d ciascuno di loro. Certe cose è più facile disegnarle, che scriverle...
Non so dire quanto la mia rappresentazione dei singoli caratteri sia precisa, non avendo mai potuto leggere le loro storie direttamente, ma ho cercato di fare del mio meglio, basandomi su quel che sapevo.
Con quello che segue, noterete che sono riuscito a mantener fede almeno ad uno dei miei propositi: TUTTO quanto scritto finora è parte di uno schema ben preciso.
Il design del dr Sivana si basa su quello precedente alla saga Flashpoint, mentre per KGBeast... troverete qualche differenza, certo, ma tutto verrà spiegato alla sua prossima apparizione, ve lo garantisco.
Quello  che segue avrebbe dovuto essere un altro capitolo, uno importante, ma presumo che possa essere inserito in questo, poiché le azioni in esso descritte sono immediatamente successive, dal punto di visto temporale. 
Se ho fatto bene le cose, quando la lettura sarà terminata, le vostre domande saranno molto più numerose delle risposte.
Perdonatemi ancora per il ritardo, ma le cose per me si sono fatte alquanto complicate.
Se non vi spiace, date anche un'occhiata alle note di fine capitolo ed avvertitemi, li dove notate errori. Grazie.
 
Uscendo dalla straordinaria sala, specificamente allestita per quelle videoconferenze, Kelden si richiuse alle spalle la porta, nuovamente costituita di legno; appena la serratura scattò, le incisioni sul pentagono smisero di brillare.
Senza neanche voltarsi, Kelden riprese a camminare lungo il corridoio, accompagnato dal rumore dei suoi passi sul pavimento di pietra.
Mentre proseguiva verso la sua prossima meta, l'Alchemico non poté fare a meno di sorprendersi del fatto che tale vista, per lui, era ormai divenuta una consuetudine, nonostante l'immensa fatica che la realizzazione di quella straordinaria sala aveva richiesto. 
Quanti sforzi, quante lotte, quanto tempo e, sopratutto, quanti sacrifici erano occorsi all'essere dalla maschera di metallo per giungere a quel punto? 
Kelden poteva dare ovviamente una precisa risposta, poiché nessun dettaglio del suo oscuro e turbolento passato era mai andato dimenticato... tuttavia, racchiudere in un semplice numero finito tutti i passi del suo sentiero avrebbe potuto solo sminuire la grandezza del suo operato, così come l'importanza della sua missione.
Ma anche se le sue motivazioni risiedevano nei giorni trascorsi, ciò che adesso contava era il presente; il momento tanto atteso dal tenebroso manipolatore era giunto: gli ingranaggi finalmente avevano iniziato a girare.
E nessuno se ne sarebbe reso conto, se non quando fosse stato già troppo tardi... e questo perché, al di là delle differenze ed incomprensioni, la comune debolezza dell'Homo Sapiens restava la presunzione.
L'intera razza umana, abituata a farneticare della propria sovranità su ogni organismo vivente, assoluta ed incontestabile, era talmente accecata dall'effimero ed ingannevole senso di sicurezza da non comprendere la realtà dei fatti.
Ed infine, dopo millenni passati ad imporre il proprio volere alla natura intera, l'arroganza degli uomini, rafforzata da un inesauribile bisogno di autocompiacimento, aveva dato origine alla diffusa convinzione che le uniche, vere minacce al dominio dell' Homo Sapiens sul pianeta fossero quelle provenienti dalle stelle... che nulla originario della Terra, madre profanata e sottomessa dai suoi stessi figli, fosse in grado di contravvenire a questa realtà... che non vi fosse forza al mondo capace di opporsi al potere umano.
Mentre queste riflessioni attraversavano la prodigiosa mente dell'Alchemico, le sue labbra, nascoste sotto lo strano elmetto, si incresparono in una smorfia di commiserazione; nella società umana, il concetto metafisico di potere aveva da tempo trovato la sua incarnazione materiale nel denaro ... quale insulsa e penosa ideologia.
Ammaliata dall'importanza acquisita della più assurda ed insulsa tra le proprie invenzioni, l'umanità era ormai giunta ad accantonare ogni desiderio di autentico progresso, investendo risorse ed energie solo nel sentiero che conduceva, inevitabilmente, alla distruzione: guerre, uccisioni, tradimenti, inganni, complotti, manipolazioni... e tutto per cosa? 
Giungere a possedere il maggior numero possibile di foglietti di carta filigranata e tondini di metallo punzonati? 
Ammonticchiare sterili cumuli di inanimata materia, il cui scopo autentico era, senza mezzi termini, di essere spesi? 
Un sistema che poteva, ai suoi esordi, avere avuto successo e facilitato molto gli scambi e il commercio... ma che ora, dopo millenni ed innumerevoli conflitti, incentrati sulla necessità di ammassare ricchezze e il derivante potere, appariva inutile, sorpassato, deleterio ed assolutamente illogico.
E, malgrado il dolore provocato da tale fallimentare sistema, fiumi di sangue erano stati e continuavano a venir versati, portando il pianeta stesso a soffrirne le conseguenze.
"Davvero patetico..." sussurrò l'essere mascherato, senza riuscire a trattenere lo sprezzante commento.
Il potere, quello autentico, era molto più che il controllo di materiali e risorse. 
Esso trascendeva di gran lunga la limitata capacità degli uomini di comprensione, ed era infinitamente aldilà delle loro possibilità di controllarlo.
Tuttavia, per quanto nelle vene di Kelden il sangue ribollisse al solo pensiero di quel ripugnante ed incomprensibile fallimento della Natura che, ai suoi inquietanti occhi, era la razza umana, egli si ritrovava suo malgrado costretto ad ammettere che molti erano stati i loro successi... ma molti di più erano stati i loro fallimenti ed errori, di gran lunga più  vistosi e distruttivi, e tutti, dal primo all'ultimo, avevano avuto come movente la mera cupidigia.  
L'uomo era incapace di comprendere la vera natura del potere, quanta conoscenza era necessaria per poter sperare di riuscire in tale impresa e, sopra ogni altra cosa, difettava della giusta determinazione per arrivare ad ottenerlo, per non dire dello spirito di sacrificio necessario...
Kelden lo sapeva bene, lo aveva saputo fin dal primo istante; sapeva che, prima di arrivare a toccare l'ambizioso traguardo da lui prefissato, sarebbe occorsa una volontà adamantina, sorretta da una motivazione incorruttibilie.
E quella motivazione, fin dal principio della sua esistenza, era sempre stata una : l'odio.
Solo grazie all'immenso odio che lo animava, i suoi sinistri occhi bianchi avevano potuto vedere la luce;
dal suo odio, egli aveva potuto trarre ispirazione, dando origine ad un macchinoso ed elaborato progetto, la cui complessità ne rendeva impossibile il fallimento;
solo per mezzo dell'odio, che scorreva nel suo corpo come linfa vitale, egli era riuscito a trionfare su ogni ostacolo, arrivando a mettere in pratica il suo piano; 
ma sopratutto, era solo grazie ad un odio immenso che la sua esistenza aveva potuto trovare uno scopo.
Ed ora, l'odio gli aveva permesso di indossare i panni di Kelden l'Alchemico, colui che, da poche ore a quella parte, stringeva nelle proprie mani il destino del mondo intero. 
Meditando su tali inquietanti pensieri, egli giunse infine di fronte alla porta da lui cercata. 
Pur essendo tale ingresso identico al precedente, esso presentava una sostanziale differenza: le strane lettere, incise sulla piastra metallica di quella porta, erano illuminate da una pulsante luce smeraldina.
"Come immaginavo, sei già qui che mi aspetti..." mormorò l'Alchemico; nella sua voce, seppur flebile, era chiaramente presente una nota di gioia. 
Stavolta, prima di posare le dita sulla superficie d'argento, il terribile manipolatore si concesse qualche minuto di tempo, in modo da recuperare il pieno controllo delle sue facoltà. Poiché oltre quella soglia, Kelden sapeva che ad attenderlo vi era una persona speciale, la cui vita era l'unica ad avere una reale importanza per lui... una a cui egli non poteva presentarsi in quello stato emotivo.
Rimase così, totalmente immobile, con la fronte leggermente reclinata verso il basso, la mano destra stretta attorno al pomello e la sinistra a pochi centimetri da quella che, chiaramente, era la chiave per accedere al luogo che quell'ingresso celava.
Neanche un respiro poteva essere udito; per quasi cinque minuti, Kelden l'Alchemico parve essersi tramutato in una statua. 
Poi, come se quell'innaturale fenomeno non fosse mai avvenuto, le dita del guanto tornarono a muoversi, toccando la superficie metallica. 
Di nuovo, le iscrizioni parvero incendiarsi; girando la maniglia, l'inquietante figura fece scattare la nuova serratura, varcando infine la soglia.
