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Autore: ElisaJ7B    02/06/2013    2 recensioni
[Amnesia:The Dark Descent]
Alexander e Daniel si trovano entrambi all'interno del castello, ma non sono soli.
Elisa, una ragazza del luogo, farà la sua prima apparizione.
Genere: Avventura, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Elisa non vedeva l’ora di esplorare questo grande castello, dato che ormai tutti i mostri erano diventati suoi servitori.

Ma non appena fece tre passi oltre la porta da cui era uscita, successe qualcosa di imprevedibile.

 

Qualcuno la prese da dietro, bloccandola con un braccio, mentre con l’altro le puntava un coltello alla gola.

 

Chi è quest’uomo? Cosa ci fa nel castello del barone?

Che cosa devo fare?? Sta succedendo tutto così in fretta…

 

“Pensavi che tingendo i tuoi capelli di biondo non ti avrei riconosciuto, eh, Alexander?

Ad essere sincero mi sembri anche molto più basso, ma forse è solo una mia impressione.

Sei così morbido…

Sembra quasi che tu sia…”

 

Detto ciò affondò il pugnale nel fianco di Elisa, che emise un urlo lungo e acuto.

 

“…una ragazza?”

 

Alexander udì lo strillo della nuova ospite.

Prendendo un’ascia bipenne attaccata alla parete, si diresse alla porta.

Una volta fuori, la prima cosa che vide fu Daniel a terra, con un’espressione confusa, accanto al corpo di Elisa che si contorceva per il dolore.

I suoi occhi erano pieni di rabbia, così il colpevole pensò bene di darsi alla fuga.

 

“DANIEL!! Dove stai scappando?!”

Mentre gli gridava dietro, gli lanciò l’ascia contro, senza riuscire a prenderlo.

Il ragazzo girò l’angolo e l’arma rimase conficcata nel muro.

 

Subito il barone si accasciò accanto a lei, prendendola per mano.

“Non ti preoccupare, mia cara, è tutto finito…”

 

Che dolore! Che dolore!

 

Elisa non riusciva a pensare ad altro e i suoi pensieri erano tutti ingarbugliati.

Alexander non riusciva a capire come una semplice coltellata potesse farla piangere così tanto.

 

La cosa che lasciò più sorpreso il barone fu la quantità di Vitae che sprigionava. Riusciva a percepirla perfettamente.

Senza pensarci due volte prese l’estrattore di Vitae e glielo mise in mano.

“Tieni questo, mentre ti porto in un luogo per medicarti.”

 

La prese delicatamente in braccio e la condusse all’obitorio, dove teneva tutti gli attrezzi che potevano essere usati sia per torturare che per curare.

 

“Continua a stringere quello che ti ho dato.”

 

Ripeté quando la sdraiò su un tavolo, lasciandole pensare che fosse una specie di contenitore che gli sarebbe sicuramente servito,

perciò non le sarebbe dovuto scivolare e rompersi.

L’estrattore era una grande sfera, lentamente trasformava la paura e il dolore in un liquido azzurro che si trasferiva all’interno di essa.

 

Nel breve tragitto il globo non si era riempito che di poche gocce, mentre nel momento in cui Alexander estrasse il coltello dal fianco,

il fluido azzurro cominciò ad entrare alla stessa velocità con cui il sangue usciva dalla ferita.

 

Il barone era piuttosto preoccupato.

Anche se il taglio non era molto profondo, il fluido cremisi non accennava a smettere, neppure quando ne aveva già cucita metà.

Elisa tremava e pregava che tutto questo finisse presto, sebbene non fosse totalmente sicura di salvarsi.

 

Quando l’operazione fu finita e la linea richiusa, il sangue smise di fuoriuscire, ma la ragazza non smetteva di piangere.

Alexander non sapeva esattamente cosa fare, ma dato che  non era più in pericolo di vita,

la lasciò lì e si mise a cercare Daniel, che doveva essere ancora nei paraggi.

 

Dopo circa mezzora di inutili ricerche, il barone tornò da lei, trovandola a fissare nel vuoto con gli occhi lucidi per le lacrime versate.

