Mi ero fermata almeno venti volte davanti lo specchio, mettevo i capelli a posto, lisciavo i bordi della t-shirt, controllavo il trucco e cercavo, con scarso successo, di darmi forza da sola. Suonò il campanello. Aprii la porta, rivelando la sua figura alta e magra. Il suo solito abbraccio, i soliti baci sul viso, le solite carezze. Gesti che in pochi secondi riuscivano a farci recuperare mesi di nostalgia. Iniziò a guardarsi intorno e a curiosare in ogni stanza, io lo seguivo a ruota in preda all’ansia.
<<Beh allora? >>
Si era fermato davanti alla finestra del salone che dava sulla strada. Si voltò verso di me, sorrise. Buon segno. Hyun non era mai stato uno di tante parole, lui si limitava a sorridere e basta.
<< Adesso potrai prendermi in giro per i miei strani colori di capelli dal vivo>>
Corsi ad abbracciarlo. Cenammo davanti la tv, seduti a terra, commentando un vecchio film che nonostante i sottotitoli e le sue spiegazioni non riuscii proprio a capire.
Ad un tratto il suo cellulare iniziò a squillare, si alzò ed uscì fuori al terrazzino per rispondere; lo vedevo gesticolare, sbuffare e ridere per cercare di nascondere il suo imbarazzo.
<< Volevano sapere dov'ero finito >> alzai lo sguardo verso di lui << gli ho detto che resto qui e...mi hanno preso in giro >>
Non riuscii a trattenere una risata, gli porsi una tazza di cioccolata calda e tornai con lo sguardo al film.
<< Però è vero... >> feci una pausa prima di continuare << sei tu che hai deciso di dormire qui >> sorrisi maliziosa.
Mi fulminò con lo sguardo continuando a soffiare nella sua tazza. Sussurrai un flebile "scusa", rise.
Il giorno dopo mi risvegliai sul divano, dove ci eravamo addormentati, mi misi a sedere e feci un respiro profondo. Lui era al mio fianco, già sveglio e pronto per andarsene.
<< Devo andare, sono in ritardo >>
Mi passò una mano sulla testa, intrecciando le dita ai miei capelli. Annuii. Per la prima volta non avevo paura di lasciarlo, non c'era bisogno di trattenerlo, di impedirgli di andare.
Adesso eravamo vicini. Lo accompagnai alla porta e lo salutai sbadigliando, mi colpì la fronte con il palmo della mano ed uscì chiudendo la porta.
Passarono pochi secondi, il campanello suonò di nuovo, freneticamente. Scossi la testa, sbadato com'era aveva di sicuro dimenticato qualcosa. Aprii e non riuscii a dire, a fare nulla.
Mi teneva stretta tra il suo torace e il muro di fianco alla porta, le sue mani a tenermi il viso, le sue labbra sulle mie. Un altro bacio, leggero prima di lasciarmi andare e sorridermi.
<<Adesso devo andare. Per davvero. Torno presto, promesso>>
<< Va bene >>
Un altro bacio, questa volta sulla fronte.
Adesso va tutto bene. Adesso siamo ...noi.