Ancora una volta, uno scenario completamente diverso lo accolse.
Dinanzi al viso mascherato si stendeva una meravigliosa, lussureggiante foresta,immersa nella tiepida luce di una splendida giornata primaverile.
Portando una mano dinanzi al simbolo scarlatto, Kelden provocò l'apertura della maschera. Dopo aver rimosso l'oggetto, rivelando al mondo circostante le sue bizzarre pupille, Kelden si chinò e lo depose a terra, vicino alla porta. 
Quest'ultima era divenuta un modesto uscio, composto di vecchie assi di legno, ed era attaccata ad un solitario muro di pietre quadrate; tanto la parete quanto la porta portavano gli innegabili segni del logorio del tempo, il più visibile dei quali era la presenza di fitti tralci di rampicanti che, crescendo, avevano quasi interamente ricoperto la pietra. 
Egli trasse un profondo respiro, inebriandosi della fresca aria che colmava i suoi polmoni, prima di incamminarsi di buo passo verso la sua meta. 
"Vedo che stavolta hai voluto essere più audace nella scelta..." mormorò con una punta di divertimento l'alta figura, notando quello che chiunque, perfino un individuo sprovvisto di qualsiasi conoscenza nel campo della botanica, avrebbe immediatamente notato, proseguendo in quel paradiso vegetale: quell'ecosistema era, sotto ogni punto di vista, impossibile.
Una dopo l'altra, innumerevoli specie si susseguirono, ciascuna originaria di luoghi e climi diversissimi, spesso incompatibili tra loro: accanto ad un ruscello, un maestoso abete bianco sovrastava un intricata buganvilla dai fiori rossi; in un vasto stagno, una grande mangrovia sembrava vegliare sopra decine di ninfee; protetta  dall'ombra di tre querce, una rafflesia sfoggiava il suo enorme fiore...
Odori di ogni genere si spandevano,colori sgargianti si alternavano, in una caotica bellezza che avrebbe potuto rappresentare, per un qualunque botanico, il più grande sogno ed il peggiore incubo.
Proseguendo lungo un sentiero, l'Alchemico si ritrovò di fronte ad un bivio. Insicuro su quale via seguire, egli decise che la cosa migliore da fare era attendere... e presto, la sua attesa fu premiata. Come se le stranezze non fossero già state abbastanza numerose, avvenne qualcosa che sfidava ogni legge della natura terrestre: da un cespuglio di edera, un ramo parve prendere improvvisamente vita, allungandosi a dismisura in un tempo brevissimo.
Muovendosi controvento, la sottile fronda si flesse verso destra.
"Dunque hai notato la mia presenza... ovviamente. Molte grazie, presto sarò da te." disse l'essere dalle sclere grigie, carezzando con gentilezza, per alcuni attimi, le piccole foglie.
Concluso il suo compito, l'edera tornò delle sue normali dimensioni, lasciando che l'Alchemico proseguisse il suo viaggio.
E fu così che, pr il resto del suo tragitto, Kelden lasciò che fossero le piante ad indicargli la via.  Al suo passaggio, le fronde delle numerose specie vegetali continuavano ad indicargli la strada da seguire. 
Rami, gambi, tralci, radici... ogni qual volta il sinistro manipolatore sembrava indeciso sul percorso a seguire, una delle piante circostanti interveniva in suo soccorso, piegandosi in maniera spontanea ed innaturale, indicandogli la giusta direzione.
Seguendo tali insolite indicazioni, Kelden risalì una bassa collina, alla cui base era situato un intero boschetto di faggi, circondato da cespugli di rose azzurre e gardenie. 
Giunto al centro della radura, trovò ad accoglierlo la vista di un grande salice piangente, le cui lunghe fronde, mosse dalla lieve brezza, celavano  la persona che, tramite la sua straordinaria abilità, lo aveva condotto fino a quel punto.
Scostando con un braccio i lunghi e penzolanti rami, l'Alchemico creò un varco.
Ed infine, davanti a lui apparve colei che egli stava crcando. 
Seduta a pochi passi dall'Alchemico sul manto erboso,  la schiena appoggiata al tronco dell'albero, vi era una donna. 
Costei era una affascinante creatura, non molto alta, dal fisico snello e perfettamente proporzionato. 
I suoi lunghi capelli, rossi come le foglie autunnali, erano pettinati all'indietro, ricadendo sulle spalle e lungo la schiena con eleganza.  
I suoi occhi erano di uno splendido verde, intenso e penetrante,simile a due pietre preziose.
Il suo corpo era avvolto da un lungo vestito verde scuro, privo di spalline, dalle maniche lunghe. Non di tessuto tale indumento era composto, bensì da migliaia e migliaia di foglie; i bordi delle maniche, così come l'orlo superiore, erano costellati da lunghi petali di orchidea arancione.
Dal bordo inferiore del vestito spuntavano i piedi della donna; come da consueto, ella amava camminare scalza in quel luogo, su quei prati rigogliosi, assaporando la sensazione unica che le donava il contatto tra la sua pelle e la terra... poiché in questo modo, ella riusciva ad unire non solo il suo corpo, ma la sua stessa anima a quella del pianeta.  
Tanto quel vestito quanto quell'intero ecosistema, impossibile in qualsiasi ambiente naturale, erano infatti frutto della straordinaria abilità nota come clorocinesi.
Tale abilità, insieme miracolosa e temibile, concedeva all'avvenente rossa di comunicare con la vita vegetale, fino ad averne il pieno controllo. 
Nonostante il suo grande fascino, ciò che più colpiva in lei era il colore sua pelle: un tenue verde, identico a quello delle prime foglie che, durante i primi giorni di primavera, riempiono i rami degli alberi; era come se il corpo stesso volesse esternare, tramite la pigmentazione dell'epidermide, la profondità del legame tra la giovane e la flora stessa.
"Bentornato, amore mio." disse l'incantevole ninfa, volgendosi asalutare il suo ospite.
"Mia adorata Pamela, la tua vista è di immenso conforto per questi miei stanchi occhi... come sempre, del resto" disse l'Alchemico in tono affettuoso. 
A quelle parole, le bellissime labbra di Pamela Isley si incresparono in un piccolo, radioso sorriso. 
 
Una volta messosi comodo accanto alla sua compagna, Kelden infilò la mano destra in una tasca del proprio abito, estraendone quindi uno strano oggetto: si trattava di una sorta di sfera metallica, grande circa quanto una pallina da tennis; la sua superficie, di color bronzo, era composta da centinaia di minuscoli triangoli equilateri.
"E' proprio necessario che tu la attivi adesso?" domandò Pamela con leggera delusione, riconoscendo l'oggetto " So che è importante, ma non potremmo restarcene ancora un po in tranquillità, noi due da soli, dimenticando il mondo e i suoi guai?"
"Mia cara, nulla mi renderebbe più felice, e  tu lo sai bene..." rispose con chiaro rammarico Kelden, ammirando il panorama intorno a sé "Questa particolare disposizione, tra l'altro, è un autentico capolavoro. Devo dire che stavolta ti sei davvero superata. Eppure, per quanto ciò sia penoso, è necessario che io rimanga aggiornato sull'evolversi della situazione. Mi dispiace." 
Terminate le sue scuse, Kelden allungò la mano destra davanti a sé, schioccando quindi le dita della sinistra.
Appena il suono si spense, la sfera si sollevò in aria, e le numerose facce triangolari iniziarono a brillare della stessa luce bianca che, poco prima, aveva permesso all'Alchemico di comunicare con alcuni dei più pericolosi malviventi del mondo, ciascuno in un punto diverso del pianeta.
Dal centro di ciascun triangolo partì un raggio di luce, estendendosi per una distanza di vari metri; quando le strisce luminose raggiunsero la giusta lunghezza, sulle estremità presero forma dei rettangoli. 
Nel giro di pochi attimi, i due furono circondati da centinaia di costrutti brillanti, di cui molti mostravano al proprio interno volti di uomini e donne, impeccabilmente truccati e pettinati, intenti a parlare.
Le voci di quegli individui seguirono presto, e le loro parole andarono presto a turbare il silenzio del bosco.
"- ci è giunta ora conferma che Superman, in questo momento, è impegnato in uno scontro nei cieli di Metropolis con-"
"-  vi daremo altre informazioni, non appena sapremo come esattamente-"
"- le forze dell'ordine, prese alla sprovvista, arrancano per contenere la gigantesca ondata di criminalità, scaturita da quella che, a memoria d'uomo, è sicuramente la più terrificante evasione di massa a cui si sia mai-"
"- ripeto: la zona Est di Los Angels è avvolta dalle fiamme, appiccato da alcune gang che-"
"-l'ipotesi di un attacco terroristico, benché la più accreditata, ancora non trova conferma, poiché nessuno ha ancora rivendicato-"
"- per chi si fosse messo in ascolto solo ora, ripetiamo:  la sede delle Nazioni Unite è sotto assedio. Migliaia di criminali, evasi e non, hanno invaso le vie di New York, per poi dirigersi verso la sede dell'ONU. Il sindaco ha commentato che, con tutta probabilità, l'obiettivo dei fuorilegge è quello di prendere in ostaggio i rappresentati dei vari paesi... Le forze dell'ordine arrancano, nel tentativo di respingere l'imponente numero degli assalitori, e temiamo per le vite di...
