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Autore: Holly_Shit    04/06/2013    2 recensioni
Bhe, su di lui pensavo di poter contare. Di lui pensavo di potermi fidare. E invece no. Mi ha lacerato la carne del petto, mi ha strappato da sotto le costole il cuore, si è divertito ad inciderci sopra le iniziali delle parole "E Ora Vattene Non Mi Servi Più", gli ha dato fuoco, e poi di quei pochi brandelli che rimanevano del mio "cuore", se ne è liberato, gettandoli a terra e calpestandoli furentemente. Ma nonostante tutto, eccomi ancora lì, innamorata più che mai.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Si, si è qui … si, tutto a posto … ok, ciao!” Sollevai la testa dalle lenzuola, e realizzai che mi trovavo ancora a casa del mio amico. “Ah, finalmente ti sei svegliata!” mi disse indicandomi l’orologio. Le 12:37. “Oddio! E’ tardissimo, mia madre …” “Con tua madre ci ho parlato io …” “E cosa le hai detto?” “Che non ti sentivi bene e non eri in buone condizioni per guidare, così ti ho portato qui …” “Sei un tesoro … e Cass? Dio! Me ne sono andata dalla sua festa!” “Non l’ho sentita. Non posso mica pensare a tutto io!” “Mi ammazzerà …” dissi buttando di nuovo la schiena sul letto. “Allora, vuoi alzarti?” “Si, ci provo!” appena mi alzai, ebbi un giramento di testa. La stanza ruotava. “Ehi, ti senti bene?” mi afferrò per un braccio. “Postume della sbornia, tranquillo!” “Appunto, non ti senti bene.” “No, no, è tutto a posto!” “D’accordo, ma non mi cadere per le scale!” “Farò del mio meglio” Dopo aver superato l’ostacolo delle scale, scesi in cucina e aprii il frigorifero. “Se vuoi ti preparo qualcosa io, caffè?” mi sbucò da dietro le spalle. “Caffè.” “Passi la giornata con me,oggi?” Prese una tazzina dalla credenza e ci versò due cucchiaini di zucchero. “Dove vorresti andare?” “Al mare, è una giornata stupenda!” Prese la moka e versò il caffè nella tazzina. Girò con cura il cucchiaino nel liquido, per sciogliere bene lo zucchero. Mi porse la tazzina fumante. “Niente male come idea … ma il costume?” “Puoi prendere quelli di mia sorella. Da quando è al college neanche si ricorda più di avere una famiglia!” “Perfetto dammi due minuti.” In realtà impiegami molto più di due minuti a prepararmi. La sorella di Cristopher, Cris per gli amici, aveva una moltitudine di costumi. Ne scelsi uno indaco, con il pezzo superiore senza bretelle. Circa tre quarti d’ora dopo ero pronta. Scesi e lo trovai che mi aspettava in fondo alle scale. Occhiali da sole in testa, infradito ai piedi e un sorriso smagliante sul viso. Era starano come la luce si divertisse a giocare con il colore dei suoi occhi. Avevano un azzurro pazzesco, ti catturavano. Quando lo raggiunsi avvolse un braccio attorno le mie spalle e uscimmo in cortile, per entrare i macchina. Ci aspettava un’oretta buona di viaggio, ma tutto sommato ero più che contenta di passare una giornata con il mio migliore amico. Una volta arrivati in spiaggia, sarebbe stato d’obbligo tuffarci subito in acqua. Mi trascinò a largo, fino alla secca, ma il cielo non era limpido come al solito. Per un momento rimasi così. Raggomitolata in me stessa, a fissare quella distesa blu. Che non compresi ne anch’io se fosse il cielo o il mare. O un’allucinazione. Cercai di fondermi con quella pace. Di unirmi anche solo nei miei sogni, nella mia immaginazione, a quella serenità. “A che pensi?” mi guardò dritto negli occhi. “A nulla.” Mi ricomposi, tornai sulla terra. “Non