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Autore: mikybiky    19/12/2007    5 recensioni
Perfetto. Il controllore ci ha buttati giù dal pullman, perché siamo sprovvisti di biglietto.
Meraviglioso.
E ora cosa faccio?
Non so dove sono, non ho idea di come cavolo farò a tornare a casa, ho pochi soldi con me e per di più sono qui con un austriaco che sa giusto spiccicare tre parole di italiano!

Cosa fareste voi se vi trovaste bloccati in una città ignota con un ragazzo che parla solo il tedesco??
Le cose che succcedono nella fic sono un po' improbabili, ma è un'opera di fantasia.
Genere: Generale, Commedia, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una giornata di peripezie'
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3. A pranzo con Stefan… si salvi chi può!


La prima cosa che vedo quando apro gli occhi è Stefan. Non è un bel risveglio.
Quando riprendo la cognizione dei cinque sensi, mi accorgo di essere distesa per terra… con Stefan completamente disteso sopra di me.
Che diamine è successo??
Pian piano, si rialza, e io lo ricopio. Un mucchio di gente ci sta attorniando.
L’ultima cosa che ricordo è lo scippo… che io volevo fermare!
Non so per quale assurdo motivo, ma Stefan mi è saltato addosso e mi ha buttata a terra. Di sicuro quel furfante è scappato con la borsetta della signora! Spero che l’austriaco abbia una scusa convincente da espormi (e il che lo trovo abbastanza difficile, visto che sa esprimersi solo in amazzone, a parte qualche insulto in cirillico) altrimenti giuro che questa volta è veramente finito. Non avrà neanche il tempo di scoprire che siamo a Mozzanica (come se sapesse dov’è - in realtà non lo so neanche io).
La gente ci guarda stupita, e ciò mi innervosisce fuor di misura. Cioè, anche io guarderei male un ragazzo che si è appena scaraventato su una ragazza per nessun motivo, buttandola a terra; infatti quello che mi innervosisce di più, è che Stefan mi abbia buttata a terra!
Okay. Riprendi la calma. Sforzati a fingere di credere che Stefan abbia avuto una buona causa. Magari ce l’ha. Anche se non è possibile, visto che lui è Stefan.
Mi ricompongo dignitosamente. La maglia che indosso è nuova, quindi spero per Stefan che non mi si sia sgualcita.
Ahia, che cos’ho al piede?
O.O (faccina, n.d.a.)
Mi è partita una scarpa!!
Odio Stefan, lo odio con tutto il mio cuore.
Gli conviene esibirmi all’istante la sua convincente giustificazione, o lo devasto.
Vedendo che stiamo bene, la gente, mano a mano, si dirada; rimane giusto qualche curioso a cui piace saperla lunga.
Non ho ancora rivolto la parola a Stefan, ma in compenso ho ritrovato la mia adorata scarpa (che ho già provveduto a rimettermela). Nessuno può toccare le mie Etnies. E se non la ritrovavo, maciullavo le Converse di Stefan. Immagino che ci tenga, no?
Alla fine, lui ha la compiacenza di articolare quelle tre parole di cirillico che conosce oltre ad “imbecille, idiota, incompetente” e via dicendo.
- Stai bene? -
- Sto bene? - dico, con sarcasmo. - Potrei stare bene secondo te? Ho rischiato di gualcirmi la maglia, ho perso una scarpa, ho (mi correggo, hai) permesso che un deficiente rubasse la borsa di una signora e tu mi vieni e chiedere se sto bene? -
Riprendo fiato.
Sto per dirgliene altre, ma mi blocco: ha un’aria sconvolta.
- Ehm… Stefan, stai bene? -
- Sto bene? - stavolta è lui che mi vorrebbe rinfacciare un po’ di cose, ma la sua poca conoscenza dell’italiano non glielo consente.
Per una volta mi sento in colpa.
E va bene, lo ammetto: so che mi sono quasi fatta tirare sotto da una macchina, ma sono troppo orgogliosa per riconoscerlo.
Odio, e dico odio confessarlo, ma se non fosse stato per Stefan (si, quello Stefan) credo che sarei stata investita.
Forse dovrei chiedergli grazie…
Eh?? Ma che dico? No, no, no! Non se ne parla neanche. In fondo è colpa sua se sono uscita così di fretta dal negozio. Se lui non fosse sparito all’improvviso, non sarebbe successo quello che è successo. Le mie scarpe non sarebbero state messe a rischio. Non avrei corso il pericolo di rompermi la maglia. E quel delinquente avrebbe comunque rubato la borsa alla signora, ma almeno io non me ne sarei accorta.
Sospiro.
Stefan ha ancora un’espressione poco ordinata sul viso, e si sta massaggiando il braccio. Eh, colpa sua se si è fatto male! Faceva a meno di saltarmi addosso! Tanto la macchina sarei riuscita a evitarla comunque (… ehm…).
Riordinandomi decentemente, lo guardo con aria immodesta e gli dico:
- Andiamo -
Stefan mi guarda sconsolato, poi mi segue.
- Ora dimmi dove ti eri cacciato - il mio tono diventa mano a mano più cattivo - perché non è possibile che io debba badare a te come ad un bambino piccolo! Solo con i marmocchi hai il timore che scappino non appena ti giri! -
Sto parlando con espressione talmente fiera, che neanche guardo dove sto andando (tanto stiamo camminando sulla banchina).
Stefan mi guarda con espressione noncurante (ormai mi ignora proprio, non fa neanche la fatica di capire che non comprende niente di ciò che dico). Ma man mano la sua espressione diventa - come dire - una smorfia ironica. Della serie “se ne accorgerà”. Cretino, l’ho ben capito che non mi capisci! Non sono mica stupida, ti sto solo prendendo per i fond… Oh…
Stefan mi ha afferrata per il braccio prima che facessi un bel capitombolo nella fontana che è davanti a me. Ma tu guarda che mascalzona! Mi ha tagliato la strada!
Come se non fosse successo niente, mi stiracchio la maglia con le mani e mi volto, con espressione solenne. Ma vado a sbattere contro una persona. Ops.
- Ehm, mi scusi - dico, con l’aria di chi sa che queste cose succedono sempre (non è mica la fine del mondo).
- Guarda che io sono sempre stato qui - dice il signore che ho “investito”.
- Ah… ehm… -
In effetti, è seduto su di una panchina. Eh vabbé, cose che succedono!
Stefan ridacchia. E che ha?? Gliela faccio vedere io a lui, neanche capisce quello che stiamo dicendo! Sfaccendato.
Lo fulmino con lo sguardo, poi lo intimo a seguirmi.
Insomma, un po’ di rispetto per le ragazze!
Proseguiamo per un bel pezzo, io con aria trionfale, lui con aria afflitta (chissà perché, poi. Non sta mica morendo!). Improvvisamente mi blocco.
Lui, disattento come al solito, mi viene addosso.
Eh, ma sta un po’ attento! Ma dimmi te con che razza di sbadato dovevo trovarmi per le vie di Mozzanica.
- Che cosa c’è? - mi chiede lui, con la voce che sembra quella di un malato terminale nel suo ultimo minuto di vita.
- Ehm - mi schiarisco la voce.
- Also?? -
Mi trattengo dal tirargli una sberla. Non gli avevo forse detto di smetterla di parlarmi in tedesco?
Comunque, riprendo la calma e, con i denti digrignati, dico:
- Non so… ehm - e qui divento piccola, piccola - in realtà non so dove stiamo andando. -
- Eh? -
Se Stefan non ha capito ciò che ho detto, è giustificato (quando mai): la mia voce si è infatti ridotta ad un sussurro. Mi schiarisco la voce.
- Dovremmo andare in stazione, in teoria - dico, anche se so che parlo per me stessa - ma non so dove si trovi… sì, stavo camminando a vuoto, non chiedermelo. Per una volta può succedere anche a me, no? -
Rifletto un attimo. Devo ancora riscuotere i miei non-mi-ricordo-quanti soldi del biglietto.
- Stefan - dico, frugando nella borsa.
- Sì? -
- Aspetta un attimo…  -
Appoggio la borsa a terra e cerco meglio. Uff, che diamine, non li trovo. Rovisto nelle tasche, ma niente.
Oh no… la signora dell’edicola mi stava dicendo qualcosa prima di uscire dal negozio. Ho dimenticato lì i biglietti! Oh, fantastico!
E, ovviamente, di chi è la colpa? Di Stefan!! È sempre colpa sua, ormai è un dato di fatto.
Sono capitata a Mozzanica per colpa di Stefan; non ho impedito un furto per colpa di Stefan (anche se qualcuno avrebbe qualcosa da ridire); e ora ho anche dimenticato i biglietti nell’edicola per colpa di Stefan!
- Was hat geschenen? -
Dio, quanto lo odio quando parla in tedesco!
- Ti odio, Stefan -
- Eh?? -
- Ehm… mi è uscita così, non è nulla di grave. -
Stefan mi guarda con aria torva. Eh vabbé, mi è uscita la frase di bocca, può succedere. Soprattutto quando si ha un insopportabile austriaco al proprio fianco che non fa altro che parlare in tedesco.
- Che cosa facciamo? -
Finalmente Stefan ha sillabato una frase sensata.
- Ehm… - rispondo.
Oddio. Che cosa facciamo? Non può succedere che la sottoscritta non sappia che cosa fare. Riflettiamo. Andremo ovviamente in stazione.
Mi giro verso un signore che sta passando.
- Mi scusi - gli chiedo - sa dirmi come posso raggiungere l’autostazione dei pullman? -
L’uomo mi guarda storto. E che ho detto adesso??
- A piedi? - mi domanda.
- Bé, sì -
Senza darmi alcuna risposta, si mette a ridere e poi se ne va. Che gentile!
Mi rivolgo a Stefan, chi mi sta guardando in attesa di una risposta.
- Andiamo al bar - gli butto lì.
- Al bar? - non è convinto.
- Sì - dico. - Non ho mangiato e ho fame. Ormai sono quasi le due. Ci sarà uno Spizzico o un McDonald’s qui da qualche parte, no? -