Ma, un momento! Ci giunge ora notizia che Re Orin, noto come Aquaman, sia sceso in campo, assieme alla sua scorta e ad un membro della sua delegazione, per sedare la rivolta!
Non sappiamo ancora se-" 
"- non possiamo fare a meno di chiederci, in queste ore buie: dov'è la Justice League? Perché non vengono in nostro soccorso?-"
Queste e moltissime altre furono i suoni e le immagini che raggiunsero l'udito e la vista del tenebroso individuo; giornalisti di tutta l'America tentavano, senza riuscirci, di restare professionalmente distaccati dinanzi alle terribili scene che, loro malgrado, erano tenuti a commentare per il pubblico a casa... sperando che vi fosse ancora un pubblico da tenere informato.
Contemporaneamente, centinaia di quegli insoliti schermi proiettavano immagini ben più cruente: uomini, donne e bambini terrorizzati, intenti a fuggire per la loro vita; persone in divisa che, con a forza della disperazione, tentavano di arginare la furia di individui violenti e spietati; figure avvolte da costumi sgargianti che si davano battaglia... 
Vedendo tali orribili scene, udendo quelle voci e quelle grida disperate, Kelden sentì le sue labbra piegarsi in un tetro sorriso di gioia, dovuto alla consapevolezza di essere l'artefice di tutto ciò.
Accanto a lui, la bella ninfa osservava a sua volta lo svilupparsi della situazione in America in silenzio; l'espressione sui suoi lineamenti era del tutto illeggibile.
"Ti vedo stranamente assente, mia cara." disse l'essere dalle iridi bianche senza voltarsi " Dimmi, qualcosa ti turba forse? Forse questo spettacolo è troppo cruento pe te? Se preferisci, posso andare altrove...  non è necessario che tu assista a tutto ciò, se non lo desideri."
Tanto la reazione quanto le parole dell'ex scienziata non furono quelle che egli aveva immaginato.
"Non ti si può nascondere nulla, vero?" rispose con un sorriso scaltro la donna, voltandosi solo a metà verso il suo interlocutore.  
"Beh, in fin dei conti,  non dovrei sorprendermene più... ripensando a tutto il tempo passato insieme, a quello che mi hai insegnato,  a ciò che sei riuscito ad organizzare, l'unica domanda che mi sorge spontanea può essere solo: 'è davvero possibile nascondere qualcosa al grande Alchemico Kelden?'
Visto che ci tieni tanto a saperlo, stavo pensando che, benché surreale, tutta questa situazione è anche incredibilmente buffa." lo interruppe Pamela, portando le ginocchia all'altezza del petto ed abbassando lo sguardo.
A quelle parole, Kelden non poté fare a meno di alzare un sopracciglio, mentre la sua mente si trovava, per una volta, in preda alla confusione.
"Di tutte le risposte possibili che tu potessi fornirmi, questa è forse l'unica che non mi sarei mai potuto attendere... E dimmi, mia cara Pamela, cos'è in questa situazione a suscitare in te tale sentimento di ilarità?" domandò l'Alchemico, lasciando trapelare una sincera curiosità dal suo tono.
Intuendo di aver risvegliato l'interesse di Kelden, Pamela Isley sentì il proprio sorriso allargarsi, seppur lievemente. Dopo averlo lasciato per alcuni secondi in attesa, la geniale botanica decise di dare risposta al nuovo quesito.
"Devi sapere che, fino a non molto tempo fa, l'idea di prendere parte ad un progetto tanto complesso e distruttivo avrebbe effettivamente potuto portarmi ad avere dei ripensamenti...
Voglio dire, è vero che, in tutto il lungo periodo in cui ho sprecato la mia vita a combattere contro Batman e il suo seguito di marmocchi saltellanti, in quella dannata e decadente città, mi sono spesso ritrovata a minacciare la vita di migliaia di persone... eppure, in molteplici occasioni, in cui il trionfo assoluto era a portata della mia mano, ho esitato.
Non so dare una vera e propria spiegazione di questo fenomeno; più di una volta sono stata tentata di confessare questo mio segreto ad Harley, in parte per la sua esperienza come psicologa, in parte perché lei è stata la mia prima, vera amica da quando il mio corpo ha subito la trasformazione... poi, ricordando con chi Harley condivideva il suo letto, ho preferito tenermi tutto dentro, per timore che 'il caro Mister J' venisse a conoscenza di quella che, all'epoca, reputavo io stessa una debolezza."
Per un attimo, il bellissimo viso della dottoressa Isley fu attraversato da una bizzarra e cupa smorfia, un misto di ira  e repulsione profondi, originati dal ricordo di una persona a lei sgradita. 
Kelden sapeva bene che  vi erano solo due individui il cui ricordo potesse suscitare una reazione del genere in Pamela: il Cavaliere Oscuro di Gotham City, Batman, e la sua nemesi per eccellenza, il Principe Pagliaccio del Crimine, il Joker. 
Mentre il primo aveva meritato l'astio della donna sventando, uno dopo l'altro, tutti i suoi ingegnosi ed elaborati piani per porre all'apice della catena alimentare le piante, il folle clown era l'incarnazione di tutto quello che la ex biologa vedeva di sbagliato nel genere maschile: crudele,sanguinario, arrogante e, a giudicare dal 'rapporto' tra lui e la sua assistente, la ex psichiatra di Arkham Harlen Quinn (meglio nota come Harley Queen), misogino e maschilista.
"Il tempo passava ed i fallimenti si susseguivano, uno dopo l'altro; periodi di temporanea depressione, ad un certo punto, furono un'inevitabile conseguenza.
Dopo quello che forse fu il centesimo fiasco, mi ritrovai a chiedermi se, inconsciamente, io non desiderassi essere sconfitta.
In fondo, ero perfettamente consapevole che una mia ipotetica vittoria avrebbe portato alla morte non solo di decine di migliaia di uomini ( di cui, tutt'oggi, sono certa che il mondo potrebbe fare benissimo a meno!), ma anche di altrettante donne, molte di loro madri di famiglia e, infine, di centinaia di migliaia di bambini... 
Per quanto suoni assurdo, credo che l'unica cosa che la mia mutazione non mi sia mai riuscita a sottrarmi, l'ultimo mio vero legame col regno animale, sia l'istinto materno... il che è davvero ironico, considerato che la quantità elevata di tossine nel mio sangue mi ha sempre negato la gioia della maternità."
E qui Pamela sentì come un nodo stringerle la gola. D'istinto, la sua testa si volse verso una fila di betulle. L'Alchemico non la interruppe, poiché egli era perfettamente conscio di cosa la giovane stesse realmente osservando. 
Ciò che era situato dietro agli alberi  era infatti la fonte della più grande sofferenza della donna, l'unico dolore che il tempo non poteva guarire... 
Probabilmente, era ciò che l'ex botanica aveva posto dietro a quei candidi tronchi la principale ragione che l'aveva spinta ad accettare l'aiuto dell'essere dagli occhi bianchi.
Un sentimento quasi dimenticato, ossia l'insicurezza, si insinuò in lui; rare erano le occasioni in cui la sa prodigiosa mente non fosse in grado di fornirgli un'adeguata soluzione ad una difficoltà, ma questa era una circostanza davvero particolare.
Comunque, la stessa Pamela lo trasse d'impaccio, quando tornò a guardarlo e, asciugandosi una lacrima, riprese il suo discorso.
"Ma ora, che cosa provo? Ora che il tuo piano ha avuto inizio, ora che mi viene messa dinanzi agli occhi la prospettiva di porre fine alle vite di miliardi di esseri umani, cosa provo è... nulla. 
Ecco cosa c'è di buffo e paradossale; io non provo assolutamente nulla. 
Rimorso, indecisione, senso di colpa... di tutte le sensazioni che pochi anni fa avrebbero attraversato il mio cuore, conducendomi prima alla sconfitta e poi in una cella ad Arkham, non vi è più alcuna traccia.
Mi trovo in procinto di gettarmi in uno spaventoso, oscuro abisso, da cui non sarà possibile riemergere, ma solo precipitare sempre più... 
Non vi saranno redenzione o perdono ad attenderci, e neanche un'occasione di voltarci e fare marcia indietro... e non mi importa.
Tutto quello che so, tutto ciò di cui sono sicura è che, se tu sarai al mio fianco,io sarò pronta a compiere quel salto decisivo, e lo farò senza rimpianti né ripensamenti di alcun genere..."