Era seduta in silenzio sopra il tavolo, abbracciata alla sfera che l’uomo più anziano le aveva consegnato.

Abbassando lo sguardo al globo, quest’ultimo rimase a bocca aperta per lo stupore.

Esso era quasi totalmente pieno del liquido azzurro tanto agognato.

 

Come era possibile che una piccola ragazzina come lei potesse produrre così tanta Vitae in così poco tempo?

Sembrava che lei stesse per cedere, così gliela sfilò di mano e svuotò la sfera in un contenitore lì vicino.

Prese una piccola fiala riposta in un cassetto.

 

“Bevi questo.”

“Cos’è…?”

“È laudano. Ti farà passare il dolore.”

 

Senza chiedere altre spiegazioni, lei bevve la pozione con totale fiducia.

Avrebbe potuto buttarsi da una finestra se lui glielo avesse chiesto.

 

“Allora?”

“Sto molto meglio. Grazie, barone.”

“Quando siamo soli, puoi chiamarmi Alexander.” Disse l’uomo aggiungendo un piccolo sorriso.

Elisa non lo aveva mai visto sorridere da quando era arrivata e ciò fece sorridere anche lei.

“Sei ancora debole. Vieni, ti condurrò alla tua stanza”

 

La prese delicatamente per mano e camminarono insieme fino al letto di lei, dove la aiutò a stendersi per riposare.

Lui prese una sedia e si mise a sedere accanto alla ragazza che, arrossendo, chiese:

“Non aveva alcune cose da rivedere, barone?”

“Alexander.” Disse di nuovo, un po’ scocciato.

“Ah, giusto.”

“Penso che la tua salute sia più importante delle mie scartoffie in questo momento.”

 

Com’è gentile. Ma…

 

“…quando Daniel stava poco bene, anche allora stava in sua compagnia?”

Sul volto dell’uomo più anziano si formò un sorriso amaro indecifrabile, per poi cominciare a dire:

“Certo. Ogni notte veniva nella mia stanza a lamentarsi di aver fatto un incubo, per stare in compagnia, bere del tè, per poi addormentarsi nel mio letto.

Nel caso gli incubi fossero più atroci del solito, era mia abitudine leggergli qualche storia o poesia prima di riaddormentarlo.

Esattamente come un bambino. Ingenuo. Astuto. Avventato.

Dolce.”

 

Sospirò e si soffermarono entrambi a pensare all’ultima parola.

 

“era così importante per lei questo... “Daniel”?”

“Era come un figlio per me.

O forse qualcosa di più, non so dire con certezza.

Ma come puoi ben vedere, è impazzito.

Corre per i corridoi del mio castello, accende a caso le candele che trova lungo il suo passaggio

e apre i cassetti delle mie stanze. Non so cosa fare…”

 

Elisa mise una mano su quella di Alexander e sussurrò:

“Faremo qualcosa riguardo a questa situazione, ma non oggi…”

 

Finito di parlare, lei chiuse gli occhi e si addormentò per la stanchezza e le emozioni subite, sospirando leggermente.

Il barone si ritirò nel suo studio con due cose importanti su cui rimuginare.

 

Per prima cosa: la Vitae.

Non ne aveva mai estratta una tale quantità da un essere che era rimasto in vita dopo le torture.

In genere una persona che alla fine del trattamento era morta emetteva al massimo un quarto della sfera di Vitae,

invece lei con un piccolo taglio al fianco ne aveva sprigionato quattro volte tanto.

Forse non era abituata al dolore. I contadini si fanno male più spesso perciò ci erano abituati.

 

No, non era quello… era qualcos’altro.

 

Per seconda cosa: Daniel.

Dopo mesi dalla sua scomparsa, finalmente era riuscito a vederlo.

Magari potrebbe usare la ragazza come esca per riaccendere un contatto con l’altro aiutante.

 

Mentre Alexander era nel suo studio a pensare a come trarre dalla situazione un vantaggio,

nel suo letto Elisa riposava in un sonno senza sogni.

  
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