Dieci minuti dopo siamo seduti ad un comodo tavolo di un caldo McDonald’s. Io sto assaporando un tenero hamburger, rifocillandomi allo stesso tempo di patatine fritte e ketchup.
Stefan mi guarda come se stessi annegano i miei problemi nell’alcool. Che diamine ha?? Per me ha qualche disturbo mentale. Ma anche Camilla avrà contribuito.
Improvvisamente, mi viene da pensare a lei: una volta eravamo amiche. Non amiche inseparabili, ma ci sopportavamo. Non chiedetemelo, in fondo non è vero che non ci siamo mai sopportate. Solo che dopo un po’ lei ha iniziato ha diventare altezzosa e maliziosa fuor di misura. Non abbiamo mai litigato, però, essendo insopportabile, io ho cominciato a ribattere a ciò che diceva.
La cosa che mi fa più rabbia è che Camilla ha sempre avuto vinta ogni “causa” nata fra me e lei. In un anno e mezzo io non l’ho mai avuta vinta. E questa è la cosa che mi fa più rabbia. O per lo meno, io sono una ragazza veramente orgogliosa e non averla mai avuta vinta di certo non mi procura piacere.
Oddio, ma io perché sto facendo questo pensieri profondi?? No, no, è Stefan che mi fa brutti effetti.
Ad un certo punto mi viene una curiosità.
- Stefan - dico.
- Sì? -
- È simpatica Camilla? -
- Sì - lui è sempre troppo esauriente nelle risposte. Sprecato.
Per tutta risposta, sul mio volto si disegna una smorfia.
- Cosa ti ha spinto ha soggiornare da lei? -
- Eh? -
- Non fa niente. - Tentare di intraprendere una discussione seria con lui è impossibile. Dio, come farò a stare un pomeriggio intero con una persona che per capire mi costringe ha parlare a monosillabi?
- Credo… - Stefan si blocca. Dall’evidente sforzo che trapela dalla sua faccia (ovvero guardare il soffitto gustando un’insalata), è chiaro che sta tentando di formulare una frase compiuta (e che abbia, ovviamente, altro oltre al verbo e al soggetto). - Credo tu devi… - un’altra pausa.
Nel frattempo sbadiglio, mi prendo un cappuccino con brioche, schiaccio un pisolino, guardo la tivù, faccio merenda, ceno, studio…
- Credo tu devi essere… più aperta - oh, ce l’ha fatta!
Ora devo solo tradurre: credo che tu dovresti essere più aperta. Della serie, facciamole vedere che sono capace anche io di parlare l’italiano? La sua frase ha senso ma non si colloca in nessuna sequenza sensata del discorso. Adesso faccio la saputella.
- Stefan - dico infine - cosa ne sai tu di come sono io se da quando ci conosciamo (ovvero qualche ora) non hai fatto altro che costringermi a dire due parole in croce? Visto che non hai capito niente di quello che ho detto, te lo riassumo in due parole: stai zitto. -
Stefan mi guarda come se dovessi morire.
Bé, che non creda che io lo lasci iniziare una conversazione con me.
- Bene. Ora sbrigati a mangiare che ho voglia di tornare a casa. -