Detto questo, Pamela Isley si interruppe. Per qualche secondo, la giovane dagli occhi di giada rimase in silenzio, volgendo dei fugaci sguardi nervosi verso il suo braccio sinistro. Poi, vincendo l'esitazione, l'ex botanica alzò il suddetto arto; d'improvviso, le foglie lussureggianti che formavano la manica sul polso presero a tingersi di rosso vivo, poi arancio e infine di giallo, avvizzendo e quindi staccandosi, una dopo l'altra, come quelle di una quercia in autunno. Ben presto, l'esile avambraccio fu del tutto privo di protezione, rivelando l'orrenda verità che su di esso era impressa: a partire dal polso fino al gomito erano visibili, con un minimo di attenzione, gli sbiaditi quanto inequivocabili segni di scottature di vario genere; 
poco al di sotto del gomito, varie macchie nell'epidermide rimanevano a testimonianza di innumerevoli aghi che, uno dopo l'altro, avevano bucato quella pelle, ora per un prelievo, ora per un'iniezione; 
infine, all'altezza del polso vi era forse il più orribile di tutti quei segni, l'unico che il tempo non aveva ancora potuto cancellare: il codice di identificazione.
Quest'ultimo era costituito da due lettere cubitali, l'una accanto all'altra, a formare la scritta 'PM'; sotto le due lettere vi era un'altra scritta più minuta, composta da un breve codice a barre, subito seguito dalla scritta in caratteri minuscoli 'Subject 01'.
Un brivido, originato dal miscuglio di rabbia e terrore, scosse l'interezza del corpo della donna; le sue esili dita si strinsero a pugno.  
"Quelle persone... quei mostri senz'anima... è tutta colpa loro." mormorò Pamela, fissando le lettere ed i numeri, impressi sulla pelle verde, un tempo liscia come seta, come il marchio nella carne di una bestia da macello. 
Mentre la ex botanica distoglieva gli occhi da quella macabra vista, l'avambraccio si ricoprì di miriadi di punti verdi; dopo pochi secondi, da ognuna di quelle gemme fogliari emerse una nuova foglia, in modo da rimpiazzare quelle poc'anzi cadute.
"Sono stati loro... loro mi hanno arrecato più danno di quanto mai avrebbero potuto fare insieme Batman, il Joker e tutti gli altri eroi e maniaci di Gotham... 
Hanno profanato non solo il mio corpo e la mia mente, ma anche il mio spirito. 
Cercando di comprendere appieno la natura di quello che, ai loro occhi, era un perfetto incrocio tra una pianta ed un animale, hanno finito col privarmi di ogni sorta di empatia nei confronti di chi, un tempo, avrei potuto definire un mio simile.... 
Per farla breve, sono pienamente convinta che gli umani meritino tutto quello che sta per accadere loro... ma non sono più degni della mia compassione."  
"E dunque, mia  cara" domandò Kelden, tentando di comprendere le ragioni alla base della tristezza e dell'ansia che egli percepiva ancora in lei " cos'è che ti turba davvero? 
Temi forse che io abbia commesso degli errori? Reputi forse che il mio progetto possa andare incontro al medesimo immeritato fallimento che i tuoi piani incontrarono, quando vivevi in quella maleodorante città? 
Mia dolce Pamela, comprendo bene che le passate esperienze possano recarti inquietudine, ma non dovrebbero condizionare a tal punto il tuo stato d'animo; come ti ho spesso accennato, pur avendo un unico obiettivo finale, le strade per giungervi sono molteplici, e le precauzioni da me prese mi consentiranno, semmai la sorte avversa dovesse sbarrarmi il passo, di ricorrere immediatamente ad un altro appropriato stratagemma. 
Non importa quanti ostacoli incontreremo, poiché abbiamo già escogitato infiniti sistemi per aggirarli." concluse con tono rassicurante l'essere dalle sclere grigie.
"Lo so, lo so, il tuo piano è praticamente perfetto..." replicò la donna senza voltarsi, ma stringendosi inconsciamente nelle spalle 
"In tanti anni di 'onorata carriera', ammetto di non aver mai immaginato nulla del genre, né di aver mai udito di qualcuno in grado di ordire un simile capolavoro. 
Nulla può andare storto, nulla dovrebbe andare storto, eppure..."
"Eppure cosa, mio cara?" inquisì con garbo l'essere dalle pupille bianche, invitando gentilmente la donna dai capelli rossi a terminare la frase.
"Eppure non riesco a liberarmi dalla paura!" scattò improvvisa la ex botanica, perdendo per la prima volta la sua compostezza. 
"Ciò che stai facendo- ciò a cui hai dato inizio oggi è... è qualcosa di completamente diverso da quello che chiunque abbia mai fatto! Ed è di gran lunga più pericoloso!
Tu stai prendendo ciò che migliaia di altri, prima di te, hanno costruito, mettendoci impegno, fatica e perfino sangue e vuoi distruggerlo; tu vuoi spazzare via anni, millenni di civiltà, per dare compimento alla tua utopia personale. 
E benché io sia pienamente d'accordo con te sulla necessità di tale cambiamento, sul disperato bisogno che questo mondo ha di una simile, rivoluzionaria svolta, io sono divorata dalla paura:
ho paura per me stessa, ovvio, perché temo, se ti accadesse qualcosa, di risvegliarmi nelle grinfie di quella spregevole gente;
ho paura di quelle che potrebbero essere le conseguenze per il pianeta, se il tuo progetto dovesse fallire;
ho paura di quello che potrebbe avvenire, se io non sarò in grado di svolgere la mia parte fino in fondo, malgrado i tuoi insegnamenti...
Ma quello che mi preoccupa più di tutto, quello che la notte mi dilania da dentro e mi toglie il sonno, è il fatto che, per riuscire nella tua folle quanto meravigliosa impresa , tu abbia non solo scelto di metterti contro ogni supereroe del mondo, ma di affiancarti con persone da cui io stessa, perfino quando mi facevo chiamare Poison Ivy, non esitavo a tenermi alla larga; mostri spietati, senza il più piccolo barlume di coscienza... 
Già il fatto di aver preso contatti con quel vecchio, viscido megalomane di Sivana è qualcosa di incredibilmente rischioso... ma arrivare a formare un'alleanza tanto stretta con Ishmael Gregor?! 
Quella è stata una azione folle da parte tua, una autentica pazzia con cui, mi dispiace dirlo, non potrò MAI essere d'accordo; solo le voci che rammento su di lui sono sufficienti, a distanza di anni, a farmi accapponare la pelle... ma se solo un decimo di quello che TU mi hai rivelato sul conto di quell'individuo sono vere, allora è anche vero il fatto che la tua stessa vita correrà rischi inimmaginabili, semmai Gregor dovesse scoprire, o soltanto sospettare, cosa hai architettato per lui!
Capisci, adesso?! Capisci che cosa provo, ogni volta che ti allontani da me, in modo da dedicarti alla tua vita di inganni, manipolazioni e patti col diavolo?! 
Io non voglio- IO NON POSSO PERDERE ANCHE TE, DANNAZIONE!!!" urlò la donna alzandosi di scatto; il suo splendido viso era ora completamente stravolto dalla disperazione.
L'aria intorno a loro parve immobilizzarsi; non un sussurro di vento poteva essere udito, né un fruscio delle foglie sui rami e persino il quieto ed incessante scorrere del ruscello parve tacere.
Tutto quello che, in quei cruciali attimi, poteva essere udito erano l'affannoso respiro della sconvolta donna dalla pelle color germoglio. 
Malgrado la situazione, Kelden non poté fare a meno di sorridere, notando come finanche in quella situazione la Signora della Natura apparisse bellissima. 
Senza aggiungere una parola, l'Alchemico si alzò in piedi e, dopo aver scostato una ciocca di capelli dal viso della giovane, si chinò a baciarne la fronte.
"Mia adorata Pamela, le tue sono obbiezioni più che legittime, e ciascuna di esse conduce ad una serie di domande altrettanto valide: 
è mai possibile, in un mondo ricolmo di eroi, che nessuno di essi giunga ad intuire, osservando il cambiamento che presto avrà luogo nelle fila dei loro avversari, che il loro vero nemico è sempre stato uno soltanto?  
è realistica l'idea, in una civiltà che ha portato alla nascita di innumerevoli cospiratori, che neanche uno dei tanti astuti 'Signori del Male' riesca a notare che un complotto di così vaste proporzioni è stato messo in atto? 
Molti non capiranno; tale moltitudine sarà composta da individui insignificanti ed insofferenti, che della mediocrità hanno fatto il proprio stile di vita, della sopravvivenza e del quieto vivere la loro massima ambizione.
