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Autore: VexDominil    06/06/2013    2 recensioni
Una scelta è sempre una scelta. Anche se presa per le decisioni sbagliate.
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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"Oggi dev'essere giovedì. Non sono mai riusciti a capirli, i giovedì."(Guida galattica per gli autostoppisti)


In seguito Temi serbò nella sua mente a lungo il ricordo della serata senza poter dimenticare nulla, poi al contrario lo richiamò più volte per ricordarsi come era finita lì e il motivo.

Di certo non fu facile accettare tutto ciò, soprattutto per la sua velocità.

Era appena uscita dal locale e si era avviata per una stradicciola quando si imbatté in qualcuno che la costrinse contro un muro, premendole un cilindro metallico alla gola, sussurandole di stare calma. Tenendola stretta con il suo peso,iniziò a frugarle nelle tasche, alla ricerca di un portafoglio.

Temi era terrorizzata,non avrebbe potuto muoversi nemmeno se fosse stata libera, il suo cervello non faceva altro che lanciarle allarmi, ma le sue membra sembravano aver già accettato la morte.

Quando si sentì aprire i pantaloni,il suo petto iniziò una corsa disperata e sgranò gli occhi al buio,come se fosse stata una talpa in cerca di qualche bagliore.

Si ricordò di tutte quelle ragazze che aveva visto entrare all'ospedale piangendo con il volto terreo, tenute strette da amici o parenti, quasi il loro corpo, dopo l'aggressione subita, fosse diventato troppo pesante per essere sostenuto da solo.

Queste erano quelle fortunate.

Altre volte aveva visto le ecografie di altre vittime che l'avevano obbligata a correre in bagno a vomitare. Il pensiero di fare parte di questa triste schiera era insopportabile.

La sua coscienza aveva deciso di rifugiarsi nell'oscurità per non assistere al suo annientamento e tutto ciò che provava le sembrava così irreale da non poter essere vissuto, da non stare capitando a lei.

Poi si sentì libera dal peso e crollò a terra:il suo aggressore era stato distratto da qualcuno che aveva cercato di liberarla. I gesti si fecero confusi: la ragazza vide solo dei gran movimenti,udì delle imprecazioni, dei lamenti e uno sparo. Per un attimo il suo aggressore si voltò verso di lei e un lampo illuminò tutto: Temi riuscì a vedere l'uomo che aveva cercato di aiutarla franare al suolo con la stessa lentezza e impetuosità di una montagna. Poi tutto tornò scuro e l'assassino scappò via nel labirinto della città. Temi strisciò verso il caduto e gli toccò tremante il collo: era freddo.

Era un quasi - medico, sapeva che non si sarebbe potuto  fare nulla per lui. Eppure frugò comunque nelle sue tasche,come qualche tempo prima (secondi?Minuti?Ore?) le era successo,anche se c'era una differenza: Temi voleva solo sapere il nome del suo salvatore.

Finalmente lo trovò e, continuando a tremare,lo aprì e cercò qualche documento: John Ferson.

Non sembrava molto abbiente, anzi, il classico padre di famiglia  un po' stempiato e stanco che per togliersi da casa andava al bar. Eppure aveva avuto un coraggio che molti altri non avrebbero mai avuto.

Rimise tutto a posto, cercando di cancellare le sue impronte. Non voleva essere accusata di aver ucciso per derubare qualcuno, quando la prima vittima era proprio lei!

Iniziò a piangere per la tensione, l'ansia, la paura che le arrivava come se fosse stata la merce di un camion rotto. Non poteva crederci che le fosse capitato qualcosa del genere, che si trova solo nei romanzi e nei film per dare un tono un po' più tragico.

Eppure era proprio a lei che ciò era successo. Era assolutamente straniante e mentre le lacrime le lavavano la faccia, si sentiva sia dentro che fuori dal suo corpo e da quella situazione.

Si alzò barcollando in strada e cercò il suo portafoglio. Mentre si stava chinando a raccoglierlo, notò un anello che non apparteneva né a lei né al povero morto che giaceva lì a pochi passi, quindi l'unico possibile possessore doveva essere l'assassino. Si mise in tasca anche quello poi aiutandosi con il muro,si diresse alla prima cabina telefonica che vide, continuando a piangere lasciandosi bagnare da quella pioggia battente che aveva iniziato a scendere dopo il lampo.

 Temi era molto indecisa e continuava a essere terrorizzata, così decise che per il momento le sarebbe bastata una telefonata anonima alla polizia,per raccogliere quel poveraccio in mezzo alla strada.

Mentre aspettava che la linea si liberasse, si rigirava in mano l'anello, come se fosse l'ultima cosa al mondo che la tenesse viva. Ne studiò ogni curva e respinse l'istinto atavico di provarselo, ma non lo vide realmente. Quando qualcuno rispose dall'altra parte, non riuscendo a staccare la parole di "Pronto,centralediPoliziadiEgris,inchecosapossoservirla?", lei raccolse un respirò e lo informò che c'era un cadavere in via Beccaris, poi mise giù appena l'altro chiese il suo nome.

A quel punto decise di tornarsene a casa,dopo essersi chiusa i pantaloni, anche se finì la notte in un cassonetto: le gambe non la reggevano più.

Era riuscita ad allontanarsi, era quasi a metà strada però nemmeno la promessa di un letto caldo o di una doccia la sostennero più in là. Così, sempre appoggiata al muro riuscì a intravedere nell'oscurità un cassonetto mezzo aperto e ci andò dentro,rannicchiandosi e coprendosi con il tettuccio.

Temi vide l'alba da una posizione davvero insolita: barboni, lucciole e gentaglia varia sfilarono sotto i suoi occhi, come una torma di anime uscite dall'inferno. Si trascinavano lenti oppure guardinghi cercando di rintanarsi nei loro covi il prima possibile. Erano stati sorpresi dalla pioggia e non erano riusciti a tornarci, rischiando di fare una brutta fine a causa delle lotte tra bande e i vari accordi tra criminali influenti.

Qualcuno sbirciò anche dentro al cassonetto ma, vedendolo occupato e non volendo incappare in qualche problema,si  allontanò in fretta. La legge della criminalità era più dura della stessa giustizia e non c'era pietà per chi si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, cosicché tutti erano sempre altrove e l'indifferenza era diventata la chiave della sopravivenza.

Temi osservava tutto con occhi sgranati da una fessura e quando la processione finì, uscì dal cassonetto che l'aveva ospitata e si accorse di dover recarsi più velocemente possibile a casa:era completamente zuppa, piena di fango e puzzava atrocemente.

Non poteva aspettarsi di meno,dopo aver passato la notte con una pioggia battente in mezzo alla spazzatura.


Angolo dell'autrice:
sto cercando di fare la seria,perciò niente cose strane.Oggi.
Il mio sgorbio notturno continua ed è settimanale!:D
Ok,non proprio,visto che la prossima settimana sarò a Malta *balla la conga*!
Però tranquillizzatevi, miei venticinque lettori(Manzoni influisce un po' troppo su di me), sto già scrivendo il quarto capitolo e il terzo è molto più lungo di questo,una miseria di 800 e passa parole.
Adieu!

  
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