Also: allora, quindi.
Was hat geschehen?: cos’è successo?

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Ed ecco a voi il terzo capitolo! Spero vi piaccia. La storia non si è ancora del tutto sviluppata, ma dal prossimo capitolo cominciano le  “avventure”, ovvero cercare seriamente un modo per tornare a casa.
Voglio fare una piccola precisazione: fino a questo capitolo (ma anche nei prossimi) ho attribuito una forte dose di orgoglio e superbia ad Alice, forse tanta da risultare quasi antipatica. In realtà non ho nessuna intenzione di togliere alcunché a Stefan, né di farlo sembrare uno stolto, ma è nel carattere della protagonista essere orgoglia al tal punto da sminuire gli altri. Torno a ripetere che la provenienza di Stefan non influisce sul comportamento della ragazza, anche se può sembrare così.

Kokky: anche il terzo l'ho aggiornato alla sveltissima? ^^ Spero che sia carino anche questo capitolo... sono molto contenta che tu ti sia appassionata in modo irreversibile alla storia =D mi fa molto piacere. Eh già, Stefan, a parer mio, è il più simpatico di tutta la storia!! ;)

Jess: a detta (tua e) di Alice, sono capitati in un posto sconosciuto da Dio, ma in realtà non sono altro che a... xD se non lo sai lo scoprirai nel prossimo capitolo!! Eheh me crudele!!! Come hai visto, Alice sta bene, ed è stata salvata proprio da Stefan!

Shio: spero di non deludere le tue aspettative con i prossimi capitoli! Finché sono già pronti aggiornerò velocemente, ma finché la scuola mi impiccia purtroppo scriverò i prossimi lentamente :(

LaUrEtTa: sì, si cacciano sempre nei casini quei due! Certo, alla fine ne usciranno, o come farebbero altrimenti a tornare a casa? ^^ Per vedere come andrà a finire, dovrai aspetatre gli ultimi capitoli, che verrano fra un po' purtroppo....

ehy_Lyla: sì, sono stata veloce perchè questo capitolo era già pronto! Bé, come ho già anticipato, i primi capitoli sono più che altro introduttivi, ma dai prossimi comincerà la vera e propria storia. Grazie per continuare a dirmi che scrivo bene!
Nuu, povero Stefan!! Non è uno stupido xD semplicemente gli scoccia dover subire Alice in continuazione. Come ha i visto, Alice sta bene, ed è stato proprio Stefan a salvarla!!


  
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