Qualcuno, leggermente più accorto, percepirà una qualche sorta di mutamento, per poi tentare di farlo notare anche ad altri; di costoro non dovremo preoccuparci, poiché quelli in possesso di un acume abbastanza sviluppato da intuire un pericolo a lungo termine verranno, come la mitologica Cassandra, sistematicamente emarginati e messi al silenzio da altri che, per il conseguimento di fini personali, non desiderano che l'ordine delle cose venga in alcun modo turbato.
Vi saranno persino alcuni che, nell'inevitabile caos che segue la distruzione di un sistema, tenteranno di cogliere l'occasione propizia di ricrearsi una nuova nicchia, ossia una posizione più vantaggiosa... senza avere idea che quel nuovo ordine naturale non sarà nulla più di una breve fase di transizione, destinata presto ad essere nuovamente turbata, quasi come l'occhio di un ciclone.
Tuttavia, non ho dubbio alcuno sul fatto che, in un prossimo futuro, vi sarà qualcuno che riuscirà ad intuire la presenza di una volontà esterna, un filo logico, uno schema preciso, accuratamente predisposto fin dal principio. 
Che si tratti di un eroe o di un criminale, di un genio o di uno sciocco, prima o poi qualcuno giungerà a comprendere che nulla è avvenuto per caso... 
Non saranno in molti, certo, ma sarà inevitabile: alla fine, qualcuno inizierà a domandarsi se le sue azioni sono state frutto del libero arbitrio... se lui o lei, fino a quel momento, avrà agito di propria iniziativa, spinto da desideri ed ambizioni personali, oppure avrà semplicemente seguito un percorso appositamente tracciato.
E a quel punto, mia adorata, cosa credi che avverrà?"
Pamela non rispose, limitandosi a portarsi nuovamente accanto al tronco ed appoggiarvi la schiena, senza guardarlo. 
Malgrado la posizione rilassata e distratta, Kelden sapeva benissimo che in quel momento l'avvenente rossa gli stava concedendo la sua completa attenzione.
"La risposta, nella sua complessità, è straordinariamente semplice e banale: farà ciò che è nella natura umana, ossia tentare di dare prova del proprio libero arbitrio, scegliendo di cambiare strada... senza minimamente sospettare che, mediante pazienti ed infiniti sforzi, noi siamo riusciti a predisporre l'andamento degli eventi in modo tale che, per quanti sentieri quelle misere creature possano percorrere, la destinazione finale risulterà sempre la stessa per ciascuno di loro.
E' quasi ironico, se ti soffermi a rifletterci: malgrado tutti i toccanti quanto ipocriti discorsi sostenuti dai numerosi capi di stato, nel corso di questa e delle passate epoche, sulla sacralità della vita e dei diritti umani quali l'eguaglianza, la libertà di pensiero e di parola, solo in questo istante essi sono davvero tutti identici...
Potresti quasi paragonarli ai pezzi degli scacchi: quale che sia l'importanza attribuita a ciascun pezzo o la sua capacità di movimento, ciascun pezzo non può far altro che vagare entro i confini della scacchiera, senza alcuna speranza di oltrepassarne i bordi, muovendosi da una casella all'altra, sottomesso agli ordini dello scacchista... questa, invero, è una meravigliosa ironia!"
Mentre Kelden continuava la sua accurata spiegazione, con una passione ed un trasporto degni di un attore shakespeariano. la sua unica spettatrice tornò a sedersi sotto il salice. Appoggiando l'esile schiena al tronco, l'ex botanica rimase in silenzio, limitandosi ad ascoltare ciò che egli le stava dicendo. La donna sospirò , volgendo altrove lo sguardo, rifiutandosi di guardare la persona a lei più cara che tentava di giustificare le sue scelte con le parole. 
Lei sapeva perfettamente che, al mondo, vi erano pochissimi in grado di tenere testa  all'Alchemico in un confronto verbale. 
"Come tu ben sai, mia cara Pamela, la razza degli uomini è una triste specie: vive secondo il principio che ogni cosa, nell'Universo, sia stata creata per essere posta a suo personale ed esclusivo vantaggio; l'Homo Sapiens ha vissuto per millenni con questa convinzione e, benché tale teoria  venne smentita dalla sua stessa scienza secoli orsono, egli inconsciamente continua a cullarsi nella confortevole idea che la propria esistenza sia il più prezioso dei tesori, il definitivo traguardo di tutti i processi evolutivi di questo mondo. 
In cuor suo, egli ama immaginare che, al termine della giornata, il Sole stia tramontando solo per consentirgli di riposare, e che le stelle e la Luna appaiano a rischiarare l'oscuro cielo notturno solo per allietare la sua vista e rassicurare il suo spirito...
Nessuno di loro sa, nessuno di loro immagina come le cose stiano davvero... perché una simile verità è sempre un boccone troppo amaro da inghiottire. 
E la verità è che, mia adorata, l'umanità è finalmente prossima al conseguimento dell'irrazionale obiettivo che, sin dagli albori della civilizzazione, sembra essersi inconsciamente prefissa: l'autoestinzione.
Le pochissime, sfortunate persone, a cui la sorte ha voluto affidare le redini del potere politico ed economico in questo preciso momento storico non hanno ritenuto necessario rivelare alle masse quanto sia effettivamente tragica la situazione, preferendo diffondere delle ridicole chiacchiere su un'improbabile ammissione di Atlantide nelle Nazioni Unite... 
Del resto, perché mai i governanti dovrebbero contravvenire alla consuetudine della storia? 
Perché mai essi dovrebbero tentare di raggiungere una soluzione ideale, adatta alle necessità dei molti, rivelando ai governati la cruda ma necessaria verità, quando è possibile  divulgare una pietosa menzogna, preservando così gli interessi di quei pochi potenti? 
D'altronde, mia cara Pamela, è davvero possibile biasimarli? 
Puoi immaginare quali drastici cambiamenti dovrebbe subire lo stile di vita di ogni singolo individuo dei paesi industrializzati, se la notizia che tale stile di vita, agiato quanto spregiudicato, ha avuto e sta tutt'ora avendo gravi ripercussioni su gran parte della vita marina, a livello planetario?
Si, sono sicuro che riesci ad immaginarlo benissimo,  Pamela, come sono certo che il tuo prodigioso intelletto può facilmente intuire quali ripercussioni un simile mutamento avrebbe non solo sulla quotidianità di ogni unità familiare, ma sull'intera struttura del sistema economico mondiale.
E sono più che sicuro che tu puoi perfettamente comprendere che, fintanto che il benessere di una singola specie verrà posto al di sopra di quello del pianeta, nulla potrà mai cambiare... almeno, nessun cambiamento realmente positivo vedrà mai la luce.
Non vi è dubbio che, quando la situazione si sarà stabilizzata e la vita di tutti i giorni avrà ritrovato un equilibrio, per quanto precario, delle indagini verranno effettuate, in modo da comprendere come questa drammatica situazione abbia avuto inizio. 
Pur ammettendo che esista una minima probabilità che i droni, responsabili dell'infezione informatica su scala nazionale, vengano individuati ed analizzati, vi sarà qualcuna in grado di intuire la piena estensione del danno causato? 
Proviamo ad immaginare, per un improbabile e surreale istante, che questo accada: lui o lei avrà, a questo punto delle sue investigazioni, scoperto che i droidi avevano un duplice scopo: innanzitutto, i nostri utili, piccoli invertebrati meccanici dovevano penetrare nella rete informatica di un sorvegliatissimo computer, appartenente alla polizia di Jump City.  
Una volta aperto il collegamento con ciascuna delle numerose postazioni telematiche, situate nei vari penitenziari degli Stati Uniti, la loro funzione è stata effettivamente quella di riprodurre e poi prelevare ogni singolo dato mai raccolto non soltanto sulle abilità  dei distruttivi superdelinquenti, ma anche e sopratutto tutte le informazioni sulle più famigerate associazioni criminali del paese.
In seguito, il nostro detective, talentuoso quanto fortunato, potrebbe perfino scoprire che i centopiedi dovevano assolvere ad un gravoso compito: dare inizio alla più catastrofica evasione di massa a cui il mondo abbia mai testimoniato. 
Ciò difficilmente potrà avvenire, considerato che il secondo virus aveva la funzione di distruggere completamente ciascuno dei sistemi telematici in cui si sia trovato a passare... in questo modo, cancellando ogni traccia tanto del proprio passaggio quanto di quello del primo virus... ossia, il virus che non solo ci ha donato una così cospicua quantità di preziosi dati, ma ci ha inoltre conferito un accesso, tanto discreto quanto illimitato, a tutti i sistemi di videosorveglianza, pubblica e privata, degli Stati Uniti... regalandoci questa suggestiva e variegata visione, mia cara. 