hai lo sguardo di una che pensa a nulla.” “Ok, allora penso a tutto! In realtà, quello che vorrei sarebbe non pensare,ecco. Ma il cervello va da solo, e poi qualsiasi immagine, anche un suono mi ricorda lui. E tu sai meglio di me, quanto mi faccia poco bene pensare a lui. A quello che è stato. A quello che sarebbe potuto ancora essere. Sai anche quanto mi faceva bene stare assieme a lui. Ed era diventata come una dipendenza per me. Invece ora, ora … la mia felicità mi è sfuggita di mano. Ho perso il sorriso. Anche la mia stabilità è volata via, il vento me l’ha tolta dalle mani, come fa con i petali di un ciliegio. Poi l’ha dispersa in giro, l’hanno trovata altri, l’hanno fatta loro. E a me sono rimasti i ricordi. L’unica cosa che avrei preferito non stringere ancora in pugno. Eppure ci sono, e non posso farci niente. Quando tornano fanno male, lo so. Lo sai… ma io non posso farci nulla, mi basterebbe ricominciare. Vorrei farlo. Ma non mi è stato permesso. Quindi continuerò a ricordare, pur doloroso che sia …” “Si, ma ora ci sono io con te. Ti ho mai abbandonata forse? E allora se hai perso la serenità, e vuoi ricominciare, dimostrami che sai ancora sorridere. Fammi un sorriso, è da un gesto così semplice che comincia tutto. Forza.” Mi strinse tra le braccia, e lo feci. Si …. gli sorrisi. “E ora andiamo a tuffarci” mi sussurrò all’orecchio. Nuotammo verso gli scogli, chi ci avrebbe visti avrebbe sicuramente pensato che fossimo una coppia. Lui era un ragazzo molto attraente, biondo, occhi azzurrissimi, biondo e muscoli perfetti e al posto giusto. Eppure la sua vista in costume non mi scomponeva di mezzo centimetro. Sapevo che tra di noi c’era solo amicizia, e volevo solamente quella. Raggiunti gli scogli, mi arrampicai per prima. “Ho paura!” “Non pensarci, ti prendo io!” Esitai, ma di Cris mi fidavo. Atterrai proprio tra le sue braccia. Avevo gli occhi che mi bruciavano dal tanto sale, ma non riuscivo a scollare i miei occhi dal suo sguardo. Tra le sfumature del verde acqua che le sue iridi avevano preso, si aggirava un non so che di magnetico. Si avvicinò sempre più al mio viso e mi strinse a sé. Con le braccia cinse la mia vita. Poi con movimenti delicatissimi raggiunse le mie gambe e mi sollevò per prendermi in braccio. Il mio respiro si faceva pesante, quando avvicinò le sue labbra alle mie. A neanche mezzo millimetro si fermò, cercando nei miei occhi l’approvazione, così gli dissi:”Fallo.” Mi baciò intensamente, la sua lingua trovava spazio tra le mie labbra, e le mie mani tra i suoi capelli. Trovai spontaneo stringerlo forte a me, mi sentivo a disagio in quella situazione, ma era troppo piacevole per smettere. Avevo la schiena percorsa dai brividi, la testa dalla confusione, ma … al diavolo! Quando si separò dal mio corpo, si immerse di nuovo in acqua. Puntò lo sguardo altrove. “Lo sentivo dentro, non prenderlo come qualcosa d’importante …” “Non ne avevo affatto intenzione …” “Ricorda che per me non sei una bambola, capito?” si avvicinò di più e posò le sue mani sui miei fianchi. “Neanche tu per me!” “Volevo solo farti staccare la spina un po’… ma non nego che qualcosa l’ho provato.” “Cosa?” “Piacere.” Non aveva solo staccato la “mia” spina, che in qualche modo mi teneva collegata ai rimorsi, aveva anche causato qualche cortocircuito. Prima era solamente sottomessa alle mie emozioni. In quel momento ero piacevolmente confusa.
  
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