Di sicuro, quando il paese sarà travolto da un'ondata criminale senza precedenti, sia le forze dell'ordine che i signori della malavita avranno molti enigmi che li assilleranno; sarà infatti inevitabile, quando l'equilibrio della malavita, per sua stessa natura precario, verrà sovvertito da ladruncoli e delinquenti di infimo livello che, avendo d'un tratto facile accesso ad armi ed attrezzature all'avanguardia, tenteranno di ritagliarsi una propria nicchia di autorità... a discapito, per l'appunto, dell'equilibrio in precedenza  consolidato. 
A quel punto, in un modo o nell'altro, essi giungeranno ad Ishmael Gregor, nostro illustre mecenate, vale a dire uno dei più ricchi ed influenti uomini d'affari della Costa Est degli USA... nonché tra i più sanguinari capi della malavita organizzata, temuto a livello mondiale, perfino tra i suoi pari.
Ma quanti riusciranno ad intuire perché una persona, folle o savia che sia, debba stringere un accordo con un individuo spregevole qual è Gregor? 
In fondo, come tu giustamente hai affermato poc'anzi, egli incarna alla perfezione l'appellativo di 'mostro'... anzi, volendo essere onesti fino in fondo, se qualcuno conoscesse il vero Ishmael Gregor saprebbe che tale definizione equivale ad un autentico eufemismo. 
Tuttavia, il fatto che egli sia ben lontano da essere affidabile non implica che non possa risultare utile ai nostri scopi.
Nessuno può saperlo, ma quell'arrogante miserabile è l'unico, a questo mondo, che può fornirci la chiave per un potere immenso... o meglio, Gregor è l'unico essere tanto avido, malvagio e pazzo da consegnarmi tale prezioso oggetto in cambio della misera promessa di un guadagno economico.
Puoi crederci, mia adorata? Barattare la via d'accesso per l'autentico potere eterno con dell'insignificante denaro dei mortali! 
Ah! Ishmael Gregor, se solo tu potessi capire quanto vasta è la tua stupidità!  
Ma, al di sopra di ogni altro quesito, potrà qualcuno intuire perché, tra tutte le infinite combinazioni possibili di ora, giorno, mese ed anno, gli eventi hanno iniziato a susseguirsi nella data esatta in cui le Nazioni Unite e il Regno di Atlantide avevano fissato la data per la loro prima riunione?
E, pur ammettendo che a questo mondo esista un intelletto in grado di individuare tutti i tasselli, unendoli nel modo corretto e dando vita al mosaico nella sua interezza, superando la fitta rete di inganni, false piste ed insidie che questa complicata e d ardua indagine riserverà... 'lui', 'lei', o persino 'loro', troveranno ad attenderli al varco la domanda fondamentale, il supremo interrogativo, l'enigma primigenio... 'perché?':
Perché dare origine ad un'evasione su così vasta scala, esponendo milioni di persone ad un pericolo mortale?
Perché allearmi con Ishmael Gregor? Perché offrire il mio aiuto e la mia conoscenza ad un turpe e volgare malavitoso, temuto e disprezzato anche tra i suoi pari, a causa della sua natura sadica, doppiogiochista e crudele?
Perché arrivare a tanto, solo per rovinare -o perlomeno, posticipare-  il tanto pubblicizzato incontro tra Atlantide e l'ONU, costringendo ambedue le parti a rinviare, fino ad un futuro imprecisato, una serie di trattative la cui importanza va ben oltre la credenza, diffusa quanto erronea, che il Regno Sommerso desideri entrare a far parte delle Nazioni Unite?
Perché, potendo scegliere fra innumerevoli squadre di supereroi che vegliano su questo pianeta, ben più celebri e potenti, scegliere i Teen Titans per dare inizio a tutto?
Ma, sopra ogni altra possibile domanda, perché tutto questo? 
Molti se lo chiederanno, non vi è dubbio alcuno al riguardo... ma entrambi sappiamo perfettamente che nessuno potrà mai trovare la risposta.
Nell'ingenuità ed arroganza che li contraddistingue, gli esseri umani non immaginano, né sono interessati a farlo, che la felicità ed il benessere a cui la loro specie disperatamente si aggrappa sono in realtà originati dalla sofferenza di individui come noi, a cui ogni speranza per il futuro è stata strappata, lasciando solo una voragine senza fondo di disperazione ed angoscia.
Non hanno dimostrato alcuna pietà nei nostri confronti, poiché noi non apparteniamo alla loro stirpe; ci hanno visti come bizzarrie della natura, interessanti soggetti di ricerca, definendoci 'mostri' e trattandoci alla stregua di cavie infette... 
E, come se ciò non fosse abbastanza grave di per sé, lo hanno fatto senza alcuna esitazione, senza traccia di rimorso o pietà nei loro gesti, apponendo la motivazione che non vi è crudeltà nel ferire esseri come noi, se ciò viene fatto nel nome del progresso."
D'un tratto, l'Alchemico interruppe la sua appassionata diatriba, poiché alle sue orecchie giunse il suono, lieve ma inconfondibile, di singhiozzi soffocati.
Pur sforzandosi di conservare un atteggiamento distaccato ed impassibile, la donna dalla pelle verde aveva raggiunto la sua soglia di sopportazione, mentre le parole di Kelden, sferzanti quanto feroci, facevano breccia nel suo animo tormentato; mentre il suo bellissimo volto si abbassava, pervaso da un dolore immenso, silenziose lacrime iniziavano a rigarne le guance, ricadendo una dopo l'altra sulle minute mani, strette convulsamente in grembo.
A quella pietosa vista, l'Alchemico capì di essersi spinto troppo oltre. 
Tornando sui suoi passi, egli si portò nuovamente all'ombra del salice e, dopo essersi inginocchiato, afferrò con gentilezza entrambe quelle mani, tanto più esili delle sue, per poi alzarle e, con infinita delicatezza, baciarne i dorsi. 
A quel gentile contatto, le palpebre di Pamela Lilian Isley si aprirono, consentendo alle sue pupille smeraldine, velate da lacrime ancora non versate, di sollevarsi ed incrociarne altre, bianche come avorio. 
Due perfette labbra femminili si dischiusero, ma nessun suono venne emesso, come se il violento miscuglio di emozioni avesse assunto una forma fisica nella gola della donna, rendendole impossibile qualunque possibile risposta.
Senza voltarsi né smettere di fissare quei bellissimi occhi verdi, ora lucidi e ricolmi di lacrime, l'Alchemico alzò la mano destra, facendo schioccare le dita; a quel semplice suono, le terribili immagini di violenza e guerra, proiettate intorno a loro dal sofisticato congegno fluttuante, svanirono completamente, lasciando posto al rigoglioso paesaggio baciato dalla calda luce del Sole. 
Contemporaneamente, le parole di sgomento e preoccupazione, con cui centinaia di attoniti telecronisti tentavano di fornire a milioni di telespettatori un'idea approssimativa della  criticità della situazione in cui gli Stati Uniti erano piombati si spensero, assieme ai terribili e cruenti suoni delle battaglie ed alle urla dei civili terrorizzati.  
Tutto quel che rimase furono due figure, inginocchiate l'una dinanzi all'altra all'ombra di un salice, intente ad osservarsi con un'intensità che nessuna parola avrebbe mai potuto descrivere, mentre una leggera brezza scuoteva le lunghe fronde attorno a loro; iridi bianche come avorio fissavano iridi verdi come foglie estive, senza mai allontanarsi l'una dall'altra, in un discorso silenzioso, eppure ricolmo di significati profondi.
Interminabili secondi trascorsero, senza che un singolo sussurro potesse essere percepito, neppure dalla rigogliosa foresta circostante: non un alito di vento soffiò, non un verso di animale si levò, né altro disturbo osò interrompere quel muto dialogo.
"Perdonami, mia adorata." mormorò d'un tratto l'Alchemico, rompendo infine il suo silenzio.
La donna vestita di foglie e petali non sussultò, né parve minimamente sorpresa da quell'interruzione, continuando a contemplare assorta il volto della persona a cui, in ogni modo concepibile, essa doveva la vita.
Pamela non potè fare a meno di sentirsi rapita da quello sguardo... da quegli occhi, tanto strani e, ciononostante, tanto meravigliosi...
Uno ad uno, il ricordo dei momenti trascorsi insieme a quella persona riaffiorarono nella mente di Pamela:
l'istante in cui egli, emergendo dalle ombre della prigionia, le aveva inaspettatamente offerto la mano e, con questa, il suo aiuto incondizionato;
il momento indimenticabile in cui, come un impavido eroe della mitologia greca, egli l'aveva presa e sottratta all'inferno che la sua esistenza era divenuta;
l'attimo in cui Kelden, dopo continue ed insistenti richieste della stessa Pamela, aveva infine acconsentito a svelare la sua vea identità... 
Suo malgrado, la donna si scoprì ancora una volta a ricordare la sensazione di gelido orrore provata oltre un anno addietro, quando per la prima volta l'uomo che ora le stava tenendo le mani ed asciugando le lacrime aveva scelto di concederle la sua piena fiducia, arrivando a rimuovere, per la prima volta in assoluto alla presenza di lei, la sua maschera... solo per rivelare che, sotto quello stranissimo oggetto dalla forma e dal disegno incomprensibili, non si celava affatto il viso di un uomo.
Pamela ricordava come la parte razionale del suo cervello le avesse suggerito, alla vista di quelle inquietanti iridi, di voltarsi e scappare, senza perdere un istante... di come coraggio e sicurezza sembrassero averla abbandonata, non appena la sua ragione ebbe registrato appieno i tratti facciali che sotto quella protezione di metallo, per molte settimane, le erano stati celati... 
Quell'essere, i cui modi e parole avevano originato in lei, fin dal primissimo incontro, l'illusione di interloquire con un essere umano incredibilmente erudito e raffinato, era in realtà una creatura di cui Poison Ivy, la celebre e temuta ecoterrorista di Gotham, acerrima ed implacabile nemica del Bat-Clan e Signora della Natura, non aveva mai visto eguali... e di cui, senza dubbio, l'umanità non aveva memoria alcuna.
Mai come in quell'attimo, Pamela Isley aveva compreso cosa fosse il vero terrore: neppure alla minacciosa presenza del Cavaliere Oscuro ella si era sentita tanto debole ed indifesa.
Quando il traumatico effetto paralizzante della paura ebbe termine, la potentissima metaumana era stata pronta a lanciarsi fuori dalla stanza, urlando a pieni polmoni, come una bambina dinanzi ad uno spauracchio.... ma ciò non era avvenuto.
Qualcosa nel suo animo le disse di non cedere al timore, di resistere ed ascoltare; che si trattasse di curiosità,di emozioni, o forse solo la gratitudine che la vincolava a quell'essere, Pamela non lo sapeva e, in tutta onestà, nemmeno le importava.
Pur essendo infatti una brillante scienziata, abituata quindi a scegliere sempre la linea d'azione più logica, Pamela Lilian Isley era sempre stata una donna fedele ai propri principi, disposta a lottare per ciò in cui credeva, come potevano dimostrare la sua 'carriera' di ecoterrorista e le sue innumerevoli crociate per far risorgere la vita vegetale nella tenebrosa Gotham; quale che fosse la sua vera natura, quell'essere l'aveva salvata da una fine a dir poco mostruosa, sottraendola alla raccapricciante sorte che le era stata riservata. 
Ed in fondo, dopo una rapida ma attenta riflessione, Pamela si accorse che il fatto che il suo salvatore non appartenesse alla specie Homo Sapiens, mai come allora, deponeva in suo favore... perché era proprio dal genere umano che egli aveva dovuto trarla in salvo.
'Crudeltà?! Credi che ciò che stiamo facendo qui sia crudele?! Quali sciocchezze mi tocca sentire! Dato che un tempo eri una ricercatrice, dovresti sapere bene che, nel nome del progresso, la sperimentazione su esemplari di una specie inferiore è non solo giustificabile, ma necessaria... anche se ciò dovesse comportare il sacrificio del suddetto esemplare. 
Tu piuttosto, dovresti sentirti orgogliosa: il dolore che hai provato e che stai provando ora non sarà stato patito invano, ma per un fine superiore: il futuro dell'umanità...  '
Il ricordo di quelle parole, pronunciate con tanta sicurezza, convinzione ed arroganza, si fecero prepotentemente strada nella sua mente, provocandole violente sensazioni di angoscia, disgusto ed odio, identiche a quando uno dei suoi aguzzini le aveva pronunciate, forse per consolarla, forse per lavarsi la coscienza, forse per convincerla a rassegnarsi al suo destino... 
 
Giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, Pamela era stata costretta ad assistere al raccapricciante spettacolo del decadimento del suo stesso corpo; sola, intrappolata, senza alcuna possibilità di ribellione, destinata a soccombere progressivamente alle torture che le venivano inflitte, consumandosi ed appassendo come un fiore a cui prima sia stato reciso il gambo, poi siano state sottratte la fresca acqua e la calda luce del Sole. 
E poi, quando ogni speranza si era da tempo spenta nel cuore della sventurata Pamela Isley, lasciando spazio solo all'impotenza, alla rassegnazione ed al desiderio di morire, Lui era arrivato, strappandola alle tenebre.
Probabilmente era stato questo, più di ogni altra cosa, che l'aveva spinta a fidarsi di lui, contravvenendo a tutto ciò che la sua razionalità le suggeriva di fare, scegliendo invece di sedersi ed ascoltare, fino in fondo, ciò che il suo salvatore aveva da dirle.
E quando il lunghissimo, sconvolgente racconto dell'Alchemico fu concluso, Pamela Isley seppe di aver compiuto la scelta migliore della sua intera vita. 
Ore trascorsero, in cui 'Kelden' le narrò l'inquietante storia della sua vita: 
creata dall''imprevedibile quanto provvidenziale intervento di una terribile oscurità, antica più dell'umanità stessa;
rafforzatasi col gelido odio di chi ha subito il più vile ed imperdonabile dei tradimenti;
accresciuta dall'angoscia della solitudine, a seguito di una crudele ed incolmabile perdita;
liberata dalla furiosa violenza di una sangunaria battaglia fratricida...
Queste erano le origini della creatura dalle pupille bianche.
Pamela aveva prestato all'intero racconto la sua più totale attenzione, in un silenzio segnato inizialemnte dal rispetto e dalla curiosità, poi dal dubbio e, verso la fine, dall'angoscia.  
Quando il narratore ebbe terminato di svelare i suoi più profondi segreti, neppure il terrore che quel viso le aveva suscitato potè impedire alla dottoressa Isley di accostarsi a lui e, con il viso ancora umido di lacrime, cingere quello sventurato essere in un abbraccio che, senza dubbio, aveva la funzione di offrire conforto più a Pamela stessa che a Kelden. 
Dopo quella fatidica conversazione  molti giorni si erano susseguiti, giorni in cui egli le rilevò progressivamente non solo il suo complicato piano  nei minimi dettagli, descrivendole esattamente il ruolo che ella avrebbe avuto nella sua realizzazione, ma svelando alla donna segreti antichi ed inimmaginabili sulla vera natura dei suoi poteri sulla vita vegetale, del suo legame con gli organismi fotosintetici e, sopratutto, della vita sul pianeta Terra.
Mesi trascorsero, accompagnati dai progressi, lenti ma innegabili, che la preparazione a  tale ambizioso, machiavellico progetto richiedeva, prima di essere portato a termine con successo.
Ma  fu sufficiente un solo istante, un solo fatidico istante, perché Pamela Isley capisse che il proprio cuore oramai non le apparteneva più: quello in cui la strana maschera di metallo bicromatica venne rimossa, rivelando due stranissimi, inquietanti, meravigliosi occhi dalle iridi bianche e la sclera grigia.
Tutto ciò che da quel fatale attimo aveva avuto importanza era che, con quella significativa azione, l'Alchemico aveva voluto comunicarle un importante messaggio: permettendole di conoscere il suo reale aspetto, egli le affidava un segreto ben più prezioso di un' identità; in lei, egli desiderava riporre tutta la sua fiducia, i suoi sogni e le sue speranze per l'avvenire... un avvenire radioso, che Kelden decideva di condividere con lei, e lei sola. 
E Pamela aveva fatto la sua scelta: gettandosi alle spalle, senza alcuna esitazione o rimpianto, la sua precedente esistenza come criminale, la Signora della Natura desiderava consacrare ciò che rimaneva della sua vita alla realizzazione di quell'utopica visione.
Nel suo cuore, un tempo votato all'inganno ed alla sleltà, non albergava alcuna intenzione di tradire o deludere chi in lei aveva riposto simili, straordinarie aspettative.
 
"Perdonarti?" chiese con un filo di voce la bellissima donna dalla pelle verde, mentre la sua attenzione tornava al presente e le sue labbra si increspavano in un debole sorriso.
Liberando con gentilezza la mano destra, Pamela Isley si asciugò, con gesto tremante, le lacrime dalle guance. 
Un osservatore estraneo avrebbe potuto facilmente essere tratto in inganno dalle movenze della ex ecoterrorista, così come dai tremiti e dai singhiozzi che occasionalmente scuotevano la sua esile figura, arrivando ad attribuirle un carattere debole e fragile. 
Tuttavia, questo si sarebbe rivelato un colossale errore di valutazione; in quelle stupende pupille verdi vi era infatti acceso un fuoco, un bagliore, una determinazione del tutto nuova, assente qualche secondo prima.
A quel mutamento improvviso, Kelden non poté che trarre interiormente un sospiro di sollievo.
Anche se quella donna era ben lungi dall'essere una creatura debole e fragile, il tipo di dolore che le era stato inflitto andava oltre la semplice sofferenza fisica; pur non riuscendo a rovinarne la straordinaria bellezza in maniera permanente, la malvagità umana aveva lasciato una cicatrice ben più terribile di quelle che, giorno dopo giorno, stavano abbandonando la pelle color germoglio... 
Ciò che Pamela Isley aveva sperimentato, in un modo al di là della comprensione di qualunque donna, era la definizione stessa di agonia; come un predatore strappa alla sua vittima brandelli di carne per nutrirsene, così degli individui insensibili  e meschini erano giunti a strapparle una parte della sua anima, lasciando non una semplice cicatrice, ma un vero e proprio squarcio nella psiche della ex dottoressa, talmente profondo da deturpare, in maniera forse irreparabile, la sua esistenza. 
Eppure, per quanto la sofferenza l'avesse in molti modi spezzata dentro, Pamela non si era mai veramente piegata, non si era mai completamente arresa; vi erano degli istanti, giorno dopo giorno sempre più frequenti, in cu l'indole ribelle ed indomabile della donna  tornava ad affacciarsi, rivelando che, sotto le ceneri della disperazione, il fuoco ardente della passione e della vendetta ancora splendeva... che nonostante tutto quel che la sventurata donna aveva vissuto, lei era e rimaneva Poison Ivy, la potente Signora della Natura. 
"E per cosa dovrei perdonarti?" disse Pamela, stavolta con con tono fermo e deciso. 
"Per aver detto apertamente come stanno le cose? Per avermi ricordato quale sia la vera faccia della società umana? 
Non occorrono le tue parole per rammentarmelo, credimi: anche prima di incontrarti, io ero perfettamente consapevole dell'egoismo e dell'arroganza con cui l'uomo ama trattare ogni creatura che, ai suo occhi, appaia inferiore... della sua ipocrisia infinita, quando afferma di voler scoprire se, su questo o altri mondi, vi sono esseri a lui pari o perfino superiori, affermando di voler da questi apprendere per migliorarsi, ponendo le basi per un futuro migliore... covando nel frattempo il desiderio di sottomettere, o perfino annientare tali esseri, nel caso questi ultimi dovessero mettere in evidenza la sua pochezza.
La caratteristica distintiva dell'Homo Sapiens non è infatti la capacità di raziocinio, bensì la suo innato desiderio di porsi al di sopra di qualunque altra forma di vita... se tale assioma dovesse mai essere smentito, anche il diritto dell'umanità di dispensare leggi e comandare il creato verrebbe messo in discussione, e questa è la loro più grande paura."
Asciugandosi ancora, per l'ultima volta, le larime dagli occhi, Pamela tornò ad allungare la mano, ponendola sulla guancia del suo salvatore, in un movimento che esprimeva gentilezza ed affetto, ma nessuna delle incertezze e delle paure di poco prima.
"No, amore mio" sussurrò con infinita dolcezza la dottoressa Isley "non sei  tu quello che deve offrire le sue scuse; sono gli esseri umani che devono rispondere dei loro crimini, lo sappiamo entrambi questo." e detto ciò, ella appoggiò il capo sul petto del suo amato, immergendosi nella sensazione di sicurezza che tale azione le procurava.
Egli lasciò trascorrere qualche minuto, consentendo alla donna di dare sfogo al suo dolore, limitandosi a tenerle la mano sinistra e, di tanto in tanto, carezzarle i lunghi capelli. 
"Il nostro passato ci perseguita ancora, e continuerà a farlo...  finchè noi continueremo a permetterglielo." disse Kelden, con tono rassicurante, carezzandole col pollice il polso sinistro, laddove la pelle era stata marchiata.
"Non posso cancellare ciò che è successo, mia adorata Pamela,  ma una cosa io posso prometterti: il giorno in cui la verità verra finalmente alla luce è sempre più vicino!"
Di scatto, egli lasciò andare la mano della donna, per poi cingerle i fianchi col braccio destro e, tornando ad alzarsi, sollevarla senza apparente sforzo, stringendola a sé con forza e delicatezza.  
Un'altro schiocco di dita risuonò, ordinando al prisma fluttuante di riprendere le sue funzioni. Dopo pochi secondi ciascuna delle numerose facce tornò ad emettere un raggio di luce, alla cui sommità nuovamente apparvero degli schermi rettangolari, dove immagini di violenza, del tutto simili a quelle poco prima dissoltesi, fecero presto la loro apparizione.  
"Ormai gli ingranaggi hanno cominciato a muoversi; è troppo tardi per fermare il corso degli eventi e, anche se questa fosse un'opzione per me, non vorrei mai farlo... poiché sappiamo entrambi perfettamente che tutti gli uomini meritano il castigo che insieme infliggeremo loro.
In quel cruciale, glorioso istante, quando la razza umana sarà stata piegata.... quando il più antico e puro dei poteri si manifesterà ai loro occhi nella sua vera essenza... quando ogni uomo, donna e bambino avrà appreso che cosa sia la totale miseria, il vero terrore, la sofferenza più pura... allora, e solo allora, tutti loro pagheranno... 
Tu ed io, mia amata Pamela, otterremo la nostra tanto agognata vendetta su tutti coloro che ci hanno ferito...
L'umanità intera pagherà per ciò che ci è stato fatto!!!" 
Senza allentare la stretta attorno alla cintola della bellissima donna, Kelden l'Alchemico tornò a fissare i numerosi ologrammi, occasionalmente soffermando le sue sinistre pupille su tutti coloro che, senza averne il minimo sentore, erano non solo parte integrante del suo contorto schema, ma destinati ad assisterlo nel conseguimento del suo obiettivo finale, volenti o nolenti.
"Così io ti ho giurato, mia amata, e così sarà." concluse l'Alchemico, ponendo nel suo tono una nota di finalità decisiva, dietro cui era possibile avvertire l'immensa forza di una volontà adamantina.
Appena queste terribili parole furono pronunciate, Pamela ebbe ulteriore conferma, nel suo cuore e nella sua mente, che la sua scelta di restare al fianco di Kelden era stata giusta; quelle che l'Alchemico proferì non furono semplici chiacchiere, sciocche spacconate o vuote minacce, lanciate al vento da uno dei tanti insignificanti criminali da lei conosciuti, mentre  tentavano di convincere sé stessi e chi gli li circondava della validità dei loro mezzi e convinzioni.
No, ciò che risuonò in quella lussureggiante, anomala foresta era una promessa, un giuramento, un'autentica profezia, destinata a trovare presto compimento. 
Mentre le spaventose immagini e gli strazianti rumori della distruzione si susseguivano ancora una volta, proiettate a mezz'aria da uno strano ed avveniristico congegno fluttuante, la meravigliosa donna dalla pelle color germoglio tornò a sollevare il capo,  consentendo ai suoi occhi di incrociare, ancora una volta, le bianche iridi dell'Alchemico. 
In quel contatto, entrambi sentirono che le rispettive anime, gravate da fardelli pesanti oltre ogni immaginazione, potevano trovare sollievo.  
Senza più dire nulla, essi lasciarono che le azioni esprimessero i loro sentimenti; mentre Kelden abbassava il proprio viso all'altezza di quello della donna, Pamela si alzò sulle punte dei piedi, allungando nel contempo le braccia attorno al collo di lui. 
Senza alcun indugio le loro labbra si toccarono, unendosi in un bacio che mise in contatto non soltanto i loro corpi, ma le loro stesse anime. 
E mentre quelle tormentate creature, che nella vendetta avevano trovato una ragione di esistenza, esprimevano in tal modo il loro reciproco affetto, intorno a loro le scene dell'ennesima lotta, generata tanto dalle macchinazioni di Kelden quanto dalla scelleratezza umana, venivano ininterrottamente proiettate.
In quei meravigliosi attimi, in cui il loro amore si manifestava alla presenza del dolore e della paura di centinaia di milioni di esseri umani, essi sentirono di essere davvero felici.
 
 
NdA 2
So che è una richiesta insolita, ma... mi occorre il vostro aiuto per proseguire nella storia.
Precisando che SO come voglio che l a trama proceda, vorrei chiedervi di dirmi, tramite recensioni e/o messaggi, di indicarmi quale capitolo vorreste vedere pubblicato per primo tra i seguenti:
1) quello che narrerà le avventure di Robin  e Cyborg a Toll Road;
2)quello in cui vedremo Starfire e Raven alle prese con l'evacuazione di Jump City e, ovviamente, i pericoli che ciò comporterà;
3) quello dove si scopriranno quali erano le missioni affidate da Kelden ai due assassini mascherati, ossia KGBeast e Cheshire.
Questo mi faciliterebbe non poco le cose, accelerandone la pubblicazione di molto.
A voi la scelta. 
Arrivederci a presto ( spero...)!
   
 
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